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Riflessioni sull'evoluzione del significato di margine nei tessuti urbani: dalla città storica a quella contemporanea

Michela Scaglione

Dipartimento di Scienze per l’Architettura, Scuola Politecnica di Genova

“Io mi sento dunque attratto dai margini con un senso di urgenza, sapendo che domani potrebbero non esistere più – non solo diffusi, ma davvero e definitivamente scomparsi”1

“Il catalogo delle forme è sterminato: finché ogni forma non avrà trovato la sua città, nuove città continueranno a nascere . Dove le forme esauriscono le loro formazioni e si disfano, comincia la fine delle città”2

“Sempre caro mi fu quest'ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude...”3

La città storica ha sempre nettamente distinto la città dalla campagna, sia da punto di vista di organizzativo che fisico attraverso le mura: un confine reale che fungeva sia da elemento difensivo che simbolico contribuendo alla formazione dell’identità e dell’immagine della città.

Fig. 1 :Giotto, Assisi 1297: Particolare di Francesco Dona il Mantello.

1Charls Pratt, The edge of the city. Words and Photographs by Charls Pratt, New York 1954, 1969, Nazraeli Press, Portland, 1998

un luogo incolto dove sono presenti pochi alberi sparsi in un paesaggio aspro.

La distinzione città-campagna è ancor meglio rappresentata dall'affresco di Ambrogio Lorenzetti “Allegoria del Buon Governo”: le mura sono un confine netto, lineare, sottile ma estremamente forte nel suo significato di barriera fisica e funzionale.

La città è animata nel suo interno dalle attività commerciali, artigianali e sociali; è una città dinamica socialmente e fisicamente ( in alto si possono vedere degli operai su un tetto al lavoro) mentre la campagna è una natura disegnata dai campi, dagli orti e dalle vigne.

Fig. 2 Ambrogio Lorenzetti, Siena 1338: Allegoria del Buon Governo.

Un paesaggio modellato dal lavoro dell'uomo che vive in armonia con il territorio e la fauna. Nel Rinascimento si teorizza sulla città e sulla sua forma: la Città Ideale, dipinto su tela conservato nella Galleria Nazionale delle Marche a Urbino, è forse la più celebre e rappresentativa di queste utopie.

Sforzinda, omaggio del Filarete alla casata degli Sforza, basa tutto il disegno della sua città ideale sulla forma delle mura: sono disegnate come un confine lineare che separa dal resto, un

Giornata di Studi - Genova 11 maggio 2015, Dip. DSA

Fig 3 e 4: “Sforzinda” Filarete Trattato di Architettura 1464 e dettaglio di “Annunciazione di Cestello” di Sandro Botticelli 1489 circa.

La campagna nella città ideale resta ancora confinata fuori dalle mura rappresentata da scorsi paesistici: nel dipinto di Botticelli “L'Annunciazione di Cestello”, in secondo piano sulla scena principale, si scorge dalla finestra un dolce paesaggio fluviale su cui si stagliano le mura di una città.

La separazione netta tra città e campagna permane fino al XIX secolo quando, con lo sviluppo industriale, nascono numerosi nuovi quartieri fuori dal centro storico.

Con il venir meno della funzione difensiva delle mura, queste divennero superflue alle dinamiche di sviluppo dei tessuti urbani e, perciò, vennero abbattute in molte città.

Tra il 1856-1914 a Vienna, per esempio, le fortificazioni medievali vennero sostituite da boulevard alberati di rappresentanza: soluzione che venne poi adottata da molte città europee. Viene così eliminato il segno tradizionale di confine tra la città e la campagna e, contemporaneamente, inizia il dibattito sulla città e il suo sviluppo.

In questo periodo storico vengono ipotizzati modelli alternativi per la città in contrapposizione con lo sviluppo, incontrollato e malsano, delle città industriali.

La Ciudad Lineare di Arturo Sorya y Mata ha una struttura assiale che si estende lungo una linea ferroviaria studiata per collegare città esistenti.

Questa utopia presupponeva uno sviluppo infinito del tessuto urbano in un ottica di crescita continua, a discapito della campagna, per una società mobile: il tutto in una rete globale di città senza confini apparenti.

Edward Howard, invece,con le sue “città giardino”propone come soluzione una serie di città satellite in aperta campagna, autosufficienti economicamente e basata sul mutuo soccorso,

Fig 6 e 7: Vanvitelli particolare della “Città di Verona” di inizio Settecento e cartografia storica di Vienna prima dell'abbattimento delle mura 1858. In questo caso, le città assumono una forma “radiale” dove i confini e gli spazi vengono determinati dia binari della ferrovia.

Fig. 8 e 9: Edward Howard ed il modello per la Città Giardino e Arturo Sorya y Mata con il progetto per la Ciudad Linear.

“La crescita di queste città, avviatesi nel diciottesimo secolo, è avvenuta con una progressione costante e oggi, l'urbanizzazione continua ad allargarsi con una sequenza di costruzioni spesso caotica, producendo quella città in estensione che pone nuovi problemi di governabilità e di sostenibilità.”4

Dai confini urbani storici sicuri, netti e determinati, la città contemporanea ha generato margini, aree indeterminate che si fondono con la campagna. Questi nuovi margini presentano caratteristiche sia del paesaggio urbano che rurale, generando così nuove contraddizioni. “Un margine è soprattutto un luogo dove si può giocare il movimento del paesaggio,e quindi anche il suo mutamento; un luogo dove le alternanze (anche biologiche) sono più forti e possono sfruttare i vantaggi dei diversi ambienti “confinanti”. ….. La nostra possibilità di

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conoscenza sta in questa separazione.”5

L’espansione incontrollata ha prodotto, inoltre, fenomeni quali il consumo del suolo agricolo, il degrado, l’edificazione di aree urbanizzate residenziali obsolete, l’abbandono dei grandi complessi industriali all’interno del tessuto urbano.

I confini della città storica erano precisi, lineari, omogenei; era chiara la distinzione tra il dentro ed il fuori; definivano una città densa densità dalla forte identità.

Fig 10: Vista aerea delle aree marginali a sud della città di Milano.

I margini della città contemporanea, invece, sono superfici labili, variegati, indefiniti; sono caratterizzati da un tessuto urbano dispersivo che genera smarrimento.

“ Questa esplosione della città ha fatto cadere l'immagine tradizionale del confine urbano e con esso il senso di appartenenza e di sicurezza connesso ad un interno abitato e ben

delimitato rispetto ad un territorio esterno, misterioso e ignoto.”6

Fig 11: Milano: quartiere periferico a sud della città.

La città contemporanea non ha bisogno della ricostruzione di nuovi limiti e confini ma di progetti per questi paesaggi di margine in grado di instaurare dialoghi generatori di nuove

rurale.

“Questa che è stata avvertita come una dissoluzione del limite urbano è legata anche all'estrema velocità delle trasformazione delle aree peri-urbane, dove è il movimento, sopratutto, a caratterizzare lo spazio.”7

Fig. 12 Immagine satellitare dei margini urbani della città di Milano.

Le buffer zone UNESCO: nuovi margini e confini per i territori Patrimonio