• Non ci sono risultati.

Navigatori e mercanti portoghesi in Giappone e l'introduzione della cultura lusitana

di Nagasaki (Nihon Nijūroku Seijin Kinenkan 日本二十六聖人記念館), nel simposio

internazionale Tra passato e futuro, la missione della Chiesa Cattolica in Asia: il contributo della Sophia University, svoltosi alla Pontificia Università Gregoriana (14-15 marzo 2014) per celebrare i 100 anni della fondazione (1913-2013) della Jōchi Daigaku 上智大学, la prima università cattolica del Paese139. Egli può essere, inoltre, considerato "antesignano" dell'inculturazione in Oriente140.

1.6 Navigatori e mercanti portoghesi in Giappone e l'introduzione della cultura lusitana

L'arrivo dei gesuiti nel 1549 è anticipato dall'approdo accidentale di tre mercanti portoghesi nel porto di Tanegashima, a sud del Kyūshū, nel settembre del 1543, che segna l'inizio dei contatti e delle prime relazioni luso-giapponesi.

Shimizu Yuko, dell'Istituto storiografico dell'Università di Tōkyō, attraverso lo studio delle fonti europee circa l'argomento e considerando le ricerche di altri studiosi giapponesi, sostiene che l'arrivo dei primi lusitani nella Terra del Sol Levante è da risalire al 1542. Difatti il suo contributo comunicato nel congresso internazionale A Presença Portuguesa no Japão nos séculos XVI e XVII, vuole porsi in contrapposizione alle considerazioni di Georg Schurhammer presentate in un articolo del 1946, dove questi afferma che i portoghesi arrivano nel 1542 nell'isole Ryūkyū e l'anno successivo toccano le coste di Tanegashima141.

La riflessione proposta dalla storiografa nipponica considera come fonte attendibile ciò che António Galvão (1490-1557) scrive nel Tratado dos descobrimentos, edito a Lisbona nel 1563, ovvero che i primi portoghesi António da Mota, Francisco Zeimoto e António Peixoto giungono in Giappone nel 1542, mettendo in discussione, ad esempio

Anniversary of Sophia University, 14-15 March 2014: International Symposium, Gregorian & Biblical

Press, Rome, 2014, pp. 47-50.

139 Cfr. Os Jesuítas e a Universidade Catolica de Toquio, in "Brotéria", 1927, v. 4, pp. 295-302; Harald Fuess, Deutsche Jesuiten in Japan, in Annette Schad Seifert - Gabriele Vogt (hrsg.), Deutschland

in Japan, Iudicium Verlag, München, 2005, pp. 83-108. La rivista gesuitica Weltweit ha dedicato l'intero

numero del Sonderausgabe 2013 a 100 Jahre Sophia-Universität Tokyo. Sull'attuale missione della Compagnia in Giappone si veda: Shinzō Kawamura - Yoshio Kajiyama - Robert Chiesa (eds.), Japan

Province of the Society of Jesus: Centennial Recollections, 1908-2008, Nansōsha, Tokyo, 2010.

140 Vittorio Volpi, Un antesignano dell'inculturazione in Oriente: Alessandro Valignano S.J., in "Asiatica Ambrosiana", 2009, n. 1, pp. 179-207.

141 Yuko Shimizu, An Analysis of Historical Documents Concerning when the Portuguese First

arrived in Japan, in Congresso Internacional A Presença Portuguesa no Japão nos séculos XVI e XVII,

47

ciò che è stato espresso da Nanpo Bunshi 南浦文之 (1556-1620), monaco Zen di

Satsuma, nel Teppōki 鉄炮記, un'opera che relaziona di archibugi europei, pubblicata

nel 1606142. Ciò va a contrapporsi anche con quanto è espresso da Fernão Mendes Pinto (1509-1583) nella Peregrinação, opera di 226 capitoli, pubblicata nel 1614 a Lisbona143, dove egli afferma di essere stato il primo portoghese insieme a Diogo Zeimoto e Christóvão Borralho a mettere piede nell'arcipelago, senza però specificare l'anno.

Tralasciando ora questo problema non ancora del tutto risolto dalla storiografia, è necessario porre l'attenzione sul sistema di relazioni e legami che si vengono a creare tra la potenza commerciale e marittima lusitana e l'Impero nipponico, segnato e caratterizzato non solo dagli scambi commerciali144, ma anche da un fecondo fenomeno di interazione culturale.

In questi anni di redditizia attività mercantile si assiste alla nascita del nanbangaku 南蛮学 o nanban bunka 南蛮文化 vale a dire «della risonanza e degli studi della cultura dei "barbari del sud", come furono allora chiamati gli Europei che risalivano verso l'arcipelago dell'Oceano Indiano e Pacifico»145.

Questo fenomeno investe, dunque, diversi campi del sapere, specie grazie all'impegno e alle capacità di diversi gesuiti, i quali accanto al lavoro liturgico

142 Louis Frédéric, Teppō-ki, in Japan Encyclopedia, Harvard University Press, Cambridge, 2002, p. 964.

143 Arnaldo Saraiva, A Peregrinação de Fernão Mendes Pinto revisitada: a sua teoria moderna da

viagem, in Piero Ceccucci (org.), Quarto Centenário da Morte do Padre Matteo Ricci (1552-1610). Macau e o Oriente nas Literaturas de Língua Portuguesa - Receios e Seduções - Atas do Colóquio Internacional, Florença 10-11 de Maio de 2010, Società Editrice Dante Alighieri, Roma, 2012, p. 295. Si

veda anche: Roberto Pontes, Mentiras e verdades na Peregrinação de Fernão Mendes Pinto, in "Revista de Letras", 2003, n. 25, v. 1/2, pp. 36-39.

144 Il commercio si intensifica anche grazie all'apertura del porto di Nagasaki, che a partire dal 1571 diventa anello di congiunzione mercantile tra Macao (Cina) e Nagasaki (Giappone): «These two cities supported Lusitanian trade in the area, and the connection between them was made by the famous

kurofune, the Black Ship, whose voyages have been systematically enumerated by Charles Boxer in his

book The Great Ship from Amacon»: João Paulo Oliveira e Costa, A Route Under Pressure;

Communication Between Nagasaki and Macao (1597-1617), in "Bulletin of Portuguese/Japanese

Studies", 2001, v. 1. p. 76. Tale nave, che viaggia annualmente, «transported Chinese silk bought on the market of Canton, which was exchanged for Japanese silver, in turn re-sold in China», è spesso riprodotta nei nanban byōbu 南蛮屏風: Angelo Cattaneo, From Cipangu to Iapam. Reciprocal Perceptions between

Europe and Japan (1300-1650), in Di Linea e di colore / Line and colour Japanese Arts and the European Connection, il Giappone, le sue arti e l'incontro con l'Occidente / Japanese Arts and the European Connection, op. cit., p. 499. Il porto di Nagasaki è ceduto alla Compagnia di Gesù nel 1580 dal daimyō Ōmura Sumitada (1532-1587): Diego Pacheco, The Founding of the Port of Nagasaki and its Cession to the Society of Jesus, in "Monumenta Nipponica", 1970, n. 3/4, v. 25. pp. 303-323.

145 Adolfo Tamburello, La cultura occidentale nel Giappone Tokugawa. Parte I: Gli sviluppi del

48

sacramentale tentano di penetrare nel contesto socio-culturale del Paese, introducendo così alcuni aspetti identificativi e peculiari della loro cultura di provenienza. La parola nanban 南蛮, di origine cinese, diventa quindi una sorta di prefisso che caratterizza e identifica la cultura occidentale, che sembra essere ben accolta dagli stessi giapponesi interessati a studiare gli elementi fondanti e cogliere gli aspetti originali e innovativi.

In questo paragrafo, attraverso alcuni esempi, si tenta di mostrare il valido contributo scaturito da questo incontro che investe il campo della medicina e quello delle arti figurative, l'ambito della musica e quello della letteratura. Tale fenomeno culturale travolge anche la sfera culinaria, dove si registrano alcune novità circa la preparazione di cibi, la rivalutazione e il diverso uso di certi ingredienti e la nuova produzione di dolciumi e dessert. Si parla, infatti, anche in questo caso di nanban ryōri 南蛮料理

ovvero di cucina dei barbari del sud e di nanban gashi 南蛮果子 dei dolci e quindi

della pâtisserie di provenienza iberica146.

Il portoghese Luís de Almeida (1525-1583), cristão novo convertido, giunto in Giappone per scopi commerciali, entrato nel 1556 nella Compagnia in seguito a una profonda crisi spirituale, laureato in medicina, si dedica ben presto ai malati di sifilide e di lebbra, costruendo un ospedale a Funai verso la fine del 1557. In questo luogo impartisce lezioni di chirurgia e pratica alcuni interventi, che riscuotono successo in diverse zone dell'arcipelago. La pratica chirurgica introdotta da Luís de Almeida porta alla nascita del nanbanryū geka 南蛮流外科 vale a dire di una scuola giapponese detta

"Chirurgia dei barbari del sud", che con gli anni subisce un rallentamento e variazioni a causa delle disposizioni istituite dalla Compagnia mediante la pubblicazione delle Costituzioni e attraverso le direttive dello stesso Valignano. Il gesuita lusitano è ricordato anche per aver introdotto nella missione giapponese la confraternita della Misericordia a Nagasaki (Misericórdia), luogo in cui è inviato dal superiore Cosme de Torres nel 1567147 e dove si dedica agli orfani. Anche il confratello Christóvão Ferreira (1580-1650), noto per il suo caso di apostasia (Sawano Chūan 沢野忠庵), pare riveli

attitudini in questo campo, probabilmente acquisite anche grazie ai contatti con gli

146 Cfr. Tim Anderson, Nanban: Japanese Soul Food, Square Peg, London, 2015. Si veda, inoltre: Carlo Pelliccia, La lingua portoghese in Giappone nei secoli XVI e XVII: cibo e dolci dei "barbari del

sud", in Emma De Luca (a cura di), Parla come mangi, Sette Città, Viterbo, 2015, pp. 75-91.

147 Cfr. Ignatia Rumiko Kataoka, Fundação e Organização da Confraria da Misericórdia de

49

olandesi, al punto da comporre tre trattati su questa scienza e da essere considerato anch'egli promotore del nanban igaku 南蛮医学 (medicina dei barbari del sud)148.

Nel luglio del 1583 giunge a Nagasaki il pittore nolano Giovanni Cola (1560-1626), che già a Macao aveva dato inizio alla fondazione di una scuola di pittura, dipingendo una cartina dell'Italia e il Salvator Mundi. Anche e soprattutto grazie all'impulso del visitatore Valignano è istituita una schola pictorum, nota come Accademia di San Luca149, nata con l'intento di promuovere e far conoscere le tecniche occidentali e di realizzare dipinti utili a impreziosire le chiese nascenti e le comunità religiose. Questa istituzione attira, fin da subito, lo sguardo di coloro che sono legati agli ambienti gesuitici, ma anche di quelli che sono interessati semplicemente all'apprendimento di originali tecniche e metodologie. In questo ambito si parla di nanban bijutsu 南蛮美術

cioè di pittura dei barbari del sud, che secondo Francisco Javier Ruiz Carrasco può essere divisa in due correnti:

La primera, compuesta por artistas japoneses que practicaban la pintura tradicional representando la vida y las costumbres de los europeos sobre los famosos biombos y otros soportes japoneses. Y la segunda, la llevada a cabo por artistas, en gran parte novatos, que se atrevían con representaciones religiosas con procedimientos pictóricos occidentales150.

La conoscenza e l'assimilazione di tecniche occidentali cattura l'interesse anche della scuola Kanō, fiorita in particolare a Kyōto durante il periodo Muromachi (1336-1573), dove i pittori di tale corrente cominciano a produrre dei byōbu, paraventi pieghevoli su carta o seta, che ritraggono oggetti e personaggi occidentali, spesso l'arrivo dei mercanti e missionari stranieri, giunti con la "nave nera": l'imbarcazione che consente loro di arrivare in Giappone da Macao. Questi paraventi, tutt'oggi etichettati come nanban

148 Cfr. Giovanni Borriello, Il contributo del missionariato portoghese all’introduzione della pratica

medica europea in Giappone, in Maria Luisa Cusati (a cura di), Atti del Convegno Internazionale Portogallo e Asia, Università degli Studi di Napoli “L’Orientale", Napoli, 2008, pp. 109-120. Alcune

informazioni relative alla sua attività missionaria in Giappone sono presenti anche in: Midori Wakakuwa,

Kuatoro ragattsui: Tenshō Shōnen Shisetsu to sekai teikoku クアトロラガッツィ:

天正少年使節と世界帝国, op. cit.. Sul volume si veda: Francesco Mitani Hideki, Book Review:

Wakakuwa Midori, Quattro ragazzi: The Tensho Embassy and the World Empires, in "The Japan Mission

Journal", 2013, n. 3, v. 67, pp. 211-213.

149 «If the Jesuits' painting school was established in 1583 or in 1590 remains a discussed matter, it is certain that during this year it was already functioning in Katsusa»: Alexandra Curvelo, Nagasaki. An

European Artistic City in early Modern Japan, in "Bulletin of Portuguese/Japanese Studies", 2001, v. 2,

p. 28.

150 Francisco Javier Ruiz Carrasco, El arte nanban y la introducción del procedimento del óleo en

Japón, in Pedro San Ginés Aguilar (org.), La investigación sobre Asia, Pacífico en España, I, Editorial

50

byōbu151, sono realizzati da artisti giapponesi che «made modest use of perspective and shadows, techniques which they hardly ever applied when painting (traditional) Japanese subjects»152.

Anche la particolare e radicata tradizione musicale europea suscita particolare attenzione e curiosità agli occhi dei giapponesi. I gesuiti, specie nelle loro residenze e nei luoghi di formazione, propongono una conoscenza e uno studio della musica occidentale, particolarmente legata al campo liturgico e quindi ecclesiale, attraverso l'introduzione della messa cantata, la liturgia delle ore e ancora altre pratiche di devozione cristiana. Il nanban ongaku 南蛮音楽 riscuote singolare successo, specie in

seguito alla realizzazione, ad opera del gesuita lusitano Aires Sanches (1528-1590), della prima scuola di musica europea nel Paese.

Diogo de Mesquita, invece, contribuisce alla conoscenza e alla coltivazione di alcune piante occidentali in Giappone, come egli stesso comunica a Juan de Ribera (1565- 1622), allora rettore del collegio di Manila in una lettera del 28 ottobre del 1599153. E a questo gesuita è data la responsabilità di aver richiesto a Lisbona una strumentazione per la stampa che consentirà nel 1590 la fondazione di una stamperia a caratteri mobili presso il collegio gesuitico di Katsusa. Questo evento si rivela particolarmente fecondo nell'ambito della missione cattolica, poiché attraverso la stampa è possibile far conoscere i capisaldi della fede cristiana e permettere una veloce ed efficace opera di evangelizzazione154. Il lavoro di editoria, che consente la realizzazione dei kirishitan- ban キリシタン版 ovvero edizioni cristiane, vuole, da un lato promuovere la nascita di

una "letteratura europea", attraverso la quale è possibile presentare gli elementi culturali e sociali del mondo occidentale, come avviene mediante la traduzione di 70 favole, anticipate dalla breve biografia dello scrittore greco Esopo (620 a.C.-560 a.C.) edite in Esopo no fabulas エソポのハブルス nel 1593, e dall'altro presentare strumenti quali

151 Cfr. Kuniko Tanaka, Europa e Giappone rispecchiati nei Nanban byōbu, in "Asiatica Ambrosiana", 2011, n. 3, pp. 81-104.

152 Paul van der Grijp, Art and Exoticism: An Anthropology of the Yearning for Authenticity, Lit. Verlag, Berlin, 2009, p. 185.

153 Cfr. Pedro Lage Reis Correia, Father Diogo de Mesquita (1551-1614) and the Cultivation of

Western Plants in Japan, in “Bulletin of Portuguese/Japanese Studies", 2003, v. 7, pp. 73-91.

154 Anche in questa attività è di particolare importanza il ruolo e l'impulso dato da Alessandro Valignano: Rui Loureiro, Kirishitan Bunko: Alessandro Valignano and the Christian Press in Japan, in "Revista de Cultura", 2006, n.19, pp.134-153. Si veda, inoltre: Yoshimi Orii, The Dispersion of Jesuit

Books Printed in Japan: Trends in Bibliographical Research and in Intellectual History, in "Journal of

51

lemmari, dizionari e grammatiche particolarmente utili per lo studio della lingua giapponese. La prima opera che si realizza con l'arrivo di tale macchinazione è Sanctos no Gosagueono uchi Nuqigaqi サントスのご作業のうち抜書, un sommario della vita dei santi, realizzato in rōmaji ローマ字 cioè nella traslitterazione in caratteri latini

(romanizzazione), che comincia a diffondersi in Giappone proprio in quegli anni, e sempre nel 1591 è pubblicato il Dochiriina Kirishitan どちりいなきりしたん

(Doctrina Christão), il primo catechismo per i giapponesi155, seguito da una versione in caratteri latini realizzata ad Amakusa nell'anno seguente e un'altra nel 1600 a Nagasaki156. L'anno successivo (1592) è la volta del Feiqe monogatari (Heike monogatari) 平家物語157, sempre in rōmaji, che «costituiva un estratto dell'opera

originale e doveva servire ai missionari, e non solo, dal testo di base per l'apprendimento della difficile lingua giapponese»158, ad opera di «Fabian Fukan159 (un japonés miembro de la orden)»160. Pare che l'opera sia stata stampata dal fratello Giambattista Pesce (c.1560-1626), calabrese, che giunge in Giappone nel luglio del 1590 nella stessa imbarcazione di Valignano.

155 Aldo Tollini, Alcune considerazioni sulla lingua del Dochiirina Kirishitan (1591), il primo

catechismo per i giapponesi, in Atti del XX Convegno di Studi dell’Associazione Italiana per gli Studi Giapponesi, Sassari-Alghero 26-28 settembre, 1996, Aistugia, Venezia, 1997, pp. 325-359.

156 Di questa opera si annota anche una edizione del 1600 nella quale le 161 parole occidentali traslitterate in hiragana 平仮名 della precedente versione sono in buona parte sostituite da termini giapponesi.

157 Appartiene al genere dei gunki monogatari 軍記物語 (racconti guerreschi) e narra la storia del clan dei Taira continuamente in lotta contro quello dei Minamoto.

158 A. Palermo, Gli studi italiani sull’epica giapponese, in Italia-Giappone 450 anni, II, op. cit., p. 563.

159 Conosciuto in alcune fonti coeve come Fukansai 不干斎 (1565-1621) aderisce inizialmente alla religione buddhista. In seguito alla sua conversione, grazie al contatto con il mondo gesuitico, riceve il battesimo nel 1583, studia nel seminario di Takatsuki e Ōsaka e tre anni dopo entra nella Compagnia di Gesù. Dopo il noviziato a Usuki, insegna per qualche anno giapponese presso il collegio di Katsusa. Nel 1605 pubblica il Myōtei Mondō 妙貞問答 (Il dialogo tra Myōshū e Yūtei), considerato il migliore testo apologetico scritto da un cristiano giapponese, diviso in tre libri: confutazione del buddhismo, del confucianesimo e dello shintoismo. Nel 1612 abbandona l'Ordine, impegnandosi nella stesura di alcune opere anticristiane, come dimostra il Ha Daiusu 破提宇子 (Contro la grande menzogna), edito nel 1620, nel quale si scaglia contro Tokugawa Ieyasu (1542-1616) per aver attuato una politica di violenza nei confronti della comunità cattolica ormai stanziatasi nel Paese e si pone al contempo non favorevole alla presenza dei missionari poiché disprezzano i suoi connazionali: Monika Schrimpf, The Pro- and Anti-

Christian Writings of Fukan Fabian (1565-1621), in "Japanese Religions", 2008, n. 1&2, v. 33, pp. 35-

54.

160 Gonzalo San Emeterio Cabañes, Presencia y papel de un clásico de la poesía, el Wakanrôeishû,

entre las misiones jesuitas del Japón del s. XVII. Conversión y poesía, in "Revista Iberoamericana de

52

Complessivamente si contano 30 volumi realizzati tra il 1591 e il 1614, anno in cui "l'itinerante" stamperia è trasferita a Macao, in seguito al grande editto di persecuzione. Diversi studiosi, tra cui Otto Zwartjes dell'Universiteit van Amsterdam e Maruyama Tōru della Nanzan Daigaku 南山大学 (Università Nanzan) di Nagoya, solo per

menzionare alcuni nomi rappresentativi, nell'ambito delle loro ricerche hanno elencato le varie opere realizzate in quegli anni e al contempo hanno evidenziato l'importanza che esse rivestono, poiché tali lavori consentono uno studio della lingua giapponese dei secoli XVI e XVII161.

In ambito gesuitico gli studi di linguistica sono intrapresi verso il 1552 da Duarte da Silva (1536-1564)162, autore della grammatica Arte da Lingua Japoneza e del Vocabulario da Lingua Japoneza, entrambi andati perduti; e successivamente dal fratello Juan Fernández, il quale «was responsible for the catechism of the inhabitants of Ichibu, an important early Christian centre on the island of Ikitsuki»163 e autore, secondo il poligrafo spagnolo Marcelino Menéndez y Pelayo (1856-1912), del Dictionarium Japonicum duplex. Una importante opera che va certamente menzionata in questo caso è la pubblicazione di una grammatica giapponese, pubblicata nel 1594 presso il collegio gesuitico di Amakusa, che è «based on the famous grammar book by Manuel Álvares (1526-1582/1583)164. It adapted Latin grammar directly to Japanese grammar. It is the first attempt to consider Japanese grammar from the perspective of a foreign grammar»165. Nel 1603 è compilato in portoghese e giapponese il Vocabulario da lingoa de Iapam com a declaração em Portugues, feito por alguns padres, e irmaõs

161 Toru Maruyama, Linguistic Studies by the Jesuit Mission Press in the Sixteenth and Seventeenth

Centuries, in Peter Milward (ed.), Portuguese Voyages to Asia and Japan in the Renaissance Period, Proceeding of the International Conference held at Sophia University, Tokyo, from September 24-26 1993, The Renaissance Institute Sophia University, Tokyo, 1994, pp. 79-89; Ead., Estudo da Língua Japonesa Através dos Documentos Deixados pelos Missionários Portugueses dos Séculos XVI e XVII - Pensando o Passado e o Futuro da Minha Investigação, in "Confluência: Revista do Instituto de Língua Portuguesa", 2011, n. 41/42, pp. 64-79; Ead., Importância dos estudos recíprocos entre Japonês e

Português dos séculos XVI e XVII, in "Revista de Letras", 2006, n. 5, v. 2, pp. 59-67.

162 Il 7 settembre del 1552 Duarte da Silva arriva in Giappone insieme a Baltasar Gago (1515-1583) e al fratello coadiutore Pedro de Alcáçova (1523?-1579). Da Silva raggiunge Cosme de Torres a Yamaguchi, Gago inizia immediatamente a lavorare con Fernández, impegnandosi anche nell'ambito della traduzione di testi (nel 1560 si allontana dal Paese), mentre de Alcáçova ritorna in India l'anno seguente (19 ottobre): Neil S. Fujita, Japan's Encounter With Christianity: The Catholic Mission in Pre-

Modern Japan, Paulist Press, Mahwah (NY), 1991, p. 54; João Paulo Oliveira e Costa, Os Jesuítas no Japão (1549-1598) uma Análise Estatística, in O Japão e o cristianismo no século XVI, op. cit., p. 301.

163 Otto Zwartjes, Portuguese Missionary Grammars in Asia, Africa and Brazil, 1550-1800, John Benjamins Publishing Company, Amsterdam-Philadelphia, 2011, p. 94.

164 Si tratta del De Institutione grammatica libri tres, pubblicato a Lisbona nel 1572 da Excudebat Ioannes Barrerius Typographus Regius.

165 Yoshihisa Yamamoto, Scholasticism in Early Modern Japan, in "Mediaevalia. Textos e estudos", 2012, v. 31, p. 255.

53

da Companhia de Iesu contenente più di 32.000 lemmi e con spiegazioni in lingua