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merò con Pmdemonti, più tristi dell

1

assassino, die la-scia sulla strada

un

cadavere, essi rendono la

donna

assai probabilmente colpevole e senza nessun dubbio orribilmente infelice.

E d’una

tale infelicità a cui essa

medesima non

vorrebbe più rinunziare, tuttoché maledicendola, tanto è pericoloso sviluppare sensi di ribellione e d1 orgoglio in

un

ente fino ad ora tenuto inferiore.

Adesso

uscivano i

moderni

materialisti con gran-de sfoggio di sentimentalità e di lirismo,

chiamando

la

donna un

angelo. Vedrebbero, al caso, che angelo

ci preparano le loro dottrine.

Non

figlie,

madri,

spose,

ma

cuori di tigri, peggiori d’ogni

mala femmina,

perchè

neanche

umili e ingenue.

Da

simili dannici rassicura la mite indole delle no-stre giovani, e la generosità insita

nerbammo

degli Ita-liani, liberali nei costumi domestici più di

qualunque

popolo civile e sedicente emancipatore degli altri.

Educarla

dunque

ad acquistarsi

un

pane, e ad es-sere responsabile delle sue azioni, inculcandole in tutti

i modi, dalla scena, dal

pergamo,

dalle pagine dei li-bri, e delle più oscure effemeridi, quella virtù che no-bilita il sagrifìzio, e rende cara

una

inevitabile fatica sarà ottima cosa...

Ma

che per elevarla agli uffizi

civi-li

non

le isteriliscano il cuore,

non

le

scemino

i

sen-si di religione,

non

la ingannino con promesse di feli-cità che nessuno,

nemmanco

Dio, potrebbe tenere ; perchè la sieda in parlamento,

non

le disturbino la quiete della casa, pel regno della terra

non

le tolgano

il cielo!

— 180

Fa

pena

veramente

vedere

come

lagioventùaccetti, in questo e in altri temi, ogni

nuova

teoria pur che sia trista, pur che distrugga, pur che neghi.,. Per

agglome-rare quattro periodi, per arrampicarsi sui trampoli della retorica

sgomentare

le

anime,

seminare il dubbio, to-gliere il rispetto alle oneste credenze... che puerilità, che

demenza,

e che

pena

perduta! In

un mar

di scrittori gio-vani c’è

appena

chi li legge, l’ingegno è oramai tanto diffuso che niente leva grido e fa colpo.

Rara

e

non

si acquista collo studio è la potenza del genio, che supera ogni difficoltà, irradia, quasi ignara di sè, le proprie opere e vi dà quel soffio ispirato che affa-scina econquide. Fiordoloroso, attinge alle

prime

origini della vita la sua forza; ogni secolo

appena

si gloria di

un

genio, ed è tale che le

madri devono

piangere nello sco-prirne il recondito

segno

sulla fronte de’ loro figliuoli.

In ogni

modo

pei grandi, pei mediocri aridi

so-no

i frutti della vanità, e lasciano labocca amara, tal-ché, ad

un

certo punto della vita letteraria, ogni onesta persona

ne

ritrarrebbeil piede, se a mantenerlo, e a spin-gerlo innanzi

non

avesse

uno

scopo onesto.

Qui

da noi lo scopo è chiaro ed urgente, e

s’impone

di per sè a

qualunque

sia

degno

di sentirlo: questo scopo è

anche

particolarmente efficace.

Tutti

non

possono essere

sempre

giovani, felici,

amanti

ed amati.

Ognuno può

essere cittadino d’

una grande

nazione, fardelproprio cuore, chiuso a ogni altro affetto,il nobile focolare,che gli crea

una

famiglia se

non

l’ha, che lo riattacca con vincoli di

sangue

e di azione alla

umanità

e alla creatrice

Provvidenza

con essa.

Sostenereil decorodella nazione, e subitodopo quel-lo della provincia, senza

tema

che il predominio delle

— 181 —

singoleparti

nuoca

all’Italia, poichéèda

membra

robuste, che si costituiscono le forti republiche, ecco

una

bella missione.

Con

ciò, tornando al

mio primo

proposito, affermo che bastavolere; qui c’è tutto : perchèse laprovincia dà notevoli opifici in Friuli, e nella Vicentina;

una

reggia ed

un

padre d’operaj a Schio, a Conegliano un’ indu-stria enologica progrediente e fortunata, in

Verona

e nel litorale magnifici risultati nelle bonificazioni dei terreni, preziosi all’ igiene e alla prosperità

;

nella piccola

Rovigo una

tipografia d’una tale eleganza, e nel suo capo Luigi Minelli

un

tal nestore dei tipografi, che par si inspiri allainsuperabile grazia, nelladecorazione e neifregi, del suo concittadino Prosdocimi, per emulare i più bei pro-dotti dell’ arte parigina, se ci

insomma

paesi animati dal più bel desiderio di mettersi al livello dei migliori, qui in Venezia c’è

una

miniera inesauribile, sotto ogni riguardo.

Qui

o’è

Accademie

dibellearti,fonderie,stabilimenti di

musaico

e di agemina. I merletti, le ceramiche, gli specchi siriattiveranno, io confido, se

non

cadano a vuoto gl’impulsi dell’operososcrittore AlbertoErrerà.

Qui dove

1’ ultimo

doge Manin

aperse

un ammirando

istituto agli artieried ai sordomuti, qui la singolare previdenza d’

un

patrizio di vaglia, ilconte Querini-Stampalia, lasciò

una

fondazione,che incorandoigiovaniartisti,irradierà

peren-ne

collosplendore dell’artepatria,inpietosaed alta manie-ra il suo

nome. Qui

c’è

un

convito superiore di

commer-cio, unico in

Europa

: notevole è la scuola magistrale femminile el’annessocollegio. L’asilo disan Marziale pre-sieduto dalla valente ispettrice

Laura

Goretti-Veruda, è oramai

un

asilo modello, e diede, colla

avveduta

riforma,

— 182 —

esempio a Milano, e, spero, a ben altre città d1Italia. Qui v’hanno altri istituti, orfanotrofi di vecchio impianto

ma

di tale ricchezza clic basta

un

incalmo a farli rivive-re, a improntarci l’indirizzo voluto dalla progrediente civiltà.

Al qual proposito osservo, senza punto deviare, poiché gdi è tutt’

un

discorso, essere le nostre popola-ne addestrate alle professioni

come

in

vermi

paese del

mondo. Senza

contare le tabacchine, le cucitrici di vele, son le

donne

a lavorar di conterie

; esse a preparare gdi ornamenti di cui F Etiope abbellendo la propria casa ad ogni funerale, onorerà i cari perduti. In

Chioggia

e lungo i litorali le son

anco

barcajole, fanno la regata, o cosa volete di più?..

Vorrei

ben

ioche interrafermas1istituisse

un

luogo

dieducazione amministrativa, con

un

podere annesso:

un

bel poderetto-modello,

come

ce

ne ha

fragli altri

uno

nella trevisana : e che da questa casa e podere uscissero agri-coltori, fattori e sopratutto ortolane e fattoresse.

Perchè

seGuerrazzi esclama fuori! all’ariaaperta, alla lucedel sole,, anch’io soggiungo: via

un

po’ dall’afa delle metropolifuori in

campagna, ma non

per iscialo di briose villeggiature, fuori percrearvi professioni all’

uo-mo

e alla donne.

Oh

! che bella idea sorridente!.. la fan-ciulla eifiori, la

donna

ela glebadorata, labellezza eter-na della gioventù e quella dell’etere!

Sarebbe questa un’ altra cara novità, che iniziereb-be il nostro paese in Italia : e in verità per torlo alla sua abbiezionc

non

ci vuole di

meno

che

un

potente impul-so e che

ognuno

de’ suoi figli dica a sè stesso quello che

Sejès

disse in Francia del terzo stato: