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La discussione riguardo alla forma di governo in seno alla Commissione

5 LE PROSPETTIVE DI RIFORMA

5.3 La discussione riguardo alla forma di governo in seno alla Commissione

In tale sezione la Commissione ha ritenuto opportuno occuparsi della forma di governo in un'ottica di rafforzamento del potere dell'esecutivo al fine di raggiungere una serie di obiettivi di primaria importanza trai quali possiamo ricordare: le distorsioni portate dal- l'utilizzo di procedure di emergenza che finiscono per stravolgere il ruolo costituzionale del Parlamento e incidono negativamente sulla tecnica legislativa (c.d. Slavine legislati- ve), ma anche per superare l'impasse dei partiti politici troppo concentrati nel ricercare il consenso elettorale invece di elaborare proposte coerenti su cui costruire il consenso nel Paese.

A tal proposito si sono delineate due differenti posizioni riconducibili la prima all'ottica semipresidenzialista, l'altra invece alla forma di governo parlamentare.

I sostenitori del semipresidenzialismo sottolineano , infatti, come tale forma riesca a ga- rantire unità, stabilità, continuità, flessibilità e responsabilità. Con questo meccanismo la scelta della persona renderebbe più compatto il sistema politico in termini di stabilità in quanto si verrebbero a creare maggioranze sufficientemente coese, in termini di conti- nuità perché la durata in carica del capo dello Stato non può essere abbreviata, ma anche in termini di flessibilità e innovazione. Sempre secondo i sostenitori di questa prima ipotesi il metodo di elezione più adatto sarebbe quello del doppio turno, in modo da scegliere al primo turno il candidato più vicino e nel secondo quello meno lontano. Que- sto favorirebbe anche a livello parlamentare una bipolarizzazione con schieramenti suf- ficientemente compatti. Tuttavia questo sistema non è esente da dubbi e perplessità ri- guardo ad esempio ad una possibile difficile coabitazione tra un Presidente ed una mag-

gioranza parlamentare di cenno opposto anche se sul punto è stato proposta come possi- bile soluzione un allineamento della durata delle due cariche. Alcuni sostengono anche che tale forma di governo potrebbe portare ad un'eccessiva concentrazione del potere e quindi ad un non adeguato bilanciamento nonché addirittura a derive plebiscitarie. An- che qua si ritiene che tali problemi siano superabili con adeguati accorgimenti costitu- zionali basati su un sistema di pesi e contrappesi.

I sostenitori della forma parlamentare, invece, sostengono che non vi sia un problema di debolezza dell'esecutivo quanto piuttosto di una confusione nei rapporti tra esecutivo e legislativo. Il problema risiede nelle disunetarietà delle maggioranze da qui l'esigenza di un sistema elettorale che riesca a garantire la rappresentatività e al contempo ridurre la frammentazione. Il ruolo di arbitro sarebbe ancora affidato ad un Presidente della Re- pubblica nel rispetto dell’equilibrio costituzionale e dell’indipendenza reciproca dei po- teri. Chiaramente anche per i sostenitori di tale forma sono indispensabili interventi di razionalizzazione quali ad esempio: la riserva alla sola Camera del compito di dare e re- vocare la fiducia al Governo, con il vincolo della mozione di sfiducia costruttiva, appro- vata a maggioranza assoluta; attribuendo esplicitamente al Governo idonei poteri nel- l’ambito del procedimento legislativo che gli garantiscano tempi certi per le deliberazio- ni parlamentari rilevanti ai fini dell’attuazione del programma; rafforzamento della posi- zione di primazia rivestita dal Presidente del Consiglio nell’ambito del Governo.

In sintesi la posizione della Commissione nella sua unitarietà è stata quella di ricercare un punto di equilibrio che potesse garantire stabilità al sistema fissando dei punti fermi condivisi ed ideando una nuova formula: “ la forma di governo parlamentare del Primo Ministro”.

5.3.1 La forma di governo parlamentare del Primo Ministro

Prima di addentrarci nell'analisi di questa forma di governo innovativa occorre premet- tere la fondamentale importanza di una legge elettorale coerente con tale soluzione. Il principio di fondo infatti è quello di scegliere, attraverso un'unica consultazione eletto- rale, sia il Presidente del Consiglio che la maggioranza parlamentare, preservando poi il ruolo di arbitro del Presidente della Repubblica e restituire al Parlamento le responsabi- lità perdute.

Di seguito riportiamo dal testo della Commissione le linee guida di tale proposta:

a) il Presidente della Repubblica nomina il Primo Ministro sulla base dei risultati delle elezioni per la Camera dei Deputati, le quali si svolgono con un sistema elettorale che colleghi al deposito di ciascuna lista o coalizione di liste l’indicazione della personalità che la lista o la coalizione candida alla carica di Primo Ministro;

b) il Primo Ministro nominato dal Presidente della Repubblica espone alla Camera il proprio programma chiedendone l’approvazione con voto per appello nominale;

c) il Primo Ministro propone al Capo dello Stato la nomina e la revoca dei Ministri; d) il Primo Ministro può chiedere, come già ricordato, il voto a data fissa dei disegni di legge del Governo;

e) il Primo Ministro può essere sfiduciato solo con una mozione di sfiducia costruttiva sottoscritta da un quinto dei componenti della Camera e approvata con la maggioranza assoluta;

f) per evitare che conflitti tra il Presidente del Consiglio e una maggioranza consolidata attraverso un premio di maggioranza, implicito o esplicito, possano introdurre nel siste- ma inopportuni fattori di instabilità, si possono prevedere alcuni specifici meccanismi istituzionali, peraltro contemplati in altri regimi parlamentari razionalizzati, come Spa- gna e Germania. In particolare, occorre regolare il rapporto intercorrente tra la richiesta di scioglimento da parte del Primo Ministro e la possibilità della Camera di approvare una mozione di sfiducia costruttiva con l’indicazione di un nuovo Presidente.

Secondo alcuni componenti della Commissione occorrerebbe introdurre meccanismi di più intensa razionalizzazione prevedendo che il Primo Ministro possa chiedere e ottene- re lo scioglimento della Camera e che tale richiesta precluda la presentazione di una mo- zione di sfiducia costruttiva. Altri componenti invece ritengono che sia preferibile attri- buire alla Camera il potere di paralizzare la richiesta di scioglimento attraverso la l’ap- provazione di una mozione di sfiducia costruttiva;

g) una procedura analoga dovrebbe essere seguita quando il Primo Ministro pone la questione di fiducia su un determinato provvedimento e non la ottiene

In merito al punto a) è opportuno ricordare come ad oggi il voto per la coalizione o per il partito costituisce pertanto anche una indicazione politicamente vincolante relativa al candidato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Questo effetto è stato determinato dalla prassi, assunta da quasi tutti i partiti, di porre il nome del proprio candidato alla

Presidenza del Consiglio sul simbolo elettorale, ma è ormai indipendente da questa par- ticolarità: anche le coalizioni che hanno rinunciato a riportare sulla scheda il nome del loro candidato alla Presidenza del Consiglio sono solite infatti indicare con chiarezza tale nome agli elettori e ai mezzi di comunicazione. D’altra parte, le più recenti sfide elettorali hanno coinvolto direttamente e senza infingimenti i candidati alla guida del Governo. Sino ad oggi, al momento del conferimento dell’incarico per la formazione dell’Esecutivo, dopo le elezioni, i Presidenti della Repubblica non si sono discostati dal- la designazione di colui che la coalizione vincente aveva indicato come candidato. 5. 4 Le motivazioni dell'attuale progetto di riforma

Un fondamentale contributo per capire le motivazioni profonde che hanno portato il Gov. Renzi ad assumere come punto fermo del proprio programma governativo la rifor- ma costituzionale ci viene senza dubbio fornito al comunicato fornito dalla Presidenza del Consiglio al Senato l'8 Aprile 2014.

Il Pres. del Consiglio ricorda sin da subito come ormai dopo un dibattito più che trenten- nale e dopo numerosi tentativi di riforma naufragati o riusciti solo in parte, come emer- so anche dall'analisi storica fin qui affrontata, la revisione della seconda parte della Co- stituzione non possa più attendere. Le trasformazioni che hanno investito i rapporti tra Governo, Parlamento e Autonomie Locali hanno inciso significativamente sulla forma di Stato e sulla forma di Governo, ma tutto ciò non è stato finora accompagnato da un processo di riorganizzazione dell'assetto costituzionale.

Inoltre gli interventi in tema di art. 81, 97, 117 e 119 non sono riusciti da organizzare in modo organico il complesso sistema di governo multilivello articolato tra Unione Euro- pea, Stato e Autonomie territoriali.

In seguito il Governo nella relazione, elenca i motivi che hanno portato ad un dissesto del sistema istituzionale italiano e che vale la pena riportare:

• La cronica debolezza degli esecutivi nell’attuazione del programma di governo, • la lentezza e la farraginosità dei procedimenti legislativi,

• il ricorso eccessivo -per numero e per eterogeneità dei contenuti – alla decreta- zione d’urgenza e l’emergere della prassi della questione di fiducia su maxie- mendamenti,

• l’alterazione della gerarchia delle fonti del diritto e la crescente entropia norma- tiva,

• le difficoltà di attuazione di una legislazione alluvionale e troppo spesso instabi- le e confusa, l’elevata conflittualità tra i diversi livelli di governo.

Il tutto -continua Renzi- aggravato dalle difficoltà del sistema dei partiti incidendo sulla loro funzione di raccordo permanente tra le istituzioni e la società civile.

Da qui l'esigenza di un intervento – il più possibile condiviso, auspica Renzi – coerente tra riforme costituzionali, legge elettorale e regolamenti parlamentari in modo da ricom- porre il circuito di rappresentatività, rilanciare la crescita e la competitività del Paese e garantire un ciclo politico-istituzionale, economico e sociale più virtuoso. Infine, prima di illustrare le linee fondamentali sulle quali si dispiega la riforma ricorda da un lato l'appello rivolto dal Presidente della Repubblica alle Camere in occasione della sua rie- lezione il 22 Aprile 2013: “Non si può più, in nessun campo, sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la democra- zia”, e dall'altro l'esigenza di dare attuazione proprio a queste riforme in modo da supe- rare il contesto di crisi economica e sociale dal quale scaturiscono profonde pulsioni an- tisistema volte a delegittimare sia partiti politici che istituzioni.