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DIFFERENzIARE GLI SCENARI D’AzIONE PER CONTESTUALIzzARE GLI INTERvENTI

norme che definiscono gli usi e le forme della città. Questa conformazione nor-mativa potrebbe consentire alle attività spontaneamente organizzate e agli inter-venti di recupero del costruito, di attivarsi per un rinnovamento efficace dello spazio urbano. Una dimensione della città che spesso è negata e preclusa alle ini-ziative alternative ed esterne al panorama normativo classico, con il risultato che tali interventi permangono in un ambito caratterizzato da illegalità e precarietà. Nelle città contemporanee è infatti presente una rilevante differenza tra gli spazi definiti dai soggetti istituzionali – gli invited spaces – e quelli autonomamente creati dalla popolazione e dai soggetti terzi coinvolti, gli invented spaces4(Miraftab e Wills, 2005). Sono questi gli spazi teorici e pratici – per la proposta e per la discussione – in cui gli attori coinvolti nello sviluppo della città si scontrano e confrontano.

Gli spazi creati dall’alto per la discussione sui diritti urbani e per concretizzare simili vertenze sono frequentemente considerati insufficienti dalla popolazione interessata e decontestualizzati rispetto alle problematiche presenti (Kersting, 2013). Questo può portare ad un generale disaffezionamento all’idea di legalità in quanto lo Stato stesso, attraverso una politica spesso condizionata dall’am-bito economico-finanziario, tradisce le proprie premesse costituzionali rispetto all’assicurazione dei diritti (Harvey, 2003, 2012). Gli abitanti considerano questi invited spaces, queste procedure previste, inefficaci e troppo lente per affrontare il problema immediato e reale della crisi abitativa o più in generale delle vertenze e necessità presenti nel sistema democratico rappresentativo (Kersting, 2013). Se la via formale fallisce allora gli abitanti troveranno soluzioni innovative, strategie alternative e modalità nuove per creare gli spazi di affermazione dei propri diritti e per praticare attivamente la loro cittadinanza (Miraftab e Wills, 2005).

Gli invented spaces sono dunque quelli definiti dalle azioni e dagli interventi

delle organizzazioni, gli spazi verbali del confronto e del negoziato, così come gli spazi fisici dell’occupazione del territorio. Sono questi i luoghi delle pratiche volte al contrasto alternativo alla speculazione che trasforma le città in para-dossi in cui sono presenti ingenti quantità di abitazioni ed edifici inutilizzati e degradati, mentre sale il numero della popolazione in difficoltà che necessita di una sistemazione abitativa (Gentili e Hoekstra, 2018). Questi spazi “inventati” sono anche gli spazi dello scontro, più o meno violento, con chi vuole depri-vare i cittadini del «diritto di avere diritti» (Kabeer, 2002: 21). Sono gli spazi del dialogo paritario e della condivisione, in cui si mantiene centrale e primario l’obbiettivo di rendere reale un diritto alla vita urbana, troppo spesso relegato a semplice assunto teorico «Le politiche neoliberali globali di privatizzazione e recupero dei costi nella fornitura di servizi di base avviano processi simultanei e contraddittori di inclusione ed esclusione selettiva per i poveri, in particolare per le donne. In Sudafrica, ad esempio, il decentramento statale e la promozio-ne dei governi locali hanno portato un rilevante percentuale di donpromozio-ne e per-sone svantaggiate all’interno della politica formale attraverso i consigli loca-li. Ma le politiche hanno, allo stesso tempo, sfrattato una grande percentuale di famiglie povere dai loro rifugi e li hanno scollegati dai servizi di base (…). Questa apertura selettiva di alcuni spazi e la chiusura di altri solleva inquietanti discordanze per (…) chi sostiene il discorso partecipativo di liberazione ed eman-cipazione» (Miraftab, 2004b: 2-3).

4 Il tema degli invited e invented spaces è trattato da numerosi autori in merito alla cittadinanza

atti-va e alle politiche di governo della città, tra gli altri Barber (1984), Budge (1996), Cornwall (2002), Miraftab (2004) e Kersting (2008).

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Quattro tipologie di spazi di relazione:

conflitto vs collaborazione e teoria vs pratica

Alla luce di quanto descritto, si è scelto di individuare quattro categorie di spazi utili per configurare l’altrimenti vastissimo panorama di situazioni in cui le pratiche di urbanità alternative si strutturano. Nella suddivisione analitica operata non si intende includere ogni sfumatura e ogni possibile variante che la dimen-sione urbana assume nel contatto creativo con le pratiche di riappropriazione, ma si vuole unicamente suggerire una possibile chiave di lettura di tutte quelle situazioni che portano alla modifica socio-spaziale della città. Le categorie di con-testi spaziali sono dunque rappresentate dagli interstizi, dalle stratificazioni, dalle (ri)conquiste e dalla temporaneità. La scelta di strutturare l’analisi attraverso queste quattro definizioni è derivata dalla volontà di suddividere gli approcci allo spazio urbano/sociale/economico della città mediante due elementi chiave: le relazioni e gli approcci.

Le relazioni sono dunque l’insieme dei rapporti intercorrenti tra i diversi

sog-getti che si confrontano nelle pratiche di modifica spaziale della città. Gli attori sono dunque rappresentati dalle istituzioni, dalle organizzazioni terze e dai citta-dini coinvolti. Tra questi elementi si stabiliscono diverse relazioni con vari gradi di confronto e contrasto, dialogo e conflitto. I primi due casi illustrati rappresen-tano quindi gli elementi opposti nei rapporti che si possono sviluppare: conflitto vs collaborazione. Gli interstizi raccontano un caso in cui è la collaborazione tra i diversi attori a risultare centrale, mentre l’esperienza delle stratificazioni illustra un rapporto conflittuale e di contrasto tra la dimensione civile della popolazione e il sistema istituzionale di governo.

L’altro tema centrale analizzato è, invece, quello relativo agli approcci. Anche in questo caso le conformazioni dell’approccio possono essere le più diverse, ma è possibile ripartirle in due macro-insiemi non esclusivi rappresentati dai processi educativi/teorici e quelli attivi/pratici. I casi analizzati successivamente esprimo-no dunque questi due sistemi di approccio diversi. Naturalmente, come descritto nel capitolo precedente, i soggetti terzi sono spesso impegnati in processi che comprendono entrambe le caratteristiche, ma in questo capitolo si è scelto di svilupparle separatamente. Nel caso delle (ri)conquiste si descrivono gli approcci maggiormente legati alla dimensione educativa, di sensibilizzazione e di studio rispetto agli interventi da sviluppare. Il caso delle temporaneità è invece rappre-sentante di un sistema di pratiche, prevalentemente legato alla dimensione dei manuali operativi e agli approcci fattuali sul territorio.

Gli interstizi osservati non sono unicamente quelli della città consolidata del

Global North e del suo impianto classico, ma anche quelli presenti all’interno delle megalopoli dell’America Latina o dell’Estremo Oriente: realtà urbane in espan-sione esponenziale che raccolgono entro un singolo impianto cittadino centinaia di realtà sociali, economiche e culturali diverse. Questi interstizi sono dunque an-che quelli di confine, quelli liminari e racchiusi entro la geometrica suddivisione del territorio urbano. Rappresentano spesso il luogo prediletto per le azioni delle organizzazioni attive spazialmente nell’assicurazione dei diritti urbani della popo-lazione. Sono i territori interni alle capitali industriali, ma anche le borderlands (Sas-sen, 2006) che rappresentano il confine tra formale e informale: periferie sociali

in cui i processi creativi modificano e producono urbanità diverse e dinamiche.

Le stratificazioni descrivono l’immagine plastica dell’intervento urbano; sono

gli spazi della città abbandonata che risorge a nuova vita diventando il teatro delle azioni e degli interventi spontanei delle diverse organizzazioni e dei suoi abitanti. Possono rappresentare, inoltre, la valorizzazione storica del contesto urbano e della sua realtà antica attraverso il suo recupero: un contrasto all’abbandono che spesso è parte del tessuto della città. Il fenomeno speculativo, scollato dalle esi-genze cogenti della popolazione residente, determina la crescita di una città nella città, svuotata dal suo scopo primario e lasciata nel degrado e nell’inutilizzo5. Le stratificazioni, diventano quindi il contesto per interventi puntuali dei soggetti terzi coinvolti nel recupero di quella città dimenticata. Processi e pratiche che spesso ottengono risultati concreti dove anche il piano previsto dagli attori istituziona-li si è dimostrato inefficiente, in quanto sovente legato a dinamiche finanziarie estranee alle reali esigenze e vertenze della popolazione urbana (Harvey, 2003).

Le (ri)conquiste rappresentano due realtà parallele in cui i fenomeni di

riappro-priazione della città si sviluppano. Sono i luoghi di nuova conquista di territorio, nei casi in cui le periferie informali e i territori industriali abbandonati divengo-no nuovi spazi di espansione urbana, ma rappresentadivengo-no anche la (ri)conquista dei vuoti urbani che interrompono il tessuto continuo delle città. Anche in questo caso il fenomeno spontaneo si pone in contrasto ai processi speculativi di impo-verimento del territorio pubblico. È questa una ripresa attiva e creativa degli spazi dimenticati o volutamente ignorati all’interno della città: una nuova conquista di quanto era stato perso dalla collettività, sia in termini fisici che di conoscenza ed educazione.

Le temporaneità rappresentano indubbiamente il fenomeno che ha maggior

dif-fusione nel contesto consolidato della città contemporanea (Talu, 2017). Questi spazi sono i luoghi dell’azione non permanente, delle attività che temporanea-mente dotano porzioni di architettura e città di nuove funzioni, aggiornando le imposizioni definite dal piano e rinnovando continuamente la dimensione sociale del territorio urbano. Sono gli spazi collettivi, pubblici e privati della città che vengono coinvolti in un fenomeno di cambiamento dinamico e reversibile, con la potenzialità di descrivere nuove conformazioni per i luoghi interessati, aumen-tandone il valore potenziale. È questo un fenomeno in crescita in tutto il mondo, sia nei paesi in via di sviluppo che nel Global North e sta lentamente divenendo patrimonio anche dei soggetti istituzionali che operano attivamente nel governo del territorio. Proprio nella città consolidata questi fenomeni possono rivelare potenzialità nascoste e possibili dimensioni future per realtà altrimenti lasciate ai margini della pianificazione strutturale prevista.

Questa suddivisione di definizioni e rappresentazioni di casi ha dunque l’ob-biettivo di riportare alcune testimonianze utili al fine di inquadrare come i sog-getti terzi si rapportano agli spazi dell’azione. Si intende evidenziare i rapporti e le relazioni intercorrenti tra organizzazioni e istituzioni, così come sviluppare i processi decisionali in merito agli spazi sociali e fisici della città. Sono queste delle pratiche condivise e trasversali volte a considerare la pluralità degli attori in campo e le peculiarità dei contesti coinvolti.

5 Una raccolta utile alla definizione delle diverse cause che conducono all’accrescimento incon-trollato (ingovernato) delle città si trova in Characteristics, causes, and effects of sprawl: a literature review,

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interstizi

Nel contesto delle modifiche che interessano le città contemporanee la sco-perta e l’utilizzo dello spazio interstiziale rappresenta un importante contrasto al fenomeno speculativo urbano. Una dinamica comune e conclamata di riciclo del capitale finanziario all’interno della città tanto deleteria quanto diffusa (Harvey, 2003, 2008, 2012). Lo spazio interstiziale diviene quindi il luogo per un possibile cambiamento di direzione per gli interventi attivati nella città, tanto nel contesto dei paesi in via di sviluppo quanto in realtà più consolidate e strutturate. Questi spazi non vanno, inoltre, intesi unicamente come espressioni fisiche della città, quanto piuttosto comprendenti anche gli “spazi di relazione” sociale ed econo-mica, di attivazione istituzionale o di creazione spontanea (Kersting, 2013). Un approccio trasversale alla dimensione operativa di simili relazioni è utile per inda-gare a fondo le dinamiche interne della città e del suo territorio.

Nell’insieme ampio delle esperienze e delle possibili declinazioni di utilizzo di questi interstizi si è scelto di riportare la testimonianza di un caso italiano che raccoglie le potenzialità espresse dai tre attori interessati alla modifica e alla rige-nerazione del territorio: le istituzioni, i cittadini e le associazioni. Come descritto, questo caso ben si configura nel rappresentare il “confronto” e il dialogo pos-sibile nelle relazioni tra i diversi attori coinvolti. È questo, inoltre, un caso che racconta efficacemente come l’utilizzo oculato dello stato di eccezione (Roy, 2005) normativo possa produrre effetti rilevanti sulla modifica in positivo dello spazio e sul riutilizzo del patrimonio esistente.

Questo esempio di pratiche riguardanti gli spazi interstiziali è rappresentato dal programma “Bollenti Spiriti” avviato da Regione Puglia a partire dal 2005 e che ha rappresentato il primo intervento legato alle politiche giovanili attivato dalla regione6. L’investimento complessivo da parte delle istituzioni coinvolte è stato rilevante, sono stati infatti dedicati settanta milioni di euro alle due iniziative prin-cipali del progetto: Laboratori Urbani, che mira al recupero di 148 edifici inutiliz-zati e Principi Attivi, che si occupa dell’attivazione di 780 progetti giovanili nella regione. Si tratta dunque di una testimonianza preziosa rispetto a come un pro-gramma pubblico possa rappresentare un cambiamento rilevante nella struttura socio-economica e urbana di un territorio. È questa, dunque, un’azione nel con-testo della città che produce cambiamenti tangibili attivati con la collaborazione diretta degli abitanti e delle realtà associative locali: un contesto storico di spazio urbano inutilizzato che diviene il teatro di un rinnovamento di idee e di pratiche. In questo caso la riappropriazione spaziale è stata declinata anche rispetto alle necessità economiche di rilancio di un contesto sociale e culturale che si arricchisce nel recupero e riuso degli spazi interstiziali del proprio territorio. Sono in questo caso spazi fisici e urbani come gli edifici abbandonati che attraverso i programmi proposti dagli abitanti e dalle organizzazioni si riappropriano del proprio ruolo nella città. Oltre a questo è rilevante evidenziare come anche gli spazi economici e sociali dell’iniziativa privata siano un elemento fondante que-sti interventi che, attraverso il coordinamento con il finanziamento pubblico, si

6 Il programma Bollenti Spiriti, a cui è seguito Generazione Bollenti Spiriti (2015) quale

testimonian-za del percorso svolto, è un progetto della Regione Puglia, Assessorato alle Politiche Giovanili e Cittadinanza Sociale, sostenuto dal Fondo Sociale Europeo.

innescano come nuove realtà produttive. I programmi stessi diventano attivatori di altre iniziative determinando un circolo virtuoso all’interno delle comunità e stimolando la partecipazione trasversale degli abitanti e delle associazioni coin-volte7.

L’aspetto rilevante del programma è, infatti, il proporsi non solo come sti-molatore di processi economici e socio-culturali per il territorio, ma anche come impulso per il riuso coerente del patrimonio edilizio esistente. Gli spazi interstiziali sono infatti rappresentati dalle città e dai centri minori della regione che tornano ad essere il luogo del cambiamento e dell’innovazione. In questi programmi si è scelto di non dover proporre un ulteriore consumo di suolo quanto piuttosto un agire sul già costruito, recuperando e rinnovando una preesistenza altrimenti destinata all’oblio8.

Gli esempi di iniziative sono molteplici e vedono spesso accomunate imprese locali, cittadini e associazioni impegnate nel sociale e nella comunicazione. Di particolare interesse è il progetto “Laboratori Urbani” che accomuna tutte le iniziative sviluppate attraverso il recupero di 148 edifici inutilizzati e riconvertiti quali sedi di attività culturali, artistiche, educative e sociali, attivando in questo modo processi di integrazione e di collaborazione partecipata all’interno della città. Una rivoluzione silenziosa che descrive bene il potenziale nascosto nel pa-trimonio edilizio abbandonato all’interno dei centri storici e più in generale nei centri urbani consolidati. Una realtà che spesso è normativamente bloccata nel suo inutilizzo forzoso, senza la possibilità di accedere a strategie di intervento innovative e dinamiche. In questo senso il programma Bollenti Spiriti in Puglia ha rappresentato un efficace esempio di applicazione di uno “stato di eccezione” (Agamben, 2003) con l’apertura a nuove proposte e a realtà diverse provenienti dalla comunità. In questo modo il territorio urbano stesso ne ha beneficiato, così come la sua componente economica e sociale. Sono questi, tra i molti altri, i casi di ExFadda9 e del Parco Paduli10.

Quest’ultimo è un progetto di rigenerazione territoriale localizzata nel sud del Salento, strutturato quale piano di interconnessione per i centri minori. Questo intervento rappresenta il progetto pilota del nuovo Piano Paesaggistico della Re-gione Puglia e nel 2015 è stato candidato dal Ministero dei Beni Culturali a rap-presentare l’Italia al Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa a Strasburgo. Un progetto di ricerca sviluppato sul territorio da professionisti e cittadini che pone come obbiettivo fondante il recupero e la valorizzazione della realtà urbana e rurale esistente interconnettendo dieci borghi attraverso un sistema coordinato di parco. Un piano di accessibilità ed educazione sviluppato con particolare atten-zione rispetto alla realtà locale che ben rappresenta le possibilità che l’iniziativa di Bollenti Spiriti ha rappresentato quale risorsa per la modifica e il recupero del contesto urbano e rurale. Un esempio virtuoso di connessione tra la realtà

istitu-7 Una panoramica diffusa rispetto alle iniziative del progetto si ritrova nella pubblicazione dedi-cata: Generazione Bollenti Spiriti. Un viaggio nella Puglia che cambia, 2015.

8 Per una rilettura sulle peculiarità del “Modello Puglia” si veda, tra gli altri, Aldo Bonomi per il Sole 24 Ore (Modello Puglia per coniugare cultura e territorio, 21 giugno 2015).

9 Stabilimento enologico inutilizzato convertito in uno spazio pubblico di innovazione e aggre-gazione sociale: www.exfadda.it.

10 Parco Agricolo Multifunzionale di interconnessione lenta per i centri minori in Puglia: www. parcopaduli.it.

182 Il progetto “Abitare i Paduli” (2013-2014), coordinato dall’associazione Laboratorio Urbano Aperto (LUA) che mira a proporre nuovi modelli di sviluppo per il territorio © LUA. Le reti di

interconnessioni che definiscono il parco diffuso di Paduli © Parco Paduli.

zionale di governo locale e la dimensione urbana dei cittadini e delle associazioni coinvolte, attivate in maniera coordinata per una rigenerazione urbana coerente e attuale.

L’esempio illustrato da questo caso in merito all’utilizzo partecipato dei luo-ghi urbani liminari e più in generale degli spazi interstiziali – economici e fisici – rappresenta un efficace declinazione allargata del Diritto alla Città (Lefebvre, 1970). È questa una pratica tangibile di recupero e riutilizzo della città e delle sue potenzialità inespresse, un intervento diffuso e sistematico che determina l’attiva-zione di un processo virtuoso di rinnovamento urbano e sociale.

Stratificazioni

Come per la definizione precedente, anche le stratificazioni rappresentano una situazione rilevabile principalmente nella città consolidata, sia nel Global South che nel Global North. Sono questi i luoghi sedimentati sui processi generativi della città, sono gli spazi generati dai piani urbanistici e dalle loro modifiche succes-sive. Il susseguirsi di esperienze nella città determina spesso la sovrapposizione di elementi urbani e sociali all’interno del territorio, uno stratificarsi di situazioni creative che comportano spesso una modifica rilevante all’impianto originario (Decandia, 2017). È utile segnalare brevemente come in questa categoria rientri anche il caso del barrio San Jorge a Posadas, situato su di un’area che precedente-mente era utilizzata come discarica di rifiuti per la città formale. Le caratteristiche del luogo, la sua vicinanza al centro economico della capitale regionale, l’acces-sibilità definita dall’accesso sulla Ruta 1211 e la presenza di territorio inoccupato hanno determinato la nascita dell’insediamento informale.

Un’esperienza efficace nel racconto di un processo di pianificazione su spazi stratificati e che può rappresentare l’aspetto rilevante del “contrasto” nelle relazio-ni tra i diversi attori sociali coinvolti è quella del distretto industriale di Bagnoli a Napoli. Successivamente al periodo iniziale della sua storia, in cui la zona aveva una connotazione prevalentemente turistica balneare a servizio della vicina città storica (Andriello, Belli e Lepore, 1991) il sito ha ospitato, all’inizio del novecen-to, la prima area industriale nel contesto napoletano. Questo è quindi un caso in cui lo spazio stratificato su cui si attiva l’azione e l’intervento è sia un luogo fisico che una dimensione economica e politica di interessi interconnessi. Come ve-dremo la situazione iniziale di Bagnoli è una rappresentazione spaziale della crisi economica generalizzata, un segno rilevante sul territorio che da polo produttivo si trasforma in pochi anni in un peso ambientale per la città di Napoli. A seguito del percorso amministrativo, giudiziario ed economico dell’area, il vivo interesse da parte delle amministrazioni locali, dei cittadini coinvolti e delle associazioni dimostra come la volontà pubblica possa essere rilevante nei processi di pianifica-zione partecipata e propositiva. In questo caso la crisi economica ha funzionato come attivatore di pratiche sociali e collaborative volte alla modifica del territorio urbano e industriale. La deindustrializzazione diviene l’occasione per immaginare un nuovo paesaggio urbano, un’innovazione non solo negli esiti ma specialmente

11 La “Ruta Nacional 12” è un’arteria di rilevanza nazionale in Argentina e connette la regione

nord-est con il resto del paese terminando al confine con il Brasile, nel nord della regione di Misiones. Per quanto riguarda l’importanza per Posadas, si riporta come la stessa rappresenti il collegamento viario più diretto con la capitale Buenos Aires.

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nel processo di modifica collettiva.

Il percorso dell’area di Bagnoli inizia, dunque, dalla costruzione del distretto