ECOMEDIA Società di Ingegneria a r.l. Email: [email protected]
Abstract
Grazie all’evoluzione delle tecnologie informatiche ed in particolare alla possibilità di accedere alla rete internet in qualsiasi momento e in ogni luogo, nella pianificazione territoriale e urbanistica si è concretizzata la capacità di costruire dei sistemi informativi territoriali interattivi che permettono la condivisione della conoscenza e dei saperi territoriali. La partecipazione attiva attraverso tali strumenti diventa la chiave di volta per rafforzare la coscienza di luogo e delineare scenari di futuro condivisi che possano portare verso l’autogoverno delle comunità locali.
Nel contributo, dopo aver messo in evidenza alcune problematiche della governance europea in cui è immerso il nostro sistema di pianificazione, si descrive l’impostazione di un Sistema Informativo Territoriale (SIT) interattivo in corso di sviluppo sul territorio dei Monti Lepini. In sintesi si chiarisce il funzionamento del SIT e la sua impostazione open, si delineano alcuni caratteri ed esperienze salienti di PPGIS e WebGIS scelti come riferimento, si descrivono gli elementi principali degli ambienti di interazione in rete che si stanno realizzando ponendone in evidenza le loro funzionalità bidirezionali e la loro strutturazione in tre principali profili di utenza capaci nel complesso di sostenere i processi partecipativi tradizionali e di lasciare traccia dei loro esiti.
Parole chiave: governance, participation, information technology.
1 | Processi paralleli e interagenti a due velocità nel contesto dei Monti Lepini
L’apertura dei processi decisionali e gli approcci partecipativi o collaborativi connotano i processi di pianificazione che governano o cercano di governare le trasformazioni urbane e territoriali. Questi elementi distintivi si evidenziano nelle forme attuali già a partire dagli anni novanta e sono parte del passaggio da government a governance, ovvero dai meccanismi tradizionali gerarchici-autoritativi dello stato nazione a quelli orizzontali collaborativi-cooperativi introdotti dall’affermarsi progressivo delle istituzioni della UE e del diritto europeo sanciti dal Libro Bianco sulla Governance del 2001 (COM, 2001). Ma la governance non è una forma di organizzazione istituzionale scelta, è in qualche modo imposta dalla condizione funzionale della UE, un sistema multilivello di continua negoziazione tra i governi coinvolti a diversi livelli territoriali – sopranazionale, nazionale, regionale e locale (Marks, 1993). Nella sua concreta applicazione due aspetti ai nostri fini emergono con maggiore rilevanza. Il primo è il rischio della perdita di diritti di cittadinanza omogenei attraverso la crescente attribuzione di compiti a networks e partenariati pubblico-privati (Palumbo, 2007). Il secondo, connesso con il precedente, riguarda i problemi del controllo, dell’orientamento e della regolazione delle dinamiche sociali ed economiche. Se queste rimangono le questioni del governare, «è facile nutrire il sospetto che questo sistema allargato di governo
non abbia altro senso, in definitiva, se non quello di presentare come intrinseco un ordine destinato pur sempre a restare estrinseco. La struttura partecipativa rischia, infatti, di oscurare il modo in cui il potere continua ad essere esercitato e la capacità di un numero limitato di soggetti di orientarne le dinamiche» (Andronico, 2012: 338). D’altra parte, questi aspetti problematici della governance devono essere collocati all’interno della più ampia condizione del mutamento sociale della nostra società, sempre più caratterizzata dal pluralismo culturale e dalla perdita di coesione sociale. Nel nostro paese questi elementi sono emersi in modo traumatico dall’inizio degli anni novanta, in particolare con il dispiegarsi della globalizzazione e i suoi fenomeni migratori, la crisi dei grandi partiti di massa, la progressiva delegittimazione della rappresentanza politica. Di questa condizione è espressione coerente il modificarsi di oggetti e forme del conflitto che sempre più riguardano le trasformazioni del territorio, con le comunità che si oppongono ad opere con diversi tipi di impatto (infrastrutture di trasporto, impianti di smaltimento dei rifiuti, impianti per la produzione di energia ecc.) o all’insediamento di soggetti sgraditi (nomadi, immigrati extracomunitari ecc.). Osservando questi conflitti si può affermare che «La base di massa di questi movimenti continua a essere costituita da comunità radicate su un territorio che osteggiano l’alterazione del loro status quo, cercano di alzare muri ai loro confini, pretendono un diritto di veto. Insomma “Nimby” e “non Nimby”1, particolare e generale convivono nelle stesse lotte, che si presentano perciò
come fenomeni sfaccettati e ambivalenti» (Bobbio, 2011: 79-88). Per uscire da questa ambiguità, che unisce spinte verso la chiusura nei localismi xenofobi ad istanze tese a perseguire interessi generali al di fuori delle logiche di mercato, la pianificazione territoriale e urbanistica potrebbe svolgere un ruolo importante, sviluppando soprattutto disegni di futuro, quadri d’insieme che in modo transcalare superino la frammentazione degli specialismi settoriali e costringano a riflettere sulla complessità delle relazioni e degli effetti delle trasformazioni territoriali. Occorre però, essere consapevoli che «Nel contesto italiano la pianificazione non è la forma della politica, conseguentemente la pianificazione territoriale non guida la formazione delle politiche. Molte altre sedi decisionali pubbliche e private, lecite e illecite, trasformano la pianificazione nella pratica quotidiana del governo del territorio, in un esercizio culturale, in molti casi autoreferenziale, in altri giustificativo di scelte già compiute altrove» (Magnaghi, 2014: VII-XVII). In particolare, gli ordinari processi di pianificazione non consentono un efficace sviluppo della conoscenza del territorio e soprattutto una sedimentazione di tale conoscenza all’interno delle comunità locali. I piani sono legati al processo decisionale, alle sue accelerazioni e stagnazioni derivanti dal conflitto politico alle sue diverse scale interagenti tra loro. Di conseguenza anche il processo di apprendimento sociale viene condizionato, costringendolo all’interno di momenti partecipativi occasionali, spesso solo finalizzati al consenso per il soggetto che sviluppa il piano. Tuttavia, l’evoluzione delle tecnologie informatiche e soprattutto la possibilità di accedere alla rete internet ha consentito di costruire strumenti che permettono la condivisione della conoscenza e dei saperi territoriali. La partecipazione attiva attraverso tali strumenti può contribuire in modo determinante a rafforzare la coscienza di luogo (Becattini, 2015) e delineare scenari di futuro condivisi che possano portare verso l’autogoverno delle comunità locali. I Sistemi Informativi Territoriali interattivi, o meglio i processi che consentono la loro implementazione e sviluppo, si possono affiancare all’elaborazione dei piani, sostenendoli e nello stesso tempo costituendo un luogo di riflessione collettiva, composto di sedimentazione delle conoscenze e valutazione delle scelte e delle esperienze di pianificazione. Due processi paralleli e interagenti ma con velocità diverse.
Con questa impostazione è stata avviata la collaborazione tra il Laboratorio di Progettazione del Territorio2 e la Compagnia dei Lepini3 (CdL) per la costruzione di un Sistema Informativo
Territoriale(SIT) aperto e interattivo esteso a tutto il territorio dei Monti Lepini4. I componenti del SIT
1 Bobbio con “non Nimby” si riferisce a quella componente nei conflitti territoriali che reclama un diverso modello di sviluppo e
che dunque si oppone anche ad una visione particolaristica dei problemi.
2 Il Laboratorio di Progettazione del Territorio, al quale appartengono gli autori del presente contributo, è una struttura che svolge
didattica e ricerca nel Polo di Latina di Sapienza Università di Roma; la collaborazione con la Compagnia dei Lepini si inquadra nell’ambito delle attività di convenzione conto terzi gestite dal Centro di Ricerca e Servizi per l’Innovazione Tecnologica Sostenibile (CeRSITeS) di Latina, centro sostenuto tra gli altri dal Dipartimento di Ingegneria Civile Edile Ambientale (DICEA) di Sapienza Università di Roma.
3 La Compagnia dei Lepini (CdL) è una società pubblica partecipata dai 16 Comuni delle Comunità Montane XIII e XVIII del
territorio dei Monti Lepini e dalle stesse Comunità Montane, dalla Provincia di Latina, dalla C.C.I.A.A. di Latina, dall’Unione delle Camere di Commercio del Lazio e dal BIC Lazio. Il suo lavoro è finalizzato a mantenere un livello adeguato di cooperazione tra i Comuni del territorio dei Monti Lepini stimolando e promuovendo azioni finalizzate allo sviluppo locale e sostenibile del territorio su tre principali linee di azione: la valorizzazione turistica dei Monti Lepini; lo sviluppo rurale attraverso il GAL dei Monti Lepini (strategia LEADER); l’istituzione del Parco regionale dei Monti Lepini.
4 Il territorio di cui si occupa il SIT comprende 27 comuni, di cui n.20 tra 1 e 5.000 Abitanti, n.7 tra 5.001 e 25.000 Abitanti, per
(fig.1) si articolano in tre parti: l’ambiente GIS e il DBMS; il WebGIS e il CMS; gli strumenti di valutazione.
Quest’ultima parte prevede la costruzione di opportune metodologie di valutazione economiche ed ambientali per sostenere una discussione pubblica sull’efficacia di piani, progetti ed interventi che hanno interessato o si intende attuare nel territorio dei Lepini5. Si avvierà subito dopo aver realizzato le prime
due parti, quelle attualmente in corso di elaborazione che si illustreranno nei successivi paragrafi.
Figura 1 | Componenti del SIT interattivo.
2 | L’organizzazione del SIT e l’ambiente GIS
Il SIT dovrà in primo luogo consentire la sistematizzazione del notevole patrimonio di studi e dati esistenti sul territorio dei Monti Lepini che necessita di essere condiviso non solo da studiosi e tecnici ma anche dagli abitanti. Il sistema sarà aperto con un’impostazione open data, open access e open content. Si inseriranno e pubblicheranno contenuti prevalentemente attraverso l’uso di licenze creative commons e si utilizzerà il software open source QGIS. Questo software, completamente gratuito, nonostante presenti ancora delle instabilità nell’esecuzione di operazioni complesse, ha raggiunto per le procedure di base una notevole affidabilità. Quest’ultima è in costante e rapido incremento grazie ad una grande comunità di utenti incentivata da un’interfaccia grafica intuitiva e non dispersiva che consente, anche a persone non laureate, tempi di apprendimento molto contenuti per un uso di base. Inoltre, la presenza di numerosi
plugin gratuiti permette di arricchire la barra degli strumenti già posseduti dal programma al fine di
ottimizzare alcune funzioni o di introdurne di nuove. Tali caratteristiche risultano fondamentali per consentirne la diffusione all’interno degli uffici tecnici dei piccoli comuni e creare in questo modo la rete primaria per l’uso del SIT nel territorio.
Al termine della prima fase di costruzione il SIT sarà in grado di gestire le basi di dati e la cartografia ad esse connesse in cui saranno georeferenziati i beni del patrimonio territoriale, nonché di produrre mappe tematiche finalizzate ad analisi ambientali, socioeconomiche e urbanistiche.
In fig.2 viene riportato lo schema concettuale del processo di costruzione e di alimentazione del SIT attraverso la ricerca e richiesta di dati principalmente alle Amministrazioni locali e agli Enti di livello superiore. Una volta organizzati e opportunamente trattati, i dati possono essere inseriti nel ha in cui sono ricompresi 5 SIC e presenze vegetazionali e faunistiche di pregio; il patrimonio archeologico con siti di grande interesse come quelli di Norba e Privernum e la presenza di molti esempi di architettura megalitica ben conservati (mura in opera poligonale); infine i centri storici e le risorse legate al mondo rurale e ai suoi prodotti tipici.
5 Le metodologie di valutazione economica ed ambientale saranno elaborate ed applicate in collaborazione con la prof.ssa Cristina
database del SIT andando a definire quella che viene denominata cartografia di base. Quest’ultima, è costituita prevalentemente dalle cartografie prelevate dai diversi siti istituzionali nei formati disponibili e da basi informative riorganizzate in forma tabellare per favorire l’associazione alle cartografie di riferimento. Attraverso la sovrapposizione delle cartografie di base è possibile ottenere delle carte analitiche che hanno lo scopo di evidenziare lo stato delle componenti del territorio rispetto ai vari sistemi. Le elaborazioni tematiche sono costituite dalla sintesi per sovrapposizione e trattamento grafico delle stesse cartografie. L’approfondimento e l’aggiornamento di specifiche cartografie tematiche rappresenta un obiettivo che si potrà perseguire a partire dal completamento della seconda fase di costruzione del SIT attraverso: l’apporto di studiosi del territorio delle varie discipline disponibili a fornire loro dati ed elaborazioni; la maggiore collaborazione nell’interscambio delle informazioni con gli enti locali che il funzionamento del SIT potrà incentivare; l’interazione con gli abitanti e gli attori del territorio.
Il sistema diventa aperto e interattivo attraverso l’uso di un WebGIS e di un Content Management System in grado di restituire al pubblico i dati e la cartografia inserita nel SIT non solo in forma unidirezionale ma anche attraverso modalità che consentano alle diverse tipologie di utenti di inserire propri commenti, informazioni, elaborazioni.
Figura 2 | Schema di funzionamento del SIT.
3 | Le esperienze di WebGIS e PPGIS
Il web, ai suoi inizi, era un canale di comunicazione unidirezionale dove la fruizione dei dati e dei contenuti era esclusivamente di tipo passivo (Giannola, 2013). È soltanto con la nascita, agli inizi degli anni duemila, del Web 2.0, termine coniato da Tim O’Really e Dale Dougherty (www.oreilly.com), che il ruolo dell’utente subisce una vera e propria trasformazione. Per Web 2.0 si intende un nuovo modello di comunicazione di tipo “bidirezionale e collaborativo” (Minghini et al., 2013), nel quale l’utente, da “consumatore” finale diviene parte attiva nella costruzione e nella realizzazione dei contenuti pubblicati sul web stesso. Un fenomeno interessante associato al Web 2.0 è quello del Voluntereed Geographic Information, VGI, citato per la prima volta da Michel Goodchild in un suo scritto del 2007 (Goodchild, 2007). Le VGI sono le informazioni generate dagli utenti in modo del tutto volontario: ogni persona dotata di un dispositivo mobile con una connessione ad internet, è in grado di arricchire, attraverso link, foto, descrizioni, una parte selezionata della superficie terrestre. Particolare importanza assumono i dispositivi portatili come cellulari e tablet, i quali, grazie a una serie di funzionalità installate al proprio interno come ad esempio GPS e fotocamera, permettono ad ogni persona che ne possiede uno di diventare un vero e proprio “sensore” (Goodchild, 2007), in grado di monitorare, le trasformazioni territoriali. Di conseguenza anche la cartografia e i processi di partecipazione alla pianificazione hanno subito una svolta rispetto ai metodi
tradizionali, giungendo in poco tempo alla realizzazione di diversi strumenti che coinvolgendo gli utenti comportano nella realizzazione di cartografie sul web i vantaggi e gli svantaggi riportati nella tabella I. Tabella I | I vantaggi e gli svantaggi del coinvolgimento degli utenti nella realizzazione di cartografie sul web.
Vantaggi Svantaggi
-Riduzione dei costi di acquisizione dei dati
-Aggiornamento in tempo reale delle informazioni e dei dati sul territorio
-Possibilità di coinvolgere in maniera attiva sia gli stakeholders che la cittadinanza
-La possibile non parzialità degli utenti nella raccolta dei dati (Pelucchi, 2015)
-La scarsa o assente preparazione degli utenti in materia di pianificazione e cartografia
Tra questi strumenti di particolare interesse sono il Public Participation GIS (PPGIS) e il WebGIS.
Per quanto riguarda il PPGIS, il termine fu descritto per la prima volta nel 1996 durante un convegno cartografico tenuto dal centro di informazione e analisi geografica degli Stati Uniti, NCGIA, per indicare dei sistemi GIS che hanno il ruolo di supportare la partecipazione dei diversi attori del territorio nello sviluppo di processi decisionali (www.ppgis.net). Attraverso questa connotazione i PPGIS rappresentano dei veri e propri luoghi di incontro “virtuali” (Pelucchi, 2015) in cui diverse persone, possono condividere informazioni facilitando i processi decisionali legati alle scelte pianificatorie. L’esempio scelto è quello della città di Manchester, Regno Unito (https://mappinggm.org.uk/call-for-sites/development-sites.htm) dove da poche settimane sono state chiuse le proposte per il nuovo piano della città chiamato Greater Manchester Spatial
Framework. Sul sito sono riportati sia le informazioni e i dati relativi all’esistente sia le proposte che sono
state inviate dai cittadini durante tutto il periodo di consultazione. Tale esempio rappresenta una delle ultime esperienze di PPGIS in Europa, abbracciando una area molto vasta come quella di Manchester, uno delle più grandi città inglesi. Inoltre la consultazione del sito e della cartografia allegata risulta essere molto agevole, guidando l’utente nella navigazione del sito.
Il WebGIS è uno strumento che permette l’utilizzo e la fruizione online di contenuti cartografici, garantendo la condivisione di informazioni cartografiche con gli utenti del web (Pelucchi, 2015). Ogni utente può interagire pubblicando dati e informazioni georeferenziati, che verranno visualizzati come layer sovrapponibili alle carte già presenti nel sistema. Affinché i contenuti siano divulgati e condivisi, l’interfaccia grafica di un WebGIS deve essere il più possibile intuitiva permettendo anche a persone non esperte di usufruire dello strumento.
Tra i casi internazionali, di rilievo è il WebGIS del comune di Helsinki (http://kartta.hel.fi/). In questa piattaforma è possibile interrogare il sistema riguardo tantissimi tematismi che vanno dalle informazioni prettamente urbanistiche ai dati di tipo ambientale, passando per le zone in cui la municipalità ha effettuato degli investimenti economici nell’anno in corso.
Nel contesto italiano, tra i numerosi casi esaminati, spicca il WebGIS della Provincia Autonoma di Bolzano (http://www.provincia.bz.it/informatica/temi/maps-webgis.asp). Tale portale racchiude tutti i tematismi editi dall’amministrazione provinciale, i quali sono presenti nella sezione GeoBrowser per poi essere approfonditi in diverse sottosezioni a seconda del tema che ogni utente vuole esplorare. La consultazione risulta molto scorrevole nonostante la mole di dati, ed inoltre prevede anche la possibilità di inserire poligoni, linee e punti di propria realizzazione, con la possibilità di salvare il progetto e successivamente esportarlo sottoforma di file o stamparlo sottoforma di cartografia.
4 | L’impostazione del WebGIS e dell’ambiente di interazione in rete
Il WebGIS si colloca certamente tra i servizi interattivi avanzati e complessi che possono essere forniti e fruiti su postazione PC ma anche su tablet, laddove lo spazio schermo di visualizzazione ed interazione deve essere adeguato. Interagire con la cartografia, grazie all’enorme diffusione dei navigatori e anche alla forte standardizzazione delle funzioni logiche e tattili, sta diventando una competenza piuttosto diffusa. In questo progetto il WebGIS intende rispondere soprattutto ad una esigenza di appropriazione e valorizzazione da parte delle comunità locali del patrimonio territoriale senza però rinunciare ad un utilizzo più tecnico dei dati geografici presentati. Sono stati individuati due software open-source con i quali sviluppare le due applicazioni integrate WebGIS e Content Management System (CMS): Geoserver6 combinato
con MySql, e WordPress come CMS. Il WebGIS sarà inserito in modo organico all’interno del portale web della CdL, anche se potrà essere richiamato in modo autonomo da altre pagine web. Per migliorare
6 Geoserver è un software lato server sviluppato con open source Java GIS toolkit che usa gli standard OGC e non necessita di client o
l’accessibilità e l’usabilità della cartografia del WebGIS saranno predisposte delle chiamate predefinite –
shortcuts − impostando delle selezioni a dati geografici al fine di ottenere visualizzazioni già filtrate per
specifici obiettivi di analisi.
Una parte dell’interazione con e tra gli utenti potrà essere implementata nel CMS con modalità tipiche e ampiamente usabili, come forum e commenti, mentre per l’interazione bidirezionale con i dati geografici si è scelto di aprire il sistema in tre direzioni:
1. Commenti degli utenti, possibilità di commentare gli elementi ed i layer presentati nel SIT on line, con contributi testuali che potranno entrare nel database e quindi essere consultabili dagli altri utenti;
2. Geo-tagging, possibilità di associare informazioni geografiche a specifici contenuti del CMS attraverso la creazione di link a specifiche posizioni geografiche, ad elementi cartografici oppure ad interi layer tematici, associabili a parti di testi o immagini presenti nel portale web della CdL;
3. Web-mapping, disegno di punti, poligoni e linee in modalità semplificata con un sistema di editing on-line distinto dall’interfaccia di Geoserver ma in grado di generare elementi correttamente georiferiti che una volta filtrati e verificati dal gestore tecnico del SIT potranno essere pubblicati nel WebGIS7.
Sono stati individuati tre profili di utenza del WebGIS: utente turista, utente tecnico e utente cittadino. Se da un lato la CdL privilegia una finalità di promozione e marketing territoriale, con una preferenza per l’utenza del turista e del cittadino, generalmente non tecnica, nella seconda fase del progetto un buon numero di coperture cartografiche che possono essere di interesse per tecnici e stakeholders del territorio saranno rese disponibili attraverso le medesime interfacce del WebGIS. In particolare, all’utente cittadino saranno quindi proposti gli strumenti di interazione avanzata con la cartografia, in una logica di PPGIS. In relazione alle tre interazioni sopra descritte l’utente sarà messo in condizione di commentare elementi nel WebGIS, di pubblicare contenuti con riferimenti cartografici – geotagging − e di effettuare web mapping su
layer generati dall’utente stesso in un ambiente di editing dedicato e poi pubblicati nella sezione WebGIS.