Capitolo 3 La condizione del lavoro femminile nel ventunesimo secolo
3.2 Matrimonio e Maternità
3.2.2 Maternità: come bilanciarla al lavoro?
Nonostante la tendenza a lasciare il lavoro già dal matrimonio sia diffusa in Giappone, la principale causa che porta molte donne a licenziarsi è in realtà quella della maternità. Infatti, il sistema lavorativo giapponese spesso impedisce alle donne di continuare il proprio lavoro una volta rimaste incinte o avuto il primo figlio, nonostante molte di esse riportino di essere volenterose a rimanere nella forza lavoro. Secondo l’analisi di Zhou, circa il 63,1% delle donne giapponesi lascia il lavoro prima della gravidanza o entro un anno dalla nascita del primo figlio (interruption type), mentre circa il 37,2% continua a lavorare nonostante la maternità (continuation type). Tra quest’ultime, coloro che continuano a lavorare utilizzando il congedo per maternità fornito dalle aziende è il 16,9%203. Visto che più della metà delle donne intervistate riporta di aver lasciato il lavoro, diventa rilevante capirne le motivazioni.
Innanzitutto, l’educazione non rappresenta una variabile significativa in questa tendenza. Quasi tutte le donne che si classificano nell’interruption type sono state impiegate regolari e ad un loro maggior livello di istruzione non corrisponde una maggiore tendenza a rimanere nella forza lavoro, ma anzi, le donne laureate lasciano il lavoro più frequentemente rispetto alle donne con un minor livello di istruzione204. Inoltre, l’influenza del pensiero e delle aspettative sociali risulta poco determinante per il 60% delle donne intervistate, che si dicono d’accordo con il fatto che le donne continuino a lavorare dopo aver avuto figli205. Dunque, il continuation type sembra essere l’aspirazione della maggior parte delle donne, anche se risulta di difficile attuazione. L’opzione di lasciare il lavoro finisce per prevalere, in particolare per i seguenti motivi. Il 22% delle 202NATIONAL WOMEN’S EDUCATION CENTER, “Summary Gender Statistics: Women and Men in
Japan 2019”, 2019, https://www.nwec.jp/en/research/lrfhnn0000000469-att/2019Engdata.pdf, 19-12-2019.
203ZHOU, Career Interruption…, cit., pp. 108-109.
204BRINTON, Women and the Economic…, cit., pp. 171-172. 205ZHOU, Career Interruption…, cit., p. 110.
donne risponde di aver lasciato il lavoro “perché era pratica generale di licenziarsi quando ci si sposa”, mentre il 12% “perché era pratica generale licenziarsi per la gravidanza e i figli”. Una volta richiesto, invece, per quale motivo siano attualmente senza lavoro, le risposte più frequenti sono relative ai figli (“Voglio concentrarmi sulla crescita dei figli”, “Non ho altri modi per badare ai miei figli”) e relative alla difficoltà di trovare lavoro (“Non c’è nessun lavoro che rispetti le mie esigenze di orario”, “Non c’è nessun lavoro che rispetti le mie esigenze di salario”, etc.)206. Da questa analisi si può, dunque, comprendere che nonostante molte donne vogliano continuare a lavorare dopo la maternità, esse sono impossibilitate sia per la difficile gestione dei figli, sia per la difficoltà nel trovare un lavoro che possa bilanciarsi con le loro responsabilità familiari. Infatti, la maggior parte delle mansioni nelle aziende pone alle donne il problema degli orari di lavoro. Il sistema lavorativo giapponese è fondato sulla divisione dei ruoli in base al genere, per cui l’uomo è un impiegato full-time, che lavora fuori casa tutto il giorno, facendo numerosi straordinari anche nei weekend, ed è sottoposto a viaggi di lavoro e trasferimenti. Ciò è possibile solo qualora le mogli siano casalinghe full-time e si occupino della casa e dei figli da sole. Questa organizzazione del lavoro richiede alle donne non solo di supportare il lavoro del marito assumendosi tutte le responsabilità familiari, ma anche che, una volta assunte, al contempo rispettino gli standard lavorativi basati su questo modello. Questa richiesta è chiaramente impossibile da seguire, soprattutto quando la donna deve occuparsi dei figli, per cui necessita di orari e di una condizione lavorativa più flessibili207. Non a caso, non solo la ricerca di Zhou presenta l’impossibilità delle donne di trovare un lavoro che rispetti le loro necessità di orario, ma anche i dati del seguente sondaggio svolto dal JILPT nel 2014 mostrano che la prima caratteristica che le donne ricercano nel lavoro è la flessibilità oraria, seguita dalla mancanza di lavoro nei weekend e durante le festività e da una ridotta quantità di tempo da impiegare per raggiungere il luogo di lavoro208.
206ZHOU, Career Interruption…, cit., pp. 111-112. 207JILPT, Labor Situation…, cit., pp. 164-165. 208 ibid.
Figura 9: Il grafico mostra le caratteristiche che le donne maggiormente ricercano nel lavoro da intraprendere. I dati si basano sul sondaggio svolto nel 2014 dal Japanese Institute of Labor Policy and Training (JILPT)209.
Infine, è giusto tenere presente che in genere la partecipazione delle donne nella forza lavoro è molto bassa nei primi tre anni di vita del figlio, molto probabilmente in relazione al “Mito dei tre anni” che abbiamo trattano nel Capitolo 1. Secondo le statistiche del JILPT, il tasso di impiego delle donne con figli dagli 0 ai 3 anni è circa del 50%, mentre quando quest’ultimi crescono, la partecipazione nella forza lavoro aumenta. Per esempio, quando i figli raggiungono i 4 anni d’età, il tasso di impiego passa al 70%, poi all’80% quando raggiungono l’età di 10 anni. Tuttavia, a partire dal decimo anno di età dei figli, il tasso di impiego delle donne non cambia, mantenendosi con circa il 20% di donne al di fuori della forza lavoro, indipendentemente dall’età dei figli210.
In conclusione, la condizione lavorativa femminile, sommata alla pressione sociale e alle necessità relative alla gestione dei figli e della casa, non permette a molte donne di rimanere impiegate una volta raggiunta la maternità. Sicuramente l’influenza del pensiero tradizionale di divisione dei ruoli all’interno della famiglia è ancora molto forte in Giappone e pone le donne nella condizione di doversi occupare di tutto da sole, rinunciando così al lavoro. Un maggior supporto del marito ed una divisione più equa delle responsabilità domestiche potrebbe alleviare in parte il fardello che pesa unicamente sulle spalle delle mogli.
209JILPT, Labor Situation…, cit., p. 162. 210 ibid.