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Qualità dei paesaggi italian

Nel documento Patrimonio artistico culturale paesaggistico (pagine 127-130)

Lo straordinario patrimonio paesaggistico del nostro paese è costituito da diversi paesaggi, che raccontano una storia millenaria, documentata da elementi di valore e testimonianza di culture e civiltà che rappresentano le nostre radici.

I diversi paesaggi italiani hanno specificità e caratteri che definiscono identità fortemente radicate nella storia e nella tradizione locale, che rappresentano il nostro più significativo

patrimonio culturale. Analogamente in ogni regione troviamo vitigni autoctoni e vini di estremo interesse.

Il paesaggio agrario italiano ha conosciuto diverse fasi, ma ancora è caratterizzato da elementi legati ai luoghi e alle diverse culture contadine regionali, che fanno dell’Italia un giacimento enogastronomico di grandissima importanza.

Contro l’omologazione e la globalizzazione che propone prodotti/paesaggi tutti uguali, da consumare, come i vini “internazionali” costruiti seguendo il gusto dei compratori più numerosi, diventa interessante scoprire il valore delle diversità, legate ad elementi che spesso trascendono l’uomo come singolo individuo e riguardano soprattutto l’identità unica ed irripetibile di un territorio, di un paesaggio, che rappresenta la cultura di una comunità, eredità che contiene in sé gli elementi del suo futuro sviluppo, in continua evoluzione.

Come nel mondo del vino, soprattutto in Italia, si è scelto di valorizzare, attraverso la Denominazione di Origine Protetta, proprio la specificità dei terroir, che possono garantirci prodotti di qualità in quanto espressione dei caratteri di un determinato luogo, così le potenzialità di sviluppo (agricolo ma anche turistico) dei paesaggi del nostro paese si legano alla capacità di mettere in evidenza e costituire rete tra risorse, culture locali e comunità che ancora intendono vivere e far vivere i diversi paesaggi in cui hanno il privilegio di abitare.

Strategie di valorizzazione

Il vino può essere uno strumento di esperienze, che porta il consumatore appassionato ad abbinare al vino panorami, ambienti, sensazioni e paesaggi. La sensibilità del vino al terroir ne fa il rappresentante ideale del suo paesaggio: nella bottiglia si vende anche questo, giustificando costi elevati per vini prodotti da coltivatori di vigneti eroici, come quelli a terrazze delle Cinqueterre o della Val d’Aosta e Carema, nell’Alto Canavese .

Ma spesso in questi paesaggi l’abbandono determina un progressivo degrado, che abbiamo il dovere di fermare, proponendo nuove e differenziate attività creative che possono richiamare i giovani, in un settore che può essere competitivo e di grande soddisfazione personale, rinnovando l’immagine dell’agricoltura, che può diventare occasione di lavoro autonomo con tecnologie d’avanguardia , puntando però all’acquisizione di una sensibilità alle variazioni locali e alle produzioni di alto valore piuttosto che ai grandi numeri dell’estensivo.

La valorizzazione delle diverse ricchezze locali, della tradizione culturale e dei prodotti di alta qualità diventa una strategia di importanza primaria per la conservazione e lo sviluppo del nostro paese. Occorre puntare alle eccellenze locali attraverso progetti di paesaggio che sappiano interpretare e mettere in evidenza le risorse ancora presenti attraverso processi di condivisione e partecipazione che possano mettere in moto azioni di gestione e di messa in rete.

Tra le strategie più significative per la valorizzazione dei paesaggi rurali, l’agricoltura multifunzionale propone un modello che differenzia le produzioni e le attività dell’azienda, che può anche assumere compiti di monitoraggio presidio del paesaggio, compiti di divulgazione e didattica oltre che servizi eco sistemici variati, a servizio della popolazione urbana.

Sempre più aziende praticano un’agricoltura che ricollega la produzione vegetale con l’allevamento animale e sviluppano progetti attenti alle nuove frontiere della sostenibilità (riguardo ai temi energia, acqua, biodiversità, qualità della vita e del lavoro).

I progetti di valorizzazione dei paesaggi rurali devono saper sensibilizzare gli operatori, per promuovere, indirizzare e sostenere iniziative dal basso , che cercano di coniugare i principi dell’accesso alla terra, in particolare per i giovani che intendono diventare agricoltori (recupero di aree in abbandono, aree demaniali e terre incolte) ridando dignità e redditività al

Fig 3 Le pergole pergole (topie), tra muretti e pilún (le “colonne-stufe” descritte da Mario Soldati) in pietra, nei vigneti di Carema, nell’Alto Canavese, in Piemonte, alle porte della Valle d’Aosta.

Si devono privilegiare relazioni dirette tra produttori e consumatori, (modelli distributivi alternativi quali la filiera corta e i Gruppi di Acquisto Solidale), anche attraverso opportune azioni di informazione, riavvicinando autori e destinatari delle produzioni, per trasmettere in modo efficace ad esempio i valori del bio (alimentare, etico, sociale, ambientale), spronando la pubblica amministrazione ad esempio ad acquisti “verdi” per le mense scolastiche, gli ospedali ed altri servizi pubblici. Iniziative di questo genere sono i Bio-distretti , aree geografiche dove agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse locali, partendo dal modello biologico di produzione e consumo.

Nel Bio-distretto, la promozione dei prodotti biologici si coniuga indissolubilmente con la promozione del territorio e delle sue peculiarità, per raggiungere un pieno sviluppo delle potenzialità economiche, sociali e culturali (progetti territoriali e associativi, di coinvolgimento diffuso).

Per i progetti del futuro sarà importante mettere a sistema le iniziative dei singoli, per riuscire ad utilizzare gli incentivi dei Piani di Sviluppo Rurale, le nuove possibilità di contrasto all’abbandono date dalle Banche della Terra (con leggi già attive in Toscana e Liguria , in preparazione in altre regioni) e la notorietà data ad esempio dall’inserimento nella lista del Patrimonio mondiale dell’Umanità dell’Unesco , a cui, accanto alle Cinqueterre, si sono aggiunti, nello scorso anno i paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato (precedendo

scorso) le viti ad alberello dello Zibibbo di Pantelleria, iscrivendo per la prima volta una pratica agricola come bene immateriale.

Fig.4 I vigneti ad alberello sull’isola di Pantelleria, in Sicilia, tenuti bassi per difenderli dal vento.

Nel documento Patrimonio artistico culturale paesaggistico (pagine 127-130)