• Non ci sono risultati.

8 DECRETI SPENDING REVIEW

Nel documento 7 7 (pagine 49-53)

Il governo Monti e il “gioco a più livelli”

8 DECRETI SPENDING REVIEW

Decreto legge 52 emanato il 7 maggio 2012 + Decreto legge 95 emanato il 6 luglio 2012 + Decreto legge 174 emanato il 10 ottobre 2012

Convertito con la legge 94 dal 7 luglio 2012 + convertito con la legge 135 dal 15 agosto 2012

+ convertito, con modifiche, con la legge 213

dal 7 dicembre 2012

9 DISEGNO DI LEGGE STABILITÀ Disegno di leggeapprovato il 9 ottobre 2012

Legge 228 varata in Parlamento il 24 dicembre 2012

10 DISEGNO DI LEGGE CORRUZIONE Legge 190 entrata in vigore dal 13 novembre 2012

Aggiornato al 24 dicembre 2013; Fonte: informazioni derivate da www.governo.it

L’analisi dettagliata di tali provvedimenti mostra che il governo Monti è dovuto ricorrere in modo consistente alla decretazione d’urgenza per farli approvare dal Parlamento, anche se la tendenza a ricorrere alla decretazione d’urgenza è stata spiccata anche nei precedenti governi. Comunque, considerando anche il numero degli atti amministrativi (193, di cui non si dispone però di una loro specificazione), l’impegno legislativo del governo Monti è stato di inusuale rilievo, consistendo di un totale di ben 427 provve-dimenti (si veda Tab. 4). Proprio perché richiesto di affrontare un’emergenza finanziaria drammatica, è indubbio che il governo Monti si sia dimostrato un governo altamente attivo e sistematico.

Tab. 4 - Natura e numero dei provvedimenti

1 DECRETI LEGGE 40

2 DECRETI LEGISLATIVI 88

3 DISEGNI DI LEGGE 30

4 ATTUAZIONE DI ACCORDI COMUNITARI E RATIFICA DI TRATTATI INTERNAZIONALI 76

5 ATTI AMMINISTRATIVI 193

6 TOTALE PROVVEDIMENTI 427

Aggiornato al 21 dicembre 2012. Fonte: informazioni derivate da www.governo.it

Molti dei provvedimenti adottati sono stati rivolti a rassicurare i mercati internazionali e i nostri partner europei. L’approvazione del decreto Salva Italia il 6 dicembre 2011 oppu-re l’approvazione in via definitiva della riforma del lavoro il 18 luglio 2012 sono stati varati proprio prima di importanti riunioni degli organismi intergovernativi dell’Unione Europea, così da sostenere l’azione del Primo ministro all’interno del Consiglio Europeo o del Ministro del Tesoro all’interno dell’ECOFIN. Anche grazie alla tenuta della mag-gioranza trans-partitica nell’approvare quei provvedimenti, il governo italiano ha potuto

così acquisire la necessaria credibilità per poter spingere a cambiamenti di policy

all’in-terno dell’area dell’euro. Molti dei provvedimenti sottoposti al Parlamento dal Governo, infatti, sono stati finalizzati a riprendere il controllo sul bilancio dello Stato, ovvero ad avviare il risanamento finanziario di quest’ultimo. Pur rivendicando la necessità di una politica europea più espansiva, il Primo ministro ha continuato a sostenere, di fronte al Parlamento e all’opinione pubblica, la necessità del rigore finanziario come condizione della crescita economica del Paese. Il decreto Salva Italia, promulgato poche settimane dopo l’inaugurazione parlamentare del Governo per evitare la bancarotta dello Stato, ha imposto sicuramente grandi sacrifici ai cittadini italiani, aumentando sensibilmente il prelievo fiscale sui ceti sociali detentori facilmente controllabili sul piano fiscale. Tuttavia, la politica dell’emergenza non ha impedito al Governo di predisporre un’azione più rigorosa nei confronti dell’evasione fiscale, anche attraverso azioni spettacolari da parte degli organi di polizia finanziaria (che ha portato dai 10 miliardi di euro recuperati nel 2010 ai 12 miliardi di euro recuperati nel 2012). Nello stesso tempo, il governo Monti ha cercato di porre argine legislativo (prima che giudiziario) alla corruzione amministra-tiva, sottoponendo un disegno di legge al Parlamento divenuto quindi la legge n. 190 nel novembre 2012 col titolo “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione” (si veda Tab. 5).

Tab. 5 - La legge n. 190

1 L’istituzione di una nuova Autorità nazionale anticorruzione con compiti di controllo e indagine sulla pubblica amministrazione pubblicata con relazioni annuali al Parlamento

2 L’istituzione di nuovi responsabili per la lotta contro la corruzione in tutti gli enti pubblici; è stabilita anche una rotazione delle cariche nei settori più a rischio

3 Maggiore trasparenza delle amministrazioni pubbliche per quanto riguarda gli appalti e gli incarichi a società di controllo pubblico

4 Inasprimento delle pene per i reati relativi alla corruzione e definizione di nuovi reati, come il “traffico di influenze” punito con la reclusione da 1 a 3 anni

5 Incentivi e garanzie per i dipendenti pubblici che denuncino episodi di corruzione

Fonte: elaborazione autonoma

Non sono mancati sforzi di collegare gli obiettivi di breve periodo (salvare l’Italia dalla bancarotta) agli obiettivi di medio periodo. Una serie di provvedimenti sono stati quindi presi per avviare la costruzione delle condizioni che potranno favorire la ripresa eco-nomica. La riforma delle pensioni e del mercato del lavoro, la legge anticorruzione, la predisposizione di nuove misure per neutralizzare l’evasione fiscale, e infine il Piano di riforma nazionale confluito nella legge di Stabilità, questi e altri provvedimenti hanno cercato di gettare le basi per rilanciare la crescita, cercando di rendere l’Italia appetibile agli investitori stranieri, il mercato del lavoro più aperto e di riportare la spesa sociale sotto controllo finanziario. Molte delle decisioni prese dal governo Monti tra novembre 2011 e dicembre 2012, e approvate con non poca fatica dall’una o dall’altra com-ponente della sua maggioranza trans-partitica, erano parte di un’agenda europea. Un’agenda, naturalmente, stabilita dagli Stati membri più forti dell’Unione e dell’area euro (in particolare la Germania). Ma è bene tenere presente che l’Italia aveva visto ridotti drasticamente i propri margini di negoziazione di quell’agenda dopo il compor-tamento del governo Berlusconi tra l’agosto e il settembre del 2011. Infatti, il 5 agosto del 2011 la Banca Centrale Europea aveva inviato una lettera ufficiale (e segreta) al Governo Berlusconi chiedendo precisi impegni sul piano delle riforme strutturali (vedi Box 1) come condizione per ottenere il sostegno della stessa Banca ai nostri titoli di stato. Tuttavia, una volta ricevuto il sostegno finanziario della Banca Centrale Europea, il governo Berlusconi si era subito smarcato dall’impegno preso affermando che le riforme potevano essere rinviate alla successiva legislatura in quanto il Paese non era poi in condizioni così critiche. Tale comportamento condusse a un attacco speculativo

dei mercati nei confronti dell’Italia, con la relativa crescita incontrollato dello spread tra

i titoli pubblici italiani e quelli standard tedeschi. Di qui, la crisi e quindi le dimissioni di quel governo. È bene aggiungere che l’agenda della Banca Centrale Europea aveva un carattere preminentemente strategico, piuttosto che operativo. Essa definiva gli obiettivi

di politica economica, non le strategie di policy per raggiungerli. Infatti, l’esperienza

diverse di riforma. Ma, naturalmente, per fare ciò, occorre disporre di una maggioranza politica coesa e responsabile.

In conclusione, il successo europeo e internazionale del governo Monti costituisce una testimonianza della capacità da esso dimostrata di saper agire nel contesto di una politica multi-livello, cioè una politica sempre più vincolata sia dalla interdipendenza economica tra le varie aree regionali che dall’interdipendenza monetaria all’interno dell’Unione Europea. Con il governo Monti l’Italia è ritornare a essere un attore

rispet-tato e attendibile sia nel sistema della global governance che in quello più integrato

dell’Unione Economica e Monetaria (UEM). L’attenzione nei confronti del rigore finan-ziario ha accresciuto la credibilità del Paese nei confronti dei nostri principali partner europei, anche perché quell’attenzione ha segnalato ai mercati che l’Italia era consa-pevole di avere uno dei più alti debiti pubblici al mondo (e il secondo nell’Unione Europea). Si tratterà di vedere se il governo che lo succederà riuscirà a rafforzare tale recuperata credibilità dell’Italia nel contesto europeo.

Nel documento 7 7 (pagine 49-53)