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Criticità e vantaggi della creazione di spin-off universitari

1. IL TRASFERIMENTO TECNOLOGICO (T.T.) E IL NUOVO RUOLO DELLE

1.4. L E FORME CODIFICATE E TACITE DI TRASFERIMENTO TECNOLOGICO : IN PARTICOLARE , LO

1.4.1. Criticità e vantaggi della creazione di spin-off universitari

Le criticità insite in questa tipologia di azioni rivolte allo sfruttamento industriale dei risultati della ricerca coinvolgono prima di tutto il personale ricercatore degli enti e delle Università. Tali criticità possono essere identificate, prima di tutte, con gli aspetti legati al conflitto di interessi (di cui ci limitiamo qui solo a fare cenno, rinviando la trattazione al Capitolo 3), che può scaturire dalla promiscuità, soprattutto in fase di start-up, tra gli spin-off e gli ambienti scientifici di provenienza, e con le carenze in termini di preparazione alla gestione di impresa dei ricercatori. Per questa ragione, l’avvio ed il consolidamento di imprese spin-off passa attraverso politiche chiare per la loro promozione che prevedano adeguati sistemi per la valutazione delle idee imprenditoriali, articolati programmi per l’orientamento delle scelte di mercato e, in generale, per il supporto economico/aziendale in tema di business. Una problematica da affrontare è poi anche quella del coinvolgimento delle Università nei casi di difettosità dei prodotti sviluppati in base al brevetto o nei giudizi di validità della privativa (anche in questo caso si rinvia a quanto diremo nel Capitolo 3): la redazione di un accordo di licenza ben strutturato assume, in tal senso, un’importanza fondamentale. La gestione e la soluzione di tali debolezze può avvenire attraverso la definizione di regolamenti e programmi a favore delle imprese spin-off, con l’accortezza che questi meccanismi non si traducano in fonti di irrigidimento dei processi di creazione d’impresa, bensì in sistemi per il giusto connubio tra la tutela della regolarità e la garanzia di flessibilità nella traduzione del trovato tecnologico in prodotto o servizio per il mercato.

Le esperienze italiane e straniere mostrano chiaramente che spesso risulta più efficiente per le Università e gli enti di ricerca avviare uno spin-off piuttosto che vincolare la propria azione di trasferimento tecnologico solo alle opportunità derivanti dalla brevettazione dei risultati e del successivo licensing delle tecnologie brevettate. E questo perché difficilmente un altro soggetto, meglio dell’imprese spin-off, può incorporare in sé tutti gli obiettivi principali del trasferimento tecnologico accademico. Fra i vantaggi, infatti, che la creazione di spin-off presenta, vi sono: a) l’annullamento delle criticità legate

all’asimmetria informativa: la valorizzazione diretta dei risultati della ricerca scientifica e tecnologica attraverso lo strumento dello spin-off consente di superare le problematiche di interazione, che tipicamente si verificano tra le strutture di ricerca e le imprese, nel momento in cui le conoscenze prodotte dai primi devono essere trasferite ai secondi. Lo scienziato/ricercatore, infatti, è al tempo stesso l’inventore e l’utilizzatore di queste conoscenze e non trova dunque ostacoli nell’assorbire interamente la componente tacita del trasferimento. Inoltre, l’avvio di uno spin-off consente di far coincidere le motivazioni del ricercatore e quelle dell’imprenditore rispetto all’uso più opportuno della tecnologia e alle sue potenzialità di impiego industriale. Si supera, perciò, anche un ulteriore vincolo all’efficacia del trasferimento, ossia quello della motivazione allo sfruttamento commerciale del risultato; b) i vantaggi economici: la promozione di imprese spin-off partecipate da Università o da enti pubblici di ricerca garantisce a questi ultimi un flusso aggiuntivo di risorse finanziarie paragonabile a quello derivante da attività di concessione in licenza di brevetti e, in generale, di sfruttamento della proprietà intellettuale; c) l’impatto economico e sociale: l’avvio di imprese spin-off può generare benefici diretti al tessuto imprenditoriale locale e non solo. Esso favorisce e potenzia, infatti, il processo di innovazione, creando nuove opportunità di inserimento per i giovani laureati nel mondo del lavoro e consolidando il ruolo sociale proprio delle Università e degli enti pubblici di ricerca.

Probabilmente, però, l’elemento più potente dello spin-off risiede nella caratteristica dell’auto-imprenditorialità: differentemente dalle altre realtà imprenditoriali, lo spin-off non è una monade isolata, ma la sua autonomia è in realtà il frutto di una partecipazione scientifica importante. La sua indipendenza, cioè, è il frutto di conoscenze tecnologiche specifiche apprese dall’imprenditore dalla fonte d’incubazione, è il luogo in cui il sapere si trasforma in creazione di prodotti e servizi competitivi grazie all’apporto di altrettanto sapere.

Insomma, come si vede, lo spin-off diventa un centro di raccordo importante fra Università, imprese ed il mercato in genere. Se poi si pensa che gli eventuali utili della partecipazione universitaria entro gli spin-off vengono reinvestiti in ricerca, le mancanze dei finanziamenti pubblici potrebbero così essere coperte in modo alternativo. Solo potenziando questo circolo di interconnessioni si può pensare di spezzare la penuria dei fondi e dunque creare un automatismo che vincolerebbe mondo universitario ed economico ad azioni congiunte. Per questo ordine strutturale di ragioni questa forma tacita

51 di trasferimento ha, a nostro avviso, maggiori potenzialità di riuscita di altre. Trattasi, a ben vedere, di una rivoluzione economica che prima di tutto deve essere anche culturale: se non si arriva alla considerazione per cui le Università ed i Centri di ricerca possono essere strumenti di produzione scientifica e formazione come di diffusione e sfruttamento dei risultati –se a ciò correttamente supportate-, difficilmente si potrà sperare di aumentare il grado di competitività delle aziende. In tal senso, allora, si potrebbe inquadrare la possibilità di organizzare corsi di formazione imprenditoriale anche presso le Università. Dalla sua l’Università ha, infatti, un accesso privilegiato a conoscenze che consentono di migliorare prodotti, processi e servizi, può mettere a disposizione strumenti che altrimenti non sarebbero facilmente utilizzabili nonché una via privilegiata a risultati e tecnologie internazionali. L’impresa, dal canto suo, ha invece un accesso preferenziale alle relazioni col territorio e con il tessuto produttivo. Ciò deve significare, quindi, un’interconnessione ad ogni livello: l’attività imprenditoriale deve utilizzare competenze gestionali di una certa levatura sin dall’avvio (servizi di marketing, assistenza tecnica, sviluppo Business Plan) e scegliere politiche aziendali di un certo tipo. Lo spin-off dovrà prediligere politiche che consentano di generare profitti specie nel breve periodo, essendo stato dimostrato che le politiche di breve periodo tendono ad attirare maggiori finanziamenti (o comunque si dovrà strutturare i contratti affinché ciò si possa verificare).

Eppure ancora forti resistenze culturali e politiche ci sono, in tutto il mondo, a questo nuova unione. In alcuni paesi in maniera minore, in altri in modo più accentuato.

Negli Stati Uniti ed in alcuni stati nord-europei si è sicuramente più avanti dell’Italia nella creazione di un ambiente fertile per l’accoglienza di queste interconnessioni. Se si comparano fra loro le strutture, si vede che gli spin-off italiani danno ancora risultati piuttosto scarsi in termini di utili, si creano imprese di piccole dimensioni (capitale sociale minimo, responsabilità limitata, pochi dipendenti, scarso impegno del personale docente coinvolto). Certo, segni di timida evoluzione ci sono, specie negli ultimi anni. Come testimonia lo studio di Grossi-Ruggiero77, un ruolo importante in questa lenta evoluzione va assegnato al nuovo sistema nazionale delle ricerca, introdotto nel nostro ordinamento

77 G. Grossi, P. Ruggiero, Teoria e prassi degli spin-off universitari, Azienda pubblica, 2006.

con il D.Lgs. n. 297/199978 ed il D.M. n. 593/200079. Ancora, però, resta molto da fare. Gli ostacoli di natura tecnico operativa (di natura commerciale e manageriale) e la carenza di personale qualificato e specializzato all’interno degli Uffici si avvertono, così come la carenza di fondi necessari e le perplessità in merito all’utilizzo di fondi di ricerca pubblici (non vi è chi non pensi che gli spin-off in realtà altro non facciano che riutilizzare in chiave privatistica i fondi pubblici della ricerca) rivestono la loro parte. Inoltre, spesso e volentieri i docenti universitari coinvolti non hanno motivazioni abbastanza forti per contribuire alla gestione dell’impresa: essi, d’altra parte, un ruolo di prestigio scientifico già lo possiedono, ed è ampiamente gratificante (sotto ogni profilo). Ciò significa che occorrerebbe trovare dei meccanismi premiali anche per i docenti, degli incentivi che li agevolino nel trovare un loro ruolo anche in veste di “scienziati imprenditori”. Nella quasi totalità dei casi analizzati, infatti, gli Uffici del trasferimento tecnologico si sono adoperati sinora solo per risolvere questioni di carattere burocratico-amministrativo interne agli spin-off, e non questioni di natura sostanziale quali quelle legate a incentivi premiali per i docenti.

78 Decreto Legislativo 27 luglio 1999, n.297, Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 27 agosto 1999 n.201: “Riordino della disciplina e snellimento delle procedure per il sostegno della ricerca scientifica e tecnologica, per la diffusione delle tecnologie, per la mobilità dei ricercatori”. Una delle novità di maggior rilievo introdotta da questa riforma, al fine di incentivare la mobilità del personale di ricerca dal mondo pubblico al mondo privato, è rappresentata dalla possibilità, per i docenti ed i ricercatori universitari, di ottenere agevolazioni al capitale di rischio delle aziende.

79 Decreto Ministeriale 8 agosto 2000 n. 593, Modalità procedurali per la concessione delle agevolazioni previste dal Decreto Legislativo 27 luglio 1999, n. 297.

2. Gli accordi del Trasferimento Tecnologico nella ricerca