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Margini reali e margini apparenti Rosanna Sperlinga

Nel documento Patrimonio artistico culturale paesaggistico (pagine 121-125)

Dipartimento di Scienze per l’Architettura, Scuola Politecnica di Genova

Introduzione

Margine

In locuzioni particolari, al margine, e più spesso ai margini di qualcosa: al limite, in una posizione di confine, in una situazione che non è più o non è ancora quella di riferimento. (Dizionario Treccani)

Il margine come luogo che spesso incontriamo nei nostri percorsi, di lavoro, di viaggio e di vita quotidiana. Limite che separa, ma che in altri momenti unisce: territori, proprietà, persone e luoghi in genere.

Fig.1 Alfred Noach (1833-1895), Genova, Piazza Caricamento con le terrazze di marmo demolite nel secolo scorso, per molti anni i genovesi non vedevano il mare. Il limite dentro la città.

Fig. 2 Gabriele Basilico (Milano 1933-2013), ex Fabbriche Falk 1984

Molto spesso i margini sono gli ambiti dimenticati delle aree di quell’industria italiana che ha fatto “il miracolo economico” negli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso e che oggi appaiono come limiti invalicabili ai più, accessibili solo a coloro che stanno fuori da una società, che spesso rinnega la sua origine industriale, quasi ad averne vergona, invasi da rovi ed erbacce, che tutto coprono e nascondono.

Il termine margine è stato per molto tempo utilizzato con un certo fascino dagli architetti, dagli artisti, dal cinema, dalla fotografia1 insomma in molti ambiti culturali, come fosse la

parola “apri-tutto”, quel non luogo dove il paesaggio assume un ruolo di panorama e l’urbano il ruolo reale che abitiamo e occupiamo. Scordiamo però la risorsa di questi ambiti situati al limite: ricchezza biologica, dove, essendo l’uomo poco presente, la biodiversità si è riappropriata di spazi, che negli anni le sono stati sottratti, la ricchezza storica, penso ad

esempio al paesaggio ritrovato2 e non ultima quella che Gilles Clément 3definisce come: […]

“ricchezza relazionale in quanto luoghi in cui si manifestano antinomie, contrapposizioni, giustapposizioni, contraddizioni.”

Fig.3 Alessandro Magnasco (1667-1749), “Festa in un giardino in Albaro” (1735). Il giardino in questione è quello di Villa Saluzzo Bombrini, detta Il Paradiso. Il giardino è pressoché identico ancora oggi, grazie a questo ed altri dipinti, è stato possibile riconoscere molte abitazioni di Villa delle famiglie genovesi che erano state inglobate nell’espansione della città. Ovvero il paesaggio ritrovato.

Il paesaggio di margine assume quindi alte connotazioni, cariche di valori simbolici anche se lui, il margine, rimane li: sospeso, indeciso, residuo di un vuoto, che spesso potrebbe rimanere vuoto, ma che il terrore di alcuni trasforma in una nuova forma urbana.

Fig.4 Progetto per il recupero della ex vetreria Savam di Altare in pieno centro storico, Architetto Marco Ciarlo, 2010. Il progetto, non ancora compiuto, prevede la realizzazione di residenze private, residenze sociali, spazi pubblici.

Inoltre, oggi, ritroviamo spazi vuoti sempre più spesso nelle città che abitiamo e percorriamo. Il vuoto esiste nelle aiuole abbandonate, nelle aree transennate per l’incuria e per la mancanza cronica di fondi per la manutenzione, ma spazio vuoto, margine è anche quello che sempre Clément definisce […]“spazio sottratto all’azione umana”4

2Ricerca PRIN, che per Genova è coordinatore Unità di Ricerca Prof.ssa Maura Boffito, presso il Dipartimento di Scienze per l’Architettura (DSA), ICAR 17.

Fig.5 La ex Manifattura Tabacchi di Genova Sestri Ponente, oggi accoglie residenze, locali commerciali e la Biblioteca Comunale.

Fig.6 Aree urbane degradate e il delta del fiume Po, uno spazio sottratto all’uomo dalla natura stessa del fiume.

La mediazione visiva tra paesaggio e città una volta era più marcata, oggi questo collegamento è meno evidente, il fenomeno dello sprawl ha diminuito molto questi confini. La città e i suoi sobborghi si sono letteralmente allargati verso le aree rurali producendo una serie di effetti positivi e negativi, diretti e indiretti all'ambiente.

In ambito scientifico, più precisamente nella meccanica e statica dei corpi, l’intervallo tra i corpi è più importante, spesso, dei corpi stessi. Allora la relazione che si instaura tra gli ambiti divisi da un margine, da un confine, fa si che quella che da molti è definita la terra di nessuno, possa divenire lo spazio per tanti. Pensare che questa superficie possa non essere costruita è un’idea che interessa coloro che il paesaggio lo progettano e lo vivono.

L’idea che semplicemente questo margine rimanga vuoto, con le sue differenze, insite o acquisite nel tempo, accarezza i pensieri di molti paesaggisti, superando così il binomio città- territorio o città diffusa, ma introducendo il concetto di città-paesaggio. In questo modo gli elementi che sono parte caratterizzante del luogo plasmano la città.

“Una città, quindi, che ritorna a fare della geografia il carattere fondante della propria forma, in cui l’architettura si ripropone quale strumento di collaborazione con la terra e di misurazione della terra e non più come elemento oppositivo, in quanto artificiale, alla natura dei luoghi.”5

Bibliografia

P. Zanini,“Significati del confine. I limiti naturali, storici, mentali”, Bruno Mondadori, Milano 1997. R. de Rubertis, “De vulgari architettura – Indagine sui luoghi urbani irrisolti”, Officine edizioni, Roma 2000.

E. Piroddi: “Le regole della ricomposizione urbana”, anno 2000;

R. Bocchi: Introduzione alla LA CITTA’-PAESAGGIO, tenuta al centro culturale Bilbao Arte nell’ambito di un ciclo a cura di J.M.Lazcano intitolato Paisajes, Bilbao 2001:

P. Merlini, G. Ferrarese, F. Maragotto: “Pamplona, progettare il margine”, Quaderni IUAV, serie FAR, Università IUAV Venezia, edizioni “Il Poligrafo”, Padova, 2004:

M.Clemente: “Estetica delle periferie urbane. Analisi semantica del linguaggio dell’architettura spontanea”, Officina edizioni, Roma 2005;

G. Clément, “Manifesto del terzo paesaggio” Collana Quodlibet, anno 2005;

G. Mazzeo: “Dall’area metropolitana allo sprawl urbano – La disarticolazione del territorio”, sta in TeMA, ricerche, dicembre 2009;

L. Lagomarsino, P. Timossi: “Idee di città – Genova e le sue periferie”, Il Geko edizioni, Genova – Recco, 2014;

Nel documento Patrimonio artistico culturale paesaggistico (pagine 121-125)