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L'omogeneizzazione linguistica quasi totale in contesti interculturali: il

3.1. La rappresentazione della diversità culturale nel film drammatico

3.1.2. L'omogeneizzazione linguistica quasi totale in contesti interculturali: il

Il passaggio da un universo narrativo multilingue, dove identità culturali diverse interagiscono fra loro, a un universo discorsivo quasi interamente monolingue caratterizza film come Casablanca (Michael Curtiz, 1942), For Whom the Bell Tolls / Per chi suona la campana (Sam Wood, 1943) e Arch of Triumph / Arco di trionfo (Lewis Milestone, 1948).

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Un precedente illustre di un simile meccanismo di sostituzione fra lingua della storia e lingua del discorso è rappresentato dal film Judgement at Nuremberg / Vincitori e vinti (1961) di Stanley Kramer (cfr. sezione

In questi film, i personaggi, pur provenendo da diverse parti del mondo, si muovono all'interno di uno spazio discorsivo che si è fatto praticamente monolingue, dove cioè tutti parlano la stessa lingua: la lingua dello spettatore (cfr. Sternberg, 1981; O’Sullivan, 2007, 2011; Bleichenbacher, 2008; Cronin, 2009).

Casablanca è ambientato nel 1941, in piena guerra, nella città marocchina del titolo, che è diventata la meta di ogni tipo di umanità proveniente dalle parti più disparate del mondo: poliziotti francesi, spie naziste, eroi della resistenza, esuli, truffatori, trafficanti, giocatori d'azzardo e gente comune che vuole rifugiarsi in America. Nonostante l'origine molto variegata dei personaggi che ruotano intorno al locale notturno gestito dal protagonista Rick Blaine (Humphrey Bogart), tutti i personaggi del film parlano in inglese (in genere molto fluente). La protagonista femminile Ilsa Lund (Ingrid Bergman) è norvegese, suo marito Victor Laszlo (Paul Henreid) viene dalla Cecoslovacchia, il capitano Renault (Claude Rains) e Yvonne (Madeleine Lebeau) sono francesi, e poi ci sono ancora personaggi americani, tedeschi, italiani, bulgari. Le lingue secondarie (tedesco, francese e inglese) sono presenti in maniera piuttosto contenuta solo in brevi passaggi del film e restano quasi sempre sullo sfondo a richiamare l'internazionalità della situazione, producendo quello che Wahl (2005, 2008) definirebbe un “effetto cartolina”.

Le situazioni multilingue, già ridotte nell'originale, vengono ancor più ridimensionate nella versione italiana del film, fino ad essere quasi completamente neutralizzate. Nessuno dei personaggi stranieri, infatti, mostra la benché minima traccia di accento nel parlare in italiano e addirittura molti di loro esibiscono una competenza da parlanti nativi (si vedano, per esempio, la profuga bulgara o la coppia di tedeschi in procinto di partire per l'America33). Un discorso a parte merita il personaggio di Sam, il musicista afro- americano che lavora nel locale di Rick. Come rilevato da Zanotti (2012: 161), infatti, Sam è l'unico personaggio di Casablanca che nella versione italiana viene doppiato con un accento straniero che insieme a un lessico e una sintassi incongrui lo segnalano come Altro rispetto allo spettatore. Così, “[p]aradoxically, in a film where all the characters except Bogart and Sam speak English with a foreign accent, Sam is the only one who is dubbed as a foreigner” (Zanotti, 2012: 162). Il doppiaggio italiano sceglie dunque di annullare ogni differenziazione fra i parlanti dell'inglese come L2, ma al tempo stesso si preoccupa di connotare linguisticamente un personaggio di cui l'inglese è la lingua madre. Questa scelta traduttiva comporta significative implicazioni ideologiche in termini di rappresentazione negativa e stereotipata dei neri americani (cfr. Zanotti, 2012), soprattutto

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Questa coppia arriva a commentare al cameriere Carl che “We are speaking nothing but English now” (“Fra noi non parliamo che in inglese ormai” nel doppiaggio italiano).

alla luce del fatto che in un film come Casablanca il conflitto che sembra avere maggior peso è quello fra lingue e identità diverse, non quello fra varianti diverse della stessa lingua.

Casablanca è uscito in Italia solo alla fine del 1945 in una versione parzialmente censurata nei dialoghi ad opera di un qualche funzionario, presumibilmente ex fascista (cfr. Morandini, 2012; Mereghetti, 2013). Il doppiaggio cancella ogni riferimento ai fascisti italiani presente nel film: così il protagonista Rick in passato risulta aver venduto armi ai cinesi invece che agli etiopi contro i fascisti italiani, mentre Laszlo, stimato leader della resistenza cecoslovacca, a un certo punto osserva “Avete combattuto per la democrazia in Spagna” invece di dire “contro i fascisti in Spagna”. L'intrusione ideologica coinvolge anche l'ambiguo personaggio del signor Ferrari (Sydney Greenstreet) che è a capo del mercato nero: nella versione italiana viene ribattezzato come Ferrac, per oscurarne l'origine ed evitare ogni possibile connessione fra italianità e criminalità34. La versione italiana aveva, inoltre, completamente eliminato il personaggio del capitano Tondelli (interpretato da Charles LaTorre), un impacciato ufficiale italiano presente in due scene che l'attuale DVD italiano (Warner Home Video, 2003) ha reintegrato seppur attraverso un nuovo doppiaggio con voci diverse. La prima scena ha luogo all''aeroporto, all'arrivo del maggiore tedesco Strasser (Conrad Veidt): il militare nazista presta poca attenzione alla presentazione dell'italiano che lo saluta “alla romana” e poi lo segue con fare ossequioso. La seconda si svolge nel locale di Rick, dove Tondelli arriva in compagnia di un ufficiale tedesco che lo sta bersagliando con le sue teorie, senza dargli la possibilità di replicare: il capitano Renault, che assiste alla scena divertito, commenta sarcasticamente: “If he gets a word in, it'll be a major Italian victory.” (“Se lo lasciasse parlare, sarebbe una vittoria per l'Italia!”: doppiaggio italiano DVD), a voler sottolineare come italiani e tedeschi difficilmente potranno andare mai d'accordo.

Simile a Casablanca è il film Arch of Triumph, tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore tedesco Erich Maria Remarque del 1946. La vicenda è ambientata a Parigi durante l'occupazione tedesca, meta di una moltitudine di rifugiati che cercano di sfuggire alla deportazione nazista. La trama vede coinvolti tre personaggi principali: il dottor Ravic (Charles Boyer), medico austriaco antifascista; Ivon Haake (Charles Laughton), ufficiale della Gestapo e antico aguzzino di Ravic; e Joan Madou (Ingrid Bergman), una donna italo-rumena di dubbia moralità. Nonostante l'ambientazione decisamente internazionale,

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Una simile intrusione ideologica è presente anche nella versione italiana del film di Hitchcock The Wrong Man (1956) intitolata Il ladro: non solo il cognome del protagonista viene cambiato da Balestrero a un più

l'inglese resta l'unica lingua usata nel corso del film, con le lingue secondarie (il tedesco e l'italiano) decisamente sotto-rappresentate e confinate sullo sfondo. Si segnala, inoltre, che la versione italiana del film ha tagliato la scena in cui si fa riferimento ai fascisti italiani, che, a differenza di quanto non sia avvenuto per Casablanca, non è stata reintegrata nella versione contenuta nel DVD (Surf Video, 2007).

Una situazione di omogeneizzazione linguistica pressoché completa ottenuta mediante una procedura di sostituzione (cfr. Bleichenbacher, 2007, 2008: 55-90) caratterizza anche il film For Whom the Bell Tolls / Per chi suona la campana (Sam Wood, 1943). Tratto dall'omonimo romanzo di Ernest Hemingway del 1940, il film è ambientato in Spagna durante la guerra civile e narra le vicende di un intellettuale statunitense, Robert Jordan (Gary Cooper), che si unisce a un gruppo di partigiani in una missione molto delicata (distruggere un importante ponte di collegamento). Tutti i personaggi del film parlano in inglese, anche se, con la sola eccezione del protagonista, sono tutti spagnoli. Anche in questo caso, dunque, la lingua della storia (lo spagnolo) viene sostituita dall'inglese (la lingua del discorso filmico), di modo che il chiaro accento straniero dei personaggi spagnoli resta l'unica marca linguistica a segnalare la loro alterità culturale, a richiamare nello spettatore la loro “reale” identità linguistica.

All'inizio del film sarà proprio il forte accento del generale spagnolo Golz (Leo Bulgakov) l’elemento che consentirà al protagonista Robert di riconoscere subito l'uomo. La sequenza d'apertura del film, che si svolge in un rifugio, è l'unico momento del film in cui lo spagnolo è maggiormente in primo piano: lo scopo è quello di segnalare allo spettatore l'ambientazione dove si svolgeranno gli avventi del film, o per dirla con Wahl (2005, 2008) quello di produrre un effetto cartolina che dica al pubblico “Siamo in Spagna”. Per tutto il resto del film, lo spagnolo si riduce semplicemente a formule di saluto come Hola o Adiós e all'appellativo allocutivo Inglés con cui Pilar (Katina Paxinou) e i suoi uomini chiamano sistematicamente Robert, o meglio Roberto (in spagnolo) come lo hanno ribattezzato tutti fin da subito.

Il film ha avuto una storia abbastanza travagliata (cfr. Morandini, 2012; Mereghetti, 2013). In origine, la sua durata era di 168 minuti, quasi subito portata a 156. Per molti anni, però, il film è stato disponibile esclusivamente in una versione ridotta di 130 minuti, il cui montaggio risaliva a una riedizione Paramount del 1956. Questa versione di 130 minuti è stata quella che ha circolato a lungo in Italia tanto sul mercato del VHS quanto nei diversi passaggi televisivi del film: essa presenta il doppiaggio originale realizzato nel 1948 dalla CDC. In tempi recenti, nella Library of Congress è stata ritrovata una copia del

film dalla durata originale di 156 minuti. Questa versione è quella contenuta nell'attuale DVD (Universal Pictures, 2003). Per questa nuova edizione, il film è stato ridoppiato in italiano. Il nuovo doppiaggio è stato realizzato dalla CVD sotto la direzione di Oreste Rizzini. Nella presente ricerca sono stati esaminati il doppiaggio di entrambe le versioni: quella ridotta di 130 minuti con doppiaggio d'epoca e quella integrale di 156 minuti con nuovo doppiaggio.

Nel doppiaggio d'epoca (versione ridotta del film) tutti gli accenti sono neutralizzati, compreso quello del generale Golz all'inizio del film, così che tutti i personaggi parlano in italiano standard. Per questa ragione, quando nella sequenza d'apertura Golz commenta che “That's all we have in Spain now... accents.” (ʻE' tutto quel che ci rimane ora in Spagna... accenti.ʼ), il riferimento agli accenti è stato eliminato nel dialogo italiano, dove si dice più genericamente “Ormai non ci è rimasto più nulla, qui in Spagna”. Allo stesso modo, anche il secondo doppiaggio (versione integrale del film) fa parlare i personaggi spagnoli senza nessuna intonazione straniera, ad eccezione del solo Golz il cui marcato accento è stato invece riprodotto. In questa versione, quando il militare spagnolo fa esplicito riferimento al suo accento facilmente riconoscibile (“What an accent! He even knows me in the dark!”), la battuta è stata mantenuta (“Che orecchio! Ha riconosciuto mio accento!”, sic). Il suo commento successivo “That's all we have in Spain now... accents.” viene invece cambiato in “E non ha avuto dubbi neanche per un momento o sbaglio?”: questa scelta è stata effettuata perché tutti gli altri personaggi del film non mostrano traccia di accento spagnolo e pertanto si è preferito non menzionare qualcosa che nella versione italiana non è più presente. Per il resto, entrambi i doppiaggi hanno sempre mantenuto quel poco di spagnolo presente nell’originale che è stato sistematicamente reinciso dagli attori doppiatori italiani.

Il riferimento all’identità linguistica è chiaramente presente nella scena in cui il protagonista Robert racconta ai suoi compagni che prima dello scoppio della guerra faceva l'insegnante di spagnolo in un college americano (“a Spanish teacher in a college”). Questa scena è presente solo nella versione integrale del film di 156 minuti (contenuta nell'attuale DVD). La versione italiana la traduce alla lettera: si dice che Robert parla (bene) spagnolo (“He speaks Spanish.”) e che i nordamericani parlano inglese (“North Americans speak English.”) e che per questo motivo Roberto insegna lo spagnolo agli americani che lo vogliono imparare (“He teaches Spanish to Americans.”).

Un'omogeneizzazione linguistica quasi completa contraddistingue anche altri film drammatici americani ad ambientazione esotica come 55 days at Peking / 55 giorni a

Pechino (Nicholas Ray, 1963) e Lawrence of Arabia / Lawrence d'Arabia (David Lean, 1962). Il primo film è ambientato a Pechino durante la rivolta dei Boxer del 1900 e il lungo assedio del quartiere diplomatico dove convivono i rappresentati di otto delegazioni straniere. Nonostante l'ambientazione internazionale che vede coinvolti personaggi di diversa nazionalità (cinesi, americani, inglesi, giapponesi, russi, italiani, tedeschi, francesi), la lingua primaria del film resta l'inglese. L’imperatrice cinese e il suo entourage usano sempre questa lingua, anche quando sono da soli e non avrebbero motivo di usare l'inglese come lingua di comunicazione. Se i personaggi della corte imperiale parlano inglese senza traccia d'intonazione straniera, il resto dei personaggi cinesi lo fa invece con un leggero accento, che è stato riprodotto anche nella versione italiana in maniera piuttosto verosimile. Complessivamente, la presenza del cinese è molto contenuta: esso in genere viene mantenuto sullo sfondo per dare un maggior senso di realismo e per accrescere il conflitto. Nelle due occasioni in cui occupa un ruolo più centrale non serve traduzione, perché viene data in scena da un personaggio bilingue attraverso la strategia dell'interpretazione diegetica (cfr. O’Sullivan, 2011; Bleichenbacher, 2008).

Lawrence of Arabia è un film colossal che racconta le epiche imprese di Thomas Edward Lawrence (Peter O'Toole), singolare agente del servizio segreto britannico che, negli anni della prima guerra mondiale, trasforma in guerriglia la rivolta degli arabi contro l'impero ottomano e poi guida i beduini alla conquista di Damasco. Anche in questo caso, a dispetto dell'ambientazione esotica, i dialoghi del film sono quasi esclusivamente in inglese (la lingua del discorso), con un uso delle lingue secondarie (l'arabo e il turco) molto limitato. La presenza dell'arabo si riduce per lo più a brusii di sottofondo (per accrescere il realismo dell'ambientazione) e a poche parole di immediata e facile comprensione, come per esempio la parola Salam che tutti i presenti pronunciano quando Lawrence viene insignito del titolo di sceriffo. In una scena del film il protagonista dice una frase in arabo alla sua guida beduina per instaurare un rapporto di complicità con l'uomo: il contesto guida lo spettatore nella comprensione di quanto vede e sente sullo schermo. Il turco è presente solo in una sequenza per accrescere il conflitto fra le due parti in lotta. Tutti i personaggi arabi parlano in inglese con un chiaro accento straniero e con una diversa padronanza della lingua a seconda dei casi, elementi che si sono persi nella versione italiana in cui tutti i personaggi si esprimono in italiano standard.

Lo stesso meccanismo di rappresentazione di lingue e identità si ritrova anche in altri due film sempre ad ambientazione esotica: The Wind And the Lion (John Milius, 1975) e Kingdom of Heaven (Ridley Scott, 2005). Il primo è un film d'avventura ambientato in

Marocco all'inizio del Novecento che ha come protagonisti uno sceicco ribelle detto il Raisuli (Sean Connery) e una vedova americana, la signora Pedecaris (Candice Bergen). Il secondo film è un colossal storico ambientato in Terra Santa nel XII secolo che vede contrapporsi cristiani e musulmani. I dialoghi di questi due film sono quasi interamente in inglese (la lingua del discorso), che tende a sostituirsi alle lingue secondarie, le quali ssono infatti presenti in scena in maniera piuttosto contenuta. Le lingue secondarie (prima fra tutte, l'arabo), infatti, restano fondamentalmente sullo sfondo ad accrescere il senso di realismo e, quando sono più in primo piano, servono a esaltare l'identità culturale e ad accentuare il conflitto fra le diverse parti coinvolte. Nella versione italiana di The Wind And the Lion intitolata Il vento e il leone le lingue secondarie del film sono mantenute sempre nell'audio originale così che, quando sono messe in bocca ai personaggi più importanti creano il problema dell'armonizzazione delle voci fra quella dell'attore originale e quella del doppiatore italiano. La versione italiana di Kingdom of Heaven, intitolata Le crociate, al contrario, reincide sistematicamente le lingue secondarie del film quando esse sono parlate da personaggi bilingue. Inoltre, a differenza dei film del passato, Kingdom of Heaven presenta anche qualche sottotitolo per le parti di dialogo in arabo (tanto nella versione originale quanto in quella doppiata in italiano).