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Università degli Studi di Napoli Federico II Dipartimento di Architettura

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Abstract

I processi di Urbanistica partecipata-collaborativa permettono di raggiungere importanti obiettivi in termini di qualità, efficacia e rappresentatività del Piano, solamente se le comunità insediate sul territorio sentono loro il piano, in quanto esso riporta le immagini e le scelte che i cittadini assegnano ai luoghi di vita e di relazione.

Bisogna quindi incentivare al massimo la partecipazione per favorire il coinvolgimento di un maggior numero di soggetti nei processi costruttivi da cui poi scaturiscono le decisioni, e la comunicazione deve essere utilizzata per divulgare, illustrare e discutere con nuovi linguaggi i contenuti del Piano. Facendo riferimento ad esperienze internazionali quali il “Community Planning” di tradizione anglosassone ed ai tantissimi episodi di urbanistica partecipata nelle piccole e grandi città italiane, come quella del “Pug di Locorotondo”, durante l’iter di formazione del PUC di Angri, sono stati posti in atto molteplici processi di partecipazione pubblica che hanno coinvolto nelle scelte di pianificazione gruppi politici, associazioni, operatori privati, cittadini. È stato creato un “Laboratorio di Urbanistica Partecipata” in base al quale sono stati effettuati molteplici incontri pubblici, nelle fasi comprese tra le scelte preliminari e quelle definitive del piano. All’interno del Laboratorio sono stati sperimentati diversi modelli di innovazione nella metodologia di sviluppo del progetto partecipativo,che hanno permesso la collaborazione di molti soggetti attraverso i nuovi strumenti di informazione e partecipazione diretta dei cittadini.

Parole chiave: urbanism, communication, social practices.

La Partecipazione Pubblica nella gestione del territorio

È veramente difficile privilegiare una visione programmatica che consenta, anche ai cittadini estranei al rapporto politica-professioni di incidere sulle scelte che condizioneranno negli anni futuri lo sviluppo delle piccole e grandi città?

Utilizzando la Partecipazione Pubblica nella gestione del territorio si assiste ad un’importante evoluzione della società. Il ruolo del cittadino cambia, l’amministrazione pubblica diventa più trasparente e nei cittadini cresce il sentimento di appartenenza ad una comunità.

I processi di Urbanistica partecipata-collaborativa permettono di raggiungere importanti obiettivi in termini di qualità, efficacia e rappresentatività del Piano, solamente se le comunità insediate sul territorio sentono loro il piano, in quanto esso riporta le immagini e le scelte che i cittadini assegnano ai luoghi di vita e di relazione. Bisogna quindi incentivare al massimo la partecipazione per favorire il coinvolgimento di un maggior numero di soggetti nei processi costruttivi da cui poi scaturiscono le decisioni, e la comunicazione deve essere utilizzata per divulgare, illustrare e discutere con nuovi linguaggi i contenuti del Piano.

Negli ultimi anni abbiamo assistito alla diffusione di pratiche partecipative in urbanistica in diverse parti del mondo. Il luogo per eccellenza della partecipazione attiva dei cittadini è l’Urban Center, a cui può essere delegato il compito di gestire i processi partecipativi, proporre percorsi di progettazione partecipata e comunicare in maniera trasparente ed efficace sullo stato dei programmi di trasformazione.

Un’esperienza significativa a cui far riferimento in questa direzione è sicuramente quella dell’Urban Center di New York, concepito come luogo centralizzato, istituzionalmente preposto a informazione, comunicazione e discussione dei progetti di trasformazione urbana.

In Italia, sono sorti numerosi Urban center, con l’intento di promuovere processi partecipativi, e di fornire una informazione corretta sulle scelte urbanistiche nelle varie fasi di attuazione.

Casi particolari sono rappresentati da Roma, dove amministrazione e cittadini si incontrano nei Laboratori territoriali per mettere in pratica una gestione condivisa e democratica del territorio e da Genova dove l’Urban Center è pensato come struttura virtuale, con sito web e funzione di back office.

Solo negli ultimi anni, in Italia meridionale, all’interno della pratica urbanistica, si stanno adottando concretamente percorsi partecipativi dei cittadini nei processi di pianificazione, gestione e trasformazione del territorio.

Facendo riferimento ad esperienze internazionali quali il “Community Planning” di tradizione anglosassone ed ai tantissimi episodi di urbanistica partecipata nelle piccole e grandi città italiane, come quella del “Pug di Locorotondo”, durante l’iter di formazione del PUC di Angri, sono stati posti in atto molteplici processi di partecipazione pubblica che hanno coinvolto nelle scelte di pianificazione gruppi politici, associazioni, operatori privati, cittadini.

L’esperienza del processo partecipativo nel Puc di Angri

L’amministrazione di Angri, comune di circa 34.000 abitanti in provincia di Salerno, ha iniziato nel mese di dicembre 2010 le procedure per la formazione del Piano Urbanistico Comunale (PUC) 1, che, ai sensi della

legge regionale della Campania n.16/2004, deve disciplinare le trasformazioni del territorio comunale perseguendo gli obiettivi di trasformazione urbanistica sostenibile, tutela e valorizzazione ambientale, sviluppo socio economico e miglioramento della qualità insediative, garantendo la pubblicità e la partecipazione nei processi di pianificazione.

Per raggiungere questi obiettivi, sin dalle prime fasi, è stato ritenuto necessario procedere ad una condivisione allargata delle problematiche e delle scelte urbanistiche, coinvolgendo direttamente non solo gli enti istituzionali che governano il territorio, ma anche tutte le componenti sociali, economiche e politiche, espressione della comunità locale, partendo dal presupposto che una sana partecipazione pubblica deve iniziare ancona prima del processo di pianificazione, con un’ampia divulgazione dei motivi che rendono necessaria la pianificazione stessa.

Nella fase embrionale della formazione del PUC, sono stati individuati diversi percorsi con più momenti di confronto pubblico allargato, in cui tutta la cittadinanza poteva, in forma associata o singola, manifestare i propri orientamenti e comunicare i suggerimenti di interesse generale per la pianificazione urbanistica in atto. Si è cominciato dalle scuole per sentire la voce dei ragazzi e come loro desiderassero che fosse la propria città.

Attraverso un confronto diretto tra Amministrazione, progettisti e popolazione tutta, è stato avviato un processo di pianificazione partecipata, fondato sull’ascolto delle esigenze della comunità che ha individuato forme di cooperazione istituzionale e co-pianificazione, da realizzarsi attraverso l'attivazione di una consulta urbanistica e di un laboratorio di progettazione partecipata.

Nella prima fase di ascolto, precedente alla formazione del Documento Preliminare Programmatico del PUC, è stata istituita la Consulta urbanistica, un organismo a cui tutti i cittadini, enti costituiti o associazioni hanno potuto far riferimento, facendo pervenire una serie di suggerimenti o indicazioni di carattere generale, non privatistico, funzionali alla formazione dei contenuti del futuro piano comunale. Nell’ambito della realizzazione di un valido modello di Progettazione Partecipata, non sono state tralasciate le enormi potenzialità offerte dalle nuove tecnologie informatiche e telematiche. Tali strumenti permettono una enorme facilità di comunicazione interattiva e una straordinaria garanzia di trasparenza. Due concetti che stanno alla base di un qualsiasi processo di progettazione partecipata.

La Consulta, attraverso un sito web ed una pagina facebook, creati ad hoc, ha da subito attivato una serie di iniziative per coinvolgere nella fase embrionale della pianificazione la maggior parte di cittadini, associazioni, gruppi politici, ecc. Tale processo ha portato all’elaborazione di un documento sintetico di indirizzi strategici, da porre alla base dell’elaborazione del nuovo strumento di governo del territorio del comune di Angri, che si fonda su una premessa basilare: “Pensare allo sviluppo urbano, sociale ed economico di Angri in maniera svincolata dall'intero territorio, ed in particolar modo fuori dal contesto dell'Agro nocerino-sarnese, oltre ad essere un errore strategico enorme, può addirittura essere controproducente agli stessi obiettivi che si cercano di perseguire. L'inquadramento della funzione urbana di Angri risulterebbe più armonico e realizzabile se pensato all'interno di un contesto più organizzato, identificando un modello di sviluppo di città che sia effettivamente necessario e soprattutto perseguibile: dal modello di città dormitorio o di area residenziale (molto vicino alle attuali caratteristiche), fino ad arrivare anche agli ambiziosi obiettivi di smart-city e di città turistica (ancora troppo lontani dall'essere realistici)”.

1 L’amministrazione comunale di Angri ha affidato al Centro Interdipartimentale L.U.P.T. dell’Università Federico II di Napoli la

I punti principali del documento di indirizzi sono: • Sviluppo di attrezzature e servizi;

• Rispetto dell’ambiente come modello di sviluppo economico; • Potenziamento e miglioramento della viabilità e dei parcheggi; • Riqualificazione urbana ed ambientale sostenibile dei vuoti urbani;

• Edilizia abitativa ad impatto zero riducendo al massimo il consumo di suolo;

• Rilancio delle zone agricole attraverso la salvaguardia dei territori e delle colture autoctone; • Attivazione di percorsi partecipativi nei processi di trasformazione urbana.

L’amministrazione comunale in sinergia con i progettisti del Piano, ha recepito le indicazioni derivanti dal lavoro della consulta ed ha attivato sin dalla fase iniziale di redazione del Preliminare di Piano, un processo finalizzato alla più ampia partecipazione di organismi pubblici e privati, individuando le autorità ambientali coinvolte nelle future trasformazioni del territorio. A tal fine sono stati organizzati molteplici incontri/confronti2, nelle varie aree del territorio comunale, allo scopo di coinvolgere gran parte della

cittadinanza nel percorso di elaborazione del piano, ponendo alla base di ogni decisione la fase di ascolto e collaborazione.

E’ stato quindi costituito una sorta di “Laboratorio per la progettazione partecipata”, in quanto l’amministrazione ha deciso di affrontare il riuso di alcune aree strategiche del territorio comunale in modo aperto e trasparente attraverso il coinvolgimento dei cittadini e dei soggetti attivi sul territorio, conscia dell’importanza di un confronto più ampio possibile nel momento di definire le scelte strategiche per il futuro della città.

Questo "Laboratorio di Urbanistica partecipata" nato con l’intento di assumere un fondamentale ruolo propositivo e di coordinamento operativo nel collegamento tra Amministrazione ed il territorio è divenuto il luogo di promozione di idee e confronto, ma anche di controllo e di critica costruttiva nella generale volontà di operare per il miglioramento di qualità di vita nel territorio. Al suo interno, oltre a cittadini attivi e disponibili alla cooperazione, hanno fornito il proprio contributo professionisti in grado di tradurre sul piano tecnico le idee e le proposte emerse dal pubblico confronto. L’amministrazione non ha voluto preconizzare nulla, affidando tutto al processo di partecipazione le cui azioni sono risultate fondamentali in tutti le fasi della pianificazione. Un processo down-top, che ha garantito un ruolo di primo piano a tutti quei cittadini che hanno partecipano al laboratorio e che si sono impegnati per il futuro anche, a realizzare azioni di tipo economico e di impresa.

All’interno del Laboratorio sono state prese in considerazione diverse aree strategiche presenti sul territorio comunale, caratterizzate da condizioni diffuse di degrado ed abbandono, a seguito della presentazione di altrettanti progetti per l’edificazione di alloggi in base al piano casa della Regione Campania. Dall’ampio dibattito è scaturito che non dovevano essere presi in considerazione tutti quegli interventi che riguardavano consumo di suolo inedificato, mentre per il caso più rappresentativo dal punto di vista strategico, costituito dal sito industriale dell’ex MCM, posto al centro del cuore pulsante di Angri, era indispensabile intervenire con una riqualificazione dell’area, creando però spazi a verde che oggi non ci sono”.

Il sito dismesso ex MCM, un’area di 64.000 mq.,occupa attualmente un intero isolato posto tra la via Risi, il cui tracciato delimita ad est il perimetro del nucleo medievale di Angri, e l’ottocentesco corso V. Emanuele. La posizione dell’isolato, adiacente al centro storico, nonché la sua mole ne rendono necessario lo studio dei rapporti con il resto della città nella ricerca di caratteri identificativi dell’area.

All’inizio della sua attività intorno alla metà dell’800, il complesso industriale delle cotoniere meridionali di Angri erano costituite da un salone di tessitura di 11.250 metri quadrati adatto all’installazione di 1.615 telai automatici; successivamente nel 1954 fu realizzato un ampliamento che portava l’opificio alla sua definitiva conformazione con una sala di tessitura di 16.000 metri quadrati che, per dimensioni e razionalità tecnica, garantiva alle “Cotoniere” una produzione di livello internazionale. A partire dalla metà degli anni Settanta inizia un lento ed inesorabile periodo di crisi destinato a concludersi nel 1992 con la cessazione dell’attività.3

2Nei mesi di maggio e giugno del 2011 sono stati organizzati ben 8 incontri con la cittadinanza e le associazioni politiche e delle

varie categorie, in un quadro di assoluta collaborazione e partecipazione.

3 Nel 1930 le MCM vengono acquisite dal Banco di Napoli che nel 1970 le cede all’ENI. Nel 1995, Gianni Lettieri, allora

Figura 1 | Foto aerea dell’area ex MCM. Fonte: Google maps.

Negli anni successivi, l’area è passata di mano di più imprenditori, che hanno volta per volta ipotizzato diversi progetti per il rilancio dell’area dismessa.

Nel 2012 il Consiglio Comunale di Angri, dopo ampi e ripetuti confronti con le associazioni e la cittadinanza, ha dato parere positivo alla proposta progettuale presentata dalla proprietà dell’ex Mcm, che prevede un progetto per la realizzazione di 147 alloggi, la cessione al pubblico di un enorme polmone verde di circa 15.000 metri quadri a ridosso di via nuove cotoniere e di Corso Vittorio Emanuele, la cessione di circa 6000 metri quadri di aree di parcheggio, la cessione di circa 600 metri quadri di aree di utilità, la cessione in proprietà all’ente di circa 1800 mq in appartamenti di edilizia sociale, (circa 20 alloggi), l’abbattimento dell’edificio all’angolo tra via Semetelle e corso Vittorio Emanuele, la creazione di una piazza centrale ad uso pubblico, l’arretramento del muro di confine con via Risi di circa 5 metri e la conseguente realizzazione di una carreggiata e di un marciapiedi più ampia.

Lettieri cede lo stabilimento di Angri all'imprenditore conserviero Antonino Russo che nel 2011 abbandona il progetto di riqualificazione dell’area industriale.

Figura 2 | Schema progetto di riqualificazione dell’area ex MCM.

Il Piano urbanistico comunale, adottato nel mese di ottobre del 2016, ha confermato l’ipotesi di riqualificazione urbana dell’area delle ex cotoniere, che prevede la costruzione dei 147 nuovi alloggi in cambio della cessione e realizzazione di aree e servizi di pubblica utilità per la cittadina di Angri.

Conclusioni

Nell’attuale fase storica, in cui i cittadini hanno sempre meno relazioni con il proprio territorio, la collaborazione di molti soggetti (abitanti, utenti, soggetti locali organizzati, soggetti istituzionali, operatori privati), può essere attivata attraverso i nuovi strumenti di informazione e partecipazione diretta dei cittadini, capace ampliare le possibilità di successo di un progetto e uscire dalla logica degli interventi settoriali.

Utilizzare la partecipazione pubblica nella gestione del territorio comporta un’importante evoluzione della società. Il ruolo del cittadino cambia, l’amministrazione pubblica diventa più trasparente; nei cittadini cresce il sentimento di appartenenza ad una comunità.

Facilmente ora si capisce quanto sia ancora lungo e frastagliato il percorso da affrontare per giungere ad una reale conoscenza, diffusione e applicazione dell’approccio partecipativo nella pianificazione.

Pochi strumenti legislativi e poco know-how, sia tra le amministrazioni che tra i cittadini, rendono la strada verso la sostenibilità e il Community Planning ancora difficile, ma ogni anno di più si compie un passo verso un nuovo approccio più vicino alle città e ai cittadini.