3.3. La rappresentazione realistica di lingue e identità in film con situazioni multilingue
3.3.1. Il viaggio e l'ambientazione internazionale: il film sentimentale e oltre
diverse in una situazione di contatto interculturale è già registrabile in tre film del campione che risalgono agli anni Trenta: Shanghai Express (Joseph von Sternberg, 1932), The Bitter Tea of Gen. Yen / L’amaro tè del generale Yen (Frank Capra, 1933) e Love Affair / Un grande amore (Leo McCarey, 1939). Si tratta di film che hanno un'ambientazione internazionale che vede coinvolti personaggi che provengono da diverse parti del mondo e che dunque parlano lingue differenti. Il filo conduttore che accomuna questi film è il viaggio (in treno, in mare) e il confronto / scontro con un altrove geografico e culturale spesso molto distante rispetto alla realtà a cui appartengono i protagonisti delle vicende.
Shanghai Express e The Bitter Tea of Gen. Yen sono entrambi ambientati sullo sfondo di una Cina sconvolta dalla guerra civile. Shanghai Express racconta della rinata passione fra la prostituta d'alto bordo Shangai Lily (Marlene Dietrich) e un suo vecchio spasimante, il capitano inglese Donald Harvey (Clive Brook), che si rincontrano casualmente a bordo del treno che da Pechino porta a Shanghai. Fra gli altri passeggeri ci sono inglesi, americani, francesi, tedeschi e cinesi. L'inglese è la lingua prevalente nel film, usata non solo fra i personaggi madrelingua, ma anche come lingua veicolare nella comunicazione fra i personaggi di diversa nazionalità. In alcune occasioni il personaggio di Hui Fei (Anna May Wong), che viaggia in compagnia della protagonista, fa da interprete diegetico dal cinese per i suoi compagni di viaggio. La lingua cinese diventa un veicolo di conflitto
nelle due occasioni in cui il convoglio è fermato: prima da alcuni soldati governativi, poi da un manipolo di ribelli guidati da uno dei passeggeri, il losco Henry Chang (Warner Oland), un meticcio cinese-europeo. La versione italiana reincide i dialoghi in francese e tedesco, ma mantiene in originale quelli in cinese, producendo nel caso dei personaggi bilingue (Hui Fei, Henry Chang) uno scarto fra la voce dell'attore originale e quella del doppiatore italiano. Si segnala, inoltre, che tutti i personaggi cinesi non solo parlano italiano con tipico accento cinese, ma che spesso il loro italiano presenta errori a livello morfo-sintattico caratteristici di molti parlati dell'italiano L2, primo fra tutti quello di non coniugare correttamente le voci verbali che vengono di frequente lasciate all'infinito. A questo proposito, tornano alla mente le considerazioni fatte da Zanotti (2012) in merito alle scelte operate dalla versione italiana del film Casablanca per il personaggio di Sam, in particolare sulle implicazioni che esse possono avere sul piano ideologico (cfr. 3.1.2): al pari dei neri americani, anche i cinesi dovevano essere percepiti, all'epoca in cui il doppiaggio di Shangai Express fu realizzato, come l'espressione di un'alterità radicale la cui distanza rispetto al pubblico italiano si cercava di ricreare anche sul piano della lingua. The Bitter Tea of Gen. Yen è la storia di un ambiguo amore internazionale (Morandini, 2012) fra l'americana Megan Davis (Barbara Stanwyck), giovane missionaria a Shangai, e un signore della guerra cinese, il generale Yen (interpretato dall'attore svedese Nils Asther), sullo sfondo della guerra civile che sconvolge il paese. I dialoghi del film sono prevalentemente in inglese che diventa la lingua veicolare nella comunicazione fra i due protagonisti. Ciononostante, il film fa ricorso al multilinguismo che viene “sfruttato” come veicolo per accrescere il conflitto e creare suspense (cfr. capitolo cinque), primo caso in assoluto fra i titoli che compongono il campione di analisi. La prima volta questo accade con il lasciapassare fasullo che il generale Yen scarabocchia in cinese al reverendo Robert Strife (Gavin Gordon), missionario e promesso sposo di Megan, che si è rivolto a lui in cerca di aiuto. Dopo essersi accertato che Strife non sappia leggere il cinese, Yen scrive in questo lasciapassare parole non esattamente lusinghiere sul conto del missionario, descrivendolo come un povero pazzo che quella sera ha rinunciato a sposare la fidanzata pur di poter salvare degli orfani. La macchina da presa inquadra il testo in cinese che, attraverso quello che O’Sullivan (2011: 45-47) definisce una “translating dissolve” (dissolvenza traduttiva), viene sostituito dall'equivalente in inglese (“This fool prefers civil war to the loving arms of his bride, General Nobody”). Nella versione italiana del film, per evitare l'inserimento in sovraimpressione di un cartello in italiano che traduca il messaggio, si preferisce inserire la voce fuori campo del generale Yen che legge in
italiano il contenuto del messaggio inglese. La seconda occasione in cui il cinese è impiegato come una proficua risorsa per ingannare si ha quando la concubina del generale Yen, Mah-Li (Toshia Mori), convince Megan ad accompagnarla al tempio con il preteso di pregare: in realtà, una volta arrivate al tempio, quello che Mah-Li farà non sarà esattamente recitare preghiere in cinese, come fa credere all'ignara Megan, bensì rivelare importanti segreti militari. La donna cinese sta, in altre parole, tradendo non solo il generale Yen, ma anche la fiducia che Megan aveva riposto in lei. La versione italiana mantiene sempre i dialoghi in cinese in originale, con il risultato che nel caso di personaggi bilingue come Yen e Mah-Li si crea il problema dell’armonizzazione delle voci.
Come si evince già dal titolo, anche nel film Love Affair / Un grande amore (1939) e nel suo successivo remake An Affair to Remember / Un amore splendido (1957), entrambi diretti dal regista Leo McCarey53, è al centro una storia d'amore: quella fra un incallito dongiovanni francese e una cantante americana che si incontrano e si innamorano perdutamente durante il viaggio in mare che li sta conducendo a New York. Approfittando di una delle soste previste dal transatlantico (nell'isola di Madera nel primo film, a Villafranca nel secondo), i due vanno a fare visita alla nonna francese dell'uomo che, ormai avanti con gli anni, vive appartata dal resto del mondo, dedicandosi ai fiori del suo giardino e a pregare nella cappella privata della casa. L'incantevole e anziana signora affascina la giovane protagonista che si sente subito in sintonia con la donna. Di riflesso, questa immediata complicità femminile comincia a trasformare anche il rapporto fra i due protagonisti del film. Nelle due scene che hanno luogo in casa della nonna Janou, il francese è parlato dai personaggi del film in maniera realistica, con il protagonista maschile che inizialmente fa da interprete per la donna americana, finché tutti i personaggi non passano a usare l'inglese come lingua veicolare della conversazione.
Per entrambi i film, le corrispondenti versioni italiane fanno reincidere agli attori doppiatori italiani i dialoghi in francese fra i personaggi. Tuttavia, il doppiaggio del secondo film (Un amore splendido) neutralizza, adattandolo in italiano, lo scambio di battute che il protagonista Nickie e il giardiniere Marius si fanno in francese nella seconda sequenza ambientata in casa della nonna Janou, quando il nipote viene informato della morte della donna. La conversazione in francese fra i due uomini non solo accresce la resa realistica di un momento intimo e doloroso come quello che rappresenta il venire a
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Di questo film esiste anche un successivo remake Love Affair (titolo italiano: Love Affair - Un grande amore) diretto da Glenn Gordon Caron nel 1994, con protagonisti Warren Beatty e Annette Francine
conoscenza della morte di un familiare molto amato, ma accresce anche la carica emotiva e la suspense della scena. La versione originale del film si affida alla traduzione contestuale del dialogo, senza offrirne una traduzione esplicita agli spettatori, scelta che invece viene preferita dalla versione italiana che assume un atteggiamento maggiormente esplicativo nei confronti del pubblico. Entrambi i film si aprono una scena in cui sono presentati in successione tre radiogiornali / telegiornali in cui si annuncia l'imminente matrimonio del protagonista, la cui fama di latin lover è nota in tutto il mondo. Nel film del 1939, i radiogiornali sono in inglese americano, in francese e in inglese britannico: la versione italiana doppia solo il primo radiogiornale e mantiene gli altri due in lingua originale. Nel film del 1957, invece, i telegiornali sono in inglese americano, italiano e inglese britannico: la versione italiana non solo doppia i due telegiornali in inglese, ma fa anche reincidere a un attore doppiatore quello in italiano, non solo per cancellare quello che a un orecchio italofono suona come un chiaro accento italo-americano, ma anche per correggere un errore fatto dall'attore originale: la parola ʻmiliardiʼ sostituisce infatti l'errata ʻbilioniiʼ (sic), evidente calco dall'inglese.
L'Italia fa da cornice a quattro storie d'amore raccontate nei film Stazione Termini (Vittorio De Sica, 1953), Viaggio in Italia (Roberto Rossellini, 1954), The Battle of the Villa Fiorita / Accadde un'estate (Delmer Daves, 1965) e A Room with a View / Camera con vista (James Ivory, 1986). I protagonisti di Stazione Termini54 sono l'americana Mary Forbes (Jennifer Jones), una donna sposata in vacanza a Roma, e Giovanni Doria (Montgomery Clift), un insegnante italiano con madre americana: i due, che hanno avuto una breve ma intensa relazione, si dicono addio sulla cornice della stazione centrale di Roma, imbattendosi nel mentre con personaggi di varia umanità, spesso “macchiette di contorno” (Mereghetti, 2013) che stemperano i toni drammatici del film. Viaggio in Italia racconta di come una coppia di coniugi inglesi, Alex e Joyce (interpretati rispettivamente da George Sanders e Ingrid Bergman), in crisi da tempo, ritrovino durante il soggiorno nel bel paese la speranza di tornare a capirsi. Marito e moglie arrivano a Napoli ormai come due estranei, incapaci di intendersi e dialogare. Inizialmente, seguiranno due percorsi distinti: lei visitando le bellezze artistiche nei dintorni, lui frequentando altre donne (una prostituta compresa). Alla fine del film, mentre assistono incuriositi e un po' scettici a una processione, uno dei simboli più tipici dell'Italia meridionale cattolica, e per estensione
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Il film fu distribuito negli Stati Uniti dal produttore David Selzinck con il titolo Indiscretion of an American Wife e la durata ridotta a soli 63 minuti rispetto agli 87 dell'originale; nel Regno Unito fu distribuito con il titolo Indiscretion e una durata di 75 minuti. Il film è stato restaurato nel 1983 ed è ora disponibile nella sua durata originale di 87 minuti con il titolo Terminal Station (cfr. Morandini, 2012).
dell'italianità in generale, i due vengono travolti e separati dalla folla dei fedeli: quando si ricongiungono, si stringono in un abbraccio che sembra aprire una nuova strada verso la riconciliazione e la comprensione reciproca. Questi due film del neorealismo italiano furono girati in inglese e successivamente doppiati in italiano. Per il film Viaggio in Italia, il DVD attualmente in commercio in Italia (Flamingo Video, 2012) contiene solamente la versione in lingua italiana dei dialoghi: la versione originale con i dialoghi in inglese, che si alternano a quelli in italiano (cioè senza la totale neutralizzazione in una sola lingua), è al momento reperibile esclusivamente nei DVD per il mercato estero: nella presente ricerca è stata presa in considerazione la versione originale contenuta nel DVD francese Voyage en Italie (Films sans Frontières, 2012)55.
La riduzione a una sola lingua rispetto alla dimensione bilingue dell'originale caratterizza anche le versioni italiane dei film The Battle of the Villa Fiorita e A Room with a View, in cui i dialoghi originariamente in italiano confluiscono nel resto dei dialoghi doppiati dall'inglese all'italiano. Nel primo film, tratto dal romanzo Villa Fiorita della scrittrice inglese Rumer Godden del 1963 (pubblicato in Italia nel 1965), l'inglese Moira Clavering (Maureen O'Hara), madre e moglie devota, si innamora di un affascinante pianista italiano, Lorenzo Tassara (Rossano Brazzi), e decide così di seguirlo nella sua splendida villa sul lago di Garda, abbandonando la famiglia. I rispettivi figli dei due protagonisti, per nulla entusiasti di questa unione, si alleano riuscendo a mettere fine all'idillio. Nel film A Room with a View, tratto dall'omonimo romanzo scritto da E. M. Forster nel 1908, è invece Firenze all'inizio del Novecento a fare da cornice alla nascita della storia d'amore fra Lucy Honeychurch (Helena Bonham Carter), una ragazza inglese di buona famiglia, e un suo connazionale eccentrico e anticonformista, George Emerson (Julian Sands). Una volta rientrata in Inghilterra, dove l'attende il noioso fidanzato Cecil Wise (Daniel Day-Lewis), un gentiluomo dalle maniere sofisticate e dall'erudizione stucchevole, Lucy si deciderà per il vero amore, a discapito dell'opinione dei benpensanti che la circondano.
Nella prima parte del film ambientato a Firenze, l’italiano, oltre che essere presente sullo sfondo per accrescere la resa realistica delle situazioni (come, per esempio, nel caso dei saluti in italiano fra gli ospiti e il personale della pensione dove alloggiano i protagonisti), viene usato in due occasioni per creare conflitto: prima, nella scena con la guida nella chiesa di Santa Croce, e poi in quella con il vetturino della carrozza che vede
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Queste versione è stata presa in considerazione, perché di facile reperibilità. Nel mercato di lingua inglese il film Viaggio in Italia ha circolato con vari titoli: oltre a Voyage to Italy, anche Journey to Italy, Stangers,
coinvolto il reverendo Eager (Patrick Godfrey), cappellano della Chiesa Anglicana a Firenze. L'uso dell'italiano in queste scene non serve tanto per caratterizzare i personaggi che usano questa lingua, quanto piuttosto a mettere in risalto la reazione dei personaggi inglesi a cui gli italiani rivolgono le loro parole: Lucy nel primo caso e Eager nel secondo, il quale risponde a sua volta in italiano al vetturino per accrescere il conflitto (il pastore inglese appare oltremodo sconvolto nel realizzare che la giovane donna in compagnia del vetturino è in realtà l'amante dell'uomo, non la sorella come gli era stato fatto credere). Nella versione italiana (Camera con vista), i personaggi italiani parlano con un più marcato accento fiorentino rispetto a quanto avviene nell’originale, nel tentativo di mantenere un minimo l'opposizione identitaria fra inglesi e italiani.
Nel caso del personaggio di Cecil, l’italiano diventa un modo per caratterizzare il personaggio nei termini di “inglese italianato”, come lui stesso si definisce in un italiano pronunciato con marcato accento inglese. Non a caso, nella versione italiana il nome del personaggio viene italianizzato in Cecilio, diversamente da quanto non avvenga nella traduzione italiana del romanzo di Forster. Per conservare l'aspetto di intellettualoide da strapazzo che contraddistingue il personaggio, il quale fa spesso ricorso a parole o elementi della cultura italiana, il doppiaggio gli fa usare altre lingue rispetto all'italiano: così nella scena in cui Cecil annuncia alla madre di Lucy il loro fidanzamento, l'originale “I promessi sposi” viene cambiato con il latino “Habemus sposum atque sposam” (Abbiamo lo sposo e la sposa) per dare lo stesso senso di straniamento che il riferimento al romanzo di Alessandro Manzoni produce in originale nella madre e nel fratello di Lucy; quando Cecil racconta dell’incontro con gli Emerson alla National Gallery, la parola “conversazione” detta in italiano diventa la corrispondente francese “conversation”; inoltre, il più informale “Dante”, come gli italiani sono soliti chiamare l'autore della Divina Commedia, viene cambiato nel più formale “l’Alighieri”. Allo stesso modo, nella scena in cui Lucy rompe il fidanzamento con Cecilio, gli dice di non voler essere una delle sue “scatole d’avorio” in sostituzione dell'originale “a Leonardo”, conservando così il rifiuto da parte della protagonista a essere considerata un'antichità da museo da mettere in mostra. Fra l'altro, il cambiamento operato nella versione italiana riprende, creando un collegamento intratestuale, le parole sprezzanti dette da George nella scena precedente in merito alle stravaganti manie di collezionismo del futuro cognato.
Una resa realistica, pur se quantitativamente contenuta, di lingue e situazioni multilingue è presente anche nel film Jules et Jim (1962) diretto da François Truffaut, “la storia del ménage à trois più celebrato della storia del cinema” (Mereghetti, 2013). Tratto
dall'omonimo romanzo autobiografico scritto da Henri-Pierre Roché nel 1953, il film ha come protagonisti l'austriaco Jules (Oskar Werner) e il francese Jim (Henri Serre), due studenti che vivono a Parigi e sono legati da una profonda amicizia, basata sull'amore per l'arte e la poesia, i quali finiscono per innamorarsi della stessa donna, la passionale Catherine (Jeanne Moreau). La ragazza sposerà Jules e andrà a vivere con lui in Austria. Successivamente, non solo diventerà amante di Jim, ma cercherà anche di mettere in piedi un'improbabile convivenza con i due uomini, la quale avrà un tragico epilogo. La lingua prevalente del film è il francese, usata dai personaggi come lingua veicolare. In alcuni momenti del film, Jules e Catherine usano anche il tedesco, specie nella seconda parte del film ambientata nel loro cottage in Austria. La versione italiana (Jules e Jim) segue da vicino quella originale: doppia i dialoghi francesi e fa tendenzialmente reincidere agli attori doppiatori italiani le parti che nel film sono in tedesco e, in minor misura, in inglese, specie nei casi in cui lo stesso personaggio passa da una lingua all'altra all'interno della stessa scena. Il personaggio di Jules, che in originale parla francese con intonazione straniera, parla un italiano corretto ma con un evidente accento tedesco, ricreato ad hoc dall'attore doppiatore.
Resa realistica delle lingue secondarie del film, ma con un loro uso quantitativamente limitato, dettato principalmente da una situazione di contatto e di scambio interculturale fra persone che provengono da aree geografiche diverse, si ha anche in altri film drammatici di produzione italiana, tanto del passato come del presente: Detenuto in attesa di giudizio (Nanni Loy, 1971), La bestia nel cuore (Cristina Comencini, 2005) e Il gioiellino (Andrea Molaioli, 2011). Nel primo film la presenza dello svedese come lingua secondaria nel film deriva dal fatto che il protagonista, il geometra Giuseppe Di Noi (Alberto Sordi), che da quasi sette anni vive in Svezia, ha sposato una donna svedese da cui ha avuto due figli. Dopo un lungo periodo di assenza, Di Noi decide di tornare in Italia per passarvi le vacanze insieme alla famiglia, ma appena arriva con l'auto alla frontiera italiana viene inaspettatamente arrestato senza che gli venga spiegato il motivo. La moglie Ingrid (interpretata dall'attrice tedesca Elga Andersen) allora si rivolge al consolato svedese di Milano per avere delucidazioni in merito: in questa occasione la donna (e lo spettatore con lei) apprende che il marito è accusato di omicidio colposo preterintenzionale. Le due conversazioni che Ingrid tiene con alcuni suoi connazionali avvengono sempre realisticamente in svedese e sono sottotitolate in italiano.
In modo simile, un breve soggiorno negli Stati Uniti da parte dei protagonisti del film giustifica la presenza, realistica ma contenuta, di dialoghi in inglese nei film La bestia nel
cuore e Il gioiellino. Nel primo film la protagonista Sabina (Giovanna Mezzogiorno) raggiunge per le festività di Natale il fratello maggiore Daniele (Luigi Lo Cascio), che da anni vive e lavora in Virginia. Proprio la notte di Capodanno, un commento inopportuno che la moglie Anne (Lucy Akhurst) si lascia scappare in inglese con la cognata, che sul momento non ne coglie il senso, spinge Daniele a confessare alla sorella l'orribile segreto che li riguarda (“la bestia nel cuore” a cui allude il titolo), permettendole così a Sabina di capire finalmente il significato di quegli incubi notturni che la perseguitano da mesi. La presenza di dialoghi in inglese nel film Il gioiellino è dovuta, invece, ai contatti internazionali che la Leda, azienda agro-alimentare di proprietà della famiglia Rastelli (“un vero gioiellino”, come a più riprese nel corso del film si sente ripetere al fondatore dell'azienda, Amanzio Rastelli), intrattiene nei cinque continenti. Non si tratta solo di telefonate fatte dall'Italia con partner esteri, ma anche di una trasferta di lavoro a New York che l'amministratore dell'impresa, il ragioniere Ernesto Botta (Toni Servillo), fa assieme alla sua nuova collaboratrice Laura Aliprandi (Sarah Felberbaum), nipote del capo Rastelli. In entrambi i film, i dialoghi inglesi sono sistematicamente sottotitolati in italiano.