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Territorio e paesaggio: il colore come elemento di identità e qualità ambientale.

Nel documento Patrimonio artistico culturale paesaggistico (pagine 195-200)

Patrizia Falzone

Dipartimento di Scienze per l’Architettura, Scuola Politecnica di Genova

Introduzione

Se la percezione cromatica avviene contemporaneamente riguardo a forma, volume e colore, com’è stato dimostrato ormai da tempo dalla teoria della percezione della forma, allora, nell’analisi di un territorio omogeneo, ben identificato nel suo perimetro, grande o piccolo, ma sempre chiaramente unitario nei suoi caratteri, tutte le sue componenti: struttura naturale/forma del territorio, struttura agricola, insediamenti, emergenze storiche quali fortificazioni (mura e castelli), edifici religiosi (chiese conventi oratori, ecc… ) edifici civili (ville edifici strutture rustiche masserie frantoi cantine vinicole, ecc… , percorsi, principali e secondari), contengono un portato cromatico importantissimo per la percezione, e quindi individuazione, di quel territorio.

Un territorio che risulta unitario, e identitario, quando area storicamente strutturalmente ed economicamente omogenea, sedimentata nel tempo, nei caratteri principali, che si suddividono poi in una rete più capillare a contraddistinguere nel dettaglio il territorio, come in questo caso ‘il Monferrato’.

Monferrato, area omogenea situata nella Provincia di Alessandria, al centro di quello che è soprannominato "triangolo industriale", che costituisce oggi un’area privilegiata, mantenendo intatti i suoi territori e il loro utilizzo tradizionale, agricolo, soprattutto a vigneti, il cui disegno regolare, seguente le dolci colline che lo solcano per gran parte, e per questo con suggestive prospettive, di vigneti in primo piano sino a quelli, più in scorcio, degli ultimi piani, dà vita a morbidi paesaggi curati, molto simili ma mai uguali, ancora a "dimensione d'uomo", dove i colori danno vita ad una messa in opera di scenografie sempre diverse, nelle varie stagioni, la più suggestiva è l’autunno, e nelle diverse ore del giorno. Ma anche le zone boschive contribuiscono a creare ampie macchie nei vari toni di verde delle essenze autoctone: altro elemento distintivo alle vedute sia da lontano che dall’alto.

Un territorio incontaminato costellato dal patrimonio storico di castelli torri e conventi situati nelle posizioni più elevate e difendibili, che costituiscono note cromatiche legate ai materiali locali, soprattutto il cotto; ed

anche i borghi svettano in alto sui crinali, a motivo di difesa, con la sequenza delle falde di copertura nei colori caldi del cotto che contrastano con i colori degli intonaci naturali. Ma come si può analizzare ed individuare la struttura rappresentativa dell’identità di un territorio? Semplice: seguendo una metodologia collaudata e sperimenta di analisi. E, riguardo a ciò, oltre agli elementi conoscitivi principali sopra elencati (struttura naturale/forma del territorio, struttura agricola, insediamenti, emergenze storiche ….) la componente fondamentale, che non si può trascurare, pena la perdita di gran parte di quella identità, è proprio quella cromatica, che a tutti i precedenti elementi è connessa, e con i quali da vita ad una articolata, specifica, gamma cromatica. Quella del luogo.

Ma, per meglio affrontare il tema, si vuole ricordare i significati dei termini di ‘territorio’ e ‘paesaggio’, e l’importanza che ha avuto la introduzione della Convenzione Europea del Paesaggio.

‘Territorio’ in urbanistica e in pianificazione territoriale è lo spazio geografico, comprendente zone urbanizzate, agricole o naturali, possibile oggetto di progettazione, regolamentazione e sviluppo dell'ambiente costruito.

‘Paesaggio’, per la «Convenzione Europea del Paesaggio», Strasburgo 2000, entrata in vigore nel 2004 è:

a - "Paesaggio” designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni.

Ma non solo, la Convenzione definisce le importantissime azioni rivolte al paesaggio, alla sua gestione e pianificazione:

b -"Politica del paesaggio", designa la formulazione, da parte delle autorità pubbliche competenti, dei principi generali, delle strategie e degli orientamenti che consentano l'adozione di misure specifiche finalizzate a salvaguardare gestire e pianificare il paesaggio; c -“Obiettivo di qualità paesaggistica”, designa la formulazione da parte delle autorità pubbliche competenti, per un determinato paesaggio, delle aspirazioni delle popolazioni per quanto riguarda le caratteristiche paesaggistiche del loro ambiente di vita;

d -“Salvaguardia dei paesaggi”, indica le azioni di conservazione e di mantenimento degli aspetti significativi o caratteristici di un paesaggio, giustificate dal suo valore di patrimonio derivante dalla sua configurazione naturale e/o dal tipo d’intervento umano;

- e “Gestione dei paesaggi”, indica le azioni volte, in una prospettiva di sviluppo sostenibile, a garantire il governo del paesaggio al fine di orientare e di armonizzare le sue trasformazioni provocate dai processi di sviluppo sociali, economici ed ambientali;

- f “Pianificazione dei paesaggi”, indica le azioni fortemente lungimiranti, volte alla valorizzazione, al ripristino o alla creazione di paesaggi.

Riguardo al tema generale del paesaggio è avvenuta una lenta ma progressiva evoluzione, dal riconoscimento e salvaguardia dei valori culturali, al recupero, al controllo del progetto, per arrestare, contrastare e, per quanto possibile, recuperare, i valori paesaggistici dei luoghi, troppo spesso stravolti da recenti pesanti urbanizzazioni e industrializzazione.

Infatti, da anni, il tema/problema del paesaggio si è evidenziato come centrale nell’ambito della problematica della conservazione e valorizzazione del Patrimonio Culturale, e dell’identità dei popoli, ed anche la tutela è estesa ormai ai beni immateriali, anch’essi valore universale, ribadito in recenti dichiarazioni, come quella di Quebec 2008, volta a salvaguardare e promuovere lo spirito dei luoghi.

Ma, se condizione primaria per la conservazione di un bene è la conoscenza, pluridisciplinare, l’aspetto della documentazione storica, iconografica e della rappresentazione grafica, risulta fondamentale per riprendere atto di caratteri e vocazioni originarie dei territori e ridelinearne forme e trasformazioni.

Uno dei punti fondamentali di partenza del processo è stata la «Convenzione UNESCO per la tutela del patrimonio mondiale culturale e naturale» di Parigi, 1972; nel 1982, la «Convenzione Benelux in materia di conservazione della natura e di protezione del paesaggio di Bruxelles»; nel 1983 la «Carta europea dell'assetto del territorio, di Torremolinos; ma soprattutto, nel 1993, la «Carta del Paesaggio Mediterraneo», che tra i diversi obiettivi, pone quello, importantissimo, di: far sì che la realizzazione delle grandi infrastrutture di trasporto o di sviluppo urbano, turistico e industriale, tenga conto della salvaguardia del paesaggio e, all'occorrenza, del suo recupero.

Convenzione si applica a tutto il territorio delle Parti e riguarda gli spazi naturali, rurali, urbani e periurbani. Essa comprende i paesaggi terrestri, le acque interne e marine. Concerne sia i paesaggi che possono essere considerati eccezionali, sia i paesaggi della vita quotidiana sia i paesaggi degradati, ponendo così l’attenzione a tutti i paesaggi, che devono garantire buona qualità di vita alle popolazioni, perché tutto è paesaggio, non solo i territori dotati di particolari bellezze naturali o culturali. Sempre nel 2004, in Italia, il Codice dei Beni culturali1 e del Paesaggio (Codice Urbani), all’art. 2 precisa cosa sia “Patrimonio culturale”

(1), mentre il successivo decreto legge del 2005: Individuazione della documentazione necessaria alla verifica della compatibilita' paesaggistica degli interventi proposti, ai sensi dell'articolo 146, comma 3, ….fissa, nella Relazione paesaggistica (art. 1), la documentazione approfondita necessaria alla verifica di compatibilita' paesaggistica degli interventi proposti, per ottenere l'autorizzazione paesaggistica.

Di recente, in tema di paesaggio culturale, nel Simposio Internazionale Unesco di Firenze, 2012, “The international protection of landscape” in occasione del 40° anniversario della Convenzione del Patrimonio Mondiale UNESCO, la Florence Declaration on Landscape, subito appoggiata dall’ICOMOS, ribadisce l’importanza della salvaguardia del paesaggio sia per la qualità della vita, sia per la conservazione dell’identità culturale; nuovamente, gli estensori “esprimono in primis la loro profonda preoccupazione e condivisione per il degrado del paesaggio globale dovuto all’industrializzazione, alla rapida urbanizzazione, intensificazione dei processi agro-culturali ed altri trattamenti e rischi causati dal cambiamento globale”. Temi tutt’ora particolarmente attuali anzi ormai di emergenza.

Il tema del colore

Dunque, il tema del ‘colore del costruito storico’, si intende come colore complessivo degli edifici del costruito, e dello spazio strutturato che lo attornia, ma anche dei singoli territori, in quanto spazi strutturati comunque dall’opera dell’uomo; esso è ormai evidentemente fondamentale, e come tale sempre più riconosciuto, soprattutto a livello di contesti urbani e urbano-ambientali, non solo ai fini della documentazione e valorizzazione, ma anche ai fini di salvaguardia e riqualificazione, come valore sia materiale che immateriale.

In particolare, quello dei paesaggi urbani, costituisce un patrimonio che identifica, caratterizza e valorizza i diversi luoghi e le diverse aree culturali, ponendosi come ulteriore categoria di paesaggio, quello urbano, portatrice di nuovi e diversi quesiti ai fini della sua protezione e conservazione.

In tema di ‘colore del costruito’, si intende il colore di tutte le superfici del costruito: paramenti e rivestimenti murari lapidei e laterizi, e relative forme tessiturali, che genera disegni sempre diversi; gli stucchi decorativi; gli intonaci; le tinteggiature; infine, le facciate dipinte vere e proprie ed i graffiti.

Di questo chi scrive aveva subito preso coscienza, perché emerso con grande evidenza, nell’ambito dell’attività universitaria, didattica e ricerca, rivolta al Rilevamento del Costruito

1 Il patrimonio culturale è costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici. Sono beni culturali le cose immobili e mobili che, ai sensi degli articoli 10 e 11, presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge quali testimonianze aventi valore di civiltà. Sono beni paesaggistici gli immobili e le aree indicati all’articolo 134, costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali,

– dall’edificio al territorio – svolta in un ambiente come la Liguria e la città di Genova, dove la componente colore risultava elemento fondamentale del costruire storico, sotto molte forme: materiali, colori, caratteri decorativi e stilistici; dunque meritevole di specifica attenzione attraverso uno specifico rilievo e la sua rappresentazione: un rilievo quale indispensabile strumento ai fini di conoscenza, documentazione e valutazione completa dei valori degli ambienti, urbani e non.

In particolare, nell’ambito dei paesaggi urbani, il colore – o la componente ‘colore’ - assume grande rilievo, costituendo uno degli elementi in cui si esprime il “genius loci”, sia dal punto di vista percettivo, sia come patrimonio culturale del costruire e dell’abitare da parte dell’uomo in quel luogo; il colore dunque costituisce una componente del patrimonio culturale che identifica, caratterizza e qualifica i diversi luoghi e le diverse aree culturali - sia il colore degli elementi fisici naturali, sia il colore di quanto costruito dall’uomo - ma questo riconoscimento porta anche a nuovi e diversi quesiti ai fini della sua protezione e conservazione, ai diversi livelli di lettura.

Per questo, qualsiasi intervento di conservazione e/o recupero del colore del costruito, a qualsiasi livello, non può prescindere dalla conoscenza della sua incidenza percettiva nel contesto, sia come situazione di partenza, ma ancor più deve valutare e verificare l'impatto che si verrà a determinare con i nuovi interventi, non solo nel singolo edificio, ma anche nell'intorno. Infatti, la percezione del colore, soprattutto in una materia edilizia compatta com'è di solito quella degli ambienti urbani storici, non avviene mai separatamente, edificio per edificio; di più, per particolari posizioni geografiche ed altimetriche dell’oggetto la sua percezione può essere amplissima e quindi incidere a grandi distanze.

Il tema colore/genius loci scaturisce con specifico riferimento nella Dichiarazione sulla conservazione dello Spirito del Luogo, della 16° Assemblea generale ICOMOS del 2008 di Québec, che i partecipanti hanno adottato, nei principi e raccomandazioni, per preservare “lo spirito del luogo” attraverso la salvaguardia dei beni materiali e immateriali, come un modo innovativo ed efficace di garantire lo sviluppo sostenibile sociale in tutto il mondo. Spirito del luogo che è definito come il tangibile (edifici, siti, paesaggi, percorsi, oggetti) e l’intangibile (memorie, racconti, documenti scritti, riti, feste, i saperi tradizionali, i valori, le grane, colori, odori, ecc), vale a dire gli elementi fisici e spirituali, che danno significato, valore, emozione e mistero al luogo. Pertanto, proprio su questo punto, nella VI International Conference ICOMOS ISC Theory and Philosophy of Conservation and Restoration di Firenze, 4-6 marzo 2011, “PARADIGM SHIFT IN HERITAGE PROTECTION? Tolerance for Changes, Limits for Changes”, chi scrive ha presentato una breve memoria orale nell’ambito della tematica del colore, sul tema specifico: ARCHITETTURA DIPINTA E DIPINTI SULLE FACCIATE DEL COSTRUITO STORICO. Tolleranza e Limiti delle trasformazioni, in cui affermavo che, “tra i cambiamenti percettivi che la società moderna ci offre, uno tra i più immediati è quello che ci trasmettono i colori delle facciate dei fronti urbani e delle facciate dipinte dell’architettura storica europea, e non solo europea. Esse rivestono a tutt’oggi un forte significato, non solo storico-artistico-architettonico, ma anche ai fini della identità dei luoghi stessi, che si esprime non solo negli episodi di interi ambiti urbani caratterizzati da questo fenomeno, ma talora anche nella presenza di una sola facciata, per il riverbero che essa produce nello spazio urbano di contesto”. Ed aggiungo: come documento culturale irripetibile. “Appare quindi utile riflettere su criteri, metodologie e modalità di interventi di conservazione/restauro: aspetti teorici e aspetti tecnici, problematiche tuttora in essere, pur se indagate dagli anni ’80 del Novecento, con sempre maggiore approfondimento, sino ad oggi; e ragionare ancora, soprattutto attraverso il confronto di esempi diversi di intervento, in rapporto non solo agli assunti teorici generali, ma anche in rapporto alle singole

quasi sempre non omogenei, profondamente modificati.

Infatti, come coordinatore della sezione italiana ICOMOS MURAL PAINTING, sulla base della trentennale attività di studio e di ricerca sull’aspetto ‘colore’ del costruito storico, che riguarda il campo amplissimo della materia delle superfici dei prospetti storici e la relativa tecnica: paramenti e rivestimenti murari - lapidei e laterizi - stucchi, intonaci, tinteggiature, facciate dipinte ed elementi dipinti sulle facciate, ritengo importantissimo questo aspetto nell’ambito della problematica, in quanto particolarmente importante e determinante ai fini della conservazione della integrità e della qualità dei luoghi, tenuto conto che il campo di interesse del colore riguarda oramai l’aspetto più ampio, ambientale e paesistico, sia nel caso si tratti di ambiente costruito, sia nel caso di ambiente naturale, o di situazioni miste: come scaturisce del resto dalla Convenzione Europea del paesaggio, avente l’obiettivo (Art. 3) “di promuovere la salvaguardia, la gestione e la pianificazione dei paesaggi e di organizzare la cooperazione europea in questo campo”.

Anche dal punto di vista legislativo nazionale italiano, nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 12 dicembre 2005, Individuazione della documentazione necessaria alla verifica della compatibilità paesaggistica degli interventi proposti, ai sensi dell'articolo 146, comma 3, del CODICE DEI BENI CULTURALI E DEL PAESAGGIO, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, dove sono definiti la documentazione richiesta, tipi e modi, per il controllo della qualità e congruità degli interventi, uno degli aspetti chiaramente individuabili è quello della verifica con le qualità cromatiche dei luoghi, come deriva dal Punto 3. del D. L., Contenuti della relazione paesaggistica, dove sono definiti minuziosamente tutti i materiali che devono essere prodotti ai fini in oggetto. Si parla specificamente di “ambiti a cromatismo prevalente”; di “conoscenza dei colori”; e di “adeguatezza architettonica (forma, colore, materiali, tecniche costruttive, rapporto volumetrico con la preesistenza), del nuovo intervento con l'oggetto edilizio o il manufatto preesistente e con l'intorno”.

Tutto ciò è particolarmente importante e determinante ai fini della integrità e qualità dei luoghi, sia circa il patrimonio monumentale di edifici urbani e/o ambienti storici di pregio e di particolare rilevanza, e quindi anche dei paesaggi urbani, sia a livello di protezione dei paesaggi, quali che siano, sul tema degli interventi cromatici impropri che li deturpano, soprattutto nel caso dei Siti Archeologici, che non sono immuni da questi problemi. Infatti, circa il patrimonio, importantissimo, di Siti Archeologici, va rilevato che essi risultano sempre più spesso pressati, soffocati, degradati e sviliti, talora da vicino e quasi sempre da lontano, e compromessa irrimediabilmente la percezione dei valori originari delle strutture storiche anche in rapporto al contesto, dalle note incongruenti, degradanti, dei volumi recenti, e soprattutto dai loro colori, incongrui con lo spirito dei luoghi e della loro cultura dell’abitare.

Un tema peraltro oggetto di normative di tutela specifiche e di grande attenzione, da parte degli Enti competenti, ma che richiede, nonostante ciò ancora molta diffusione, sensibilizzazione, ed un controllo ininterrotto, continuo, ed una più stringente, puntuale ed attenta applicazione, soprattutto nei Paesi dove tale cultura non è ancora diffusa, e le condizioni politiche non ne favoriscono purtroppo la diffusione. Perciò necessita ancora soprattutto la diffusione capillare di criteri e contenuti, e sensibilizzazione, perché la prima

Purtroppo, anche in Italia molti sono gli ambienti urbani di grandissima qualità monumentale, dove la componente colore presenta stridenti contrasti, derivanti dalla non attenzione ai colori degli edifici di contesto, ed è causa di “degrado culturale”.

Metodologia

Una tale conoscenza, approfondita, dell’aspetto “Colore” del Costruito e dell’Ambiente, richiede di applicare una Metodologia rivolta a tutte le scale di lettura, dal territorio agli agglomerati urbani - storici e non - all’edificio sino a quella degli elementi di arredo urbano, che acquisisce, riferisce e filtra tutti i dati, di vario tipo, multidisciplinari raccolti, passando attraverso la dimensione storica, teorico-critica e tecnologico tecnica, per corrispondere adeguatamente a tutti i fini: dalla documentazione per la valorizzazione delle identità culturali, al controllo della componente “colore” in tutti gli interventi di conservazione, recupero, riqualificazione, ma anche progetto del nuovo.

Una conoscenza rivolta sia agli elementi e parti dell’ambiente costruito che a quelle del territorio nelle caratteristiche di sedime, composizione geomorfologica, del ricoprimento vegetato, e delle acque, perché la percezione di forma e colore è unitaria, e la specifica valutazione del colore deriva dal confronto tra i colori del quadro complessivo, come del resto da sempre premesso e scritto in tutti i principali materiali di riferimento prodotti nel tempo sul tema, tra cui IL PROGETTO DEL COLORE, del 2001, Genova, ERGA Ed., sino al recente COLORE ARCHITETTURA AMBIENTE, Roma, KAPPA Ed., 2008.

Pertanto, al Convegno “COLORE ARCHITETTURA AMBIENTE”, da me organizzato a Genova, in occasione di GENOVA CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA ( 30 settembre - 1 Ottobre 2004), è stata presentata ed approvata dagli studiosi presenti la Dichiarazione sul Rilievo del Colore delle finiture esterne del Costruito (Architettura, Città, Ambienti urbani e non), nella sua qualità di strumento di valorizzazione, salvaguardia e riqualificazione dell’architettura e dell’ambiente.

A questo proposito, si richiama l’attenzione sui punti di partenza indispensabili al corretto sviluppo delle indagini su questo tema, che sono: sensibilità, conoscenza/esperienza del problema in generale, e conoscenza storica dell’oggetto in essere.

Pertanto, la corretta operazione di intervento, consapevole e congruente con la situazione e con la storia dei luoghi, non può che articolarsi nelle due grandi fasi: della Conoscenza (attuata attraverso il Rilevamento), e del Progetto.

In entrambe le fasi risulta fondamentale la corretta rilettura del rapporto architettura / apparati decorativi - valori cromatici, perché travisare gli apparati decorativi ed i relativi valori cromatici significa modificare fortemente la facciata nel suo impatto percettivo, sia ai fini del valore del fronte stesso, sia ai fini del suo rapporto con il contesto. Un controllo assai importante ai fini del controllo della qualità urbano-ambientale.

Conclusioni

Dunque, l’identità del territorio è il punto centrale per cogliere pienamente il valore ed attivare processi di sviluppo sostenibile fondati sull’integrazione tra testimonianze del presente e la memoria del passato (risorse culturali architettoniche e ambientali), la necessità d’innovazione e le prospettive economicamente sostenibili.

Oggi, un territorio che costruisce il proprio modello di sviluppo sulla qualità della vita e dei servizi, è un territorio attrattivo sia per i residenti, sia per i non residenti.

La qualità locale, se rafforzata da servizi dimensionati alla scala sovraccomunale (nazionale ed internazionale), può rappresentare una meta del turismo culturale ed ambientale ed, inoltre, può partecipare alla competizione tra territori valorizzando le proprie tipicità: l’identità locale

Nel documento Patrimonio artistico culturale paesaggistico (pagine 195-200)