il qualeappunto ci vienedal paese fruttiferoper eccellen-za, dalla provincia di Belluno.
Ho sempre
guardato con particolarecompiacenza
alle nostre Alpi e specialmente al Cadore. Sento che a completarsi la nostra terra deve riunire in sè i due ele-menti, alpestree marino; soli
non
possononulla, edè per-ciò che si cercano. Ilsogno
delmontanaro
è la pianura:questa
sempre
ritrae da esso l’ajuto.Quelle regioni severe piene d’abissi al piede, e da cuisi slanciano e
campeggiano
fra gli scintillanti cobalti aerei,le vette dalle nevi immacolate; quei terreni, tutti selcedanno
alberi preziosi pel legno o per le frutta : di là civengono
pittori e massaj, poeti e industriali,uomi-ni tenaci ai sentimenti ed alla fatica, i quali allorché
di-scendono in galosce, intirizziti, soffiando allegramente
166
nelle mani, sono in
vena
di conquistarmezzo
mondo... Ei se al ritorno, nello specchiarsi alla fontana del loro vii-1laggio, si trovino canutiecurvi, ei si consoleranno
ben-sì per ciò che fecer fortuna,
ma non
sapranmai
quantobene
portarono al paese dove lian lasciato il fiore della vita, l’esempio di alacrità,gT
istinti di pace, raribalsa-mi
fra la corruzione dei grandi centri.E
per tale deferenza a quelle popolazioni così at-tive ch’io,quantunque
di soggetti serinon
possa mesco-larmi,fermoun
po’ lapenna
sul libro del cav.Giovanni
Zannini, XOttimoComune;
il quale contiene verità pre-ziose e richieste dall’urgenza dei nostri casi.Prima
parlerò dell’uomo, quindi dell’opera.Giovanni
Zannininaque
da eletta famiglia in Ca-nale d’Agordo
nel1790:
fe’ pratica presso Biagi, lumi-nare del foro veneto: sposòuna
Tissi, e l’amò tutta la vi-ta, viaggiando con lei enon
recandole altro doloremai
che quello di lasciarla persempre
nel 1866.Fatto per gli studieconomici e pei politici, pure da da giovane
pagò
il suo tributo aMelpomene,
e sce-gliendoun tema
rimproverato dalla Gazzetta Piemontesed’allora, e che a
me
par bellissimo,degno
d’uno
spi-rito tragico, inspiratosi ai maestosi orrori della sua val-le, scrisse 1’ Ugolino.Quindi i Principi difilosofia politica, libro di cui
il vescovo Renier dice queste parole:
«
Lodo
il coraggio di chi osa gettar la luce della verità fra le tenebre degli errori e degli abusi: chisemina
il benepuò
sperarequando
che sia qualche frut-to. Ciòchemi
dava, leggendo,una grande
consolazio-ne, era la dottrina religiosa e il sentimento cattolico, incontrato quasi ad ogni pagina di quei nobili scritti,— 167 —
o dirò meglio posti a
fondamento
del principale suo concetto. Inun
dotto, inun uomo
di legge, inuno
studioso di scienza politica ed economica, inmezzo
a tanto pervertimento di principi, quella dottrina pura adun
prete e adun
vescovo tornano d’ indicibilcon-forto. »
Quindi il
Piano
di ristorazione economica nelle pro-vinole venete, che si ebbe pureun
intelligente enco-miatore nel conte Pier LuigiBembo.
Fedeleallanobile attitudinede1suoi conterranei,che
sempre hanno
ilcuore all1 educazione,
come
loha
quel-l’instancabile J. Facen, così operoso ed intelligente nel bene, il Zannini di pedagogia molto si occupò, e scrisse di educazione, anzi fu collaboratore all’unico giornale educativo del
Veneto prima
del 1866, L'Istitutore, re-datto dall’ottimo ed operosomio
zioGiovanni Codemo
:se
non
collaborò sostenneanche
il Giornale del simpa-tico Pezzi, il Pensiero.L’ultimo articolo,
gemma come
lochiama
Selva-tico, e canto del cigno fu per
un nuovo
tempio dellajcittà diLonigo, ideato da
un
di quei valenti, che con-tinuano lafama
di Japelli, il nostro esimio architetto feltrese Segusini.Ma
il lavoro su cui deve fermarsi l’attenzione del publico e servirà di suggello alnome
di Zannini è illavoro postumo, di cui fin da principio
ho
toccato.Bell’ Ottimo
Comune
, accennerò solo quel tanto che senza
mancare
alla dovuta riservatezza e umiltà nelmio
caso, posso affermare.Che
1’ OttimoComune
è1’ opera, la quale risponde
veramente
ai nostri tempi, e ai nostri bisogni, e porterebbe forse la sospirata pa-lingenesi alla patria nostra.— 168
Che
ilComune
sia indipendente, ecco 1’ idea diZannini a cui io, pei* istinto,pei* convinzione, fo plauso.
11
comune
che preesiste allo stato, e gli succede, è simile al cuore nell1umano
organismo,primo
a vivere, ultimo a morire, e quindi della stessa importanza.Inoltre
una
pietra è forte,ma un ben
connessomu-saico è più forte: se ci cade sopra
un
corpo, spezza tre pietre o quattro:mentre
conun
solo colpo si rovina la pietra tutta d1un
pezzo.Ma
è mestieri che ilcomune
sia ben formato, con buoni elementi, e chenon
lo vilipendanotanto, io sento a dire,mentre
in vecequalunque
è in seggio vienmal
trat-tato,osteggiato...E
cherispondere?coraggioepazienza!..!Per vedere la squisita logica e schietta dello Zan-nini basta leggere queste righe del proemio, nette e precise
come un
articolo del Times.«
Nè
sarebbe credibile, senon
fosse vero, chetan-ti publicisti abbiano nei loro studi curata sì poco quest1 istituzione del
Comune,
nella cui cerchianascia-mo
tutti, e riceviamo quelleprime
impressioni, che piùnon
si cancellano dagli animi nostri:nasciamo
tutti o riceviamo quella educazione, che ci farà grandi od ab-bietti nella vita sociale, cioè cittadini degni d1un
li-bero stato o
greggia
pronta all1
usufrutto dei despoti.
Perlochè ci si fa manifesto, che in quell’ Urna, che
di-ciamo
famiglia ecomune,
stanno le sorti dei popoli.Tutte le storie ce lo dimostrano: poiché se
vorremo
percorrerle sotto questo rispetto,vedremo
che l’assolu-tismo de1Governi
fu tanto più vasto e profondo,quan-to più fu ristretta la vita lasciata a1
Comuni. E
la di-mostrazionemassima
l’abbiamo
fra’ Turchi, dovenon
esiste il
Comune.
»— 169 —
Il solo appunto eliopotrebbesi fare all’Ottimo
Comu-ne, anco senza leggerlo e conoscerlo tutto, consiste in ciò, eh’ è uscito troppo presto. Zannini l’avrebbe egli scritto così assistendo co1 suoi propri occhi all1
esercizio della libertà?.. Il nautico sapiente, che insegna dal lido,
può mai
esser paragonato in pratica al marinajo, chenaviga
in pieno oceano?Anco
di agricoltura sicompiacque
molto Zannini, e sene
occupò: operoso in tutto esempre
: di quegli uo1 mini là cene
vorrebbeuna
colonia nellacampagna
ro-mana,
che benedizione ci porterebbero! Tacerò delleil-lustri amicizie di Zannini, dei versi che inspirò la sua cortesia, la sua valentìa, la sua
immagine. Quante
im-prese incoraggiò e quantobene
fece.Ma
lieta di segna-re questa simpatica figura patriarcale, cheha
in sè, per gli scritti, la pacatezza della giustizia e la forza, collamansuetudine
della vera bontà, iopongo
fine al terzo quadro e a tutta questa rapida, e pur troppo incompiuta, rivista delle glorie venete in questo secolo.E
possibile che,malgrado
ilbuon
volere,mi
sfug-gisse qualchenome
e commettessi qualcheerrore.-Prego
di avvertirmene quelli;, che se
ne
accorgono perchè èun
genere di lavori a cui il concorso d1intelligenti cor-rettori può solo dar 1’ ultimamano,
o renderlimeno
im-perfetti.
Quanto
al riassumere io lo farò in breve; afferman-do cioè essere da quest’angolodidolori, uscito