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Dinamica e struttura demografica in provincia di Rimini

Nel documento Romagna – Forlì-Cesena e Rimini (pagine 22-26)

Con riferimento alla provincia di Rimini, al 31 dicembre 2018 la popolazione residente totale è pari a 339.017 persone, in aumento rispetto al 31/12/2017 (+0,50%) e nel medio periodo (ultimi cinque anni) (+1,4%). La dinamica del 2018 mostra un saldo naturale (differenza tra nati e deceduti) negativo di 986 unità, conseguente ad un indice di natalità (6,9 nati vivi ogni 1.000 residenti) inferiore a quello di mortalità (9,8); il saldo migratorio risulta positivo (+2.645, differenza tra iscritti e cancellati, comprensivo anche dei movimenti anagrafici) e tale da recuperare il deficit naturale. Il tasso migratorio netto (saldo migratorio per 1.000 abitanti, comprende il movimento migratorio di stranieri e

Camera di commercio della Romagna – Forlì-Cesena e Rimini Tav. 2.2.1 STRUTTURA DEMOGRAFICA PER CLASSI DI ETÀ

Confronti territoriali - Dati al 31/12/2018 – Incidenze percentuali

Forlì-Cesena Rimini Romagna

Emilia-Romagna Italia Classi di età

da 0 a 14 anni 13,2 13,2 13,2 13,1 13,2

da 15 a 64 (età attiva) 62,5 63,9 63,1 62,9 64,0

da 65 e oltre 24,3 22,9 23,6 23,9 22,8

Under 30 26,9 27,3 27,1 26,9 28,3

Over 60 29,3 27,8 28,6 28,9 27,9

Fonte: ISTAT

Elaborazione: Camera di commercio della Romagna

Rapporto sull’Economia 2019 e scenari 23 Quadro economico della Romagna – Forlì-Cesena e Rimini

italiani, N.d.R.)2 appare positivo (pari a 7,8 immigrati netti per 1.000 abitanti).

La densità demografica provinciale è pari a 393 abitanti per chilometro quadrato, superiore al dato medio regionale (199) e nazionale (200). La popolazione residente si concentra per il 44,4% nel capoluogo di provincia e, in generale, per il 69,6% nei 5 comuni marittimi (Bellaria-Igea marina, Cattolica, Riccione, Rimini e Misano).

Al 31/12/2018 gli stranieri residenti nel territorio riminese risultano 37.180, pari all’11,0% della popolazione totale, incidenza inferiore a quella regionale (12,3%), ma superiore al dato nazionale (8,7%). I principali Paesi di provenienza dei residenti non italiani sono: Albania (con il 18,5% dei residenti stranieri), Romania (16,2%), Ucraina (13,3%), Cina (6,4%) e Marocco (5,9%).

I principali indicatori demografici evidenziano le caratteristiche strutturali della popolazione del territorio in esame al 31/12/2018 e ne completano l’analisi demografica. La componente femminile della popolazione residente in provincia è leggermente prevalente rispetto a quella maschile (tasso di mascolinità pari a 93,5%). La popolazione anziana (da 65 anni in poi) costituisce il 22,9% di quella totale e gli over 60 superano gli under 30 (rapporto 1,02); l’indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione di 0-14 anni) è pari a 172,7%, inferiore al dato regionale (182,6%) e in linea con quello nazionale (173,1%). L’età media è pari a 45,2 anni, di poco superiore al dato nazionale (44,9) e in linea con quella regionale (45,7).

Nel territorio in esame, il totale della popolazione in età non attiva (quindi per definizione da 0 a 14

2 Si veda quanto riportato nella nota 1.

Tav. 2.2.2 INDICATORI DEMOGRAFICI Confronti territoriali - Dati al 31/12/2018

Forlì-Cesena Rimini Romagna

Emilia-Romagna Italia

età media (anni) a 45,8 45,2 45,5 45,7 44,9

numero medio di componenti famiglia 2,2 2,3 2,3 2,2 2,3

tasso generico di natalità b 7,2 6,9 7,1 7,3 7,3

tasso generico di mortalità c 10,8 9,8 10,4 11,2 10,5

tasso di crescita naturale d -3,7 -2,9 -3,3 -3,9 -3,2

tasso generico di fecondità e 35,5 32,9 34,3 35,8 35,0

tasso di immigrazione f g 30,3 34,0 32,0 34,1 28,0

tasso di emigrazione f h 22,8 26,2 24,4 27,0 25,4

tasso migratorio netto i 7,5 7,8 7,6 7,1 2,6

indice di vecchiaia j 184,0 172,7 178,8 182,6 173,1

indice di dipendenza totale (o di carico sociale) k 60,0 56,6 58,4 58,9 56,3

indice di dipendenza giovanile l 21,1 20,7 20,9 20,8 20,6

indice di dipendenza degli anziani m 38,9 35,8 37,4 38,1 35,7

indice di struttura della pop. in età lavorativa n 151,2 149,2 150,2 149,5 138,8 indice di ricambio della pop. in età lavorativa o 141,6 135,3 138,6 142,1 132,8

rapporto di mascolinità p 94,8 93,5 94,2 94,7 94,9

(a) = media delle età ponderata con l’ammontare della popolazione in ciascuna classe di età a fine anno – (b) = (nati nell'anno) / (popolazione media) x 1.000 – (c) = (morti nell'anno) / (popolazione media) x 1.000 – (d) = (nati nell’anno - morti nell'anno) / (popolazione media) x 1.000 – (e) = (nati nell'anno) / (popolazione femminile da 15 a 49 anni) x 1.000 – (f) Sono comunque comprensivi dei movimenti interni al territorio di riferimento – (g) = (immigrati nell'anno) / (popolazione media) x 1.000 – (h) = (emigrati nell'anno) / (popolazione media) x 1.000 – (i) = [(immigrati nell'anno) - (emigrati nell'anno)] / (popolazione media) x 1.000 – (j) = (pop. da 65 anni e oltre) / (pop. da 0 a 14 anni) x 100 – (k) = [(pop. da 0 a 14 anni) + (pop.

da 65 anni e oltre)] / (pop. da 15 a 64 anni) x 100 – (l) = (pop. da 0 a 14 anni) / (pop. da 15 a 64 anni) x 100 – (m) = (pop. da 65 anni e oltre) / (pop.

da 15 a 64 anni) x 100 – (n) = (pop. da 40 a 64 anni) / (pop. da 15 a 39 anni) x 100 – (o) = (pop. da 60 a 64 anni) / (pop. da 15 a 19 anni) x 100 – (p) = (maschi) / (femmine) x 100

Fonte: ISTAT

Elaborazione: Camera di commercio della Romagna

Rapporto sull’Economia 2019 e scenari 24 Quadro economico della Romagna – Forlì-Cesena e Rimini

anni e da 65 anni in poi) costituisce il 56,6% di quella in età attiva (indice di dipendenza) e al suo interno è prevalente il carico sociale degli anziani; l’indicatore appare in linea con la media nazionale (56,3%) e migliore del dato regionale (58,9%). Ancora più evidente è lo squilibrio all’interno della popolazione in età attiva (indice di struttura e indice di ricambio): infatti, le persone da 40 a 65 anni sono circa il 50% in più rispetto ai residenti da 15 a 39 anni e quelle con età compresa fra i 60 e i 64 anni (potenzialmente in uscita dal mercato del lavoro) sono oltre il 35% in più rispetto a quelle di età compresa tra i 15 e i 19 anni (potenzialmente in entrata nel mercato del lavoro).

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2.3 R ICCHEZZA PRODOTTA

Il flusso di ricchezza generata all'interno di un determinato sistema economico (e nella presente trattazione un territorio), in un determinato periodo di tempo è misurato dal valore aggiunto (VA). Il valore aggiunto è la differenza tra il valore della produzione di beni e servizi conseguita dalle singole branche produttive ed il valore dei beni e servizi intermedi dalle stesse consumati (materie prime e ausiliarie impiegate e servizi forniti da altre unità produttive). Essendo il VA scaturente dal lato produttivo dell'economia, esso viene valorizzato ai prezzi base (Pb). Nel sistema della contabilità nazionale, il prezzo base è il prezzo che il produttore può ricevere dall'acquirente per una unità di bene o servizio prodotta, dedotte le eventuali imposte da pagare su quella unità quale conseguenza della sua produzione e della sua vendita (IVA, imposte di fabbricazione sugli olii minerali o sull'energia elettrica, imposte indirette sulle importazioni, ecc.), ma compreso ogni eventuale contributo da ricevere su quella unità quale conseguenza della sua produzione o della sua vendita (ad esempio: contributi agli olivicoltori, alle aziende comunali di trasporto, alle Poste, ecc.). Si tratta pertanto del prezzo sulla cui base il produttore compie le proprie scelte, in quanto rappresenta l'ammontare effettivo ricevuto.

Il punto di partenza è quindi la valutazione delle singole attività economiche, che oltre al prezzo base può essere eseguita:

• al costo dei fattori (Cf): valutazione effettuata in base alla remunerazione dei fattori produttivi per l'impresa. In questo caso il prezzo non comprende né imposte indirette né contributi;

• ai prezzi di mercato (Pm) : valutazione effettuata in base ai prezzi di acquisto di beni e servizi per il consumatore finale. In questo caso il prezzo comprende le imposte indirette e i contributi.

In particolare, quest'ultima configurazione di prezzo caratterizza la valorizzazione del Prodotto Interno Lordo (PIL). Sostanzialmente VA e PIL tendono a coincidere se la contabilità economica è applicata a territori provinciali, in quanto il PIL (a prezzi di mercato) è pari al valore aggiunto a prezzi base, aumentato delle imposte indirette nette sui prodotti1.

Infine, tali figure di contabilità nazionale possono essere espresse in termini nominali, ove la valutazione è fatta a prezzi correnti, oppure in termini reali, ove i prezzi sono tenuti costanti ad un definito anno base (prezzi storici).

Nel seguito della trattazione si farà sempre riferimento all'aggregato valore aggiunto a prezzi base e correnti (espresso in termini nominali). Le stime aggiornate da ISTAT a dicembre 2018 hanno inoltre consentito di avere dati del valore aggiunto provinciali aggiornati allo stesso anno 2018, grazie all'elaborazione dell'Istituto Guglielmo Tagliacarne, ente specializzato in attività di ricerca e analisi economico-statistica.

1 In Italia, ISTAT calcola, a livello nazionale, le tre tipologie di valore aggiunto e il PIL ai prezzi di mercato, a livello regionale, il valore aggiunto ai prezzi base e il PIL ai prezzi di mercato e, a livello provinciale, il valore aggiunto ai prezzi base; a partire da settembre 2014 viene inoltre adottato il nuovo sistema europeo dei conti SEC 2010 (Reg. UE n. 549/2013). Il SEC 2010 definisce i principi e i metodi di Contabilità Nazionale a livello europeo; il nuovo PIL terrà quindi conto, oltre naturalmente al valore delle attività legali e dichiarate, anche del valore stimato di alcune attività derivanti dalle cosiddette “economia illegale” ed “economia sommersa”.

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