,qualchepoesia inedita, alcuni sonetti : ne trascrivo
uno
allaVergine
:Sopra og’ni cosa a me diletta, io t’amo 0 tutta bella e d’ og’ni macchia pura,
A te con fede e amor di figlia chiamo Nel pensar, nell’oprar, nella sventura ;
E oh quante volte al tempo mi richiamo, Che al Monte Santo, di tue sante mura.
Mattutina io salìa versando un gramo Cor combattuto di contraria cura!
E come allor, sempre il tesoro aperto Di tue grazie trovò la prece mia, Or altra ne chied'io; valgami a mcrto, Quei che a te consacrai devoti affetti
E nel transito mio vieni, o Maria, In dolce atto di madre, io là t’aspetto.
101
—
Dopo
questi versiquando
io dirò che la eraun
an-P1 ^elo in casa
come
madre,come
donna,come
padrona;- die laeramodestissima, tutta dedita alle nobilicuredella amiglia, chi sarà
mai
che ne dubiti?Venendo
a Padova,primo
di questo periodo, io gw ;rovo il conteAndrea
Cittadella Vigodarzere, cuginoMi
Giovanni:ambedue
patrizi; letterati e stimatissimiìomini.
Andrea nacque
nel1804
in Padova, dove,quan-nnjlo morì nel
1871
a Firenze,vedemmo
versati sulla sua Derdita cotanti fiori e sincere lagrime.Di
tutto quello cheha
scritto, qual poeta e qual srosatorenon mi
è dato intrattenermi specialmente.Solo noterò essere le
non
molte cose tutte perfetteome
arte,non
molte appunto perchè vi lavorava con amore, e che i suoi resoconti di presidentedell’Acca-i: iemia di scienza in Padova, son mirabili di precisione
e di venustà nella forma.
Quelle sue necrologie leeranproprio gioielli, incise, niellate con bulinoalla
Benvenuto
o allaTommaseo.
Un
ritratto dell1
egregio pittore Gazzotto io lessi alcuni anni or sono in
un
articolino da giornale,fir-mato Andrea
Cittadella.E
ancorami
par di leggerlo, e di veder la testa e la fisonomia espressiva del Giot-to padovano, disegnata colle stile squisito di Andrea,come
Gazzotto pittorenon
disegnòma
scrisse Paradiso, Inferno, Purgatorio con quella suapenna
convertita astilo.
Anco, in
mezzo
a varie poesie, ci ha del conteAn-drea
un
sonetto in cui dipingeFanny
Cerrito inmodo
che par di sentir l1 aura
commossa
da quella danza-trice divina; ne
ha
di satiriche e inuna
ilLeone
Bi-mano
. e in altre di vario titolo, flagella coll’aureafru-— 102 —
sta lo stupidissimo andazzo di imitare
mode
ingdesi gai francesi, di metterenomi
stranieri aibimbi
e le alti' sobelle novità di cui,
benché
liberi,non
ci siamo ancorliberati.
Perchè
lui, che viveva inmezzo
alla altaFa
shion
,qui va adoperata
una
parolainglese,a indicaretutt JO quellescimmie
inglesate, perchè luine
provasse tanti t schifoun
trent1anni fa,bisogna direche fosse dotatod’ui| fl 1bell
1
animo, se alle volte ci vuol più forza a vincen k
le piccole insidie, il pettegolezzo della
moda,
che a su-peraremaggiori
difficoltà,che implichino offesa all1
amo
kproprio e all
1 onore.
Per saper cosa fosse
Andrea
Cittadella-Vigodarze re basta avere assistito all’apertura delCongresso
scien!i tifico aPadova
nel 1842, dov
1
egli era Presidente.
Che
discorso ! . . . ocome
loha
proferito, con clic erudizione, con che nobiltà espansiva, con che ritegno simpatico.Come
ci ha tutticommossi, come ha
strap-, pati applausi clic esigevano la replica, perchè l’anirm di tutti voleva attingere un’ altra volta a quella fonte di bontà e di bellezza, a cui s1 erano inebbriati.
Taluno
potrebbedomandargli
conto perchè non facesse di più dopo quelle splendide promesse.Iorisponderò: se
meno
reitempi correvano le avreb-i bemantenute: meno
rei per tutti e più pel ricco: al qua-;le, in
mezzo
alle tormente di rivoluzione e di guerra, è applicabile più che ad altri il motto del Vangelo, es-sere più difficile cheun
ricco si salvi di quello, cheun cammello
passi per lacruna
d’un ago. Inoltre v1ha
tante esigenze di etichetta e di cerimonia: poi la vita di ricevimento: tanto allettamento forzato di svaghi, di comparse, di villeggiature, chenon avanza
troppo al lavoro chi lo vuol fare a modo, enon può
postergare— 103 —
gni rispetto
umano,
e dedicarsi corpo edanima
adsso.
Ciò nonostante
Andrea
Cittadella,quantunque non
Stivasse più molto quel giardino letterario, in cui da giovane cosi belleorme
stampava, discese nellatomba
moratocome uno
dei preclari d’Italia, senatore delRe->'no; e nel dì dell1esequie v1ebbe chi ricordò di lui
un
giorno nella sua vita, che valeva cento
volumi
in foglio.i>uel giorno in cui, colonnello della guardia civica, nel 1848, ravea arringata in
un momento
nefasto:quando
Padova senza presidio, quasi in balìa della plebe e dei condannati dell’ ergastolo, ebbe nel suo nobile concitta-lino, strategico del cuore,una
difesa,una
guida, o dirò meglioun
padre; padre giàlo era stato fino allora, negliA.sili, nelle industrie, nelle sicure opere della pace,
ma
nel
modo
agevole a tutti i buoni e a tutti gl’ intelligenti, 3 non,come
in questo caso, allorché quel titolo poteva retribuirgli, eDio
sa in che maniera, lamorte
!Ritorniamo al nostro
quadro
e al periodo brillan-te di cui ci occupiamo.Sì,
veramente
brillante!Quai
tempi di fervore in quella Padova, che dispute in quelle aule, doveun
ge-nio fece tempio d’un
caffè o caffè d’un
tempio!Qua
lascuolad’Atene, là iconcerti d’Apollo,
qua
gli scienziati, làgli uomini di lettere,qua
la filantropia sublime, gui-data daun
Coufigliacchi, fondatore dell’istituto dei cie-chi, unico in queste provineie.Da
per tutto 1’ ingegno,iche agli attriti della discussione sviluppava scintille
'feconde di
nuovo
sapere e dinuove
intelligenze.Stefani in quegli anni fondava 1’
Euganeo.
L’Eu~
ganeo, giornale periodico di cui pochi più belli, più
se-ri, più
ameni
si videro in Italia, e che raccolto invo-104 —
lumi, ha,
benché
vecchio, il valore e1’unità d’un’open
iìt compiuta.Per nobili imprese di questo genere ei valea tan
t’oro
Guglielmo
Stefani.Sapea
scegliere, sapeva vole re, sapeva ordinare.Nei
primordi del suo arringo giorl s nalistico letterario ci avea un’ alacrità,una
vita, chi!»quando
ci simetteva
lui inuna
cosa e’ ci riusciva pei; «davvero. 1 $
Capiva
cosa occorreva, eda
chi. Diceva a’ suoi col laboratori(
e’ si
chiamavano
Antonio Berti, Pietro Sel-vatico, PierMurani
. . )— uno
studio su quel tal argo-imento,
una
confutazione a quel tal libro. .una
scintilla in quell’argomento
. ..— Ma.,
ormai ètroppo ristretto iltempo,
non
possiamo.— Ma
..— ma
lacosa erafatta;oltre?1’
Euganeo
piantòanche
il Caffè Pedrocchi, letto e diffuseliquant’altri