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Disegnare dal vero : imparare, vedere, ragionare, esprimere Luisa Cogorno

Dipartimento di Scienze per l’Architettura, Scuola Politecnica di Genova

Introduzione

In un appunto del 1963, Le Corbusier scrive:

«La chiave è questa: Guardare, osservare, vedere, immaginare, inventare, creare».1

In queste straordinarie parole L.C. ci lascia la chiave di lettura per un importante messaggio didattico in un epoca in cui lo strumento informatico, per la maggior parte, si è sostituito al percorso di un antico tirocinio formativo «mano, occhio, segno». Il contributo qui presentato è il risultato di esperienze laboratoriali, che, attraverso fasi evolutive e obiettivi tematici, hanno permesso di avvicinare lo studente, a disegnare il paesaggio, usando principalmente il disegno dal vero quale metodo di studio e di soluzione grafica nella produzione di schizzi, analisi, rielaborazioni di immagini, derivati dalla percezione visiva diretta e considerando le parole di Le Corbusier come paradigmi di metodo.

Metodologia

All’inizio del“viaggio con il taccuino” e tale può considerarsi il programma che si realizza in un laboratorio di disegno, nei primi anni di un corso di laurea in architettura e ingegneria, è utile l’approccio a «guardare» già dalle fotografie per esercitare l’occhio a «vedere come» e «vedere cosa»: il tipo di immagine, il tipo di inquadratura, il punto di ripresa, i caratteri del soggetto e ciò che esso vuole comunicare; indicazioni elaborate con una ricerca collettiva e di confronto tra fotografie ed esercitazioni grafiche individuali. Sulla base di questo procedimento si vengono così a introdurre i processi della percezione e della memorizzazione, (da qui la necessità di disegnare e scrivere con commenti) a non «guardare» superficialmente, ma a «vedere» in modo incisivo e critico.

«….Ero nato per guardare, per tutta la vita, immagini e per disegnarle….io non vivo che a condizione di vedere..».2 Così Le Corbusier traduce l’azione del guardare in «saper guardare»,

che costituisce la base formativa del suo pensiero progettuale e che ne declina tutta l’opera grafica dei Carnets.

Schizzare a colpo d’occhio, disegnare rapidamente, secondo un processo di avvicinamento o di allontanamento, in una successione di immagini con tratti veloci, con capacità di sintesi,

1 Pierre Alain Croset,La trasmissione del pensiero, in Occhi che vedono, Casabella,Rivista Internazionale di Architettura, n° 531-532 anno LI, 1987 Gennaio , Febbraio.

2 Giuseppe Di Napoli, Disegnare e Conoscere, la mano l’occhio il segno, cap. 6-1,l’occhio di Le Corbusier pg.100, Piccola

con un segno rapido e allusivo, fissando le linee maestre del paesaggio, costituisce una delle prime fasi del disegno di sintesi, espressione già di se stessi.

Un blocco per disegnare, possibilmente di dimensioni tascabili, un paio di matite a grafite di varia durezza, pastelli colorati, e l’interesse ad osservare, ciò che ci circonda, per imparare a «saper guardare», e prendere coscienza, valutare le scelte significative delle componenti naturali, ambientali e architettoniche : è la fase successiva.

Indispensabile per disegnare dal vero il paesaggio, è definire la veduta , scegliere un punto di riferimento, (un primo piano) che chiuda da un lato l’inquadratura, diventando elemento di appoggio per rappresentare il panorama; controllare i rapporti fra le linee verticali a quelle orizzontali che ne determinano le direttrici, individuare i caratteri che costituiscono l’identità e l’unicità di quel paesaggio, fissare la corretta posizione della linea d’orizzonte in modo da lasciare ampio spazio al cielo per suggerire nella visione prospettica la profondità della veduta. Il disegno diventa quindi linguaggio di conoscenza del divenire delle cose.

«… Vorrei che gli architetti prendessero la matita per disegnare una pianta, una foglia, per esprimere lo spirito di un albero, l’armonia di una conchiglia il formarsi delle nuvole, il gioco così ricco delle onde...» 3 Come in tutti i suoi scritti Le Corbusier trasmette il suo

spirito indagatore sulla natura delle forme per conoscerne la composizione e la struttura con un disegno di analisi, testimonianza di una ricerca metodologica su cui si basa il suo pensiero progettuale. Anche questo spirito di ricerca diventa la chiave di lettura che accompagna le fasi del laboratorio. Lavoro di osservazione, di riflessione,e di rappresentazione,sono le fasi che costituiscono le richieste per raggiungere gli obiettivi degli esercizi svolti«en plein air»; non dimenticando che il disegno non solo serve a dare forma visibile alle proprie idee, ma in quanto strumento di comunicazione a trasmetterle. E’ attraverso la scelta di linguaggi grafici che viene compreso il disegno di paesaggio: differenza fra le linee che diversificano il piano, lo skyline, lo spazio e la forma; differenza di segni, punti e tratti che secondo la diversa intensità della dimensione creano effetto, superficie e non ultimo l’uso del colore, che rende “reale” l’immagine. Proprio perché è un insieme di difficoltà per tutti quegli elementi che ne costituiscono il soggetto,il disegno di paesaggio va ragionato, osservato attraverso coni visivi sempre più ristretti per impostare e realizzare esercizi mirati, arrivando al contatto del soggetto per disegnare la sua individualità, espressa dalla sensibilità del disegnatore che come ribadisce Le Corbusier ne «esprime lo spirito».

Mai così importante è nel disegno di paesaggio ricercare le tecniche grafiche più fedeli per rappresentarne le espressioni variabili e sensibili, come l’acqua, il cielo, i colori e gli alberi. Disegnare dal vero un albero può e deve essere l’analisi più completa della più perfetta architettura naturale costituita dall’equilibrio, dalle proporzioni nel gioco naturale del tronco, dei rami, della chioma e del fogliame, ciò che è «vedere». Disegnare dal vero un albero vuol dire prima di tutto osservarlo nel tempo, nella sua immagine stagionale, girarci attorno, per comprenderne, la forma, la struttura, definire il giusto proporzionamento, il carattere della chioma, fino alla forma della foglia,“far vedere ciò che abitualmente nella visione quotidiana non viene quasi mai visto, non viene colto e considerato come un elemento autonomo dotato di una sua specifica qualità formale e cromatica.”4 La manualistica sulla rappresentazione

degli alberi fornisce una vasta gamma di simbologie e codici grafici per le essenze e per le diverse scale di rappresentazione da adottare nel disegno ma ciò non è il disegno di quel soggetto è una rappresentazione iconica che ne simula l’aspetto, la forma, la specie, e le

3 Giuseppe Di Napoli, op. cit. pg.101. 4 Giuseppe Di Napoli, op. cit. cap. 5.3 pg.87.

caratteristiche dimensionali,( la circonferenza a tratto e grandezza diversa, composta, isolata, aggregata, che diventa uno schema geometrico nella restituzione in alzato).Il disegno dell’albero all’interno del laboratorio si è avvalso del disegno dal vero per esprimere con il segno personale, impressioni, effetti e sentimenti, della realtà del soggetto, elaborando una “guida all’osservazione dell’albero”. Il percorso che prevede un'esplorazione libera e un approccio al soggetto per interesse emotivo da parte dello studente, costruisce per fasi un disegno di osservazione, di analisi, ricercando in un segno realistico l’unicità di quella essenza. Anche nella realizzazione più tematica della guida, dove lo studio si avvicina all’indagine delle singole parti: corteccia, fogliame e foglia, l’obiettivo è stato quello di ricercare attraverso le fasi di un attento esercizio dal vero una rappresentazione simile all’identità di quella specifica essenza.

Lo scopo principale nell’insegnare a disegnare dal vero in un laboratorio al primo anno di un corso di laurea in architettura e ingegneria, è quello di dare agli studenti non solo un modo per rappresentare ciò che ci circonda, ma imparare ad esprimere la propria personalità, ricca di impressioni, sensazioni e intenzioni.

Figg.1a/ 1b - Dalla fotografia al disegno, veduta del crinale del monte fasce, al promontorio di Portofino. Tecnica: matita 2B, effetto chiaro scuro; Fig. 1b - Disegno da confronto fotografico. Studio tematico territoriale, crinali, vegetazione, percorsi Tecnica:matita, ecoline, pastelli. Segno lineare, tratteggio.

Fig. 2 / 3 Dalla fotografia al disegno. Veduta di Genova da Spianata Castelletto.Esercizio per introdurre i processi di memorizzazione e percezione. Tecnica: penna a sfera. Segno lineare, a tratto rigato; Fig. 3 - Studio di panorama, dalle mura di Santa Chiara. Genova. Disegno dal vero. Tecnica: matite HB,B,2B. Tratteggio rigato, effetto brunitura a matita per evidenziare gli aspetti naturali del panorama.

Fig. 4–Fig.5 Rappresentazione delpanorama di Genova da Spianata Castelletto.

Il primo esempio mette in evidenza con un studiato tratteggio la volumetria della città, gli effetti chiaroscurali usando solo linee di contorno per la rappresentazione delle aree verdi. Il secondo mette in evidenza solo la struttura volumetrica con un segno sottile e continuo, evidenziando solo le emergenze verticali. Tecnica: china.

Fig. 6/ 7 Studi grafici di skyline. Lo studio dello skyline è indispensabile per comprendere e rappresentare le profondità dei panorami.Tecnica: matite, pastelli, china. Fig. 7- Da un “taccuino di viaggio” schizzo dal vero di un area di studio. L’uso dello schizzo veloce è necessario per fissare delle idee, la scomposizione in schemi è utile per approfondire i caratteri del soggetto. Tecnica: matita e penna

Fig.8 /9 Studi di panorami urbani. Disegni estemporanei, scomposizioni a schemi per analizzare le tematiche che compongono i panorami:la composizione, i volumi, gli elementi caratterizzanti, il verde, i rapporti pieni e vuoti, lo skyline. Ricerca grafica e di impaginato per la realizzazione dell’elaborato definitivo. Tecnica: china, pantone, pastelli, penna a sfera, tratteggio.

Fig.10a/10b Vedute di Genova dai moli. Rappresentazioni empiriche, studio volumetrico dell’insediamento e dei caratteri emergenti. La linea di sezione del primo piano chiude l’inquadratura in basso rafforzandone l’effetto compositivo del panorama. Tecnica: matita (HB,B,4B).

Fig.11 – Fig. 11b Campo Pisano, Genova. Schizzi dal vero, studio della luce.I disegni sono

accompagnati da commenti scritti sulla scelta delle tecniche grafiche adottate. Tecnica mista: matita, pantone.

Fig. 12– Fig.12b – Fig. 12c - Fig. 12d Disegni dal vero di vedute parziali di Genova.

Le inquadrature sono riprese dall’alto per esercitare l’osservatore a ricercare la corretta prospettiva, a disegnare la sintesi volumetrica e rappresentare le componenti che la caratterizzano. L’introduzione di colori tonali restituisce effetto-profondità al disegno. Tecnica matite (B,2B), penna a sfera, acquerelli.

Fig. 13 – Fig.13b Studi dal vero: colore e percezione. I disegni sono accompagnati da considerazioni scritte, e osservazioni sull’inquadratura, sulla profondità della scena e sugli elementi che ne caratterizzano la composizione. Tecnica : mista, matita, ecoline, pantone

Fig.14 – Fig. 14b Esercitazione laboratoriale, studio delle texture e delle predominanze cromatiche nell’ambiente. Tecnica: palettes fotografiche, colori a pastello. Realizzazione: brunitura.

Fig.15 Esercitazione laboratoriale: guida all'osservazione dell'albero, disegno dal vero. Tecnica matite, pastelli.

Fig. 16 Alberi, disegni dal vero. Esempi di rappresentazione. Tecniche: china, matite, quadrella, carboncino.

Fig. 17 Disegno dal vero. Esempi di rappresentazione.Tecniche: china, matite..

Gli elaborati grafici pubblicati sono stati svolti nell'ambito del laboratorio di Disegno e Rappresentazione del Paesaggio al corso di laurea triennale Tecniche per l’Architettura del Paesaggio.

Bibliografia

L. Cogorno, Disegno, Rilievo e Rappresentazione del territorio e dell’ambiente in La Rappresentazione, strumento per l’analisi e il controllo del progetto di paesaggio, a cura di M. Pignataro ARACNE Milano, 2004, pag. 75-82.

A. Pittaluga, Il paesaggio nel territorio, disegni empirici e rappresentazioni intuitive, Hoepli Milano

M.G.Cianci, La rappresentazione del paesaggio, Metodi, strumenti e procedure per la rappresentazione del paesaggio. Alinea 2008.

Giornata di Studi - Genova 11 maggio 2015, Dip. DSA