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3. LE PROBLEMATICHE SOTTESE AI CONTRATTI DI LICENZA DI

3.1. I PIÙ RECENTI SVILUPPI DELL ’ ANALISI ECONOMICA DELLE LICENZE DI INVENZIONI

3.1.1. Qualche dato statistico

Per comprendere in quali settori, maggiormente, gli studiosi si stiano concentrando occorre non dimenticare che nell’economia moderna i beni immateriali in genere hanno acquisito un’importanza strategica primaria e che, tra tali beni, la tecnologia è oramai in molti settori un elemento di competitività imprescindibile. La concorrenza tra le imprese infatti si gioca sempre di più sul possesso di nuove tecnologie, piuttosto che sulla produzione di massa di beni. Ne sono un esempio lampante i settori delle chimiche-biotecnologiche, dell’elettronica e, più in generale, tutti quei compartimenti produttivi caratterizzati da un’elevata innovatività (ed ampi margini). Dal report condotto sulle istituzioni oggetto del presente studio e da analisi statistiche a mezzo di dati raccolti su banche dati europee e statunitensi151, si può dire che la maggior parte delle licenze commerciali si concentra nel campo della Chimica, della Biotecnologia, dell’Elettronica, e dell’Ingegneria informatica152 (46% Chimica e Biotecnologia, 12% Industria informatica, 22% Elettronica). Emerge poi che il 63% delle invenzioni è basato su fondi pubblici, il 17%

su investimenti provenienti dall’industria ed il 20% su finanziamenti di varia natura. Quanto al potenziale commerciale delle licenze considerate, appare difficilmente valutabile. Solo il

151Cfr. Cap. 6.

152 Secondo B. Anand e T. Khanna, Do firms learn to create value? The case of alliances, Strategic Management Journal Strat. Mgmt., 2000.

12% delle invenzioni accademiche sono risultate immediatamente licenziabili al momento della stipula della licenza medesima, il 48% di esse sono state classificate in fase proto-tipica ed una percentuale variabile tra il 13% ed il 75% non era più che una proof of concept. Dal che è facile evincere che le invenzioni accademiche richiedono normalmente ulteriori sviluppi ed interventi da parte dei ricercatori nel prosieguo della commercializzazione del prodotto scaturente dal brevetto. Ed a conferma di ciò, infatti, si riporta che il 71% delle invenzioni licenziate hanno successivamente richiesto l’intervento dei ricercatori per perfezionare e rendere commercialmente appetibile l’invenzione. Nella maggior parte dei casi analizzati le invenzioni sono licenziate persino prima che tutte le potenzialità tecnologiche in esse comprese siano emerse o comunque siano state rese note153. Il che significa che per i futuri licenziatari allocare, comprendere e dare valore commerciale a queste invenzioni primordiali è opera di non poco conto. È stato peraltro riscontrato che le imprese preferiscono accedere alle nuove tecnologie non appena possibile, anche immediatamente dopo che l’invenzione è stata realizzata (Gans, Hsu e Stern154). Considerando che i brevetti sono normalmente rilasciati dopo 2-3 anni dalla domanda iniziale, lo studio dei sopra menzionati economisti evidenzia che i partner commerciali tendono, a parità di condizioni, a domandare in licenza tecnologie di alto valore molto prima della concessione del brevetto. Nell’industria biotecnologica, in particolare, Gans, Hsu, e Stern155 hanno rilevato che le licenze sono siglate prima della concessione del brevetto in quasi il 40% dei casi sotto esame156.

Si assiste con regolarità al fenomeno per il quale le licenze di invenzioni accademiche vengono siglate, dopo una fase iniziale di ricerca e sviluppo, con aziende con cui la struttura di ricerca aveva già avuti rapporti in precedenza, siano essi a livello di cooperazione, partnership, finanziamenti. Solo il 2% dei casi rappresenta rinnovi o accordi rinegoziati, e quasi il 3% degli accordi sono siglati in seguito alla composizione bonaria di

153 R. Jensen, and M. C. Thursby, Proofs and prototypes for sale: the tale of university licensing. American Economic Review, 2001.

154 J.S. Gans, D. Hsu and S. Stern, The Impact of Uncertain Intellectual Property Rights on the Market for Ideas, Management Science, 2008.

155 Ibidem.

156 Nonostante ciò, gli autori sottolineano che la concessione dei brevetti aumenta sostanzialmente la probabilità di siglare un accordo di licenza, e che il peso che la concessione dei brevetti può avere sulla probabilità di siglare un accordo dipende dalle scelte strategiche delle imprese, avendo particolare riguardo alla rapidità di crescita del mercato. Dunque, la considerazione di cui sopra rivela che l’eventuale concessione di brevetti è potenzialmente in grado di influenzare le valutazioni qualitative delle aziende sui medesimi, nonché l’attività di disclosure dei ricercatori tesa a rivelare le informazioni o a partecipare più attivamente nell’individuare un partner strategico.

99 una vertenza. Mentre nel settore della Chimica le aziende tendono a trasferire i loro diritti su beni e servizi “over prospective”, ovvero facendo ricorso a licenze unilaterali senza attendersi una concessione di licenza dall’altra parte, nel settore dell’Ingegneria Elettronica si registrano con più frequenza scambi di accordi cross license (specie nell’area dei semi-conduttori). Quasi il 13% di tutti i trasferimenti di tecnologia cross license, infatti, parrebbe appartenere a quest’area. In altri settori, la presenza di cross license è meno frequente (non si arriva al 10%). A ciò aggiungasi come normalmente il cross è più utilizzato per il trasferimento di tecnologia che non è ancora stata sviluppata (nel 21% dei casi). La differenza fra questi settori, e dunque fra i vari impieghi delle licenze, viene spiegata in relazione alla maggiore debolezza dei diritti di proprietà intellettuale in quelle aree in cui si fa più pressante l’esigenza di strutturare e blindare gli accordi inserendo precise limitazioni contrattuali (Ingegneria Informatica ed Elettronica). Le imprese del settore Ingegneristico informatico ed elettronico presentano, peraltro, una percentuale più alta di licenze stipulate con aziende ad esse connesse o correlate (39% e 35%), se paragonate al settore Chimico-Farmaceutico (28%) o ad altri settori.

La maggior parte dei contratti investe trasferimenti di tecnologia, pochi concernono trasferimento di know-how. Ed anche dove si trasferisce tecnologia, normalmente siamo di fronte al trasferimento di una sola tecnologia. Metà dei negozi riportati dalle surveys appaiono coinvolgere trasferimenti cross-border157 con controparti statunitensi quali imprese licenziatarie in più di 2/3 dei processi analizzati. I trasferimenti cross border tendono a manifestarsi in caso di preesistenti relazioni commerciali tra le parti contrattuali. Nei trasferimenti cross border si osserva un minor numero di licenze esclusive piuttosto che nei trasferimenti domestici (35% vs. 38%). Ugualmente, la probabilità di trovarsi di fronte a licenze esclusive è più elevata quando il licenziatario è un’impresa statunitense piuttosto che quando non lo è. Da uno studio economico recente158, combinato con i dati statistici raccolti a mezzo del presente report, si evince che quando i diritti di proprietà intellettuale che strutturano la tecnologia sono deboli, licenze di tipo esclusivo non riescono a bloccare i

157 Una transazione cross-border implica l’acquisto e la vendita di strumenti finanziari negoziati in mercati non domestici e/o la partecipazione di controparti residenti in Paesi diversi. Di conseguenza, risulta necessario ricevere e consegnare strumenti finanziari situati in Paesi differenti ed effettuare e ricevere i relativi pagamenti. Negli ultimi anni, si è assistito ad un aumento sia del numero che del volume delle transazioni cross-border. Tra i diversi fattori che hanno contribuito a questa crescita, è possibile citare il progresso tecnologico e l’aumento della dimensione dei mercati finanziari dovuto, da un lato, alla liberalizzazione dei movimenti internazionali dei capitali e, dall’altro, alla deregolamentazione che ha portato ad un ampliamento della gamma di prodotti e servizi finanziari offerti.

158 B. N. Anand and T. Khanna, The Structure of Licensing Contracts, The Journal of Industrial Economics, 2000.

terzi dall’utilizzare la tecnologia per i loro scopi. Invece, quando siamo in presenza di diritti di proprietà intellettuale forti, si è osservato che i contratti esclusivi posso garantire una maggiore protezione e garanzia di utilizzo dei beni da parte del licenziatario.