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2.5 La tipologia del viaggio

2.5.3 L'ambasceria Tenshō in Europa: un viaggio religioso

Uno degli scopi principali che si prefigge Valignano è quello di organizzare e promuovere un viaggio religioso: un pellegrinaggio attraverso il quale sono mostrati ai quattro ragazzi gli elementi principali e i siti storico-religiosi più rappresentativi della civiltà occidentale e quindi del mondo cristiano: un viaggio educativo, dunque, finalizzato alla crescita umana e cristiana. Ed è per questo che gli emissari visitano nei tre Paesi europei diverse chiese, basiliche e santuari, dove sono mostrati loro capolavori dell'arte e manufatti di rara bellezza: statue, icone, paramenti e oggetti liturgici. Una pratica che ricorre notevolmente e che vuole sottolineare la grandezza e la "gloria" della religione cattolica è la venerazione delle reliquie dei santi, tra cui anche quelle di famosi martiri, che simboleggiano l'immagine di una Chiesa fervente e viva, di una comunità beata e autentica, capace di vivere concretamente e radicalmente la verità evangelica. La lettera del nobile senese Marcoantonio Tolomei rivolta al cognato Mariscotti del 19 marzo del 1585, dove ragguaglia della visita dei giovani a Siena, ricorda ad esempio che agli ambasciatori sono mostrate diverse reliquie custodite nella chiesa di San Francesco e in quella di San Bernardino e ancora il passaggio alla chiesa di San Domenico per vedere la testa di Santa Caterina da Siena, che suscita grande venerazione nel cuore degli «spagnuoli»394.

La visita ai luoghi santi e sacri è fatta sostenere dall'incontro, stando a quanto è ripetuto ed evidenziato nelle relazioni e cronache che si stanno prendendo in esame. I giovani, difatti, incontrano spesso diversi esponenti del mondo cristiano: visitano alcune fraternità conventuali francescane e domenicane, il convento agostiniano di Vila Viçosa, numerose comunità gesuitiche (dove sono alloggiati e accolti con particolare cura e amorevolezza), il monastero geronimita di Lisbona e quello benedettino di Polirone, le clarisse di Santa Rosa di Viterbo e quelle del Corpus Domini di Bologna, infine la visita alla certosa nella stessa città e a quella di Pavia e la breve sosta presso le monache Montefalco.

In questi luoghi essi possono confrontarsi e conoscere una realtà e una modalità originale di professare la fede: da una parte la carità spirituale e corporale e la predicazione degli istituti di vita attiva, dall'altra il lavoro e la fervorosa preghiera, il

394 Cfr. Giuseppe Sanesi, I principi giapponesi a Siena nel 1585, in "Bullettino Senese di Storia Patria", 1894, v. 1, pp. 124-130. L'articolo contiene l'intera missiva di Tolomei, conservata nella Biblioteca comunale di Siena: Codice D. v. 3, a carte 214. È possibile vedere che il mittente compie una imperfezione datando la visita e l'epistola al 1584.

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binomio ora et labora della vita contemplativa, molto caro a Benedetto da Norcia (480- 547). Essi conoscono, quindi, un nuovo modus di vivere e praticare la dottrina cristiana, uno stile diverso da quello che stanno imparando a praticare a contatto con i gesuiti. Non si possono riportare alla luce specifici esempi su questo aspetto, ma dai diversi resoconti disponibili è possibile cogliere la gioia e la commozione con la quale i giovani sono accolti e ricevuti in questi luoghi e quindi si può immaginare la meraviglia assaporata dai legati durante le varie opportunità che venivano concesse loro.

Attraverso la visita dei vari luoghi, intrisi di fede e di storia, essi possono apprendere, inoltre, anche il ruolo e le attività che vedono coinvolti i laici in quanto corresponsabili dell'essere e dell'agire della chiesa: le confraternite, che cominciavano a diffondersi anche in alcune realtà della chiesa giapponese, le scuole della carità dedite all'istruzione e all'accoglienza dei bambini e degli adolescenti che vivevano situazioni di necessità. Essi possono ammirare, peraltro, la solennità e l'eleganza che caratterizza la vita della comunità dei credenti: l'amministrazione dei sacramenti, le celebrazioni fondamentali e centrali dell'anno liturgico, le processioni e la preghiera comunitaria, il culto mariano e la comunione dei santi. In ogni città e piccolo Stato toccato dall'ambasceria, così come già rilevato nei diversi contributi disponibili, oltre ai momenti conviviali e alle accoglienze solenni e festose ricevute dalle autorità politiche e religiose del tempo, gli emissari sono condotti alla conoscenza e all'approfondimento della religione cristiana, al fine di far coltivare il dono della fede che essi hanno ricevuto. Ecco come si esprime Costante Berselli a proposito:

I principi neofiti avevano potuto toccare con mano, come anche in una piccola città lontana da Roma, la fede cristiana avesse dei monumenti insigni quali, le basiliche di S. Barbara e S. Andrea, e dei centri di spiritualità come il Santuario della Madonna delle Grazie e il monastero benedettino di S. Benedetto. Inoltre avevano potuto adorare, senza ombra di dubbio, il Preziosissimo Sangue di Cristo. A Mantova hanno quindi arricchito quel fervore religioso che avevano maturato a Roma395.

395 Costante Berselli, Principi giapponesi a Mantova nel 1585, in "Civiltà Mantovana", 1968, n. 14, v. 3, p. 76. Un riferimento alla visita ai siti religiosi della città è presente anche in Dell'Istoria ecclesiastica

di Mantova: «Nel qual tempo tre nobilissimi giovani Giapponesi, che in nome di tre Rè di quella

grand'Isola havevano adorato, e resa obedienza al Pontefice, partendosi di Roma, per far ritorno a' loro paesi, giunsero à Mantova a' tredici di Luglio, ove essendo sontuosamente ricevuti, e regalmente trattati, religiosamente visitarono il Sacratissimo Sangue di Cristo, e la Santa Casa della Madonna delle gratie, con molta loro soddisfatione; e poi seguirono il lor viaggio»: Ippolito Donesmondi, Dell'Istoria

ecclesiastica di Mantova del R.P.F. Ippolito Donesmondi Minore Osservante. Parte seconda, Presso

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Il loro viaggio prevede momenti di profondo spessore religioso: esso è scandito dalla preghiera e dal raccoglimento, dalla recita dell'ufficio delle letture, dal canto della litania dei santi, dalla proclamazione delle Sacre Scritture e dalla partecipazione alla celebrazione eucaristica specie la domenica e nei giorni di festa. Miguel, ad esempio, nel De Missione descrive con particolare solennità la processione del Corpus Domini avvenuta nella città di Bologna:

Interfiumus etiam habitae tum temporis supplicationi, qua sanctissimi corporis Christi memoria pie recolitur, et in eius pompa atque ornata, nihil, quod ad magnificentiam, arietatem Christianamque pietatem pertineret, abesse cognovimus. Nam praeter alia, legatus ipse sacraer Eucharistiae pixidem detulit, nosque virgas illas, quibus papilio sacram capsulam sacerdotemque tegens fulciri solet, aliquo spatio deportavimus. Mox eas aliis nobilibus tradentes et cardinalis archipreasulis utrumque latus stipantes, cum ornatissima illa pompa ad locum designatum processimus396.

La stessa "metodologia" è usata anche per raccontare la "sfilata" in onore di San Marco, che la Repubblica di Venezia pospone in occasione della loro visita, come traspare dall'espressione iniziale dello stesso Miguel:

Ubi non solum sacro rite celebrato interfuimus, verum etiam aspectu gravissimi illius conventus es ducentis et quinquaginta magnae auctoritatis senatoribus conflati, mirum in modum exhilarati sumus. Post sacram hostiam cum cantu suavissimo aliisque in primis solemnibus caeremoniis immolatam, ad quoddam palatium, ex quo publicam illam supplicationem totius Veneti populi concursu summopere frequentatam, ex animi sententia intueri possemus, ab iisdem patriciis viris delati sumus397.

Questo episodio è, tuttavia, descritto con grande commozione e solennità anche nei resoconti contemporanei all'evento, basti pensare all'espressione iniziale inserita da Guido Gualtieri per riferire della cerimonia del 29 giugno del 1585:

Questa procesione benché sempre, se pur specialmente all'hora, per edificatione di quei Signori, si procurò, che fusse ornata, e magnifica il più che si puote, per la frequenza de' religiosi claustrali, & de' sacerdoti della città; e fratelli d'alcune numerosissime Confraternità, aggiuntovi una gran richezza di sacre vesti, & di segnalatissime reliquie portate in Tabernacoli grandi, & ornati sopra modo di quantità incredibile d'ori, & argenti, & gioie pretiosissime, che fu stimata passar dieci millioni398.

La sontuosità di tale episodio è registrata anche da Guglielmo Berchet:

396 D. de Sande, S.J.,Diálogo sobre a missão dos embaixadores japoneses à cúria romana, II, op. cit., p. 557.

397 Ivi, p. 599.

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Ma la festa più grandiosa alla quale assistettero, e che fu anzi differita di alcuni giorni perché potessero vederla, fu la solenne processione intorno alla Piazza di S. Marco, che si faceva ordinariamente nel giorno dell'Apparizione di S. Marco, 25 Giugno, e che fu la più ricca e splendida che mai sia stata data in Venezia, come ne fa fede la particolareggiata relazione del Doglioni, nella Venetia del Sansovino399.

L'aspetto religioso può considerarsi, dunque, uno degli elementi portanti e caratterizzanti di tale ambasceria. Da come si è mostrato, la "viva" e "unitaria" vita di fede dell'Europa viene particolarmente assorbita e recepita dai giovani, i quali restano più volte meravigliati dinanzi allo splendore dei luoghi, alla fraternità che respirano nelle diverse comunità religiose incontrate e alla benevolenza che percepiscono in alcuni prelati. Essi, attraverso le istruzioni di Valignano e grazie a coloro che si impegnano al loro rispetto, possono ritornare in patria consapevoli di aver visto e compreso l'agiata realtà religiosa dalla quale provengono i missionari stranieri che operano in Giappone. Allora questo viaggio può considerarsi una vera e propria "esperienza religiosa", un pellegrinaggio che non è fatto solo di luoghi e di venerazione di reliquie e di immagini votive, di orazione e di solenni celebrazioni liturgiche, ma di un diretto, concreto ed efficace incontro con una società, come quella occidentale, che, nonostante le problematiche e le difficoltà, tenta di continuare a vivere l'essenzialità della propria fede, la radicalità del messaggio evangelico e quindi consente l'invio di uomini destinati a proclamare sentimenti di speranza, specie tra coloro che sono identificati come "pagani" o "infedeli".

In questo ambito rientrano anche alcune leggende, episodi e aneddoti che ruotono intorno alla delegazione: forse uno dei più curiosi riguarda il miracolo della Madonna dell'Orto, di cui il cronista Pietro Bombelli nella sua Raccolta delle Immagini della B.V. ornate della Corona d'Oro dal Rev.mo Capitolo di S. Pietro del 1791 e prima ancora Gasparo Alveri in Roma in ogni stato del 1664, forniscono le notizie principali. I giovani invitati a trascorrere una lieta giornata in mare, durante la quale sono "incappati" ancora una volta nelle attenzioni del pontefice, si trovano improvvisamente nel mezzo di una tempesta che minaccia naufragio. In quel frangente i vari componenti del gruppo si ricordano della Madonna dell'Orto, visitata da vicino poco tempo prima, e così implorando il suo aiuto e la sua protezione sono subito esauditi e cessato il vento e calmata la bufera, possono felicemente ritornare a casa. Pare, dunque, che gli emissari siano stati anche salvati e miracolati: è probabile che attraverso questa vicenda, i

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cronisti vogliano evidenziare non solo l'evento prodigioso operato per intercessione della Vergine, ma anche e forse soprattutto la fede di questi giovani, che va a divenire sempre più radicata e salda, così da invocare il divino aiuto nelle situazioni di sconforto e di pericolosità. Non vi sono ulteriori fonti e documenti circa l'avvenimento, infatti esso non è neppure menzionato dai giovani nel De Missione, né tanto meno nelle altre cronache e relazioni stilate in quel periodo. Rimane, dunque, un episodio a carattere narrativo, che non ha nessun radicato e certo fondamento, ma che si inneste in una serie di informazioni e notizie che ruotono intorno agli ambasciatori e che conferiscono enfasi alla stessa ambasceria. Una nota critica: gli autori delle due opere summenzionate affermano che il miracolo avviene l'8 giugno, il che appare del tutto impossibile, poiché gli ambasciatori hanno ormai lasciato Roma cinque giorni prima400.

D'altro canto bisogna dire che la connotazione di viaggio religioso che emerge da tali considerazioni è aumentata anche dalla stessa comunità cattolica, la quale esprime, talvolta, la sua gratitudine per la venuta dei giovani, innalzando un inno di lode e di ringraziamento alla Santissima Trinità (Hymnus sanctae Trinitatis) attraverso l'antica preghiera del Te Deum401, come accade la sera del venerdì 22 marzo del 1585 quando l'intero gruppo giunge presso la residenza gesuitica di Roma ed è accolto dal canto dei giovani del Collegio germanico402 e ancora appena arrivati al santuario di Loreto e a Venezia nella chiesa di San Marco.

L'itinerario degli emissari è caratterizzato sempre dalla presenza dalla folla, la quale in preda alla curiosità e spinta dal desiderio di conoscere gli stranieri, accompagna i giovani durante le varie tappe del loro pellegrinaggio. Le tante persone che cercano di vedere, seppur per pochi istanti, uomini con diversi caratteri somatici, giunti da un Paese particolarmente lontano, possono, attraverso tale viaggio, comprendere il carattere universale della dottrina cattolica, la quale nonostante le difficoltà e le divisioni, le disobbedienze e le eresie, riesce a coinvolgere e quindi a convertire uomini e donne con differenti esperienze e diversi bagagli socio-culturali.

400 Manlio Barberito, Quarto centenario del miracolo della Madonna dell'Orto avvenuto durante il

soggiorno romano della prima ambasceria del popolo giapponese (1585-1985), Arciconfraternita di S.

Maria dell'Orto, Roma, 1985.

401 Mario Righetti, Storia liturgica, I Introduzione generale, Ancora, Milano, 2014, p. 242.

402 Il 31 agosto del 1552 con la bolla Dum sollicita di Giulio III (Giovanni Maria Ciocchi del Monte, r. 1550-1555) è fondato il Collegium Germanicum, aperto ufficialmente nel mese di ottobre dello stesso anno. Nel 1580 tale istituzione si unisce con il Collegium Hungaricum creando così il Collegium

Germanicum et Hungaricum diretto dalla Compagnia di Gesù: István Bitskey, Il Collegio germanico- ungarico di Roma: contributo alla storia della cultura ungherese in età barocca, Viella, Roma, 1996.

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L'elemento religioso mostra, in questo caso, come dimostra Judith C. Brown, un duplice volto, ad intra e ad extra: da una parte i legati giapponesi conoscono la magnificenza e lo splendore della chiesa cattolica, che man mano cominciano ad assaporare fino a divenirne sempre più parte integrante, dall'altra gli spettatori occidentali che, attraverso il fervore e la gioia dei neofiti giapponesi, possono riconoscere l'importanza e la natura contagiosa della dottrina cattolica:

Beyond satisfying the spiritual desires of the emissaries, the purpose of these visits to the religious shrines want to reinforce the religious commitment of the crowds who observed them. [...] The emotive effect on the onlookers sprang both from the recognition of the fervor of the Japanese converts and the self-congratulatory relief that Catholicism was still spreading throughout the world403.