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Ambasciatori del Giappone domani partono verso cotesta Città da Roma»543. Tale dato farebbe comprendere che essi non abbandonano la città il 30 maggio, come dichiarato nell'epistola del porporato Alessandrino, bensì circa quattro giorni dopo, quando il 3 giugno di buon mattino il gruppo riprende il cammino e dopo circa un'intera giornata di viaggio, giunge a tarda sera a Civita Castellana.

3.2 Da Civita Castellana a Recanati: 3 - 12 giugno

Di buon mattino, compiuta ormai ogni riverenza e ringraziati tutti coloro che sono stati coinvolti durante il lungo soggiorno romano, i dignitari con i loro accompagnatori si allontanano dalla città eterna allo scopo di riprendere il viaggio di ritorno. Diretti, pertanto, alla visita alla Santa Casa nazaretana di Loreto, imboccando la via lauretana, cominciano a percorrere alcune città dell'Italia centrale, sperimentando la calorosa accoglienza delle comunità comunali e cittadine e catturando quasi sempre l'attenzione della folla che accorre in strada per osservare i giovani. Difatti già lungo il cammino si imbattono in alcuni contadini che si dirigono a Roma e in alcune contadine che lavorano i campi, le quali «uscite alla via insieme gridavano: viva viva il Re, viva il Re»544, come informa la lettera di Ippolito Voglia (c.1543-1591)545 al preposito Acquaviva, datata 4 giugno 1585 e scritta proprio da Civita Castellana.

Gli ambasciatori si allontanano da Roma e, dopo aver viaggiato una intera giornata, giungono a Civita Castellana, come testimonia la missiva del 3 giugno 1585, scritta in spagnolo da Nuno Roiz «Llegamos a Civita Castellana oy a la noche todos bien por la bondad de Dios, recogemonos en el primero mezon»546. Da questa prima espressione emerge un elemento alquanto chiaro: il gruppo arrivato in città non trova nessuno ad

543 Ibidem. 544 Ivi. f. 23.

545 Ippolito Voglia nasce a Camerino verso il 1543, entra nella Compagnia nel 1567 e professa i tre voti nel 1570, anno in cui è inviato (22 ottobre) a svolgere l'ufficio di maestro dei novizi a Nola, proprio come è scritto dal provinciale Alfonso Salmerón: «maestro de novitii in Nola, perché è esercitato in questa casa di probatione di Roma e ha finito anco li suoi studii di theologia e speramo riuscirà molto bene in questo ministerio». Nel Catalogus Sacerdotum Collegji Lauretanj del 1584 (ARSI, Rom. 53, f. 89) vi è scritto che egli, compiuti ormai gli studi di filosofia e teologia e quindi già consacrato prete, svolge il compito di maestro dei novizi, ministro e confessore. Muore a Roma il 2 gennaio del 1591. Voglia aveva ricevuto l'incarico di accompagnare i giovani per le varie città d'Italia, dopo la sosta romana, fino alla loro partenza per la Spagna. Ciò è scritto anche nel volume del gesuita Francesco Sacchino: «Denique rursus salutato Pontifice, ornatique commendatijs literis ad obvios Principes, impetrata etiam liberali consecratione granorum, atque Numismatum, addito per Italiam ductore de Societate Hippolyto Volia, tertio nonas Iunij Roma discesserunt»: Francesco Sacchino, Historiae Societatis Iesu Pars Quinta, Ex Typographia Varesij, Roma, 1661, p. 230.

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accoglierlo e così si raduna nella prima osteria, difatti il gesuita continua poco dopo: «despoes supimos del governador como no tenia ningún recando de Su Santidad para nos dar alguna guarda ni para otra cosa alguna»547. Come d'altronde è annunciato anche da Ippolito Voglia, il quale si mostra alquanto rammaricato nei confronti del superiore per «non haver trovato ordine alcuno della venuta di questi principi»548, cercando così di sopperire alle mancanze della città e di trovare quindi un riparo sicuro per dove trascorrere la notte. Difatti egli poco dopo cerca di rassicurare il preposito, scrivendogli appunto che ai legati non è «mancato letti buoni con padiglioni di seta assai decenti»549. Le due lettere che si stanno esaminando sembrano procedere all'unisono, esse descrivono infatti allo stesso modo la situazione che i legati stanno vivendo e quindi la difficoltà nella quale si trovano e pertanto le richieste per proseguire il cammino nel miglior dei modi. L'epistola di Rodrigues continua: «contodo el padre Hipolito acabó con el que nos desse alguna que iran algun trecho con nos y que lo mas del dia sera necessario buscar por dineros quien nos segure el camino »550, asserendo quindi che il confratello Voglia, intento ad affrontare il problema, si reca dal governatore, o forse in questo caso dal luogotenente, dato che il cardinale Filippo Boncompagni551, governatore della città, risiede a Roma, al fine di chiedere il necessario per la sosta e per il viaggio dell'indomani. Così Voglia nella sua lettera scrive: «intrai ordine di Nostro Signore ma che se noi portassimo patente o lettera di Sua Santità si do[..]a ogni recapito»552, ma successivamente, vista forse la poca disponibilità dell'uomo, il quale è colto in un certo senso alla sprovvista, egli intende compiere un ulteriore passo: «Trattai della guardia per insino a Utricoli, diede ordine si cercassero quelli della melitia ma ritrovandosi la città quasi vota mi bisognò retornare»553 e infine decide di ritornare presso la locanda per ricongiungersi ai giovani e per cenare allegramente. L'ultimo tentativo che Voglia porta a termine, in compagnia di un tal fratello Lazzaro (sicuramente un coadiutore

547 Ibidem. 548 Ivi, f. 23. 549 Ibidem. 550 Ivi, f. 18.

551 Originario di Bologna, Filippo Boncompagni, dopo essersi addottorato in legge nel 1571 si trasferisce a Roma e, grazie all'elezione, (1572), di suo zio il cardinale Ugo Boncompagni, al soglio pontificio con il nome di Gregorio XIII, riesce a godere di alcuni privilegi come cardinal nepote, tra cui il titolo di San Sisto. Durante la sua carriera ecclesiastica diversi sono i ruoli che gli sono affidati e diversi anche i contrasti che sorgono con il cugino Filippo Guastavillani (1541-1587), elevato anch'egli alla berretta cardinalizia, durante la sua assenza da Roma. Tra gli incarichi meno influenti si ricorda: «Filippo card. Boncompagni gubernator 25. 7. 1577 et iterum 3-4-1581» di Civita Castellana: Christoph Weber (a cura di), Legati e governatori dello Stato Pontificio (1550-1809), Ministero per i Beni Culturali e Ambientali Ufficio Centrale per i beni archivistici, Roma, 1994, p. 212.

552ARSI, Ital. 159, f. 23. 553 Ibidem.

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ingaggiato per affiancare e sostenere gli ambasciatori in alcuni fasi del viaggio), e di una guida del luogo, è il seguente: «trattassimo con l’istesso capitano delle melitie, quale promesse favorirci con molti altri»554.

Prima di procedere e di analizzare quindi le varie fasi del viaggio, è doveroso inserire una rapida digressione e affermare che nel codice Rom. 13 I, custodito sempre presso l'ARSI, si trova una lettera patente ancora inedita di Claudio Acquaviva, (nonostante pare

sia stata vergata da altro mano)555, dove è mostrata la sollecitudine e l'interesse del preposito verso i giovani: egli, infatti, esorta i vari ministri delle comunità religiose e dei rettori dei collegi ad accogliere calorosamente e con garbo i quattro ragazzi giunti dall'Estremo Oriente. In realtà nel retro della comunicazione appare il seguente messaggio: «Patenti universali a tutti i nostri per i Signori Giaponesi 2 di giugno 1585» e deve essere, dunque, esibita ai confratelli appena arrivati a destinazione. Ecco il suo contenuto:

Se556 bene io non dubito che questi Signori Giaponesi dovunque occorrerà loro far passaggio, o in qual si voglia maniera fermarsi, ove siano collegii et case di nostri saranno da quelli accolti et serviti con quell'affetto d'amorevolezza et di carità che et le persone loro da tutti meritano, et noi particolarmente dobbiamo; tuttavia per mostrare anch'io in questa parte la volontà et efficace desiderio mio, non ho voluto lasciar d'accompagnarli con la presente incaricando a tutti i nostri557 che io grandemente desidero che non si lasci ufficio alcuno a dietro ove si possa mostrar la particolare affettione della Compagnia in tutte le cose concernenti l'honore et servitio loro, non lasciando però di ricordare che in tutto s’havrà da procedere col parere de Padri che vengono in compagnia di detti Signori, che per esser già informati potranno meglio vedere secondo l'occorrente quello che sarà più spediente et necessario. Et perché so che non mi bisogna scrivere più a lungo in questa materia, che far finire, all'orationi et santi sacrificii di tutti mi raccomando pregando loro dal [...] copiose gratie558.

Riprendendo il viaggio dei legati e quindi della sosta a Civita Castellana bisogna pur dire che anche il gesuita Rodrigues richiede ad Acquaviva le guardie necessarie per poter procedere lungo il cammino affinché i giovani non possano correre in pericoli, né cadere nella bramosia di qualche malintenzionato:

por que parece que no sera bien ariscarnos a ir sin guarda por lo peligro que puede aconteser, si pareciera a vuestra Paternidad mandar alla hazer alguna deligencia para que

554 Ibidem.

555 Tale lettera pare sia stata aggiunta posteriormente nel suddetto manoscritto.

556 Segue nel margine superiore destro una nota aggiunta posteriormente: «Andò così senza titolo e senza soprascritto piegata come lettera e col sigillo ordinario di Nostra Paternità, dico quello delle lettere».

557 Queste parole ("a tutti i nostri") sono aggiunte in interlinea. 558ARSI, Rom. 13 I, f. 91.

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nos tierros de su Santidad nos no falte por lo menos la guarda necessaria creo que ayudaria mucho pasa tudo ansi para la authoridad destos señores como para lo mas559.

Considerando, inoltre, l'epistola del gesuita portoghese Benedetto Lopez (c.1541- 1592)560, il quale condivide con i giovani un tratto di strada del viaggio in Italia, stilata nel cuore della notte del 4 del giugno 1585, è possibile fornire ulteriori tasselli intorno a questa breve sosta. Innanzitutto l'incipit della comunicazione risulta particolarmente importante poiché contiene elementi degni di nota. Ecco le sue parole: «sono per la divina gratia arrivato a questi Signori dopo le 3 hore de note qui nel borgetto et li trovai tutte al letto et con molta alegrezza vedendamo il medesimo li padri et fratelli»561. Pare che il gruppo, come indicato da Nuno Roiz, giunge a Civita Castellana, e dopo essersi raccolto nella prima locanda, abbia percorso un altro tratto di strada, arrivando così a Borghetto, una località distante da Civita circa 5 miglia, seppur appartenente a essa da un punto di vista civile e amministrativo. Essi stanno bene e godono di questo momento di ristoro per poi poter rimettersi in viaggio, anche se l'allegrezza di cui parla il religioso potrebbe essere scaturita dall'incontro che i padri e i fratelli, ovvero i gesuiti, ebbero con lo stesso Lopez. È probabile che Roiz, non conoscendo bene la geografia del luogo non si fosse reso conto che il gruppo si era spinto leggermente al di là del territorio di Civita Castellana e che quindi era entrato a Borghetto, oppure potrebbe esser verificato qualche altro episodio, del quale per il momento non si ha traccia alcuna, che abbia esortato il gruppo a percorrere un ulteriore pezzo di strada. Ma grazie alla lettera di risposta che Claudio Acquaviva manda a Ippolito Voglia, conservata sempre nel codice Rom. 13 I, ancora inedita, si può asserire che il gruppo si fermi, forse per un breve lasso di tempo, nella prima locanda di Civita Castellana e successivamente abbia raggiunto Borghetto, luogo in cui il gruppo la notte. Ecco le parole del preposito generale:

Ho sentito grandemente il disordine che Vostra Reverenza con le due lettere562 mi avisa esser avvenuto in Civita Castellana di non haver trovato ricapito, né compagnia per cotesti Signori ma molto più mi ha doluto, che senza sicurtà et scorta si movessero di la et andassero al Borghetto, luogo si mal sicuro, et esposto ad ogni pericolo, del che non posiamo lasciare di haver sollicitudine non picciola, ne lasciaremo di haverla finché ci arrivi avviso del successo563.

559ARSI, Ital. 159, f. 18.

560 Lopez, nasce intorno al 1541, ed entra nella Compagnia a Roma nel 1566. Nel Catalogus della provincia romana del 1579 appare come coadiutore temporale: ARSI, Rom. 53, f. 23. Muore a Roma il 10 maggio del 1592.

561ARSI, Ital. 159, f. 20.

562 Nel codice che si sta esaminando è raccolta sono una lettera di Ippolito Voglia relativa a Civita Castellana. Per il momento non è stata rinvenuta traccia dell'altra missiva.

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Ritornando alla lettera di Lopez, essa continua evidenziando altri due interessanti aspetti: il primo riguarda il posto che viene identificato con la casa dove albergano gli ambasciatori e le persone con le quali essi condividono il riposo: «Trovai qui molta gente nobile per il che stava secura la casa»564; e il secondo, invece, concerne un messaggio che egli porta a nome del governatore di Roma al fine di avvisare le autorità di Civita Castellana circa i compiti da svolgere: «di darvi gente et pagar la espressa, però le escrisse che de denari non mi curava ma mandasse 30 o 40 archebuseri et così lo farà»565. Ma pare che il gesuita non riesca a consegnare tale «correo» a chi di competenza e poiché la rocca è chiusa e vedendo che nessuno gli apre, si allontana dal luogo:

et di Roma menai meco un correo mandato dal governatore de Roma acciò avisase a Civita Castellana di dar vi gente et pagar la espressa que le escrisse che de denari non mi curava ma mandasse 30 o 40 archebuseri et così lo fara al venir non parlai dello Governatore che che la rocha era serata et spetai assai ali et vedendo che no aprivano mi andai qui et cetera566.

Il luogo di passaggio degli ambasciatori e il "riparo" per la notte nella località di Borghetto appare inedito rispetto alla documentazione già pubblicata sull'ambasceria, difatti tale sosta non viene citata in nessun altro documento disponibile, né tanto meno nel De Missione, dove d'altronde non è neppure riferito il passaggio a Civita Castellana, né ancora nel Tratado di Luís Fróis o nelle Relationi di Guido Gualtieri. Il cronista marchigiano accenna nella sua opera alla difficoltà che il gruppo incontra appena arriva a Civita Castellana, ma non inserisce nessun riferimento a tale località:

la sera giunti a Civita Castellana, non trovando il ricapito, che bisognava subito che ne diedero avviso a Roma al cardinale S. Sisto, al cui governo apparteneva quella terra, sua Signoria Illustrissima mando per le poste ordin’el presso al suo luogotenente, che supplisse il mancamento fatto, e in specie provedesse loro di tutta la compagnia, e scorta necessaria567.

In questa prima sosta si assiste a una mancata comunicazione che avviene tra Roma e Civita Castellana e così quando il gruppo giunge in città non sa cosa fare, né a chi rivolgersi, sebbene i gesuiti informino subito chi di dovere. Così il governatore della città, il cardinale Boncompagni, mettendosi in contatto con il suo luogotenente Pietro

564ARSI, Ital. 159 f. 20. 565 Ibidem.

566 Ibidem.

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Baschetti568 cerca di rimediare al danno causato e gli ordina di provvedere a tutto ciò di cui la "brigata" necessita per dirigersi verso la tappa successiva: pagare le spese che sono state da loro affrontate, compresa quella dell'osteria e di farli accompagnare a Narni da un buon numero di archibugieri:

A quest’hora che sono hore 4 di notte ho ricevuto una littera dell’illustrissimo Signor Cardinale San Sisto mio Signor e Padrone scrittami d’ordine di Nostro Signore ch’io debba far restituire li denari che hanno speso cotesti Signori in l’hosteria che vuol li paghi la comunità et ancora ch’io debba farli accompagnar d’archobuggieri sia a Narni569.

La missiva di Baschetti, anch'essa con data 4 giugno 1585, indirizzata quasi sicuramente al gesuita Ippolito Voglia: «Molto Reverendo Padre in Christo»570, si

prefigge l'obiettivo non solo di presentare la richiesta del porporato suo signore, ma anche l'affetto che la comunità vuole mostrare ai passanti: «Vostra Reverenza darmi subito avviso quanti denari ha speso et assieme mandar un padre a pigliarli che le saranno restituiti et mi avvisi quando vurrà partire che le mandarò la gente che voria»571.

Ippolito Voglia, prima di congedarsi dal suo preposito, sempre nella lettera del 4 giugno, spera, che la complicazione avuta e affrontata con determinazione in questa sosta del viaggio da Roma, non si verifichi in altri luoghi, non solo per non intristire e preoccupare i giovani, ma anche per gli stessi accompagnatori, dato che in questo modo sarebbe diventato difficile organizzare il tutto e sopperire così alle mancanze altrui:

che non avenga in altri luochi quel che ha successo in questi lochi di Sua Santità nelli quali non si ha avuto un minimo sengio [i.e. segno] delli honori et favori fatti a questi Principi da Sua Santità acciò non parà [i.e. paria] estinto quel conto et amore che li pontefici et tutta la corte Romana tenevano di tali Principi che essendo intelligenti come Vostra Paternità sa si perderia molto né si potriano mantenere con quella alegrezza che io procuro tenerli572.

L'espistola di risposta di Acquaviva, della quale segue a breve la restante trascrizione, mostra ulteriori elementi circa questo passaggio, dove il preposito generale tenta di chiarire alcuni aspetti sulla questione: spiega il motivo concreto che ha

568 Non si sono riuscite a reperire particolari informazioni su tale luogotenente. Pare che Baschetti nel 1608 avesse l'incarico di commissario apostolico, come appare in un volume di Ruggiero Guerrieri dal titolo Storia civile ed ecclesiastica del Comune di Gualdo Tadino pubblicato a Gubbio nel 1933.

569ARSI, Ital. 159, f. 22. 570 Ibidem.

571 Ibidem. 572 Ivi, f. 23v.

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scatenato tale difficoltà, ovvero la dimenticanza da parte di un segretario di consegnare l'avviso alla città, sottolinea ancora il desiderio di "rimedio" del cardinale Boncompagni e per concludere si scusa con giovani giapponesi e i suoi confratelli per l'inconveniente che ha colpito l'intero gruppo:

Qui s'è subito procurato il rimedio et nel vero s'è trovato che non è ciò avvenuto per alcun mancamento di volontà di Sua Beatitudine o di questo Cardinale che han maneggiato per negocio, i quali tutti portano nel cuore cotesti Signori ma per errore et o trascuraggine di un segretario, il quale non so in che modo lasciò sola Civita essendo andato in tutte le altre terre et città. L'ordine di Sua Santità tanto favorevole quanto si potrà desiderare. Però per rimediar a tutti questo già Vostra Reverenza havrà saputo come si spedì una posta con lettera dell'Illustrissimo San Sisto dove si ordinava a Castellani come doveano supplir il suo mancamento. Così anco spero già di Nostro Signore che per l'avenire non accaderanno simili inconvenienti, et Dio benedetto non per altro come confido havrà premesso questo, se non per mostrare come suole tanto più chiaramente la sua protettione et parlar providenza sopra di noi. Hora Vostra Reverenza saluti il Signor Don Martino con gl'altri compagni da parte nostra con ogni affetto, et gl'assicuri di quel che di sopra ho detto che tutto questo non s'è fatto per poco amore di Sua Santità di questi Illustrissimi poiché essi ne haveano dato commissione sì espressa, et adesso ne han sentito pena estraordinaria et io spero che et in questo avvinimento qualunque fu, essi havranno esercitato, quella fiducia filiale che debbono haver li veri servi di Dio, et nel resto del viaggio sarà questo mancamento assai ricompensato. Saluti ancora il Padre Nunes, et Padre Mesquita, et gl'altri nostri tutti a quali et a tutta la Compagnia prego felice viaggio et pieno di ogni gratia et consolatione573.

Inoltre, lo stesso Voglia, nell'epistola composta a Perugia l'8 giugno del 1585, ringrazia Claudio Acquaviva per aver risposto alla sua comunicazione, scusandosi al contempo per il dolore arrecatogli:

La lettera di Vostra Reverenda Paternità de 4 recevuta qui hieri mi ha dato travaglio dal dolore che prese per il mio errore, ma certifico Vostra Paternità che meglio si stava in [nel borgetto] che a Civita Castellana dove noi stavamo, così parve al Padre Nunes et io ci [inclinavi] havendo il castellano del loco mio molto con questo, il quale si monstrò tutto pronto ad ogni nostro [servigio] et piacere con contento et alegrezza di quelli Principi che lì stavano melanconici574.

Il giorno seguente, 4 giugno, il gruppo riprende il viaggio verso Narni, «accompagnati dal Borgetto dalli soldati di Città Castellana, che erano tre a cavallo et a piedi 100»575, e nonostante Acquaviva avesse scritto una lettera al governatore di questa