4. Le dimensioni di analisi
4.1 Dimensione 1: Disponibilità
Con la prima dimensione di analisi si intende indagare il tema della disponibilità attraverso la lettura della numerosità dei posti offerti nelle due città analizzate. Diverse iniziative sono state intraprese a livello nazionale e locale negli ultimi anni al fine di aumentare i posti nei servizi di cura per i bambini in fascia 0-3 anni, a volte anche attraverso la valorizzazione dei posti offerti in strutture private. L'ampia diffusione di posti in strutture pubbliche può intendersi come una forte presa in carico da parte dello Stato delle necessità di cura delle famiglie; al contempo, un incremento dei posti nei soli servizi privati può in alcuni casi emergere come effetto combinato della crescente partecipazione delle madri al mercato del lavoro e dell'assenza di supporto a livello pubblico alle attività di conciliazione (Knijn e Saraceno 2010 e Saraceno 2009).
Altri studi hanno enfatizzato l'importanza del ruolo ricoperto dai servizi privati, una volta soddisfatti i requisiti qualitativi richiesti dalla normativa pubblica. Con il termine servizi privati intendiamo in questo caso sia i servizi più puramente privati che i privati accreditati, ovvero quell'insieme di strutture che mettono a disposizione dei Comuni un numero di posti definito aderendo a standard qualitativi ancora più elevati rispetto a quelli richiesti per il solo funzionamento. I servizi privati possono incoraggiare l'innovazione organizzativa, ridurre le lungaggini burocratiche ed attrarre investimenti; inoltre, gli attori privati possono essere più agili e veloci nel rispondere a desideri e necessità dei genitori (Unicef 2008). Rispetto a questa posizione, tuttavia sono emersi anche forti caveat: alcuni attori privati potrebbero essere tentati di ridurre i costi meno visibili incidendo negativamente quindi sulla formazione del personale, sulla paga e sulle condizioni
di lavoro (Unicef 2008), tutti elementi non immediatamente visibili agli occhi dei genitori nei momenti della scelta.
“The evidence suggests that direct public funding of services brings more effective governmental steering of early childhood services, advantages of scale, better national quality, more effective training for educators and a higher degree of equity in access.” (Starting Strong,OECD 2006)
Da questo punto di vista, l'intervento pubblico può divenire garante di un'offerta di servizi ben regolata, di qualità e accessibile e disponibile per tutti. Tuttavia, il fatto che i servizi siano erogati dallo Stato non rappresenta di per sé una garanzia di qualità anche se studi recenti dimostrano come il livello qualitativo sia mediamente più alto (Unicef 2008).
I diversi idealtipi presentano punti di vista differenti rispetto alla dimensione della disponibilità e al modo in cui questa dovrebbe essere regolata; andremo ad esporre sinteticamente le diverse posizioni.
Modello 1 - Approccio della condivisione e dell’equità di genere
L'offerta di servizi di custodia per la prima infanzia secondo questo idealtipo dovrebbe essere universale, per lo più pubblica e garantire un‟ottima copertura; lo Stato dovrebbe mostrare un impegno esplicito nel supportare l'attività lavorativa della madre facendosi carico di rendere disponibili posti per tutte le donne che lavorano, anche allo scopo di evitare effetti di scoraggiamento.
Modello 2 - Approccio occupazionale
La presenza di servizi di cura può condizionare pesantemente tempi e modi di lavoro delle donne le quali, di fronte alla necessità di lavorare ed in presenza di scarsa disponibilità, potrebbero essere indotte a rinunciare del tutto alla maternità. Secondo questa prospettiva, quindi, i servizi di assistenza all'infanzia possono eliminare molti degli ostacoli che si frappongono alle pari opportunità riducendo gli elementi di contrasto che esistono fra vita lavorativa e la vita famigliare. La defamilizzazione dell'attività di cura può avvenire sia attraverso l'intervento pubblico che attraverso il ricorso al mercato. Per quanto l'impronta concettuale di questi due percorsi sia differente (Saraceno 2010), ai fini di questo modello non è molto rilevante. Un elemento di primaria importanza, invece, è che in caso di presenza di servizi privati il costo di questi sia facilmente sostenibile e non generi un effetto scoraggiamento sulla partecipazione al mercato del lavoro da parte delle donne.
Modello 3 - Approccio della tutela dei bambini
Il terzo idealtipo si mostra favorevole ad un‟ampia presenza di posti nei servizi di childcare dato che questi possono contribuire in modo decisivo al benessere dei
più piccoli; da questa prospettiva, pertanto, il posto negli asili dovrebbe quasi configurarsi come un diritto spettante a ciascun bambino. Il modello, inoltre, è favorevole ad una forte partecipazione del pubblico. Il mercato, per quanto capace di introdurre forme di custodia più innovative e adatte a rispondere in modo efficace ai bisogni delle famiglie, non è in grado di offrire garanzie né in termini qualitativi né in termini di accesso (Mahon 2008). E‟ importante che lo Stato, quindi, agisca sia come erogatore diretto ma anche come controllore, facendosi garante del rispetto di alcuni standard minimi qualitativi essenziali.
Modello 4 - Approccio del sostegno alla cura famigliare
I servizi di cura non sono tra gli strumenti privilegiati dal quarto idealtipo, il quale comunque non è del tutto avverso a questi. Esistono, infatti, alcuni tipi di custodia che mostrano un buon grado di affinità; in particolare, nidi famigliari e
tagesmutter consentono una valorizzazione dell'attività di cura esercitata
direttamente dai genitori e un elevato coinvolgimento della società civile cari all'idealtipo in oggetto. L'interesse a favorire il coinvolgimento attivo degli attori privati e della società civile rende il quarto idealtipo contrario ad un'attività monopolistica da parte dello Stato o comunque ad una sua forte partecipazione nell'erogazione dei servizi.
Indicatore di riferimento
L‟indicatore di riferimento sarà dato dal tasso di copertura della domanda
potenziale per ogni tipo di servizio offerto, che costituisce un tipo di valore già
utilizzato in altre ricerche sui servizi di childcare (Del Boca 2002, Brilli Del Boca e Pronzato 2011). Si è preferito utilizzare questo tipo di indicatore rispetto al tasso
di copertura della domanda effettiva (dato dal rapporto tra numero di posti
disponibili le domande effettivamente presentate); il numero di domande effettivamente presentate, in primo luogo, è disponibile in modo puntuale solo per i servizi pubblici. In secondo luogo, questo può essere influenzato dalla scarsa disponibilità dei posti a disposizione e quindi essere condizionato negativamente da un “effetto scoraggiamento” (Cerea 2012, Zollino 2008) che porta genitori e madri a rinunciare in partenza, riorientando la loro domanda verso servizi privati maggiormente accessibili. Tale indicatore non costituisce dunque uno strumento adatto a misurare quale sia la reale capacità dell'amministrazione pubblica di rispondere ai bisogni della popolazione.
Il tasso di copertura della domanda potenziale è ricavabile dal rapporto tra i bambini di età compresa tra gli 0 e i 3 anni e il numero di posti disponibili (capacità di accoglienza teorica). La capacità di accoglienza teorica corrisponde al numero massimo di posti offerti in ciascuna struttura.
Tcd = % (posti offerti/bambini≤3anni)
Questo calcolo non deve essere interpretato come indicatore di servizi necessariamente full-time, dal momento che il tasso includerà allo stesso modo servizi che offrono copertura giornaliera e part-time.
Per quanto concerne la calibrazione, occorre osservare in primo luogo che il valore del tasso di copertura può variare molto tra i vari tipi di servizi. La soglia massima (fully in) costituisce un parametro piuttosto ambizioso e rappresenta un valore fatto registrare in Europa in genere per l'insieme dei servizi di childcare. Questo obiettivo viene soddisfatto da un solo tipo di servizio di custodia nel caso dei Paesi del Nord Europa, dove gli asili nido pubblici sono molto diffusi e presenti (Tabella 3).
Il fully out è stato fissato allo 0,5%, mentre il cross over point corrisponde al 15%, valore inferiore alla media tra i due punti estremi. La scelta è stata dettata dal fatto che, come detto prima, il punteggio fully in corrisponde ad una percentuale difficilmente fatta registrare da un solo strumento.
Tabella 3 – Corrispondenza tra valori rilevati dall’indicatore e fuzzy score Valore di riferimento Punteggio attribuibile
Fully In ≥ 45 1
Mostly but not fully in 30 – 44,9 0,75 – 0,99 More or less in 15,1 – 29,9 0,51 – 0,74
Cross over 15 0,50
More or less out 7,6 – 14,9 0,25 – 0,49 Mostly but not fully out 0,6 – 7,5 0,01 -0,24
Fully Out ≤ 0,5 0
All‟interno della Tabella 4 è riportato l‟orientamento dei modelli idealtipici.
Tabella 4– Orientamento dei modelli
Modello 1 +
Modello 2 +
Modello 3 +