• Non ci sono risultati.

L’influenza del contesto territoriale sulla produttività delle imprese

Nel documento 7 7 (pagine 85-90)

Come influiscono le caratteristiche geo-economiche sulla produttività delle imprese industriali? A un livello territoriale ancora più disaggregato, quello delle Provincie italia-ne, possiamo avanzare alcune risposte sulla base di ricerche effettuate dal LUISS Lab e dalla Fondazione Masi sui dati precedenti la recessione del 2009. Da allora infatti, la forte caduta della produzione nel 2009 e nel 2012 e l’aumento medio della capacità produttiva inutilizzata, hanno alterato la “normalità” dell’attività industriale in tutte le aree del Paese, con la conseguenza che le stime della produttività risultano fortemente distorte dal ciclo. Solo quando l’aggiustamento delle tipologie e dei livelli produttivi che si va svolgendo durante la crisi sarà quasi completamente compiuto, si potrà tornare a valutare l’impatto delle variabili strutturali sulla produttività provinciale.

La tabella 2 elenca le variabili utilizzate per stimare su base provinciale gli impatti strutturali sulla produttività totale dei fattori delle imprese manifatturiere, nel periodo 2006-2008. Com’è noto, la produttività totale dei fattori rappresenta l’elemento

resi-duale una volta valutato il contributo di capitale, lavoro e input intermedi all’interno

dell’azienda. Per ovviare, almeno parzialmente, ai cosiddetti problemi di “endogeneità” del tipo: “Non è il livello di sviluppo finanziario che determina la produttività regionale, ma viceversa”, si sono utilizzate ove possibile misure delle variabili strutturali riferite a un periodo antecedente rispetto a quello della produttività. Naturalmente questo non basta a stabile un chiaro nesso di causa-effetto perché, ad esempio, il livello di svilup-po finanziario non si modifica significativamente nel corso di un anno o due, ma le stime possono comunque fornire una indicazione di massima per una analisi di tipo “controfattuale” che prefiguri scenari alternativi per l’insieme delle variabili considerate. L’utilizzo corretto delle stime, infatti, non è tanto quello di dire che un diverso indice di sviluppo finanziario conduce invariabilmente a un diverso livello di produttività, ma che nelle Provincie dove l’intera costellazione di variabili strutturali assumeva certi valori è statisticamente plausibile che la produttività manifatturiera si collocasse su certi livelli nel 2006-2008.

Tab. 2 - Le variabili relative agli effetti strutturali sulla produttività manifatturiera provinciale

Produttività Totale dei Fattori Media 2006-2008 livello di produttività delle imprese su base provinciale Indice multifattoriale sui dati di bilancio AIDA

Specializzazione Media 2004-2005: specializzazione del tessuto produttivo locale, indice di concentrazione settoriale

relativa Elaborazione dati ISTAT (ASIA)

Sviluppo Finanziario Media anni 2004-2005: rapporto fra credito al settore privato e PIL provinciale Elaborazione dati Banca Italia

Propensione al Rischio d’impresa Media 2004-2005: rapporto tra il numero totale di imprese attive nella Provincia e la quota di

popolazione fra i 20-65 anni residente in Provincia.

Elaborazione dati Istat e Unioncamere

Quotidiani venduti Media 2004-2005: numero di quotidiani venduti ogni mille abitanti Elaborazione su dati ADS notizie

ITC Media 2004-2005: quota percentuale degli addetti che almeno una volta la settimana usano il pc per

svolgere il proprio lavoro

Elaborazione dati Istat (su base regionale)

Infrastrutture di trasporto 2006: indice di accessibilità multimodale (stradale, ferroviaria, aeroportuale) ESPON

Criminalità

Media 2004-2005: quota di reati di carattere economico sul totale dei reati denunciati nella

Provincia Elaborazione dati Istat

Università e Ricerca Media 2004-2005: numero di laureati per Provincia di residenza Elaborazione dati MIUR

Fonte: Fondazione Masi - Osservatorio per l’internazionalizzazione

Non si è inserita nelle stime una variabile che approssimasse l’efficienza della Pubblica Amministrazione (PA) a livello provinciale, in primo luogo per le difficoltà di misurare adeguatamente tale efficienza, ma anche per evitare la correlazione con altre variabili quali il livello di sviluppo finanziario, il tasso di imprenditorialità e le misure del capitale umano (Università & Ricerca, e numero dei quotidiani venduti). Tale forte correlazione avrebbe impedito un buon esercizio di stima; nel prossimo paragrafo, tuttavia, il tema della qualità della PA a livello locale verrà ripreso anche in relazione alla questione fiscale.

Gli effetti strutturali “di contesto” sulla produttività manifatturiera sono numerosi e quantitativamente rilevanti (tabella 3). Un aumento congiunto dell’un percento nella dotazione d’infrastrutture, nel livello di sviluppo finanziario e nel tasso di imprenditoriali-tà, nella specializzazione produttiva e nel grado di utilizzo delle ICT, è associato secondo

Tab. 3 - Gli effetti “di contesto” sulla produttività manifatturiera a livello provinciale

Effetto di un aumento dell’1 percento della variabile considerata sulla produttività media 2006-2008

Infrastrutture 0.2 percento

ICT 0.2 percento

Sviluppo Finanziario 0.21 percento

Criminalità -0.08 percento

Imprenditorialità 0.14 percento

Specializzazione 0.23 percento

Fonte: LUISS Lab e Fondazione Masi

Non tutte le variabili considerate nella tabella 2 sono significative rispetto alla produttivi-tà, ma questo non deve sorprendere perché potrebbe dipendere sia dall’inadeguatezza delle statistiche disponibili sia dalla correlazione di tali misure con altre che risultano significative.

Sulla base dei parametri della tabella 3, possiamo fornire una graduatoria delle Provin-cie dove la produttività era più elevata prima della crisi del 2009, e di quelle dov’era più bassa, relativamente a due componenti distinte della produttività, quella dell’efficienza tecnica e quella dell’efficienza di scala (tabella 4): i risultati mostrano le 15 Province “più e meno efficienti” prima della crisi (2006-2008). Come si evince, gli scostamenti sono rilevanti e il potenziale di recupero delle imprese nelle provincie “meno efficienti” sarebbe ampio una volta che si intervenisse sui fattori di contesto: nei prossimi para-grafi ci soffermiamo quindi sulle responsabilità e le strategie delle classi dirigenti per favorire un recupero di produttività a livello territoriale.

In particolare, la prima componente nella tabella 4 si può ricondurre all’uso più o meno adeguato dei fattori interni ed esterni all’impresa rispetto alle Provincie più efficienti dove l’indice assume per comodità valore uno. La seconda componente si può attri-buire in parte alla dimensione media delle imprese (economie interne di scala), in parte alla densità industriale nei diversi territori (economie esterne di agglomerazione) sempre parametrata ai valori riscontrati nelle provincie più efficienti e posti pari a uno. Alcune delle Provincie classificate nella parte alta della graduatoria sono state colpite duramente dalla recessione e da eventi eccezionali dopo il 2009 (Prato, ad esempio,

o Reggio Emilia con il sisma del 2012), e la loro posizione nel ranking sarebbe

pro-babilmente diversa se valutata con i dati di oggi. Per il resto, i risultati confermano un gap significativo nella produttività delle imprese localizzate nelle province del Nord e del Centro rispetto al Meridione.

L’efficienza tecnica, connessa sia ai metodi produttivi adottati dalle impresa, sia alla ete-rogeneità dei settori industriali presenti nelle diverse Provincie, sia alla disponibilità dei fattori di contesto elencati nella tabella 4, mostra una variabilità maggiore rispetto

all’ef-ficienza di scala. Nelle imprese manifatturiere di Matera, Sassari, o Enna, ad esempio, l’utilizzo del capitale e del lavoro avviene in media con una produttività pari a circa la

metà di quella delle Provincie benchmark. Un aumento del 25 percento di tutti i fattori

“di contesto” della tabella 3 porterebbe a dimezzare il gap della componente “tecnica” della produttività industriale in quelle provincie rispetto a Modena, Pesaro o Milano.

Tab. 4 - Le 15 province a maggior o minor produttività industriale prima della crisi (2006-2008)

Provincia Efficienza tecnica Efficienza di Scala

Prato 1.000 1.000 Viterbo 1.000 1.000 Milano 1.000 1.000 Pesaro e Urbino 1.000 0.937 Reggio Emilia 1.000 1.000 Modena 1.000 0.984 Piacenza 0.995 0.975 Alessandria 0.995 0.971 Ascoli Piceno 0.977 0.929 Bolzano 0.976 0.986 Bologna 0.972 0.972 Lucca 0.970 0.983 Ravenna 0.970 0.989 Cuneo 0.966 0.961 Biella 0.9607 0.9969 … … … Chieti 0.706 0.965 Reggio Calabria 0.692 0.942 L’Aquila 0.692 0.975 Cagliari 0.689 0.960 Oristano 0.688 0.946 Potenza 0.669 0.968 Cosenza 0.664 0.938 segue

Provincia Efficienza tecnica Efficienza di Scala Lecce 0.663 0.952 Benevento 0.649 0.936 Campobasso 0.640 0.943 Catanzaro 0.618 0.952 Nuoro 0.593 0.954 Enna 0.558 0.990 Sassari 0.549 1.000 Matera 0.529 0.985

Fonte: Fondazione Masi

Significativi sono tuttavia anche i divari nell’efficienza “di scala”, che possiamo attri-buire sia alla ridotta dimensione media delle imprese (diseconomie interne) sia alla bassa densità industriale in una Provincia (diseconomie esterne). Lo scostamento di

questa componente della produttività rispetto al benchmark è del 7 percento circa in

Provincie dove le imprese risultano in media efficienti sotto il profilo “tecnico”, come Pesaro-Urbino e Ascoli.

Nel documento 7 7 (pagine 85-90)