L’iniziativa TechNest che si è voluta presentare in queste pagine ha alle sue spalle: - sia la debolezza di un territorio come quello della Calabria che tuttavia presenta
anche delle punte di effettiva alta qualità nell’ambito imprenditoriale come pure nell’ambito universitario;
- sia la determinazione dell’Università e delle sue emanazioni (TechNest nel caso specifico, ma non solo) nel perseguire la propria missione nel campo del trasferi-mento tecnologico e della creazione di imprese.
È fuori dubbio che – come in ogni situazione anche al di fuori della Calabria – svolge un ruolo fondamentale la capacità dei responsabili di esprimere una determinata e coerente direzione di marcia, di promuovere un elevato coinvolgimento motivazionale dei protagonisti e di esercitare un’azione volta a far convergere i diversi soggetti del territorio (siano essi pubblici, privati, fondazionali, ecc.).
In particolare non bisogna dimenticare che esistono due passaggi delicati – tra i tanti – per il successo delle Start-up:
- quello della fase di entry e cioè l’effettiva selezione di merito dell’idea e della
capa-cità imprenditoriale del soggetto, a prescindere dalle caratteristiche sociali e dalla forza economica e patrimoniale della famiglia di origine;
- e quello della fase di exit da parte dell’investitore che alla fine intenda capitalizzare
il successo della Start-up che ha finanziato in tutto o in parte.
Nel primo caso è bene ricordare come il merito dell’idea imprenditoriale possa crescere e di fatto cresca ovunque, nel senso che prescinde dalla posizione socioeconomica della famiglia che ancora oggi rappresenta però una fondamentale garanzia per poter superare la fase critica di avvio della Start-up sino alla sua entrata effettiva nel mercato. In altre parole o si viene capitalizzati o si viene garantiti presso le banche grazie, in entrambi i casi, al sostegno della famiglia (e/o dell’azienda che fa capo alla stessa). Infatti il giovane che intraprende la strada della Start-up ha la necessità di trovare un
reddito minimo di mantenimento e contemporaneamente le risorse sufficienti (capitale e credito) sino al conseguimento di risultati positivi e cioè sino al primo esercizio in significativo utile della propria azienda.
È importante ricordare che TechNest si è impegnata proprio ad affrontare in questi ultimi tempi il tema in oggetto e cioè quello di garantire il sostegno all’idea d’impresa da parte di giovani che non risultino socialmente ed economicamente “protetti”. Per ora tale sforzo è basato:
- sulla presenza dell’iniziativa Start Cup che mira a pescare nel bacino ampio di tutti
i neolaureati e dei giovani ricercatori (soprattutto non strutturati come assegnisti e
post-doc vari), in modo da permettere loro di pervenire a un primo business plan;
- sulla presenza di TechNest che praticamente non addebita costi alle imprese Start-up almeno nel primo anno, offrendo loro un luogo di lavoro e un piano di respon-sabilizzazione sul fronte dei costi che cresce nel tempo (su tre anni);
- sulla presenza di un supporto per la prototipazione che scarica costi di sviluppo sulla
catena locale di trasferimento tecnologico attraverso il programma di seed capital
che può sostenere iniziative a tre livelli: dimostrazione dell’idea, lancio della Start-up, primo sviluppo del modello di business e ingresso nel mercato;
- sulla strategia (in corso di perseguimento) che mira a creare un incubatore di secondo livello il quale possa accedere a programmi importanti di finanziamento pubblico-privato e svolga una funzione di catalizzatore nei confronti delle piccole imprese locali: il che dovrebbe permettere di facilitare l’incontro tra Start-up e pos-sibili partner aziendali.
Ma a questo si aggiunge uno sforzo, attualmente in atto, diretto a esternalizzare TechNest, facendo diventare quest’ultimo una Fondazione universitaria oppure un
Consorzio come pure diretto a creare un Fondo locale di seed capital che metta
insieme risorse private locali (al 50%) e risorse di FinCalabria (per l’altro 50%). Il tutto dovrebbe permettere di creare poi un Fondo allargato, con risorse locali da integrare
con quelle di venture e di seed capitalist esterni. L’obiettivo sarebbe di arrivare a un
punto in cui ogni singola Start-up potrebbe ricevere un sostegno finanziario per il 25% dagli investitori privati locali, per un ulteriore 25% da FinCalabria e per il restante 50%
da venture e/o seed capitalist esterni.
Quanto alla fase di exit bisogna sperare che i soggetti che promuovono le Start-up siano
abbastanza forti e ben autoorganizzati al punto da poter allestire una vera e propria “filiera finanziaria” che comprenda a un tempo:
- un Fondo di seed capital iniziale (come più sopra ipotizzato o altro);
- una sorta di Comitato di Imprese, fortemente orientate a “scoprire” Start-up inte-ressanti e quindi a diventare (da sole e/o con altri) potenziali finanziatrici e/o soci delle iniziative;
- una sorta di Confidi per Start-up al fine di facilitare l’accesso al credito bancario da parte delle nuove aziende;
- un sistema di marketing diretto a individuare potenziali altri soci di tipo anche imprenditoriale e non solo finanziario per le neo-imprese ormai pronte a spiccare il volo.
- Per ora si è arrivati a questo punto e non sembra poco se si considera la difficoltà di passare all’azione, qualora si parli di incubatori, da parte delle università italiane e non solo di quella specifica di Cosenza/Rende.
In termini più generali si può affermare che dal modus operandi di TechNest si
pos-sono cogliere tutti gli elementi che caratterizzano un’“Alleanza per lo Sviluppo”, legata in questo caso al sostegno delle imprese neo-nate da parte dei giovani, che operano nell’ambito tecnologico, con una continua e pressante attenzione per tutte le forme di collaborazione possibile sul piano dei soggetti pubblici e privati in grado di svolgere una funzione importante di volano per lo sviluppo del territorio attraverso la creazione di imprese.