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l’importanza di promuovere “Alleanze per lo Sviluppo”

Nel documento 7 7 (pagine 145-148)

a livello territoriale

di Nadio Delai

capitolo 4

Coerentemente con quanto illustrato nel precedente capitolo, si è voluto raccogliere e dar voce ad alcune iniziative, nate dal basso, in cui le diverse classi dirigenti territoriali hanno cercato di compiere un “esercizio di convergenza” in vista della realizzazione di un progetto specifico, riguardante un ambito, un’area, un’opportunità o una necessità che si è venuta a creare.

Lo spirito è quello di mostrare delle iniziative emblematiche in cui le classi dirigenti siano sfuggite a un meccanismo (pericoloso) di deresponsabilizzazione, in base al quale si può essere tentati di restare in attesa di qualcosa che “dovrebbe venire dall’alto” oppure in difesa pura e semplice di quello che già c’è, rinforzato semmai da una chiusura di

ciascun soggetto nel proprio particulare. E, al contrario, hanno esercitato la responsabilità

che deriva proprio dall’essere classi dirigenti di un territorio, per il quale c’è la necessità di assumersi l’onere dell’Interpretazione, della Proposta e della Convergenza, senza atten-dere gli eventi e senza rimandare la responsabilità a decisioni altre e alte.

Di questa esigenza si è discusso anche in alcune realtà specifiche con le rispettive classi dirigenti, ribadendo la necessità di promuovere tante e diverse “Alleanze per Sviluppo”, tenendo presente che:

- il meccanismo della crescita viene alimentato essenzialmente dal basso e non dall’alto;

- la produttività e la competitività debbono aumentare a partire dai soggetti singoli e associati dello specifico territorio e cioè dalle aziende, dai soggetti sociale e dalle istituzioni ivi radicati;

- anche la speranza nei confronti del futuro deve essere alimentata dal basso se si vuole che il Paese riprenda a muoversi con decisione verso la crescita e superare la lunga e severa crisi che stiamo vivendo;

- e infine, è uno sforzo corale che bisogna saper mettere in piedi anche nei singoli territori, dando vita a tante, diverse iniziative condivise.

Detto in altre parole la Rappresentanza deve saper tornare verso il basso, per poi riportare di nuovo in alto il Paese.

In questa logica sono stati riportati perciò alcuni casi nei quali sono state rilevate alcune caratteristiche di fondo così sintetizzabili:

- l’esistenza di una convergenza di più soggetti (privati e pubblici) che a livello locale accettino di lavorare insieme, senza tuttavia alcuna ansia di totalità di presenze (per non ricadere nella vecchia e inefficace logica dei “Tavoli”);

- il ruolo di un Soggetto capofila che si assuma l’onere del pilotaggio dell’iniziativa; - l’individuazione di un’idea semplice che stia alla base dell’Alleanza per lo Sviluppo

e caratterizzi una realistica dimensione di impegno, attuabile in tempi ragionevoli e ben trasmissibile sul piano della comunicazione;

- l’avvio di una strategia di Lobby di Sistema che sia in grado di accompagnare il tutto, pur in presenza di risorse scarse o inesistenti (e anzi proprio per questo Lobby che sappia coinvolgere contemporaneamente e in maniera originale soggetti privati e soggetti pubblici);

- l’aver raggiunto, come iniziativa, una fase che sia ormai uscita dalla semplice Idea per affrontare l’Azione concreta, ancorché in uno stadio iniziale.

È così che nelle pagine che seguono vengono brevemente descritte esperienze di Rappresentanza Territoriale concretamente declinata secondo la logica suddetta e con riferimento a due diversi ambiti: quello che riguarda l’intreccio tra imprese e territorio e quello che si occupa di preparazione e inserimento professionale dei giovani.

Il primo ambito comprende:

- un’iniziativa che concerne l’applicazione della cultura industriale di filiera al tema dell’ospitalità, mettendo in atto una serie di attività dirette a formare manager dedi-cati, secondo una logica di network territoriale che coinvolge più aree territoriali e il relativo sviluppo nel campo turistico (in sei realtà del Mezzogiorno);

- la realizzazione di un partenariato virtuoso, diretto ad affrontare l’emergenza terre-moto nonché l’avvio della fase post-emergenza, compresa la progettazione di un apposito Patto per lo Sviluppo (Emilia Romagna);

- l’avvio di un’esperienza di neo-welfare che utilizza un’apposita Rete di imprese piccole

e medie, diretta a rispondere alle necessità dei lavoratori e delle loro famiglie, tenendo conto delle difficoltà della crisi e delle minori risorse disponibili per gli interventi sociali da parte degli enti locali, con i quali si è promossa un’apposita alleanza (Varese). Il secondo ambito riguarda invece:

- l’avvio di una Fondazione ad hoc, avente come oggetto la formazione tecnico-scientifica nel settore calzaturiero, diretta a realizzare iniziative di preparazione e di qualificazione professionale dei giovani tramite l’avvio di un apposito ITS, nonché lo sviluppo ulteriore dell’attività di ricerca nell’ambito delle calzature, valorizzando un apposito Laboratorio Tecnico Scientifico di ANCI - Associazione Nazionale Calzaturi-fici Italiani e un Istituto del CNR dedicato all’argomento (Vigevano);

- un’iniziativa diretta a sperimentare una serie di strumenti per rispondere alle esigenze di inserimento professionale dei giovani, sino a giungere a una vera e

propria Piattaforma Relazionale: essa comprende la sperimentazione del Nuovo

Contratto di Apprendistato, integrato da un apposito modulo di flexsecurity, come

pure il rilancio dei lavori estivi per gli studenti, nonché un insieme di operazioni di “ascolto” sui temi della transizione alla vita attiva dei giovani, ivi comprese una serie di indagini su studenti, genitori, insegnanti e associazioni giovanili e l’utilizzo dei social network (Trento);

- e infine, un’attività di incubatore per aziende tecnologiche promosse dai giovani, con buoni risultati già raggiunti a tutt’oggi e con la volontà di incidere anche sulla “eguaglianza all’ingresso” da parte dei candidati sprovvisti di copertura economica e patrimoniale derivante dalla propria famiglia di origine (Cosenza).

Si tratta ovviamente di esempi tra i tanti che il nostro Paese fortunatamente coltiva, ma che ha (e avrà) bisogno di promuovere ulteriormente, ridando slancio e speranza ai territori, in cui le classi dirigenti devono esercitare un ruolo particolarmente attivo di sostegno allo sviluppo locale, stante le caratteristiche di una crisi difficile e lunga che richiede di rivedere il nostro stesso modo di pensare, di essere e di agire.

Un esercizio condiviso di cultura industriale applicata al settore dell’ospitalità

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Nel documento 7 7 (pagine 145-148)