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Una decisione di vita o morte

Nel documento PENSA E ARRICCHISCI TE STESSO (pagine 99-109)

Il valore delle decisioni dipende dal coraggio necessario per prenderle. Le grandi decisioni, che hanno servito come fondamento della civiltà, sono state prese assumendo grandi rischi, che spesso implicavano la possibilità della morte.

La decisione di Lincoln di promulgare il suo famoso Proclama di emancipazione, che diede la libertà alla gente di colore d’America, è stata presa con la piena consapevolezza che il suo atto avrebbe portato migliaia di amici e sostenitori politici a mettersi contro di lui. Sapeva anche che un tale proclama avrebbe significato la morte di migliaia di uomini sul campo di battaglia. Alla fine, a Lincoln costò anche la vita. Questo fu il coraggio necessario per una tale decisione.

La decisione di Socrate di bere la cicuta piuttosto che venire a patti con i Trenta Tiranni e ritrattare le sue personali convinzioni fu una decisione di coraggio. Ha fatto progredire la civiltà di mille anni, e ha dato le persone che ancora non erano nate il diritto alla libertà di pensiero e

di parola.

La decisione del generale Robert E. Lee, quando prese la via della secessione dall’Unione e appoggiò la causa del Sud, fu una decisione di coraggio, perché sapeva bene che gli sarebbe potuto costare la vita e che sarebbe sicuramente costata la vita di molti altri.

La più grande decisione di tutti i tempi nell’ambito della storia americana venne presa a Filadelfia, il 4 luglio 1776, quando 56 uomini posero la loro firma su un documento, ben sapendo che avrebbe portato la libertà a tutti gli americani o tutti loro 56 a pendere da una forca!

Avrai certamente sentito parlare di questo famoso documento, ma forse non hai ancora tratto da esso la grande lezione di realizzazione personale che esso ha così chiaramente insegnato.

Ricordiamo tutti la data di quella decisione epocale, ma pochi di noi si rendono conto del coraggio che quella decisione richiese. Ricordiamo la nostra storia, come ci è stata insegnata:

ricordiamo le date e i nomi degli uomini che hanno combattuto: ricordiamo Valley Forge e Yorktown, ricordiamo George Washington e Lord Cornwallis. Ma ben poco sappiamo delle forze reali che agivano dietro questi nomi, queste date e questi luoghi. Ancor meno sappiamo di quell’intangibile potere che ci ha assicurato la libertà molto prima che l’esercito di Washington raggiungesse Yorktown.

Leggiamo la storia della Rivoluzione Americana ed erroneamente diciamo che George Washington fu il Padre della nostra Patria, che fu lui a conquistare la libertà, mentre la verità è che George Washington fu solo uno dei personaggi dietro quegli eventi, perché la vittoria del suo esercito era stata assicurata ben prima che Lord Cornwallis si arrendesse. Quel che sto dicendo non è certo destinato a sottrarre a George Washington una qualsiasi fetta della gloria che ha così riccamente meritato. Lo scopo, piuttosto, è quello di farti portare maggiormente l’attenzione sullo stupefacente potere che è stata la vera causa della sua vittoria.

È a dir poco una tragedia che gli storici abbiano completamente trascurato anche il minimo riferimento a quell’irresistibile potere che ha dato vita e libertà alla nazione destinata a creare nuovi standard di indipendenza per tutti i popoli della Terra. Dico che è una tragedia perché è lo stesso potere che deve essere utilizzato da ogni individuo per superare le difficoltà della Vita e chiedere alle forze della Vita di pagargli il prezzo che gli spetta.

Passiamo brevemente in rassegna gli eventi che tennero a battesimo questo potere. La storia inizia con un episodio avvenuto a Boston, il 5 marzo 1770. I soldati britannici pattugliavano le strade e provocavano i cittadini con la loro presenza. I coloni, offesi dai soldati armati che li circondavano e li controllavano cominciarono a esprimere apertamente il loro risentimento lanciando pietre e offese ai soldati in marcia fino a quando il comandante di questi ultimi non diede l’ordine: “Baionette in canna… carica!”.

Scoppiò la battaglia, che provocò la morte e il ferimento di molti. L’incidente suscitò un tale risentimento che l’Assemblea Provinciale (composta da coloni di spicco) indisse una riunione allo scopo di vendicare quel fatto. Due membri dell’assemblea si chiamavano John Hancock e Samuel Adams – Lunga vita ai loro nomi! Parlarono con coraggio e dissero che bisognava agire per espellere tutti i soldati britannici da Boston.

Ricorda questo: una decisione, nella mente dei due uomini, potrebbe a tutti gli effetti essere considerata l’inizio della libertà di cui noi, Stati Uniti, ora godiamo. Ricorda, inoltre, che la decisione di questi due uomini richiese fede, e coraggio, perché era pericolosa.

Prima che l’assemblea venisse sospesa, Samuel Adams fu incaricato di chiedere al Governatore della Provincia, Hutchinson, il ritiro delle truppe britanniche.

La richiesta fu accolta, le truppe furono rimosse da Boston, ma l’incidente non era ancora chiuso. Aveva provocato una situazione destinata a modificare l’intero corso della civiltà. Non è strano che i grandi cambiamenti della storia, come la Rivoluzione Americana e le guerre mondiali spesso trovino origine in circostanze che sembrano poco importanti? È interessante, inoltre, osservare che questi importanti cambiamenti cominciano di solito nella forma di una

inoltre, osservare che questi importanti cambiamenti cominciano di solito nella forma di una precisa decisione presa da un numero relativamente piccolo di persone. Pochi di noi conoscono la storia del nostro Paese così bene da comprendere che John Hancock, Samuel Adams, e Richard Henry Lee (della Virginia) furono i veri Padri della nostra Patria.

Richard Henry Lee diventa un elemento importante in questa storia in ragione del fatto che lui e Samuel Adams comunicarono di frequente (per corrispondenza), condividendo liberamente le loro paure e le loro speranze riguardanti il benessere del popolo delle loro province. Da questa pratica, Adams concepì l’idea che il reciproco scambio di lettere tra le tredici colonie avrebbe potuto contribuire a realizzare il coordinamento degli sforzi che era così necessario per la

Fissa bene in mente questo episodio! Fu l’inizio dell’organizzazione di quel remoto potere destinato a dare la libertà a te e a me. L’Alleanza di Cervelli era stata così organizzata. Essa consisteva di Adams, Lee e Hancock. “In verità vi dico: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà.

Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” [Matteo 18: 19-20].

Anche il comitato di corrispondenza era stato organizzato. Nota che questa mossa aprì la strada all’incremento del potere dell’Alleanza di Cervelli perché garantì la penetrazione delle loro idee agli uomini e alle donne di tutte le Colonie. Prendi anche nota del fatto che questa prassi costituì la prima pianificazione organizzata dei coloni scontenti.

L’unione fa la forza! I cittadini delle Colonie stavano conducendo una guerra disorganizzata contro i soldati britannici con episodi simili alla sommossa di Boston, ma nessun beneficio ne era stato ricavato. Le loro proteste singole non erano state consolidate in un’unica Alleanza di Cervelli. Nessun gruppo di persone aveva unito il cuore, la mente, l’anima e il corpo in una Massachusetts. Uno dei primi atti del nuovo governatore fu quello di inviare un messaggero da Samuel Adams per tentare di fermare la sua azione attraverso la paura.

Possiamo comprendere meglio lo spirito di ciò che accadde in quel frangente riportando la conversazione tra il colonnello Fenton (il messaggero inviato da Gage) e Adams.

Colonnello Fenton: “Sono stato autorizzato dal governatore Gage di assicurarle, signor Adams, che lei godrà di tutti i benefici di cui sarà soddisfatto [tentativo di portare Adams dalla propria parte corrompendolo con la promessa di denaro], a condizione che si impegni a far cessare del tutto l’opposizione alle misure del governo britannico. Il governatore desidera consigliarla di non sfidare ulteriormente la pazienza di Sua Maestà. La sua condotta è tale da renderla passibile delle sanzioni previste da un Atto di Enrico VIII, secondo il quale chiunque può essere deportato in Inghilterra e processato, a discrezione del governatore della provincia, per tradimento e condotta sediziosa. Tuttavia, se cambierà la sua linea politica, non solo riceverà grandi vantaggi personali, ma farà pace con il re”.

Samuel Adams aveva la scelta di due decisioni. Avrebbe potuto cessare la sua opposizione, e ricevere denaro, o avrebbe potuto continuare a correre il rischio di essere impiccato!

Chiaramente, era giunto il tempo in cui Adams doveva prendere in un istante una decisione che avrebbe potuto costargli la vita. La maggior parte delle persone avrebbe dato una risposta evasiva, ma non Adams! Fece appello alla parola d’onore del colonnello Fenton affinché

consegnasse al governatore le sue esatte parole di risposta.

Ecco la risposta di Adams: “Dica pure al governatore che confido di avere da tempo trovato la mia pace con il Re dei Re. Nessuna considerazione personale mi può indurre ad abbandonare la giusta causa del mio Paese. E riferisca inoltre al governatore Gage che è Samuel Adams a consigliare a lui di non insultare i sentimenti di un popolo esasperato”.

Qualunque ulteriore commento sul carattere di quest’uomo mi pare inutile. Risulterà evidente a tutti coloro che leggono questa risposta sorprendente che il suo mittente possedeva una lealtà di primissimo ordine. Questo è fondamentale.(Politici corrotti e disonesti hanno prostituito l’onore per cui uomini come Adams sono morti.)

Quando il governatore Gage ricevette la caustica risposta di Adams, si infuriò ed emise un proclama in cui dichiarava: “In nome di Sua maestà con la presente si offre e promette il perdono per sua grazia a tutte le persone che, senza indugio, deporranno le armi e ritorneranno ai loro doveri di pacifici sudditi, e si dichiara che di tale grazia non potranno beneficiare Samuel Adams e John Hancock, i cui atti sono di natura talmente scellerata da non ammettere altra considerazione che una adeguata punizione”.

Come diremmo oggi, Adams e Hancock erano “nell’occhio del ciclone”! La minaccia dell’infuriato governatore li costrinse a prendere un’altra decisione, altrettanto pericolosa.

Convocarono in fretta una riunione segreta dei loro seguaci fedeli. (Qui l’Alleanza di Cervelli prese un grande slancio.) Dopo che tutti furono arrivati, Adams chiuse la porta, si mise la chiave in tasca e informò i presenti che era indispensabile che si organizzasse un Congresso dei Coloni, e che nessuno dei presenti avrebbe lasciato la stanza finché non fosse stata presa una decisione definitiva su tale Congresso.

Alle sue parole seguì una grande eccitazione. Alcuni rilevarono le possibili conseguenze di una tale radicalizzazione del contrasto (la Vecchia Paura presente in ogni individuo). Qualcuno espresse forti dubbi sulla saggezza di una decisione così definitiva contro la Corona. In quella stanza c’erano però due uomini immuni dalla paura, per i quali la possibilità di un fallimento era completamente impossibile. Erano Hancock e Adams. Grazie all’influenza delle loro menti, tutti gli altri furono indotti a concordare sul fatto che, attraverso il Comitato di Corrispondenza, era opportuno prevedere una riunione del Primo Congresso Continentale, da tenersi a Filadelfia, il 5 settembre 1774.

Ricorda questa data. È più importante del 4 luglio 1776. Se non ci fosse stata la decisione di tenere un Congresso Continentale, non ci sarebbe stata nessuna firma della Dichiarazione di Indipendenza.

Nei mesi precedenti alla prima riunione del nuovo Congresso, un altro leader, in una zona diversa del Paese, era immerso nella stesura di un Compendio dei diritti della British America.

Era Thomas Jefferson, della Provincia della Virginia, il cui rapporto con Lord Dunmore (rappresentante della Corona in Virginia), era teso quanto quello di Hancock e Adams con il loro governatore.

Poco dopo che il suo famoso Compendio dei diritti venne pubblicato, Jefferson venne informato di essere stato oggetto dell’accusa di alto tradimento contro il governo di Sua Maestà.

Galvanizzato dalla minaccia, uno dei colleghi di Jefferson, Patrick Henry, coraggiosamente espresse ciò che pensava, concludendo il suo intervento con una frase che rimarrà per sempre nella storia: “Se questo è tradimento, traiamone allora il massimo vantaggio”.

Erano uomini come questi che, senza potere, senza autorità, senza forza militare, senza denaro, iniziarono a decidere solennemente il destino delle Colonie, inaugurando il Primo Congresso Continentale, e continuando a tenerne altri, a intervalli, per due anni, fino al 7 giugno 1776, quando Richard Henry Lee si alzò, si rivolse al presidente e alla nervosa Assemblea e avanzò questa mozione:

“Signori, io avanzo la mozione che queste Colonie Unite siano, e che per diritto devono essere, Stati liberi e indipendenti, che siano assolti da ogni fedeltà verso la Corona britannica, e che

ogni legame politico tra esse e lo Stato di Gran Bretagna venga e debba essere totalmente dissolto”.

L’eccezionale mozione di Lee fu discussa con fervore e così a lungo che Lee cominciò a perdere la pazienza. Finalmente, dopo giorni di discussione, nuovamente prese la parola e dichiarò, in modo chiaro e con voce ferma: “Signor presidente, abbiamo discusso di questo problema per giorni. Questo è per noi l’unico corso da seguire. Perché, allora, ritardiamo più a lungo? Perché ancora discutiamo? Facciamo di questo giorno il felice giorno che segna la nascita della Repubblica Americana. Facciamo sì che essa nasca, non per devastare e conquistare, ma per ristabilire il regno della pace e del diritto. Gli occhi dell’Europa sono puntati su di noi. Essa ci chiede un esempio vivente di libertà, che possa presentare un contrasto, grazie alla felicità di ogni cittadino, alla sempre crescente tirannia”.

Prima che la sua mozione fosse votata, Lee fu richiamato in Virginia, a causa di una grave malattia in famiglia, e prima di partire mise la sua causa nelle mani del suo amico, Thomas Jefferson, che gli promise di lottare fino a quando non fosse stata raggiunta una decisione favorevole. Poco dopo il presidente del Congresso (Hancock), nominò Jefferson presidente del comitato incaricato di redigere una Dichiarazione di Indipendenza.

Lungo e difficile fu il lavoro del Comitato su un documento che avrebbe significato, se fosse stato ratificato dal Congresso, la condanna a morte di ciascun firmatario nel caso in cui le Colonie avessero perso la guerra con la Gran Bretagna, che di sicuro avrebbe fatto seguito alla Dichiarazione.

Il documento venne redatto e il 28 giugno la bozza originale fu letta davanti al Congresso. Per diversi giorni fu discussa e modificata, e infine fu pronta. Il 4 luglio 1776 Thomas Jefferson si alzò davanti all’Assemblea e senza paura lesse la decisione più importante mai messa su carta.

“Quando nel corso di eventi umani, sorge la necessità che un popolo sciolga i legami politici che lo hanno stretto a un altro popolo e assuma tra le potenze della Terra lo stato di potenza separata e uguale a cui le Leggi della Natura e del Dio della Natura gli danno diritto, un conveniente riguardo alle opinioni dell’umanità richiede che quel popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla secessione. Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali princìpi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità”.

Quando Jefferson ebbe concluso la lettura, il documento fu votato, approvato e firmato dai 56 uomini, ognuno dei quali rischiò la propria vita nella decisione di scrivere il suo nome. Da quella decisione emerse alla vita una nazione destinata a garantire per sempre, a tutti i suoi cittadini, il privilegio di prendere decisioni.

Con decisioni prese in un simile spirito di Fede, e solo con questo tipo di decisioni, gli uomini possono risolvere i loro problemi personali, e raggiungere le più alte vette di ricchezza materiale e spirituale. Non dimenticarlo mai!

Analizza gli eventi che hanno portato alla Dichiarazione d’Indipendenza e ti convincerai che questo Paese, che detiene ora un ruolo di comando, rispetto e potere tra tutte le nazioni del mondo, nacque da una decisione creata da un’Alleanza di Cervelli composta da 56 uomini. Nota bene: fu questa decisione che assicurò il successo degli eserciti di George Washington, perché lo spirito di tale decisione era nel cuore di ogni soldato che combatté con lui, e servì come potere spirituale che infuse a loro la certezza che non sarebbe mai potuto esservi fallimento nella loro impresa. Infuse in loro la sicurezza della vittoria.

Nota inoltre, (a tuo grande beneficio personale), che il potere che ha dato a questa nazione la

sua libertà è lo stesso potere che è in mano e può essere utilizzato da ogni individuo per la sua autorealizzazione. Questo potere è costituito dai princìpi descritti in questo libro. Non sarà difficile trovare, nella storia della Dichiarazione d’Indipendenza, almeno sei di questi princìpi:

Desiderio, Decisione, Fede, Tenacia, Alleanza di Cervelli, Pianificazione Organizzata.

In tutta questa filosofia si cela l’insegnamento che il pensiero, sostenuto da un forte desiderio, ha la tendenza a tramutarsi nel suo equivalente fisico.

Nella storia della Dichiarazione d’Indipendenza, così come in quella della fondazione della United States Steel Corporation, si trova una perfetta descrizione del metodo con cui il pensiero opera questa stupefacente trasmutazione.

Nella tua ricerca del segreto del metodo, non cercare un miracolo, perché non lo troverai.

Troverai solo le leggi eterne della Natura. Queste leggi sono a disposizione di ogni persona che ha la fede e il coraggio di usarle. Esse possono essere utilizzate per portare la libertà a una nazione, o per accumulare ricchezze. Non ci sono costi tranne il tempo necessario per comprenderle e farle proprie.

Coloro che prendono decisioni rapidamente e definitivamente sanno quello che vogliono e in genere lo ottengono. I leader in ogni ambito della vita decidono rapidamente, e con fermezza.

Questa è la principale ragione per cui sono leader. Il mondo ha l’abitudine di dare spazio all’uomo le cui parole e azioni dimostrano che sa dove sta andando.

L’indecisione è un’abitudine che di solito inizia in gioventù. L’abitudine assume carattere permanente quando i giovani frequentano la scuola, fino all’università, senza chiarezza di intenti. Il principale punto debole di tutti i sistemi educativi è che non insegnano né incoraggiano l’abitudine a prendere decisioni definitive.

Sarebbe utile se nessuna università permettesse l’iscrizione di uno studente a meno che e fino a quando questi non abbia dichiarato il suo scopo principale per la sua immatricolazione. Sarebbe di beneficio ancora maggiore se ogni studente che entra nelle scuole superiori fosse costretto ad accettare come parte della formazione l’abitudine a prendere decisioni, e fosse costretto a dare un esame su questa materia prima di essere autorizzato ad avanzare di grado.

L’abitudine all’indecisione è stata acquisita a causa delle carenze dei nostri sistemi scolastici, e quando lo studente finisce la scuola prosegue nell’occupazione che sceglie… se la sceglie…

Infatti, in generale, il giovane appena uscito dalla scuola cerca qualsiasi lavoro possa trovare.

Accetta il primo posto che trova, perché ha acquisito l’abitudine all’indecisione. Novantotto persone su cento che lavorano oggi come salariati, si trovano in questa posizione perché è mancata loro la determinazione nella decisione per pianificare una posizione precisa, e la conoscenza di come scegliere un datore di lavoro.

L’accuratezza di una decisione richiede sempre coraggio, a volte un grande coraggio. I 56 uomini che hanno firmato la Dichiarazione d’Indipendenza misero tutta la loro vita nelle mani della loro decisione di apporre una firma al documento. La persona che raggiunge una decisione

L’accuratezza di una decisione richiede sempre coraggio, a volte un grande coraggio. I 56 uomini che hanno firmato la Dichiarazione d’Indipendenza misero tutta la loro vita nelle mani della loro decisione di apporre una firma al documento. La persona che raggiunge una decisione

Nel documento PENSA E ARRICCHISCI TE STESSO (pagine 99-109)