• Non ci sono risultati.

Cultus – pietas – devotio : tra etimologia e linguaggi attual

Nel documento Dispensa 2016-17 (pagine 178-180)

CATECHESI E CULTURA

1. Cultus – pietas – devotio : tra etimologia e linguaggi attual

Percorrere, pur in rapida sintesi, alcuni aspetti propri della ricerca etimologica può costituire un elemento che aiuta a puntualizzare sia il significato dei termini, sia il rapporto tra culto e cultura. È sotto questi aspetti che si delinea quanto segue.

– Le connotazioni semantiche di cultus – colere sono notevoli quando si osserva il termine dal suo apparire nella latinità classica fino all’uso che ne ha fatto la latinità cristiana in genere e liturgica in specie.4 Si constata, infatti, un movimento di

significato che va dal senso originario di coltivare e abitare, a quello di aver cura di qualcuno o qualcosa sia in senso fisico che spirituale (e in questa linea appare il significato traslato di onorare, lodare, glorificare), fino a indicare manifestazioni di onore, di venerazione, di culto espresse con preghiere, riti e sacrifici. Il frequentissimo uso del verbo nella lingua cultuale pagana per esprimere l’atto di adorazione agli dei, giustifica il motivo per cui i primi scrittori cristiani hanno esitato ad usare questo termine per esprimere la realtà del culto cristiano.5

Superata con il tempo questa difficoltà, si constata come già la Volgata usi il termine ben 79 volte con il significato di venerari.6 Oggi il termine nel contesto

religioso è usato per esprimere il rapporto che lega l’uomo a Dio: un rapporto che intende manifestare onore e venerazione data dal fedele a Dio attraverso la realtà e il linguaggio propri dell’azione liturgica;7 in tale prospettiva è usato nell’eucologia

del Messale Romano.8

4 Per la documentazione e gli strumenti metodologici di indagine cf quanto segnalato nella nota n.

1, da integrarsi con il mio successivo studio (con relativa Appendice bibliografica): La “latinitas” dei libri liturgici. L’eucologia del “tempus Adventus” nel “Missale Romanum” di Paolo VI: dalla filologia alla teologia eucaristica, in E. DAL COVOLO –M. SODI (edd.), Il latino e i cristiani. Un bilancio all’inizio del

terzo millennio = Monumenta Studia Instrumenta Liturgica 17, Lev, Città del Vaticano 2002, pp. 375-488.

5 Si può constatare ciò quando si osserva il Sacramentarium Veronense che usa il termine solo nella

formula n. 986: «... natalis colitur sacramenti».

6 A queste si devono aggiungere altre 4 occorrenze con il significato di “coltivare la terra” e 3 con

quello di “abitare”.

7 In questo senso la liturgia è espressione del culto, ma senza identificarsi completamente con esso,

in quanto il culto “in spirito e verità” abbraccia tutto ciò che precede e che accompagna il momento specificamente liturgico-sacramentale (cf SC 7 e 9).

8 Uno strumento indispensabile per cogliere immediatamente i riferimenti nell’eucologia è

costituito dall’opera di M.SODI –A.TONIOLO, Concordantia et indices Missalis Romani. Editio typica

tertia = Monumenta Studia Instrumenta Liturgica 23, Lev, Città del Vaticano 2002, pp. XVI + 1965.

– Se con lo stesso metodo ci accostiamo ai termini pietas e devotio, possiamo compiere un passo ulteriore in ordine al fondamento del discorso teologico (e culturale).

In origine con il termine pius sembra si sia voluto indicare una persona “(dal cuore) puro”, in quanto il verbo pio ha spesso il significato di “purificare”, e di conseguenza “cancellare con un sacrificio, espiare, rendere propizio, onorare con un rito”. Parallelamente, sia in senso sacro che profano, indica colui che – da persona virtuosa – compie i propri doveri9 verso gli dei, la famiglia, la patria. In

questa linea il termine si colloca accanto a religio quasi come sinonimo, e come tale continuerà anche in ambito cristiano.10 In un contesto specificamente cristiano,

infatti, con il termine pietas si deve intendere sia la vita del fedele in quanto espressione di culto «in spirito e verità» (Gv 4,24) – una vita cioè di rapporto con Dio – sia l’atteggiamento benevolo e misericordioso di Dio nei confronti dell’uomo.

– Il termine pietas ha come sinonimo devotio:11 esso manifesta il riconoscere la

trascendenza e la santità di Dio Padre, Figlio e Spirito, e quindi il votarsi e l’offrirsi della persona completamente a lui come sacrificio; indica pertanto un atto di culto, un’espressione rituale profonda e intensa di offerta di sé libera e generosa.12 L’uso

abbondante del termine nell’editio typica tertia del Missale Romanum ne è un’ulteriore conferma.

Nel concludere questa sommaria indagine terminologica, si deduce che nel loro significato essenziale i termini cultus, pietas e devotio si equivalgono nell’esprimere quel rapporto tra il fedele e il Dio della rivelazione; un legame (re-

ligio) che coinvolge tutte le espressioni della vita, e che trova nella realtà liturgico-

sacramentaria il culmen e la fons della sua stessa essenza.

9 Nel suo significato originario il termine esprime un sentimento di “dovere”. Se è rivolto

propriamente verso Dio allora si identifica con la pietà, il sentimento religioso, la santità, la “religione”, la devozione; se è verso genitori, figli, autorità... allora è devozione, rispetto, amore, pietà, tenerezza, affetto, sentimento di compassione. Considerato dalla parte di Dio il termine indica un atteggiamento di giustizia o equità, di bontà, clemenza, benevolenza. Cf K.E. GEORGES

–F.CALONGHI, Dizionario della lingua latina, Rosenberg & Sellier, Torino 31957; B. BOTTE, Pietas,

in B. BOTTE –CH.MOHRMANN, L’ordinaire de la Messe. Texte critique, traduction et études = Études

liturgiques 2, Cerf – Mont César, Paris – Louvain 1953, pp. 141-143.

10 Cf A. E

RNOUT – A. MEILLET, Dictionnaire étymologique de la langue latine. Histoire des mots,

Klincksieck, Paris 41967.

11 Il FORCELLINI, nel suo Lexicon totius latinitatis (Padova 41940) annota che presso gli scrittori

cristiani il termine devotio è usato per indicare il significato di pietas e religio: per esprimere cioè la volontà di dedizione sincera e fedele a qualcuno, a un ideale, a un principio; e, in quanto legato al termine votum, per esprimere il senso di offerta, consacrazione e dedicazione a Dio.

12 Con il termine “devozioni”, conseguentemente, di indicano quelle pratiche esteriori che

Il termine pietas, però, con il tempo si è coniugato con l’aggettivo popolare per individuare ed esprimere – al di là dell’azione liturgica – quelle particolari manifestazioni cultuali di rapporto con il Dio della rivelazione cristiana più vicine e conformi al genio delle culture e al sentimento del popolo.

Nel documento Dispensa 2016-17 (pagine 178-180)

Documenti correlati