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Capitolo 3 La condizione del lavoro femminile nel ventunesimo secolo

3.1 Disparità di genere sul posto di lavoro

3.1.2 Ingresso nel mercato del lavoro

La percentuale di donne che entrano oggigiorno nella forza lavoro giapponese è relativamente elevata rispetto a quella degli anni del Dopoguerra. Infatti, la partecipazione femminile è visibilmente aumentata dagli anni Ottanta, in parte a causa della crisi economica e in parte grazie alle nuove politiche indirizzate ad un

153NATIONAL WOMEN’S EDUCATION CENTER, “Summary Gender Statistics: Women and Men in

miglioramento nella disparità di genere154. Ciò è visibile anche dalla precedentemente citata curva a M, che abbiamo visto spostarsi verso l’alto con il passare degli anni, segno di una maggiore quantità di donne al lavoro. Tuttavia, questo aumento, seppur accompagnato da un parziale miglioramento della condizione lavorativa femminile e da una maggiore parità di genere sui luoghi di lavoro, non si può dire che sia dovuto unicamente a ciò. Infatti, ancora oggi le donne si trovano ad affrontare numerose difficoltà una volta entrate nel mercato del lavoro. In seguito, vedremo nel dettaglio i vari elementi che rappresentano i principali ostacoli alla parità di genere sul luogo di lavoro, partendo dall’assunzione e arrivando a motivare la tendenza delle donne giapponesi ad abbandonare il lavoro dopo pochi anni.

In generale si può affermare che la maggior parte dei giapponesi inizi la propria vita lavorativa in qualità di impiegato/a full-time. Le procedure di assunzione giapponesi prevedono una selezione di neodiplomati o neolaureati di entrambi i sessi, i quali vengono inseriti all’interno dell’azienda inizialmente a pari merito. Perciò, almeno agli inizi, le donne non vengono escluse né dalle grandi aziende né dal settore pubblico o governativo, in favore di aziende minori155. Almeno all’ingresso, in particolare le donne e gli uomini laureati hanno la stessa possibilità di entrare in ogni tipo di azienda. Chiaramente ci sono dei requisiti che migliorano le loro possibilità di entrare in grandi imprese. Secondo la ricerca di Brinton, gli elementi che più influenzano positivamente l’ingresso in tali aziende sono delle elevate capacità ed un’elevata istruzione, mentre per esempio il background familiare (tipo di impiego del padre e della madre) non risulta rilevante. Tuttavia, si presentano delle discrepanze di genere anche in questo caso. Infatti, un uomo con elevate capacità e istruzione ha più possibilità di essere assunto di una donna con pari capacità e istruzione156. Ciò avviene anche a causa del canale preferenziale conferito agli uomini nell’assunzione in posizioni di maggior rilievo. Come visto in precedenza, al momento dell’assunzione i giovani vengono distinti in base a due percorsi, quello carrieristico (sōgōshoku) e quello d’ufficio (ippanshoku). Mentre gli uomini vengono assunti per la maggior parte nel primo percorso, le donne sono spesso assunte per il secondo157. In base ai risultati ottenuti dalla sua ricerca, Brinton evidenzia che la metà delle giovani donne intervistate riporta di essere stata assunta fin dall’inizio in mansioni d’ufficio, mentre solo il 15% degli uomini riporta la stessa esperienza. La maggior parte 154WAKISAKA, Changes in Human…, cit., p. 62.

155BRINTON, Women and the Economic…, cit., p. 148. 156BRINTON, Women and the Economic…, cit., pp. 149-150. 157WAKISAKA, Changes in Human…, cit., pp. 65-66.

di essi risulta assunta nel settore manifatturiero con mansioni di rilievo158. Così facendo si delinea fin dall’inizio una differenziazione basilare nella condizione lavorativa di uomini e donne, da cui non possono che originarsi ulteriori differenze. Difatti, a posizioni appartenenti al percorso sōgōshoku corrispondono non solo un lavoro permanente, con stabilità a lungo termine, ma anche svariati benefici, promozioni, rilocazioni interne ed esterne all’azienda e aumento di paga in base agli anni di servizio159. All’inizio della loro vita lavorativa, il 71% degli uomini viene assunto in grandi aziende nel percorso carrieristico, mentre la percentuale per le donne è del 23% secondo la ricerca di Brinton. Mentre un terzo dei neoassunti lavora in posizioni d’ufficio, le donne assumono queste mansioni per i due terzi. Al momento dell’assunzione alle donne viene spesso richiesto se intendono abbandonare il lavoro qualora si sposassero o avessero figli, domanda che oggigiorno è stata resa illegale tramite la revisione della EEOL. In base a ciò, tuttavia, i datori di lavoro spesso decidono di posizionare le donne nel percorso ippanshoku, impedendo loro di avere le stesse opportunità di carriera dei colleghi uomini per paura che le donne non siano serie riguardo al lavoro e non appena sposate si licenzieranno160. Influenzate forse da questo preconcetto, talvolta sono le donne stesse che ostacolano il proprio ingresso in posizioni più elevate. Secondo lo studio di Assmann, il 70% delle aziende intervistate sostiene che spesso è il comportamento delle donne stesse a giustificare la mancanza di un avanzamento di livello. Molte donne non sembrerebbero interessarsi a tale avanzamento e/o alla possibilità di rimanere nella forza lavoro più a lungo, per cui non si propongono nemmeno come candidate per le posizioni sōgōshoku, ma continuano a candidarsi solo per le posizioni ippanshoku161.

Ne consegue, dunque, una rigida selezione dei neolaureati all’ingresso del mercato del lavoro, in cui i spesso il genere prevale su istruzione e abilità nella scelta di quale percorso far intraprendere a uomini e donne. Non a caso, l’istruzione universitaria ha poca rilevanza nell’ingresso delle donne nel percorso carrieristico, rispetto alla loro intenzione di rimanere a lungo nel luogo di lavoro nonostante il matrimonio162. Gli uomini, al contrario, entrano più facilmente e in maggior numero nelle posizioni carrieristiche, poiché si dà per assunto che essi non abbandonerebbero il lavoro qualora si sposassero e ciò dimostra la loro lealtà all’azienda.

158BRINTON, Women and the Economic…, cit., p. 150. 159WAKISAKA, Changes in Human…, cit., pp. 65-66. 160BRINTON, Women and the Economic…, cit., p. 151. 161ASSMANN, Gender Equality…, cit., p. 13.