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Capitolo 3 La condizione del lavoro femminile nel ventunesimo secolo

3.1 Disparità di genere sul posto di lavoro

3.1.3 Differenza Salariale

Uno degli elementi da cui si deduce la disparità di genere nelle aziende giapponesi è il salario degli impiegati. Da esso e soprattutto dalla sua evoluzione nell’arco degli anni di servizio all’interno della stessa azienda si può notare una grossa differenza in base al genere. Secondo il Gender Gap Report del 2018, l’uguaglianza di salario per lo stesso impiego (Wage equality for similar work) ha un GEI del 0.696, mentre il salario medio stimato (Estimated earned income) ha ottenuto un GEI del 0,527, con una media di 30.078 dollari annuali per le donne e 57.103 dollari annuali per gli uomini163. Da questo punteggio e in particolare dai due salari annuali si può constatare la notevole differenza di paga tra uomini e donne. Tuttavia, tale differenza non compare fin dal primo anno di assunzione. Infatti, all’inizio della propria carriera, quando hanno circa tra i venti e i venticinque anni, i neoassunti di entrambi i sessi partono con una paga mensile molto simile164. Con il passare di qualche anno però, all’incirca dai venticinque anni in poi, la disparità di paga in base al sesso comincia ad emergere, fino a raggiungere un picco tra i quarantacinque e i cinquantacinque anni, come si può notare nel seguente grafico.

Figura 4: Grafico che mostra lo stipendio medio mensile, diviso per uomo e donna in base all’età, compresa tra i venti e i sessantanove anni165.

163WORLD ECONOMIC FORUM, “Global Gender Gap Report 2018”, 2018,

https://www.weforum.org/reports/the-global-gender-gap-report-2018, 12-12-2019.

164ASSMANN, Gender Equality…, cit., p. 13.

165HONGO Jun, Women Earn 72% as Much as Men and Others Facts on Japan Wages, “The Wall Street

Journal”, 2015, https://blogs.wsj.com/japanrealtime/2015/02/20/women-earn-72-as-much-as-men-and-other- facts-on-japan-wages/,12-12-2019.

Secondo l’analisi di Brinton, invece, le persone intervistate che entrarono nel mercato del lavoro intorno al 1960 riportano una differenza di paga quasi nulla, mentre coloro che entrarono nel mercato del lavoro dal 1970 al 1980 riportano una differenza di paga iniziale evidentemente maggiore, con un salario mensile e annuale più elevato per gli uomini166. Di conseguenza, questi dati sembrano suggerire che nel corso degli anni, nonostante un aumento delle politiche dirette alla riduzione del gender gap, ci sia stato al contrario un aumento di quest’ultimo, almeno per quanto riguarda i salari.

Facendo un confronto internazionale, ossia comparando i salari medi giapponesi con quelli di altri paesi, Koike scopre che le differenze di salario iniziale degli impiegati intorno ai vent’anni d’età sono quasi le stesse per Giappone, Inghilterra, Germania e Francia. Tuttavia, anche nella sua analisi risulta che la disparità di salario medio aumenti sempre di più con il passare del tempo, in particolare tra i lavoratori di mezza età. Secondo lo studioso, ciò avviene per due motivi principali. Il primo è relativo agli anni di servizio all’interno della forza lavoro di un’azienda, che risultano più brevi per le donne rispetto agli uomini. Il secondo riguarda il fatto che gli impiegati uomini tendono ad avere un rapido aumento di salario dalla mezza età in poi in base al sistema di anzianità167. Higuchi, invece, sostiene che le la durata di servizio delle donne giapponesi non sia inferiore a quella delle lavoratrici dei paesi europei, mentre la durata del servizio maschile giapponese sia molto maggiore rispetto a quella dei lavoratori europei, cosa che origina un ulteriore discrepanza di salario non solo all’interno del paese ma anche a confronto con i paesi stranieri168.

Quali sono, dunque, le motivazioni che hanno portato ad una tale discrepanza nei salari destinati agli impiegati e alle impiegate?

Secondo Brinton, l’unico fattore che in un qualche modo influenzi positivamente la paga delle donne è l’abilità, ossia l’insieme delle capacità personali. Né un alto livello di educazione, né la grandezza dell’azienda, né il ruolo, centrale o periferico, svolto dall’azienda nel settore industriale a cui appartiene, né le caratteristiche del lavoro svolto risultano essere elementi che influenzano in modo rilevante la paga femminile. Al contrario, per gli uomini il livello di istruzione risulta fondamentale nel determinare il salario da elargire: a livelli elevati di istruzione corrispondono introiti monetari maggiori. Come per le donne, gli altri elementi sopracitati non influenzano in alcun modo la paga 166BRINTON, Women and the Economic…, cit., p. 153.

167 KOIKE Kazuo, Understanding Industrial Relations in Modern Japan, Londra, Macmillan, 1988.

168HIGUCHI Yoshio, Nippon Keizai to Shugyo Kodo (Japanese Economy and Workers’ Behaviour), Tokyo,

maschile, ma il livello di educazione rappresenta l’elemento più influente, diversamente da quanto accade alle lavoratrici. Le donne con un alto livello di istruzione non ricevono paghe sostanzialmente più alte rispetto a quelle con un’educazione inferiore, mentre per gli uomini la distinzione è evidente169.

L’analisi di Arai e Lechevalier, invece, rivela due variabili fondamentali nel gap salariale tra uomo e donna: l’età e la lunghezza di impiego. Una prima spiegazione di questa disparità salariale è rappresentata dalla differenza di produttività tra uomini e donne, dovuta ad una diversa lunghezza di impiego. Alle donne vengono date da svolgere mansioni più semplici, con minor responsabilità e poche opportunità di carriera, perché statisticamente tendono a rimanere impiegate per minor tempo rispetto agli uomini170. Dunque, basandosi sulle caratteristiche legate al genere, i datori di lavoro stabiliscono il livello di mansione da conferire a uomini e donne, che differendo per responsabilità e sviluppo, di conseguenza risultano diverse anche nel salario. In contrasto a questo approccio, la seconda spiegazione fornita dai due ricercatori enfatizza maggiormente la discriminazione sessuale. Infatti, nonostante una buona parte delle lavoratrici abbandoni il lavoro ad un certo punto della propria vita, ciò avviene in conseguenza alle poche prospettive di carriera e di aumento di salario all’interno dell’azienda. Inoltre, sempre secondo Arai e Lechevalier, la disparità di salario è dovuta anche alla grandezza dell’azienda: il 60% delle donne lavorano in piccole aziende, in contrasto con il 50% degli uomini. Infine, i due studiosi evidenziano anche il differente sviluppo lavorativo di uomini e donne. Mentre gli uomini tendono a rimanere impiegati a lungo nella stessa azienda grazie ad un lavoro permanente e ad un salario che aumenta in base all’anzianità, le donne tendono a ritornare al lavoro dopo la maternità spesso divenendo impiegate part- time e ottenendo dunque un salario inferiore rispetto a quello del lavoro precedente171. Legandosi a questa divergenza di tendenze lavorative degli uomini e delle donne giapponesi, si può sostenere che la differenza salariale sia dovuta anche ad un diverso sviluppo di carriera, per cui le donne raramente vengono promosse ad alti livelli di management, indipendentemente dagli anni di servizio nell’azienda, mentre per gli uomini il sistema di anzianità è strettamente collegato con la posizione che acquisiscono nel management172. Infine, possiamo notare che la lunghezza di servizio delle donne è in continuo aumento, cosa che dovrebbe condurre ad una maggior parità a livello salariale. 169BRINTON, Women and the Economic…, cit., pp. 154-155.

170ARAI, LECHEVALIER, Gender Inequality…, cit., p.126. 171 ibid.

Si passa da 4.5 anni nel 1970, a 7.4 nel 1992, 8.2 nel 1998 e 9.3 nel 2011. Tuttavia, questo aumento degli anni di servizio corrisponde ad una diminuzione del gap salariale con un processo di sviluppo abbastanza lento. Dal 51,5% di gap nel 1970, nel 1992 si è raggiunto solo il 58,9%173. Questi risultati includono anche il pagamento degli straordinari all’interno del salario considerato. Qualora lo si escludesse, il gap salariale sarebbe ancora maggiore. La riduzione del gap non è costituita da un processo rapido in parte a causa dell’aumento annuale degli anni di servizio degli uomini giapponesi. Da 8.8 anni nel 1970, si è passati a 12.5 nel 1992 e 13.5 nel 2011174.

Figura 5: In questo grafico vengono riportati i trend di sviluppo dei salari mensili per donne e uomini giapponesi dal 1990 al 2014, oltre alla media dei due175.

In conclusione, si può notare dal grafico di Figura 5 la differenza di salario medio tra uomini e donne giapponesi e il suo sviluppo dal 1990 al 2014. È evidente non solo la considerevole differenza di salario in base al genere, ma anche che l’aumento di salario per entrambi i sessi si è verificato principalmente all’inizio degli anni Novanta. In seguito, entrambe le tendenze sono diventate “piatte”, con un maggior miglioramento per il salario medio femminile, mentre quello maschile è rimasto quasi invariato dalla fine degli anni 173WAKISAKA Akira, “Women at Work”, in SAKO Mari, SATO Hiroki (a cura di), Labour and

Management in Transition: Diversity, Flexibility and Participation, Londra, Routledge, 1997, pp. 131-149. 174WAKISAKA, Women at …, cit., p. 133, e JAPAN INSTITUTE FOR POLICY AND TRAINING,

“Labor Situation in Japan and Its Analysis: General Overview 2015/2016”, 3, 2016, pp. 74-75, https://www.jil.go.jp/english/lsj/general/2015-2016/3-1.pdf, 12-12-2019.

Novanta ad oggi. In ogni caso, nonostante la Legge dello Standard Lavorativo (The Labor Standards Law) giapponese citi: “Un datore di lavoro non praticherà discriminazione nei

rispetti dei salari unicamente in base al sesso del lavoratore”176, è chiaro che ancora oggi le differenze salariali basate sul genere continuino ad esistere in Giappone.