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Il parco veicoli

Nel documento Romagna – Forlì-Cesena e Rimini (pagine 171-176)

I dati prodotti dal Centro studi dell'ACI dicono che in provincia di Forlì-Cesena, nel 2018, hanno circolato 358.501 veicoli, con un incremento, rispetto al 2017, dell'1,2%, in linea con la variazione positiva regionale (+1,2%) e nazionale (+1,3%); le autovetture costituiscono il mezzo nettamente preponderante, con il 72,0% di incidenza sul totale dei veicoli provinciali, a cui seguono i motocicli (14,5%) e gli autocarri trasporto merci (9,3%), con una quota superiore a quella regionale e nazionale, il che conferma l'importanza del trasporto merci su strada nella provincia.

Analizzando nel dettaglio le autovetture, si evidenzia una crescita annua dell'1,3%, anche in questo caso in linea sia con la variazione positiva regionale (+1,2%) che nazionale (+1,3%); tale crescita è imputabile soprattutto alle auto a gasolio (+3,2%, variazione superiore ad Emilia-Romagna e Italia), che hanno superato come numero le auto a benzina, ma anche a quelle alimentate sia a benzina che a GPL (+2,7%), alle quali si aggiungono, anche se ancora sono poco presenti, le auto cosiddette ibride benzina (+37,1%). In calo, invece, le auto alimentate solo a benzina (-1,1%, variazione superiore a quella regionale e nazionale), mentre risultano stabili quelle a benzina e metano (-0,1%).

In ultimo, rapportando i dati assoluti del “totale veicoli” con il dato della popolazione residente, la provincia di Forlì-Cesena risulta avere un'alta densità di autoveicoli in circolazione (90,8%), incidenza maggiore rispetto a quella regionale (87,1%) e nazionale (85,6%); incidenze superiori a quelle di Emilia-Romagna e Italia anche per quel che riguarda le autovetture (65,4%), i motocicli (13,2%) e gli autocarri trasporto merci (8,4%).

Tav. 3.6.10 AUTOVETTURE PER ALIMENTAZIONE Confronti territoriali

Forlì-Cesena Comp.% 2018 Var % 2018/2017

2017 2018 FC ER IT FC ER IT

A benzina 103.755 102.563 39,7 40,7 46,3 -1,1 -0,6 -0,6

A benzina e GPL 28.479 29.255 11,3 10,6 6,2 +2,7 +3,0 +4,4

A benzina e metano 19.240 19.229 7,4 7,3 2,4 -0,1 -0,2 +2,0

A gasolio (diesel) 102.453 105.756 41,0 40,3 44,4 +3,2 +2,1 +2,5

Ibrido benzina 988 1.355 0,5 1,0 0,6 +37,1 +38,2 +37,7

Ibrido gasolio 10 22 0,0 0,0 0,0 +120,0 +47,7 +38,2

Elettrica 45 56 0,0 0,0 0,0 +24,4 +40,3 +60,8

Altre 9 9 0,0 0,0 0,0 0,0 +6,4 +4,1

Non definito 3 3 0,0 0,0 0,0 0,0 -4,3 -0,9

Totale 254.982 258.248 100,0 100,0 100,0 +1,3 +1,2 +1,3

Fonte: ACI (database Open Parco Veicoli)

Elaborazione: Camera di commercio della Romagna

3.7 S ERVIZI DI ALLOGGIO E DI RISTORAZIONE

Il turismo rappresenta uno dei settori trainanti dell’economia globale: nel 2018, infatti, il settore turistico ha prodotto il 10,4% del PIL globale (come nel 2017), ha generato (tramite il movimento turistico dei viaggiatori) il 6,5% del valore delle esportazioni totali e ha determinato il 4,4% degli investimenti complessivi; inoltre, il 10% dei posti di lavoro nel mondo è stato creato (in modo diretto o indiretto) dal turismo1.

Il turismo costituisce una delle risorse principali anche per l’economia italiana. Il nostro Paese è infatti caratterizzato da un patrimonio storico-artistico e da una ricchezza di aree costiere e montane che lo rendono unico al mondo; inoltre, l’importanza delle risorse naturali, delle mete e dei luoghi culturali, inseriscono l’Italia ai primi posti fra i vari Paesi per il numero di siti già dichiarati dall’Unesco come "patrimonio dell’umanità".

Secondo il World Travel and Tourism Council (WTTC), nel 2018 il contributo del settore turistico nel suo complesso (servizi direttamente connessi all’industria turistica ai quali si aggiunge l’indotto) al PIL nazionale è stato pari al 13,2% (13,0% nel 2017), generando un valore economico di 232 miliardi di euro (+3,2% annuo) che vale il 6° posto a livello mondiale (dopo Stati Uniti, Cina, Giappone, Germania e Regno Unito); sul fronte del mercato del lavoro, poi, sempre nel 2018, il turismo (diretto e indiretto) ha creato il 14,9% dell’occupazione complessiva (14,7% l'anno precedente), per un totale di 3,5 milioni di occupati2.

Ciò nonostante, posta a confronto con gli altri Paesi, la competitività turistica dell'Italia non raggiunge il massimo dei risultati. L’Italia negli anni ottanta raccoglieva l’8% della spesa turistica mondiale, ed era il secondo Paese per quota di mercato dopo gli Stati Uniti, e negli anni novanta il 7%; nei decenni successivi le quote di mercato dell’Italia hanno subito una forte contrazione, in buona parte legata allo sviluppo di nuove destinazioni di viaggio, che hanno attratto un numero crescente di viaggiatori.

Nel 2017 l’incidenza dell’Italia sulla spesa turistica mondiale si attestava attorno al 3,4%, con un calo della quota di mercato maggiore nel confronto con i principali concorrenti europei; sebbene a un ritmo meno intenso che in passato, la flessione si è protratta anche negli anni più recenti, nonostante la ripresa degli arrivi di turisti stranieri a partire dal 20103.

Gli indicatori del World Economic Forum (WEF, 2019), sulla competitività del settore, collocano l’Italia all’8° posto nella graduatoria mondiale riferita a 140 nazioni. Nel dettaglio, l’Italia ha dalla sua molti punti di forza: in primis, un eccezionale patrimonio culturale e naturale e un’infrastruttura turistica molto sviluppata e di alto livello (trasporti e servizi ricettivi). Rimangono forti, tuttavia, anche le criticità: competitività dei prezzi, risorse umane più qualificate ma difficili da collocare, percezione della sicurezza della destinazione e difficoltà nel fare impresa (causa l’elevata tassazione e la lentezza burocratica), ai quali si aggiungono la politica di governo in materia di turismo e la promozione dell'immagine turistica del nostro Paese nel mondo4.

Per dotare il settore turistico italiano di una visione unitaria di sviluppo e fornire a tutti gli attori pubblici e privati coinvolti uno strumento di orientamento per la propria azione, negli ultimi anni anche

1 World Travel & Tourism Council, “Economic Impact 2019 - World” (www.wttc.org) 2 World Travel & Tourism Council, “Global Economic Impact & Trends 2019” (www.wttc.org)

3 Banca d'Italia, “Turismo in Italia. Numeri e potenziale di sviluppo – Rapporto 2019” (www.bancaditalia.it) 4 World Economic Forum, “The Travel & Tourism Competitiveness – Report 2019” (www.weforum.org)

Rapporto sull’Economia 2019 e scenari 174 Quadro economico della provincia di Forlì-Cesena

nel nostro Paese sono stati elaborati piani strategici di riferimento per la politica turistica nazionale;

l'ultimo è rappresentato dal “Piano strategico di Sviluppo del Turismo 2017-22”. La metodologia introdotta è innovativa rispetto al passato, essendo ispirata a un metodo aperto e partecipativo, che prevede il confronto sistematico tra tutte le istituzioni coinvolte e tra queste e gli operatori del settore, in linea con le raccomandazioni dell’OCSE; lo scopo principale del Piano è quello di rilanciare l’attrattività turistica dell’Italia, ispirandosi a tre principi trasversali, quali la sostenibilità, l’innovazione e l’accessibilità.

Tra le diverse problematiche che affliggono il nostro Paese nel settore turistico, è utile soffermarsi su due in particolare: la prima riguarda il forte incremento dei canoni demaniali pertinenziali, a cui devono sottostare i pubblici esercizi che insistono sul demanio (L. n. 296/2006), la seconda concerne la questione “Bolkestein” (Direttiva UE 2006/123/CE)5, relativa alle concessioni demaniali marittime.

In merito alla prima, il Decreto Legge n. 162/2019 (“Decreto Milleproroghe”) ha, per così dire,

“congelato” il problema, prevedendo che “il pagamento dei canoni riferiti alle concessioni relative a pertinenze demaniali marittime con finalità turistico-ricreative e dei canoni riferiti alle concessioni demaniali marittime per la realizzazione e la gestione di strutture dedicate alla nautica da diporto,

………., relativi ad annualità pregresse e non ancora versati alla data del 1° gennaio 2020, è sospeso fino al 30 settembre 2020”; la moratoria deve quindi servire per riordinare tutta la materia, rideterminando i canoni con criteri di equità rispetto anche ad altre concessioni turistiche.

Riguardo alla seconda, la Legge di Bilancio 2019 (L. n. 145/2018) ha sancito l’estensione delle concessioni demaniali marittime per 15 anni (fino al 1° gennaio 2034), andando contro, di fatto, alle disposizioni della direttiva europea; da qui sono arrivate, nel tempo, la bocciatura UE della proroga italiana, le diffide di varie associazioni e cittadini ai sindaci costieri di fermare l’estensione delle concessioni balneari senza gara, nonché la sentenza recente del Consiglio di Stato (novembre 2019) che ha dichiarato l’illegittimità delle proroghe automatiche senza gara pubblica. Una questione, quindi, ancora tutta da definire e chiarire; in sostanza, da risolvere.

A chiusura del discorso, secondo quanto emerge dalle prime stime sui flussi realizzata da EUROSTAT (gennaio 2020), in Italia il 2019 si avvia alla chiusura con 433 milioni di presenze (49,7%

nazionali e 50,3% estere); in termini di variazione annua, si dovrebbe registrare un incremento delle stesse dello 0,9% (+0,6% delle presenze italiane, +1,2% di quelle straniere).

Analisi delle imprese attive

Secondo i dati del Registro delle Imprese al 31/12/2019, in provincia di Forlì-Cesena si contano 2.764 sedi di impresa attive del settore Turismo (3.745 localizzazioni attive), che costituiscono il 7,6% delle imprese totali provinciali: il settore dell'alloggio conta 521 imprese attive (836 le localizzazioni) mentre 2.243 imprese attive (2.909 le localizzazioni) caratterizzano il settore della ristorazione. Nel confronto con il 31/12/2018, si registra una sostanziale stabilità (+0,2%) delle imprese attive (+1,5% le localizzazioni), con un incremento delle attività ricettive (+3,0%) e una lieve diminuzione di quelle ristorative (-0,4%); nel confronto territoriale, stabile anche l’andamento regionale (-0,1%) mentre risulta in crescita la tendenza nazionale (+1,0%).

Come si evince dalla tavola 3.7.1, le “attività dei servizi di ristorazione” rappresentano la principale divisione economica, con l'81,2% delle imprese attive del settore (2.243 unità su 2.764), peso minore di quello regionale (84,3%) e nazionale (85,7%); i “servizi di alloggio” sono il 18,8% delle imprese

5 La Direttiva dell’Unione Europea 2006/123/CE, recepita a livello nazionale dal D.Lgs. n. 59/2010, conosciuta come Direttiva Bolkestein, relativa ai servizi nel mercato comune europeo, ha sancito il principio della libera concorrenza nell’accesso alle concessioni del demanio marittimo, prevedendo la messa a gara delle stesse entro il 2015 (termine poi prorogato al 2020).

Camera di commercio della Romagna – Forlì-Cesena e Rimini

Rapporto sull’Economia 2019 e scenari 175 Quadro economico della provincia di Forlì-Cesena

(521 unità), con un peso maggiore rispetto a quello che assumono gli stessi in Emilia-Romagna (15,7%) e Italia (14,3%). Il 45,2% delle imprese attive del settore (1.250 unità) è rappresentato dalla classe “ristoranti e attività di ristorazione mobile”, a cui segue “bar e altri esercizi simili senza cucina”, con il 35,2% (972 unità); il 15,3% (422 imprese attive) spetta invece agli “alberghi e strutture simili”.

In merito alla natura giuridica, si nota una prevalenza delle imprese individuali (cfr. tavola 3.7.2), con 1.173 unità attive sulle 2.764 imprese totali del settore Turismo (42,4%), dato inferiore a quello regionale (43,8%) e nazionale (48,2%); a seguire, a ruota, le società di persone, con 1.131 imprese (40,9%), e le società di capitale, con 425 imprese (15,4%). Queste ultime, pur avendo una minore incidenza rispetto a quella che si riscontra in Emilia-Romagna (19,7%) e in Italia (23,1%), risultano in deciso aumento (+13,0%), a differenza delle altre tipologie che sono in calo, così come accade comunque, anche se non con la stessa intensità, negli altri due ambiti territoriali.

L'analisi effettuata sul medio periodo (ultimi 5 anni) evidenzia un lieve aumento delle imprese attive del settore Turismo (in calo evidente solo nel 2015), che passano dalle 2.753 unità del 31/12/2014 alle 2.764 unità del 31/12/2019 (cfr. grafico 3.7.3); la variazione positiva dell'intero periodo risulta pari a +0,4%, inferiore all'incremento sia regionale (+2,8%) sia nazionale (+7,8%) (cfr. grafico 3.7.4).

Per delineare il quadro dimensionale delle imprese viene utilizzato il dato degli addetti totali alle imprese attive di StockView in rapporto al numero delle imprese attive stesse; in tal senso, i dati riferiti al settore del Turismo ci dicono che in provincia di Forlì-Cesena operano prevalentemente imprese di piccole dimensioni. Infatti, al 31 dicembre 2019, in provincia, si rilevano mediamente 5,8 addetti per impresa attiva (6,3 in Emilia-Romagna, 4,7 in Italia); l'alloggio risulta il comparto che

Tav. 3.7.2 IMPRESE ATTIVE DEL SETTORE "TURISMO" PER CLASSE DI NATURA GIURIDICA Confronti territoriali - Anni 2018 e 2019 (dati al 31/12)

Forlì-Cesena Comp.% 2019 Var % 2019/2018

2018 2019 FC ER IT FC ER IT

Società di capitale 376 425 15,4 19,7 23,1 +13,0 +7,4 +7,7

Società di persone 1.153 1.131 40,9 35,6 27,4 -1,9 -3,2 -2,9

Imprese individuali 1.193 1.173 42,4 43,8 48,2 -1,7 -0,7 +0,4

Altre forme 37 35 1,3 0,9 1,3 -5,4 -4,8 +0,3

Totale 2.759 2.764 100,0 100,0 100,0 +0,2 -0,1 +1,0

Fonte: Infocamere (StockView)

Elaborazione: Camera di commercio della Romagna

Tav. 3.7.1 IMPRESE ATTIVE DEL SETTORE "TURISMO" PER DIVISIONI E CLASSI Confronti territoriali - Anni 2018 e 2019 (dati al 31/12)

Forlì-Cesena Comp.% 2019 a Var % 2019/2018 Dimensione media

2018 2019 FC ER IT FC ER IT FC ER IT

55. Alloggio 506 521 18,8 15,7 14,3 +3,0 +2,1 +5,0 9,2 8,1 6,3

di cui: 55.10 Alberghi e strutture simili 422 422 15,3 11,7 6,8 0,0 -0,5 -0,5 10,3 9,8 10,4 56. Attività dei servizi di ristorazione 2.253 2.243 81,2 84,3 85,7 -0,4 -0,5 +0,4 5,0 6,0 4,4

di cui: 56.10 Ristoranti e attività di

ristorazione mobile 1.244 1.250 45,2 45,5 47,5 +0,5 +0,4 +1,6 5,9 5,8 4,8

56.30 Bar e altri esercizi simili

senza cucina 990 972 35,2 38,1 37,1 -1,8 -1,6 -1,1 3,7 4,9 3,2

Totale 2.759 2.764 100,0 100,0 100,0 +0,2 -0,1 +1,0 5,8 6,3 4,7

(a) Classi di attività con incidenza percentuale maggiore o uguale al 5%

Fonte: Infocamere (StockView)

Elaborazione: Camera di commercio della Romagna

Rapporto sull’Economia 2019 e scenari 176 Quadro economico della provincia di Forlì-Cesena

impiega mediamente più personale, con 9,2 addetti per impresa, quasi il doppio di quello che si rileva nelle attività dei servizi di ristorazione (5,0 addetti per impresa).

Nel documento Romagna – Forlì-Cesena e Rimini (pagine 171-176)