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2.5 La tipologia del viaggio

2.5.2 L'ambasceria Tenshō in Europa: un viaggio socio-culturale

Nel 1555 giunge a Roma un giovane giapponese di Kagoshima, al quale Francesco Saverio impone il nome di Bernardo378. Allontanatosi dal suo Paese, insieme a Mateo di Yamaguchi, che però muore a Goa nel novembre del 1552, visita prima il Portogallo, dove inizia il noviziato a Coimbra e, passando per la Spagna in compagnia di un fratello coadiutore infermiere, approda in Sicilia. Dopo aver trascorso le festività natalizie a Napoli, arriva a Roma, nei primi di gennaio, trascorrendo così alcune settimane a visitare i luoghi più rappresentativi e celebri del cristianesimo. Pima di lasciare la città gli è concesso di baciare i piedi al pontefice Paolo IV (Gian Pietro Carafa, r. 1555- 1559). Muore forse nel febbraio 1557 a Coimbra, luogo in cui è inviato con altri scolastici, per intraprendere gli studi presso il collegio gesuitico della città, senza poter mai far più ritorno alla sua patria379.

Da questa breve presentazione si può comprendere che Bernardo è il primo giapponese a visitare l'Europa e a conoscere da vicino i luoghi emblematici della Chiesa cattolica e più specificatamente della Compagnia di Gesù.

Dopo circa trent'anni si assiste a un evento simile: l'arrivo di quattro "principi" giapponesi, accompagnati da alcuni gesuiti, allo scopo di manifestare obbedienza e gratitudine al pontefice e al monarca. Tale avvenimento presenta quindi delle

378 Durante la prima metà del XVII secolo si registra il viaggio a Roma di un altro membro appartenente alla Compagnia di Gesù: Pedro Kibe Kasui nato nel 1587, beatificato insieme a Nakaura Julião, martirizzato il 4 luglio del 1639. Giunge a Roma, in seguito a un lungo peregrinare, per farsi ordinare presbitero, il 15 novembre del 1620, e per essere ammesso nell'Ordine, con il consenso del generale Vitelleschi, sei giorni dopo: Hubert Cieslik, P. Pedro Kasui (1587-1639). Der letzte japanische

Jesuit der Tokugawa Zeit, in "Monumenta Nipponica", 1959, n. 1/2, v. 15, pp. 35-66. Un altro caso di

pellegrinaggio è annotato nell'inedito Ragguaglio della missione del Giappone, già citato innanzi, dove nell'introduzione, nella quale si racconta di alcuni eventi relativi al Paese, vi è scritto d'un certo sacerdote secolare, chiamato nel manoscritto Tomaso Sama, il quale «dal Giappone venne in Roma a tempo di Paolo Quinto. E perciocché sopra le altre ottime sue parti, mostrò sufficienti Lettere, i Nostri gli ottennero il potersi ordinar sacerdote»: ARSI, Jap. Sin. 65, f. 2v.

379 Pasquale Maria D'Elia S.I., Bernardo il primo giapponese venuto a Roma (1555), in "La Civiltà Cattolica", 1951, a. 102, v. 3, pp. 277-287; 527-535.

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connotazione di viaggio sociale, nel momento in cui i dignitari, attraverso la loro visita e la loro permanenza possono conoscere i tratti identificativi e peculiari della civiltà europea. Durante tutta la peregrinatio essi imparano a familiarizzare con gli usi, i costumi e le tradizioni della società occidentale, anche perché non bisogna dimenticare che uno degli obiettivi principali di Valignano è quello di mostrare ai giapponesi tale realtà, che a suo avviso si manifesta più progredita e felice rispetto a quella nipponica.

I legati possono, dunque, toccare con mano le caratteristiche peculiari di questa societas: le diverse costruzioni delle case e degli edifici, gli abiti e i costumi indossati da personalità politiche e religiose del tempo durante particolari circostanze, il gusto e la preparazione dei cibi, le primizie che allietano i vari banchetti ai quali essi occupano posti d'onore. I giovani sono completamente immersi in una società nuova, totalmente differente dal mondo dal quale provengono, dove guardano ciò che li circonda con occhi pieni di meraviglia e stupore, dove gustano con particolare attenzione i tratti tipici di un mondo attraente ed evoluto. Essi sono "invasi" dal senso di stupore e di meraviglia, che cattura anche l'interesse dei due cugini di Miguel, e così ad un certo punto del De Missione, precisamente nel Colloquium XXI380, Leão asserisce: «Admirabiliora nobis quotidie narras, nec iam dubito quin Europaei homines ceteris ingenio antecellant. Et quidem nisi te socioque testes locupletissimos haberemus, omnia ista tamquam commenticia pro nihilo duceremus»381.

Anche in questo caso la connotazione di viaggio sociale presenta una doppia componente: da un lato gli ambasciatori giapponesi che imparano a conoscere una nuova civiltà e dall'altra gli stessi europei, i quali attraverso la loro presenza e il passaggio in diverse città, specie italiane, possono scorgere ciò che essi avevano letto dalle varie relazioni e ciò che avevano udito dai ragguagli che circolavano a quel tempo.

Informazioni circa le loro tradizioni e costumi sono rintracciabili in alcuni documenti, che vengono stilati allo scopo di perpetuare il loro passaggio e per consegnare ai posteri quanto accaduto. Nella relazione circa la visita montefiasconese, il notaio Manilio Roselli, spinto dalla "smania" di attingere notizie sul Paese dal quale provengono i giovani e sulle loro costumanze, formulando domande ai quattro ragazzi e al fratello coadiutore Jorge de Loyola, riporta i seguenti dati:

380 «De amoenitate ac deliciis Pratolinae villae ducis Hetruriae, et de his quae Senis, Viterbii et reliqua parte itineris Romam usque sunt observata»: D. de Sande, S.J.,Diálogo sobre a missão dos embaixadores japoneses à cúria romana, II, pp. 438-455.

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fanno vino e, pero non ne bevono, e nel loro paese bevono la cercosa [lettura incerta] fatta con orzo, ma qui, detti giovani, et anco detto Giorgio, et il detto Iacomo portughese, bevevano acqua tepida non molto calda me disse ancora detto Giorgio che nella detta Isola ci sono li archibusci, et io li mostrai il mio che havevo all'arcione del cavallo, e me disse che facevano botta e strepito nel tirarli come li nostri, de quali ne furono sparati molti all'arrivo loro, e molte altre cose, che sarei troppo longo, anscrivere382.

Diversi sono coloro che si intrattengono a dialogore con gli emissari: spinti dalla voglia di ricevere notizie sul lontano Giappone: Francesco de' Medici chiede a Mancio di sedersi accanto a lui, mentre gli altri sono posti nelle prossimità di suo fratello Pietro per poter trascorrere del tempo insieme e poter soddisfare la sua curiosità e la sete di conoscenza. Un evento simile si registra anche durante il soggiorno in Spagna, dove l'imperatrice e Donha Leonora de Mascarenhas (1503-1584), anziana governante di Filippo II, dopo aver osservato attentamente una delle loro spade, esprimono ammirazione per la bellezza dei loro paramenti e chiedono loro di scrivere qualcosa nella tipica scrittura giapponese e nelle lettere latine, che essi ben conoscevano383.

Un ulteriore esempio emblematico che cattura l'attenzione degli europei è sicuramente il vestiario sontuoso e raffinato che i giovani giapponesi indossano solo in alcune circostanze:

La folla plaudente notò le finissime vesti «sottili come aria», di un bianco latteo, con ricambi a fiori e foglie di tinta delicatissima, i pantaloni ampi, lunghi fino al tallone, i borzacchini di finissima pelle, la scimitarra dal manico e l'elsa squisitamente lavorati, chiusa nel fodero nero lucido, intarsiato di madreperla. Destò sorpresa la strana foggia dei capelli rasi fino al sommo della testa e le grandi ciocche ricadenti all'indietro sul collo, ma fu ammirato schiettamente l'aspetto «avvenente, gentile, signorile, maestoso, amabile e modesto» degli ospiti384.

L'aspetto religioso e culturale, che particolarmente pervade e caratterizza l'intero viaggio dei giovani legati, non può essere concepito distante dall'elemento culturale, nel momento in cui la religione cattolica con la sua storia e la sua arte, le sue opere letterarie e la sua sapienza filosofica e teologica, i suoi uomini e personaggi illustri, sono parte integrante e costitutiva della civiltà europea.

Sin dall'approdo a Lisbona, nell'agosto del 1584, gli ambasciatori possono guardare e ammirare la bellezza culturale, artistica, architettonica, letteraria e scientifica del continente che è mostrata loro attraverso gli elementi più celebri e innovativi. Senza

382 Apud Elettra Angelucci, I Giapponesi a Montefiascone nel 1585, op. cit., pp. 83-84. 383 M. Cooper, The Japanese Mission to Europe, 1582-1590, op. cit., p. 64.

384 Piero Barrera, L’ambasceria giapponese in Italia nel Cinquecento, in "Yamato", 1941, n. 4, v. 1, p. 111.

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ombra di dubbio l'intento del visitatore Valignano è quello di destare stupore e meraviglia agli occhi dei giovani giapponesi attraverso ciò che è a loro presentato e quindi mediante l'itinerario che per loro è stato proposto e programmato. Gli ambasciatori visitano biblioteche, dove sono mostrati loro il patrimonio librario e i prestigiosi documenti, le università in quanto centro della vita accademica e scientifica, le gallerie d'arte piene di dipinti e tele a testimonianza delle varie scuole pittoriche e talenti artistici, di cui si compiace il Rinascimento, l'eleganza degli abiti e il portamento di coloro che li indossano, i palazzi ricchi di statue di marmo e di pregiati suppellettili, arredati d'oro e di ricami con mobili prestigiosi e manufatti di rara bellezza. Un esempio indicativo è la visita alla villa del cardinale Alessandro Farnese (1520-1589) a Caprarola, dove i legati giungono il 21 marzo del 1585, restando stupefatti dalla bellezza del luogo e del palazzo composto da 150 stanze, «da giardini ricchi di fontane, acquedotti, piante e animali selvaggi, dalla cantina piena di barili di vino e dalle stalle che accoglievano 120 cavalli»385. Inoltre, le stesse chiese e comunità religiose si rivelano luoghi segnati dalla cultura e dalla storia: durante la visita al Monastero dos Jerónimos de Santa Maria de Belém di Lisbona possono ammirare la tomba del famoso navigatore Vasco da Gama e quella dell'illustre poeta Luís de Camões (c.1524-1580).

Tra le componenti del viaggio culturale un posto di rilievo è sicuramente occupato dalla musica, infatti in diversi luoghi i dignitari possono ascoltare dolci sinfonie: spesso sono organizzati per loro concerti e brevi rappresentazioni musicali, come accade durante la duplice visita a Vila Viçosa, dove i giovani sono intrattenuti nella cappella dei duchi di Bragança da una performance musicale ed «examples of music composed up to the time of the visit have also survived at Vila Viçosa. They consist of three pieces by the Spaniard, Ginés de Morata, the first known mestre da capela, and five psalm setting by his Portuguese successor, António Pinheiro»386. Sempre in Portogallo gli emissari possono ammirare l'organo custodito nella cattedrale di Évora e a Mancio e Miguel è offerta la possibilità di suonare tale strumento e di esibirsi dinanzi a un folto pubblico, catturando così l'ammirazione dell'arcivescovo. A Bagnaia durante la visita alla grande e sfarzosa residenza del cardinale Giovanni Francesco Gambara (1533- 1587), gli emissari sono attratti da due attività: la caccia, effettuata anche nella riserva del Granduca di Toscana, che rapisce il gusto del giovane aristocratico Mancio, come

385 Carmen Maria Radulet, La famosa ambasciata giapponese alla Santa Sede. Un pellegrinaggio

nell’Alta Tuscia (1585), in Esilio, Pellegrinaggio e altri Viaggi, op. cit. p. 156.

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egli stesso afferma nel Colloquium XXI del De Missione, e la presenza di un clavicembalo, che distoglie lo sguardo del giovane non più propenso a descrivere i giardini, le fontane e l'eleganza della residenza, ma:

Est illud quidem longum sex palmos, latum vero quattuor, unius palmi altitudine, cuius ad aerem excipiendum opercula ita sunt disposita, ut facili eorum motu, iisdem tabellis pulsatis, plurium instrumentorum inter se differentium, soni vocesque reddantur, ita ut varie excepto aëre, plusquam centum tonorum genera suavissime emittantur. Quod si rursus velis singola tantum instrumenta audire, facile excipies auribus suavem sonum, nunc citharae nunc lyrae, interdum organi, nonnunquam fistularum, modo tubarum, denique sambucae, testudinis, barbiti, psalterii, et cuiuscumque alteribus musici instrumenti. Illud est ergo huius, de quo loquimur, artificium, ut sive multos simul sonos, sive hos atque illos sigillatim velis audire, minimo labore id perficias. Quod quidem inventum et excogitatum est a quodam Veneto artifice summi ingenii viro387.

O ancora a Venezia, luogo in cui l'organista di San Marco Giovanni Gabrieli (c.1557-1612) compone un Te Deum in loro onore, e dove sono realizzati per loro degli Intermezzi su temi biblici, e Andrea Gabrieli (c. 1510-1586), zio di Giovanni scrive, sempre nella Laguna, una Missa per quattro cori, pubblicata nel 1587, per commemorare proprio il loro passaggio388. Ma già nel Colloquium XI389 del De Missione si assiste a una discussione circa la musica europea e quella giapponese al fine di presentare le differenze tra i due sistemi musicali, per mostrare essenzialmente l'armonia prodotta dagli strumenti occidentali e per affermare quindi che gli europei hanno elaborato una vera arte musicale: «E in effetti il Cinquecento è in Europa, e soprattutto in Italia, un secolo di grande elaborazione musicale»390. Quest'arte caratterizza, dunque, la maggior parte dell'itinerario dei giovani giapponesi, come si è voluto rappresentare in un concerto de I Fagiolini, realizzatosi il 13 giugno 2012, presso la Cappella Palatina di Palazzo Pitti e promosso da Villa I Tatti (The Harvard University Center for the Italian Renaissance Studies) allo scopo di considerare

il ruolo che ebbe la musica nella vita quotidiana dei quattro visitatori giapponesi. I resoconti coevi ci dicono che furono ricevuti ovunque con "buonissima musica", a volte espressamente composta in loro onore. I giovani asiatici ascoltarono fra la migliore musica del loro tempo, dal loro arrivo in Portogallo fino alla partenza un anno e mezzo dopo. Ma c'è un'altra ragione per dare alla musica ciò che le spetta. Potrà oggi sembrare sorprendente

387 D. de Sande, S.J.,Diálogo sobre a missão dos embaixadores japoneses à cúria romana, II, p. 453. 388 Influencia Portuguese na Musica da Asia, in "Revista de Cultura", 1996, p. 44.

389 «De icundis atque honestis exercitationibus, quibus Europaei principes utuntur, deque ingenua filiorum educatione»: D. de Sande, S.J.,Diálogo sobre a missão dos embaixadores japoneses à cúria romana, II, op. cit., pp. 220-237.

390 Y. Gunji, La missione degli Ambasciatori Giapponesi del 1585 e Bagnaia, op. cit., p. 29. Dello stesso autore: Dall’isola del Giapan. La prima ambasceria giapponese in Occidente, Unicopli, Milano, 1985.

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sapere che i ragazzi avevano studiato musica nei loro seminari: sia canto gregoriano che musica strumentale europea. Avevano imparato a suonare la spinetta e l'organo; sappiamo inoltre che, nel corse delle lunghe traversate, una gran parte delle giornate era dedicata alla pratica dei loro strumenti, cosa che avrà aiutato a passare il tempo in quel lungo, tedioso e infinitamente pericoloso viaggio391.

Non bisogna dimenticare, tuttavia, che gli ambasciatori portano e mostrano, giunti in patria, libri di musica e strumenti, i quali sono presentati anche a Hideyoshi durante la visita del marzo 1591, dove offrono al taikō uno spettacolo con vari strumenti europei: il clavio, l'arpa, il liuto e la rabeca.

La connotazione di viaggio culturale è sicuramente evidenziata anche dal continuo scambio di doni che avviene tra gli ambasciatori e le autorità civili e religiose che amorevolmente li accolgono. Spesso ai giovani sono consegnati alcuni regali, che ritraggono aspetti della cultura europea, mostrati anch'essi a Hideyoshi durante l'incontro presso il palazzo a Kyōto.

Ma trovandoci dinanzi a un fenomeno di interazione culturale, è doveroso ricordare, anche se già emerso, che pure i giovani emissari lasciano agli occidentali tipici doni giapponesi, come avviene a Venezia, dove offrono al doge due eleganti abiti con decori di uccelli e fiori, una spada e un pugnale in coppia, che furono conservati nelle sale del Consiglio dei Dieci fino al 1773, quando se ne persero le tracce392. Quindi attraverso la loro visita e il loro viaggio anche l'Europa può conoscere più da vicino alcune componenti culturali del Giappone e di coloro che lo rappresentano soprattutto quando mostrano, durante l'udienza con il re spagnolo, il katana 刀e il wakizashi 脇差, le

tipiche spade nipponiche. I giovani sono, infatti, "utilizzati" in un tableau vivant per rappresentare il Giappone in Europa.

È possibile, dunque, affermare con il noto gesuita Yūki Diogo: «This legation, almost without importance at the beginning, was received with great interest in Europe, and became a symbol of the cultural relations between Japan and the peoples of southern Europe in the sixteenth and seventeenth centuries»393.

391 Tenshō shōnen shisetsu, Il viaggio in Italia di quattro giovani giapponesi nell'anno 1585, op. cit., p. 11.

392 F. Morena, Cronaca di un incontro meraviglioso. Il Giappone, l'Italia e Firenze dal XVI al XIX

secolo, in Di Linea e di Colore. Il Giappone, le sue arti e l'incontro con l'Occidente, op. cit., p. 233.

393 Diego Yuuki, S.J.,The College of St. Paul of Macau and the Church of Japan, in John W. Witek,

S.J., Religion and Culure An International Symposium Commemorating the Fourth Centenary of the University College of St. Paul, Macau, 28 November to 1 December 1994, Instituto Cultural de Macau-

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