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L'entrata nel terreno è stata facilitata dalla progressiva costruzione di relazioni con soggetti coinvolti a vario titolo in spazi, iniziative, attività vincolate in qualche modo alla migrazione. In una prima fase non si è trattato di un interesse specifico per la migrazione da centro e sud America, ma di un'osservazione peculiare del contesto locale, volta a rilevare protagonisti, logiche e funzioni delle principali associazioni (di e per stranieri); di luoghi di culto, eventi ludici e sportivi, scuole di lingua per stranieri, celebrazioni storiche e iniziative socio-culturali, attività sindacali e politiche. Ciò è dipeso, tra le altre cose, dall'aver rilevato quasi subito che l'esperienza della migrazione attraversa trasversalmente –offrendo occasioni d'incontro e di confronto– molti gruppi, disomogenei per provenienza e fluidi per logiche di appartenenza. Lo spazio collettivo locale sembra organizzarsi maggiormente intorno a gruppi che condividono interessi (iniziative culturali, celebrazioni religiose), necessità peculiari (problemi burocratici; di accesso all'assistenza sanitaria; volontà di partecipazione alla vita di quartiere e di città) e prospettive (attivismo e lotte politiche legate a varie rivendicazioni di diritti; prospettive di genere e di età) piuttosto che intorno a comunità circoscritte a singole provenienze. Ciò non significa sottovalutare l'esistenza di reti e strategie di supporto vincolate a specifici gruppi – molte delle quali utilizzano canali più privati/informali – ma che una certa fluidità sembra essere una caratteristica quanto meno nel livello della partecipazione del singolo a una sfera “pubblica”.

In più occasioni si è riflettuto internamente al gruppo di ricerca sulle possibili connessioni tra partecipazione alle realtà collettive/associative e integrazione. Il tessuto associativo pare funzionare da risorsa sociale per chi non possiede delle relazioni familiari, amicali, lavorative solide, specie in riferimento alle reti di solidarietà tra connazionali (il cui sostegno, peraltro, non sempre appare disinteressato. Sono frequenti casi in cui viene per esempio corrisposta una cifra in cambio del supporto logistico).

È emerso di frequente infatti, come man mano che si costruisce una propria autonomia affettiva e materiale, si abbia sempre meno “bisogno” di questo tipo di supporto. D'altra parte si è rilevato come iniziative promosse a livello collettivo/associativo riescano ad arrivare solo fino a un certo punto, nel senso che non hanno il potenziale di intercettare e coinvolgere coloro che si trovano in circostanze di incisiva difficoltà. Come a dire che sebbene tali iniziative funzionino come una risorsa importante, essa non è fruibile da chi è particolarmente vulnerabile. Con le parole di una testimone: “Sono associazioni fatte di persone che fondamentalmente stanno bene. Ho provato a contattarli ma non mi hanno più cercato. Io sono in una situazione diversa; non ho tempo per certe cose. Forse hanno capito che sono in difficoltà e non mi lascio entusiasmare dal giorno

della Independencia, dalla partita di football dei mondiali; dalla pacha mama41, insomma dalle cose per cui loro si riuniscono. Io mi preoccupo di sopravvivere. L'avranno capito. È umiliante che continui a cercarli sempre io”.42

È inoltre emerso che, se una certa serenità emotiva e materiale sia alla base dell'allontanamento da reti vincolate alla comune provenienza geografica, tale serenità diventa poi il motore che rende possibile ritornare nello spazio collettivo alla ricerca di nuove risorse, confronti, condivisioni. È parso essere quindi quasi impossibile (non era peraltro uno scopo della ricerca) tracciare una presenza “latinoamericana” per “provenienze” nel territorio. Al di là di gruppi particolarmente organizzati e più omogenei come i peruviani che hanno dei punti di riferimento importanti, tale presenza pare essere disaggregata per origine e intessuta nella trama locale. Ne è stata continuamente dichiarata una forte eterogeneità tra le diverse nazionalità, sia per le circostanze esistenziali nel paese di origine che per le motivazioni che hanno spinto alla migrazione così come per il livello d'integrazione e le condizioni di vita nel contesto di approdo. Tale eterogeneità è stata talvolta enfatizzata anche in riferimento a persone provenienti dagli stessi paesi di origine ma da zone diverse, rurali o urbane.

Ho avuto modo di conoscere Desideria proprio grazie alla sua vivace partecipazione all'interno di tutta una serie di attività legate fondamentalmente all'educazione alimentare e ambientale.43 Desideria è al centro di una variegata rete di donne nate in paesi diversi del sud America con le quali organizza presentazioni di libri, mostre fotografiche, incontri di poesia, laboratori d'arte e rappresentazioni teatrali, servizi di etno-gastronomia oltre alla cura di un orto urbano. Ripetutamente ho affrontato con Desideria discorsi vincolati alla migrazione dall'America latina in Emilia-Romagna che lei descrive essere imponente, molteplice, arricchente, “piena di sfumature, di storie, di antichi saperi”. Tale è il senso del suo attivismo, quello di “restituire un'immagine delle donne d'oltreoceano fatta di studio, di saggezza, di equilibrio tra mente, corpo e ambiente”. La sua testimonianza lascia trasparire una tensione critica costante verso l'utilizzo di categorie “che entrano nel corpo e rubano l'anima”. Si riferisce a un immaginario consolidato che associa le donne latinoamericane a una “bellezza meramente fisica, a costumi facili, culetto sodo,

41 In lingua quechua significa Madre terra. Divinità venerata dagli Inca e da altri popoli dell'altipiano andino tra cui gli Aymara. Si riferisce alla terra, all'agricoltura, alla fertilità.

42 M., 50 anni, argentina.

43 Kankurwa Kai Kashi, associazione di promozione sociale che opera nell'ambito dell’educazione all’intercultura, dell’educazione ambientale e alimentare, della mediazione culturale e linguistica, della tutela dei diritti umani e dell'integrazione (per maggiori informazioni http://www.kankurwakaikashi.altervista.org/chisiamo.html). Altri punti di riferimento nel territorio altrettanto significativi, per citarne alcuni, sono stati: Hermanos Latinos (Ferrara http://www.informafamiglie.it/emiliaromagna/ferrara/famiglia-e-associazioni/associazioni-per-famiglie- straniere/associazione-hermanos-latinos/user_view), AReA Associazione Residenti Argentini (Medicina, BO

http://www.comune.medicina.bo.it/modelli/mod020503.aspx?ID=189), Consultorio Augusta Pini che per un periodo ha offerto un servizio di consulenza psicoterapeutica in lingua spagnola (http://fondazioneaugustapini.it/consultori-bologna).

pelle color bronzo, predisposizione naturale alla danza”. “Se è vero – sostiene – che una storica asimmetria nelle relazioni economiche e di genere abbia prodotto prostituzione e sopraffazione, è vero pure che da questa consapevolezza vengono fuori delle donne molto diverse”. Donne, che al pari di Desideria, espongono fieramente i propri titoli di studio, le proprie posizioni lavorative, il proprio benessere materiale per testimoniare una posizione libera e consapevole. È emerso spesso nei nostri confronti come l'immaginario di genere a cui lei rimanda sia quello di una donna migrata per curiosità, per desiderio di realizzazione, o per gli accadimenti storico-politici che rendevano insicura la vita dei paesi di origine. Donne che giungono in Emilia-Romagna da Cile, Argentina, Colombia, Brasile; che si confrontano e si interrogano continuamente sul fatto di aver quasi tutte sposato uomini italiani, o di avere compagne italiane, elemento che viene da loro ricondotto a una certa vicinanza culturale (“sono di origine italiana, quindi molto simile a lui/lei”) o al rifiuto del machismo che spesso caratterizza i connazionali; o ancora al valore inestimabile attribuito “all'esercizio interculturale e alla famiglia mista”, o semplicemente al destino. Donne che inoltre affermano di impegnarsi costantemente, dentro alle relazioni familiari, nella negoziazione di una posizione “autonoma”, “trasparente”, “dignitosa”. E che riflettono sulla corporeità; che ripensano il corpo alla luce di questo rinnovato posizionamento; che si scambiano “segreti vincolati al piacere e alla cura del desiderio” che si manifesta (anche) attraverso un corpo ora liberato da un'asimmetria di matrice patriarcale; un corpo ora riscattato e agito soggettivamente.

Ho conosciuto Dolores nella sede itinerante del consolato peruviano a Bologna.44 In quell'occasione, nonostante la calca di gente e il poco tempo che aveva a disposizione, ha manifestato il desiderio di parlare di sé e di ricevere informazioni sull'accesso ad alcuni programmi di screening oncologici. Ci siamo nuovamente incontrate nello studio di una dottoressa peruviana il cui ruolo di grande utilità è stato riportato da numerosi interlocutori.45 Dolores non ha mai frequentato un'associazione, non ha tempo che per lavorare e, quando riesce, per andare in chiesa alla domenica. “La chiesa di via Zamboni è un posto di ritrovo. Ci vado per la messa46, è chiaro, ma mi fa bene vedere qualche faccia conosciuta. Ci sono messicani, brasiliani, ecuadoriani, siamo in tanti. È bello sentire parlare la mia lingua, stare insieme ad altre signore che

44 Il consolato peruviano di Milano ha istituito una sede 'itinerante' periodica nella città di Bologna (http://www.bolognawelcome.com/guida-turistica/informazioni-

pratiche/params/Luoghi_4/ref/Consolato%20Itinerante%20del%20Per%C3%B9).

45 T. è una ginecologa peruviana di 60 anni che non si è abilitata in Italia. Moglie di un medico di base, lavora come sua segretaria e contemporaneamente come terapeuta, confidente, mediatrice. Ha un ruolo centrale nell'associazione bolognese italo-peruviana (ABIPE) che si occupa di fornire sostegno medico-assistenziale e legale ai connazionali. L'associazione si occupa anche dell'organizzazione di eventi il cui ricavato viene di volta in volta utilizzato per coloro che si trovano in circostanze di difficoltà. A Bologna sono presenti altre associazioni peruviane. 46 Il ruolo significativo della chiesa cattolica e delle chiese evangeliche ispaniche come motore di aggregazione sociale è enfatizzato da Ambrosini, Quierolo Palmas (2005: 20).

conoscono la mia situazione e che non fanno domande. Quando c'è bel tempo, sempre di domenica, se posso, faccio una passeggiata nel parco delle Caserme Rosse, sempre per gli stessi motivi. Mangio in compagnia, almeno una o due volte al mese; per lo meno ci provo”.47

Anche Dolores afferma che la migrazione da centro e sud America è molto intensa in provincia di Bologna; che oramai ci sono persone che iniziano degli studi specifici in Perù con il chiaro progetto di recarsi in questa e altre regioni per lavorare. Quando però Dolores tenta di rappresentare tale migrazione, lo fa attraverso un'immagine circoscritta ad alcune donne che hanno una vita simile alla sua; donne peruviane (“e qualche ecuadoriana”) che ricoprono un ruolo produttivo centrale nel proprio sistema familiare e che “mettono via il cuore” per poter sopportare la separazione da casa. Donne che manifestano un profondo senso dell'unione familiare, che tentano di onorare i vincoli matrimoniali per la maggior parte contratti prima di migrare e che attendono pazientemente che un ricongiungimento familiare48 arrivi a ricomporre in qualche modo gli equilibri.

Le statistiche più recenti (Idos, 2013) rilevano come la migrazione in Italia si stia muovendo verso una generale stabilizzazione, dato confermato, tra le altre cose, proprio dal numero crescente di permessi di soggiorno per motivi familiari, oltre che per lavoro. Ambrosini e Quierolo Palmas (2005:21) evidenziano come lo sforzo di ricongiungere le famiglie possa essere interpretato, sul piano teorico, nei termini di agentività49; come il tentativo di non subire passivamente le condizioni imposte dal mercato del lavoro e dal sistema di regolamentazione.

Al di là del rallentamento dovuto al fenomeno recente della crisi economica50, i dati demografici confermano la percezione di Desideria e Dolores. Negli ultimi anni si è registrato un aumento costante di popolazione proveniente da centro e sud America sia a livello nazionale che regionale. Secondo stime aggiornate al dicembre del 2012, il numero di soggiornanti regolarmente in Italia (maggiormente in Lombardia, Lazio e Piemonte) risultata essere di 379.345 individui (di cui il 60% donne), con un'incidenza sul totale della popolazione immigrata pari al 10%. Le provenienze maggiormente rappresentate sono quella peruviana, ecuadoriana e brasiliana (Idos, 2013).51 La migrazione dal Perù è iniziata prima rispetto alle altre, ed è stata graduale nel tempo; quella ecuadoriana si caratterizza per un arrivo più recente e massiccio. Non è da sottovalutare la

47 Insieme alle chiese, i parchi vengono descritti come importanti luoghi di socialità “gratuita”. Si veda tra gli altri Brivio (2013).

48 Lo straniero regolarmente soggiornante in Italia, titolare di permesso di soggiorno di durata non inferiore a un anno, può presentare istanza per il rilascio del nulla osta al ricongiungimento familiare per i seguenti congiunti: coniuge, figli minori, figli maggiorenni a carico e genitori a carico con lo scopo di ricomporre l'unione familiare. 49 Dall'inglese agency, intesa come posizionamento attivo, soggettivo, incorporato (si veda Pizza, 2003, 2007). 50 Si stima che il 12% di peruviani ed ecuadoriani non abbiano rinnovato il permesso di soggiorno tra il 2011 e il 2012. Tuttavia si rileva un aumento del 7% nel numero totale di individui provenienti da centro e sud America tra il 2010 e il 2012 (Idos, 2013).

51 Dato connesso al fatto che fino a tempi recenti non fosse richiesto il visto per gli arrivi da Perù ed Ecuador (Ambrosini, Quierolo Palmas, 2005).

migrazione argentina, meno numerosa ma anche poco “visibile” nelle statistiche grazie al mantenimento o al recupero della cittadinanza italiana (Ambrosini, Quierolo Palmas 2005).

Guerri-Guttenberg et al., 2008 Pinazo et al., 2011

L'Italia rappresenta dunque il secondo paese europeo, dopo la Spagna, per presenza di popolazione proveniente da centro e sud America. Ciò significa che rappresenta anche il secondo paese europeo per numero stimato di soggetti Chagas-positivi, infezione che, come vedremo più avanti, è sotto-stimata del 99% (Basile et al., 2011).

In Emilia-Romagna i residenti provenienti da centro e sud America sono 20.342 con un numero di ecuadoriani che supera quello di peruviani, mentre in provincia di Bologna, dove il numero totale è di 4.097, la provenienza più rappresentativa resta quella peruviana, seguita dall'ecuadoriana e dalla brasiliana.52 Non è da sottovalutare che questi dati non contemplino la

52 Dati ISTAT aggiornati al 1º gennaio 2011. Nel periodo compreso tra il 2005 e il 2009 in regione Emilia- Romagna si è assistito a un aumento del 37% del numero di persone provenienti da centro e sud America, di cui oltre

popolazione non regolarmente presente.

Condivido qualche dato rispetto a quelli che sono stati i miei interlocutori durante la ricerca, con il solo scopo di darne un inquadramento generale.53 I paesi di provenienza maggiormente rappresentati sono Perù (circa 1/4), Bolivia (circa 1/5), Ecuador, Argentina, Brasile, Colombia e in misura minore Messico, Paraguay, Cile, Venezuela. La maggior parte ha dichiarato di provenire da zone urbane. In tanti erano già migrati dai luoghi di nascita verso aree urbane più grandi, nel proprio paese o in altre nazioni sudamericane. Oltre la metà ha un'età superiore ai trentacinque anni. Più della metà sono donne di cui la maggior parte ha figli. Oltre la metà ha un diploma di scuola secondaria; circa 1/5 è laureato. Rispetto alla condizione lavorativa, è stato espresso un certo “declassamento” rispetto all'occupazione svolta nel paese di origine. La maggior parte ritiene di aver mutato la propria occupazione in senso peggiorativo (in termini di retribuzione, qualificazione e prestigio sociale) nel paese di approdo. Solo una piccola percentuale svolge un lavoro simile a quello del contesto di origine, o per cui possiede una qualificazione adeguata. Numerose persone, circa 1/4, ha dichiarato di essere in cerca di occupazione. I lavori più ricorrenti sono l'assistenza di anziani per le donne, l'edilizia e i servizi di spedizioni per gli uomini. Altre occupazioni riferite sono per lo più di bassa qualificazione. È chiaro che queste informazioni rappresentano una fotografia monodimensionale di situazioni che sono mutate continuamente nel corso degli anni di ricerca. Gli stessi diari di campo raccolgono informazioni molto diverse sui cambiamenti repentini di vita delle medesime persone durante l'arco temporale dell'indagine. Esorto quindi ad assumere tali dati con il solo scopo di un inquadramento parziale e sommario.

Un elemento significativo che è emerso durante il corso dell'indagine riguarda il fatto che la presenza dei soggetti provenienti da centro e sud America sia quasi per nulla percepita dalla società di accoglienza. Le ragioni sono certamente da rintracciare nelle forme d'inserimento nella trama sociale a cui si accennava precedentemente, ma anche al fatto che ci sono gruppi di altra origine più numerosi e maggiormente associati ai tratti stereotipati con cui si costruisce sulla scena pubblica la categoria dell'immigrato, del diverso, dell'altro: si pensi a lingue meno comprensibili come quella araba o cinese; a religioni come quella musulmana; a organizzazioni familiari e produttive proprie di alcuni gruppi rom o a forme di delinquenza – spaccio, prostituzione – comunemente associate a determinate provenienze.

Ambrosini e Quierolo Palmas (2005) enfatizzano come la rilettura nello spazio pubblico di molti il 60% è rappresentato da donne.

53 Mi riferisco a un numero orientativo di circa 300 interlocutori di cui 150 coinvolti nello studio sul Chagas. Di questo secondo gruppo sono stati raccolti dati socio-demografici la cui analisi statistica, che non rappresenta un obiettivo di questo lavoro, è in fase di elaborazione. Per un primo e parziale inquadramento socio-demografico si veda Di Girolamo et al. 2010.

dei fenomeni connessi alla migrazione alterni “indifferenza” a “scandalismo e criminalizzazione”. Nel contesto dell'Emilia-Romagna – è bene tener presenti le differenze circostanziali con regioni come la Lombardia o la Liguria – la categoria di latinoamericano pare non essere riconosciuta come significativa né dagli immigrati, né tanto meno dalla società ricevente. La letteratura mostra parecchie circostanze in cui la medesima categoria è invece associata alla diversità e all'alterità culturale, come nel caso dei braccianti messicani negli Stati Uniti ove politiche di clandestinizzazione del lavoro migrante, strumentale alle esigenze del sistema economico statunitense che richiede forza lavoro flessibile e di basso costo (Portes, 2005) si alternano a strategie di militarizzazione della frontiera che contribuiscono ad alimentare una “razzializzazione dei latinos” (Calavita, 2005). Si tratta di una categoria che evoca grande complessità, nata per identificare la popolazione creola e meticcia in contrapposizione a quella afroamericana e amerindia, e che in taluni casi oggi – in un rovesciamento di relazioni di potere – viene per esempio utilizzata dagli afroamericani che rivendicano la “latinità” per se stessi. A riguardo è interessante notare come negli Stati Uniti la latinità «avvicina i latinos ai progetti politici dei negri e dei popoli indigeni caraibici e sudamericani invece di collocarli con quelli dei creoli di ascendenza “latina”» (Mignolo, 2013: 174).

Sono altrettanto significative alcune fonti relative a scenari italiani e spagnoli che problematizzano immaginari costruiti sul fantasma delle gang giovanili (Quierolo Palmas, 2010) o di uomini che curano con l'alcool la frustrazione connessa alla perdita del proprio ruolo familiare e produttivo, finendo per diventare violenti (Brivio, 2013).54 Questo tipo di percezione non è stata rilevata nel contesto dell'Emilia-Romagna dove piuttosto la migrazione da centro e sud America sembra silenziosa, sommessa, invisibile e ancora (immaginata) quasi esclusivamente come femminile. Sempre Ambrosini e Quierolo Palmas (2005: 16) rilevano come la categoria di latinos sia relativamente recente e «rappresenta un tipico prodotto dell'interazione tra i migranti, con le loro specificità, e i contesti di ricezione». Presumibilmente infatti, molti hanno scoperto di essere stati inquadrati come 'latinos', in quanto portatori di un'identità culturale propria dell'America di lingua spagnola e portoghese, così come si è andata configurando dopo la conquista, una volta arrivati a destinazione: si tratta per l'appunto di un processo di etero-definizione più che di auto-definizione che non riflette – con le parole di Brigidi (2009: 107) – «le sfumature identitarie, culturali, etniche, economiche, politiche, sociali, storiche, religiose e neanche linguistiche presenti nel territorio compreso tra il sudest degli Stati Uniti fino allo stretto di Magellano […], un conglomerato di nazioni riunite nella placida ignoranza euro-occidentale […] incapace di rilevare nei più la ricchezza delle differenze».

54 La presenza delle altre componenti familiari oltre a quella femminile, marito e figli in questo caso, è connessa alla stabilizzazione nel territorio e ai processi di ricongiungimento familiare. La non percezione nel terreno di indagine di tale presenza necessiterebbe ulteriori analisi. Come punto di partenza, non è da sottovalutare che la migrazione dall'America latina in regione è di gran lunga meno numerosa rispetto ad altre provenienze e più recente.

La letteratura manifesta un tentativo di classificazione quantomeno geografico, identificando tre macro aree di provenienza: l'America centrale caraibica (dal Messico a Panama insieme alle isole caraibiche); i Paesi andini e caraibici (Bolivia, Perù, Ecuador, Colombia, Venezuela, Suriname e Guyana); il Cono sud (Brasile, Argentina, Cile, Uruguay, Paraguay). Si tratta tuttavia di categorie fluide che difficilmente riescono a essere rappresentative delle dinamiche identitarie e di appartenenza e che quindi andrebbero di volta in volta problematizzate in termini emici.55

La ricerca nel contesto dell'Emilia-Romagna ha permesso di confermare che specie per alcuni gruppi di provenienza come i peruviani e gli ecuadoriani – i più numerosi nel territorio regionale – la spinta alla migrazione è scaturita da un peggioramento delle condizioni di vita nei paesi di provenienza. Acosta (2005) rileva per esempio come l'Ecuador tra il 1995 e il 2000 abbia