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Democrazia e partecipazione: dalle osservazioni al progetto Elisabetta Anna Di Cesare

Università degli studi di Cagliari

DICAAR - Dipartimento di Ingegneria Civile Ambientale e Architettura Email: elisabetta.dicesare@unica.it

Tel: 070/675-5210

Michele Campagna

Università degli studi di Cagliari

DICAAR - Dipartimento di Ingegneria Civile Ambientale e Architettura Email: campagna@unica.it

Tel: 070/675-5203

Abstract

Nel corso degli ultimi decenni il concetto di sostenibilità è diventato un tema chiave delle politiche di sviluppo territoriale, ed i processi di pianificazione, a qualsiasi scala, si articolano con specifico riferimento al contesto territoriale nel quale i piani dovranno operare. Tale contesto si identifica non solo con l’ambiente naturale e antropizzato, ma anche con il sistema dei soggetti pubblici e privati che verranno coinvolti nelle trasformazioni indotte dal piano e che spesso, a causa del loro diverso background culturale e del loro ruolo all’interno del processo decisionale, possono avere visioni diverse sulle strategie prioritarie di sviluppo. Simili principi appaiono particolarmente attuali in riferimento alle innovazioni che la Direttiva Europea 42/2001/CE ha promosso nell’ambito del processo di elaborazione del piano con l’introduzione della Valutazione Ambientale Strategica, ma non sempre vengono messi in atto in maniera efficace nelle pratiche di pianificazione. La necessità di affrontare problemi complessi interdisciplinari, di acquisire dati, documentarli, esprimere i problemi in una maniera formale e comunicarli all’interno di un folto gruppo di attori, aumenta infatti il livello di complessità gestionale del processo. Il presente contributo presenta la sperimentazione dell’applicazione di metodi e strumenti di Geodesign al processo piano-VAS, mediante un caso studio portato avanti nel corso di un workshop progettuale collaborativo relativo alla Città Metropolitana di Cagliari.

Parole chiave: participation, spatial planning, scenarios.

1 | Introduzione

Le recenti innovazioni introdotte in ambito di pianificazione e governo del territorio hanno condotto ad un’evoluzione delle competenze tecniche richieste al pianificatore, da competenze prettamente ingegneristiche ed architettoniche, a competenze legate alla comprensione dei fenomeni ambientali e socio-economici, la capacità di relazionarsi con gli esperti in diversi settori disciplinari, la preparazione scientifica per potersi confrontare con sempre nuovi strumenti tecnologici, la capacità di gestire problemi e processi complessi nei quali sono coinvolti una moltitudine di attori (Perdicoulis, 2011; Zanon, 2014). Il compito del pianificatore non è più quindi quello di individuare la soluzione progettuale migliore da presentare al pubblico ed ai decisori, ma quello di facilitare e guidare il dialogo tra le parti e costruire il consenso (Elling, 2011).

Gli strumenti delle scienze dell’informazione geografica e la sempre crescente disponibilità di dati territoriali, incoraggiata dalla recente Direttiva INSPIRE 02/2007/CE, forniscono certamente nuove opportunità per integrare il sapere scientifico multidisciplinare e facilitare la comunicazione tra gli attori chiave del processo e la comunità locale.

Su queste premesse, il contributo presenta i risultati relativi ad un workshop progettuale di Geodesign applicato alla Città Metropolitana di Cagliari. In particolare viene descritto il processo progettuale nelle sue fasi principali, sono esplicitati gli strumenti utilizzati e le relazioni con le questioni più problematiche della VAS, che il Geodesign può contribuire a risolvere.

2 | La partecipazione nella Valutazione Ambientale Strategica

La Direttiva Europea 42/2001/CE, poi recepita nei quadri normativi nazionali e regionali degli Stati Membri, ha introdotto la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) come strumento che accompagna

l’elaborazione di piani e programmi che possano avere un impatto significativo sull’ambiente, allo scopo di garantire l’integrazione delle considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione, adozione ed approvazione dei piani e di indirizzare il governo dello sviluppo del territorio secondo i principi di sostenibilità.

Un aspetto particolarmente problematico della VAS è il suo frequente forte disallineamento rispetto al piano (Zoppi, 2012) con una conseguente riduzione di efficacia del suo stesso scopo: l’integrazione delle considerazioni ambientali nel corso della sua elaborazione. Secondo Fisher e Gazzola (2006) ci sono inoltre alcuni aspetti legati alla presenza di determinate condizioni contestuali, fondamentali per garantire l’efficacia della VAS: la presenza di un apparato normativo ben strutturato, una soddisfacente cooperazione inter-istituzionale ed una robusta partecipazione del pubblico. Sebbene negli ultimi anni la VAS sia diventata sempre più un processo sistematico condotto in conformità a specifici principi e linee guida, nelle pratiche di pianificazione, da una parte si riscontra un significativo incremento della cooperazione tra enti pubblici, dall’altra non si assiste ad un’ altrettanto diffusa organizzazione di arene di dialogo che coinvolgano anche la cittadinanza nelle fasi di progettazione e valutazione (Rega & Bonifazi, 2014) a causa anche della complessità gestionale, che spesso rende caotico e poco trasparente il processo stesso.

Su queste premesse, il Geodesign appare in grado di contribuire a definire una metodologia sistematica per affrontare alcuni degli attuali problemi riscontrati nelle pratiche di pianificazione urbana e territoriale (Campagna & Di Cesare, 2016), ed a rendere il processo decisionale trasparente, sostenibile e partecipato, come la VAS richiede.

3 | La partecipazione nel Geodesign

Il Geodesign rappresenta un approccio metodologico al processo decisionale che integra la creazione di proposte progettuali alla simulazione degli impatti nel loro contesto territoriale (Flaxman, 2010), facendo uso, nella gran parte dei casi, degli strumenti delle scienze dell’informazione territoriale e fornendo strumenti tecnologici per condurre le analisi, rappresentarne in maniera efficace i risultati e favorire la negoziazione tra le parti.

Secondo Carl Steinitz (2012) ciascun processo progettuale finalizzato alla pianificazione di possibili trasformazioni future di un territorio a qualsiasi scala, dovrebbe seguire sei fasi principali, che lui sintetizza in un framework (i.e. Geodesign Framework) costituito da sei modelli. Si parte dalla raccolta dei dati ambientali, economici e demografici relativi al contesto territoriale di riferimento (i.e. Representation Model ), si prosegue con l’analisi dei dati e la lettura critica dei processi di trasformazione in atto (i.e. Process Model) e la valutazione degli aspetti positivi e negativi (i.e. Evaluation Model), per avere una lettura delle peculiarità del territorio prima dell’elaborazione del piano. Alla luce delle analisi svolte, si procede con la progettazione di una serie di scenari alternativi di sviluppo (i.e. Change Model), la valutazione degli effetti che simili scelte progettuali potrebbero avere sul territorio (i.e. Impact Model), ed infine la scelta della soluzione che meglio concilia gli obiettivi di sviluppo con quelli di salvaguardia dell’ambiente (i.e. Decision Model).

Se da una parte le innovazioni che le tecnologie dell’informazione e comunicazione potenzialmente offrono nei processi di costruzione della conoscenza a supporto dei processi decisionali favoriscono lo sviluppo di metodi e tecniche di Geodesign, dall’altra non possono essere considerate come il fattore chiave della metodologia, che risiede piuttosto nel tentativo di favorire il coinvolgimento e la collaborazione tra gli attori (McElvaney & Foster, 2014). Gli attori sono identificati da Steinitz (2012) in 4 gruppi: i i professionisti del progetto, quelli delle tecnologie, gli esperti in scienze naturali e sociali, e la comunità locale. Tutti sono chiamati ad apportare il proprio contributo durante le diverse fasi del processo. La comunità locale, in particolare, ha un ruolo chiave: è chiamata a partecipare durante la fase di costruzione della conoscenza dell’area di studio, in virtù della sua conoscenza esperienziale, e successivamente il suo coinvolgimento è essenziale per esaminare e scegliere quali sono i cambiamenti che meglio rispondono alle esigenze proprie del contesto geografico (Steintz, ibidem). Un simile approccio metodologico alla pianificazione permette dunque di non circoscrivere la partecipazione degli stakeholder e del pubblico alla sola fase di consultazione/osservazioni di progetti già sviluppati, ma consente a tutti gli attori di apportare il loro specifico contributo anche nelle fasi centrali della progettazione (delle alternative) del piano.

4 | La progettazione collaborativa: il workshop di Cagliari

L’applicazione del Geodesign Framework è stata sperimentata in un caso studio nel corso del workshop progettuale “Future scenarios for the Cagliari Metro Area” organizzato presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale ed Architettura (DICAAR) dell’Università di Cagliari, e finalizzato alla progettazione di

scenari alternativi di sviluppo per la nuova Area Metropolitana di Cagliari in un orizzonte temporale di venticinque anni.

Il workshop, coordinato da Carl Steinitz e dagli autori secondo un modello già applicato in altri casi studio (Riviero et al., 2015; Nyerges et al., 2016; Campagna et al., 2016), ha permesso di testare le potenzialità della metodologia in fase di progettazione al fine di valutarne l’efficacia.

La preparazione del workshop è stata la prima fase a richiedere un articolato processo collaborativo all’interno del team di progetto, costituito da ricercatori con formazioni differenti (i.e. ingegneri edili, ingegneri ambientali, architetti, geoinformatici) che hanno condotto l’analisi dell’area di studio e preparato una serie di mappe che descrivessero i 10 “sistemi” ritenuti più rilevanti per informare il progetto: beni culturali, naturalità, pericolo idrogeologico, turismo, agrifood, trasporti, aree residenziali a bassa densità, aree residenziali ad alta densità, commercio ed industria, servizi generali a valore aggiunto. In questa fase inoltre, è stata predisposta la piattaforma collaborativa GIS-based on-line, utilizzata come sistema di supporto alla pianificazione, Geodesignhub.com (GDH) di Ballal e Steinitz, che è stata utilizzata successivamente durante le fasi di progettazione e negoziazione tra i gruppi di partecipanti. Per la costruzione della cartografia tematica sono stati utilizzati i dati aperti del Sistema Informativo Territoriale (SITR) della Regione Sardegna insieme, in alcuni casi, a dati geografici volontari ricavati dai social network (es. Instagram).

Gli organizzatori hanno inoltre elaborato una matrice degli impatti che individuasse il possibile effetto che un progetto relativo ad uno dei 10 sistemi potesse originare su ognuno degli altri e che, durante le attività del workshop, potesse consentire il calcolo in tempo reale degli impatti sul territorio di ogni scelta progettuale. Le mappe dei 10 sistemi e le matrici di impatto sono state poi caricate nella piattaforma GDH ed hanno rappresentato la base conoscitiva di partenza da cui i partecipanti hanno iniziato le attività di progettazione.

Le attività progettuali iniziali del workshop hanno costituito una seconda fase di collaborazione. I trentadue partecipanti al progetto sono stati divisi in sei gruppi portatori di interessi diversi all’interno del processo decisionale: l’amministrazione della Città Metropolitana, la Regione Autonoma della Sardegna, i conservatori dei beni culturali, gli ecologisti, i promotori dello sviluppo, i promotori dello sviluppo turistico. Ogni gruppo, composto da partecipanti con profili professionali differenti dei settori pubblico e privato (es. tecnici delle pubbliche amministrazioni, liberi professionisti, studenti e ricercatori universitari), in una prima fase ha discusso le priorità di sviluppo che avrebbe dovuto perseguire nella definizione del proprio scenario per poi, nella seconda fase, attraverso uno strumento di sketch-planning disponibile all’interno della piattaforma GDH, elaborare una serie di diagrammi georeferenziati, rappresentanti progetti specifici per ognuno dei 10 sistemi. La selezione di una serie di diagrammi progettuali condivisi tra i partecipanti, ha portato ogni gruppo alla definizione dello scenario alternativo di sviluppo che meglio rispondesse agli interessi del portatore di interesse che ciascuno rappresentava. I sei scenari elaborati in questa fase sono stati quindi sottoposti a valutazione di impatto e ciò ha permesso la visualizzazione in tempo reale della performance di ciascuno scenario generato – sia in forma carografica che diagrammatica- innescando un processo virtuoso attraverso il quale ciascun gruppo ha perfezionato le proprie scelte progettuali al fine di minimizzare gli impatti negativi sul territorio.

Al termine delle attività di progettazione è stato portato avanti un terzo momento di collaborazione durante il quale i sei scenari progettuali sono stati visualizzati all’interno della piattaforma in una schermata di sintesi per la comparazione (Fig. 1), che ha permesso a ciascun gruppo di conoscere le scelte progettuali proposte dai membri degli altri gruppi.

Figura 1 | Comparazione dei sei diversi scenari progettuali. Fonte: dati originali degli autori.

In funzione delle affinità rilevate è stato chiesto loro di compilare un sociogramma per la costruzione del consenso (Fig.2) nel quale esprimere un giudizio di compatibilità, da molto negativo a molto positivo, sugli scenari proposti dagli altri gruppi.

Figura 2 | Sociogramma per la costruzione del consenso Fonte: fotografia originale degli autori

In funzione delle affinità rilevate i gruppi sono stati uniti a formare nuove coalizioni affinché giungessero per gradi, attraverso il dialogo e la negoziazione, ad uno scenario progettuale finale condiviso (Fig.3).

Figura 3 | Scenario progettuale finale condiviso. Fonte: mappa originale degli autori.

5 | Conclusioni

L’analisi dei risultati del workshop costituisce un importante momento di approfondimento sulle potenzialità del Geodesign Framework come supporto metodologico per l’integrazione tra il processo di VAS e quello di elaborazione del piano. Il caso di studio analizzato ha infatti simulato, in maniera semplificata, un processo preliminare di costruzione di un piano di notevole complessità, che coinvolge una moltitudine di attori di differente estrazione e che prevede la necessità di creare e valutare alternative progettuali eterogenee.

Durante la preparazione del workshop e nelle giornate di progetto, sono state portate avanti inoltre tre diverse fasi collaborative, che hanno consentito l’integrazione di saperi ed esperienze diverse a servizio della costruzione del piano. La prima fase, relativa alla costruzione della conoscenza, ha visto interagire ricercatori esperti in settori scientifici diversi che, con l’uso degli strumenti delle scienze dell’informazione geografica e grazie alla sempre crescente disponibilità di dati territoriali a carattere ambientale, ha elaborato una serie di mappe che hanno costituito la base conoscitiva dalla quale iniziare le attività di progettazione. La seconda fase, relativa alla progettazione di uno scenario di sviluppo per ciascuno dei sei gruppi di

stakeholder, ha visto collaborare esponenti del settore pubblico e privato per la creazione, valutazione ed

ottimizzazione di sei scenari di sviluppo alternativi. L’utilizzo di una piattaforma dinamica di collaborazione ha certamente facilitato il processo in tutte le sue fasi, consentendo a ciascun partecipante infine, durante la terza fase, non solo di ragionare sulle soluzioni progettuali proposte dagli altri portatori di interesse, individuare affinità ed esprimere osservazioni - come generalmente avviene negli attuali processi di pianificazione - ma di progettare in prima persona il proprio scenario e di arrivare, tramite il dialogo e la negoziazione, a definire uno schema direttorio di sviluppo condiviso da tutti in soli due giorni di lavoro.

Riferimenti bibliografici

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Riconoscimenti

Elisabetta Anna Di Cesare ha partecipato alla ricerca ed alla stesura del presente articolo nell’ambito del corso di dottorato in Ingegneria civile e architettura dell’Università degli Studi di Cagliari, a.a. 2014/2015 - XXX ciclo, con il supporto di una borsa di studio finanziata con le risorse del P.O.R. SARDEGNA F.S.E. 2007-2013 - Obiettivo competitività regionale e occupazione, Asse IV Capitale umano, Linea di Attività l.3.1 “Finanziamento di corsi di dottorato finalizzati alla formazione di capitale umano altamente specializzato, in particolare per i settori dell’ICT, delle nanotecnologie e delle biotecnologie, dell'energia e dello sviluppo sostenibile, dell'agroalimentare e dei materiali tradizionali”.

Il Professor Carl Steinitz ha partecipato alla ricerca nell’ambito del Programma Visiting Scientist finanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna - Legge 7 agosto 2007, n. 7 “Promozione ricerca scientifica e innovazione tecnologica in Sardegna”.

A divided community. The case of Taranto