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La valutazione economica del paesaggio: aspetti metodologici e operat

Paolo Rosasco

Dipartimento di Scienze per l’Architettura, Scuola Politecnica di Genova

Introduzione

Il tema del paesaggio e degli approcci valutativi volti a misurarne la qualità è uno dei temi più dibattuti in questi ultimi decenni. Questo anche in relazione della sempre maggiore importanza che il “bene paesaggio” sta assumendo nelle politiche di sostenibilità ambientale sviluppate dai diversi paesi e della complessità del contesto valutativo. Diversi sono, infatti, gli aspetti coinvolti nel processo decisionale volto alla scelta delle migliori strategie in grado di coniugare gli aspetti di tutela e conservazione del territorio con quelli di sviluppo economico.

L’importanza della tutela del paesaggio e dei valori in esso contenuti è stata peraltro dichiarata nelle diverse convenzioni promulgate negli anni dai diversi paesi e ribaditi nella Convenzione Europea del Paesaggio del 2000. In essa il paesaggio viene definito non solo come una componete essenziale del patrimonio culturale e naturale di ciascun paese all’interno del quale si svolgono “importanti funzioni di interesse culturale, ecologico e sociale” ma anche come una “risorsa che favorisce l’attività economica” (Convenzione Europea sul paesaggio, 2000). All’unicità dei valori riconosciuti nel paesaggio dai diversi paesi firmatari della Convenzione non corrisponde però una condivisione degli approcci e delle metodologie valutative volte alla loro misura. Esse sono, ancora oggi, fortemente condizionate dalle competenze specifiche di chi le applica o sviluppa e dalla complessità del contesto applicativo. Relativamente alle valutazioni degli aspetti economici del paesaggio, la particolarità del “bene” in oggetto (unico, irriproducibile) e la mancanza di un mercato di riferimento rende ancora più complessa la valutazione. La messa a punto di “indicatori” per la misura delle qualità del paesaggio e lo sviluppo delle tecniche di valutazione ha, in questi ultimi anni, cercato di risolvere le diverse richieste valutative che si presentano nelle politiche di governance del territorio volte alla definizione delle migliori strategie in grado di coniugare le istanze di tutela e conservazione con quelle di valorizzazione e sviluppo.

Il presente contributo intende affrontare il tema della valutazione del paesaggio attraverso due diversi livelli: il primo relativo all’analisi degli indicatori definiti per la misura dei valori economici del paesaggio; il secondo relativo alla valutazione monetaria dei valori paesaggistici.

Infine è riportato un caso studio sul calcolo degli indicatori economici delle qualità del paesaggio in un contesto paesaggistico di pregio quale è quello delle Cinque Terre (Provincia della Spezia).

1. Gli indicatori della qualità e del valore del paesaggio

La misura della qualità del paesaggio inteso come un insieme di componenti non solo paesaggistiche ma anche culturali, sociali, storiche ed economiche è da sempre tema di studio

In contesti valutativi complessi e diversificati, caratterizzati da molteplici aspetti tra loro incommensurabili (quali sono quelli paesaggistici), gli approcci valutativi sono stati declinati attraverso la definizione di “indicatori”, ossia di indici in grado di fornire indicazioni di sintesi su di un certo fenomeno indagato. La definizione e l’uso di questi strumenti in ambito paesaggistico si può fare risalire agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso e fa riferimento alle iniziative intraprese dall’OECD (Organization for Economic Co-operation and Development) per il monitoraggio e la valutazione delle politiche intraprese dai diversi paesi volte a conseguire lo sviluppo sostenibile ossia uno sviluppo in grado di coniugare integrità ecologica, efficienza economica ed equità sociale (OECD, 1991). Secondo gli intenti dell’OECD gli indicatori dovevano semplificare sia la lettura ed interprestazione di un fenomeno attraverso la riduzione del numero di misure necessarie, sia la comunicazione del risultato. Sulla base di tali assunti l’OECD definì il quadro di analisi denominato PSR (Pressure – State – Response) all’interno del quale definì un primo set di indicatori in grado di misurare i progressi delle politiche ambientali ed in particolare come queste erano in grado di integrare i problemi ambientali nelle politiche di settore ed economiche. I risultati di questa prima esperienza furono quindi sviluppati nei temi dibattuti dall’Agenda 21 i cui obiettivi indussero le Nazioni Uniti - ed in particolare l’United Nations Commission on Sustainable Development (UNCSD) - a definire un nuovo quadro di indicatori denominato DSR (Driving Force – State – Response).

A partire da 6 temi (Equità – Salute – Istruzione – Alloggi - Sicurezza - Popolazione) l’UNCSD definì quindi 12 sottotemi e 18 indicatori in grado di misurare gli aspetti essenzialmente riconducibili ai fenomeni sociali e demografici di un territorio; nessuno di questi, però, ha attinenza con gli aspetti qualitativi e i valori paesaggistici.

E’ solo a partire dalla stipula della Convenzione Europea sul Paesaggio del 2000 - nata con l’obiettivo di garantire la protezione, la gestione e la pianificazione dei paesaggi europei - che viene introdotto il concetto di qualità e valore di un paesaggio. A seguito della adozione della Convenzione da parte dei paesi europei (in Italia la ratifica si ebbe con la Legge n. 14/2006) si aprì quindi un dibattito all’interno della comunità scientifica sulla definizione di idonei strumenti per il riconoscimento e la misura dei valori e della qualità del paesaggio. La definizione di indicatori divenne quindi il tema comune da parte degli studiosi e venne affrontato in modo sistematico in ragione di un più ampio e completo riconoscimento dei diversi valori intrinseci al paesaggio.

Tra le esperienze più significative si ricordano le ricerche ELCAI (The European Landscpe Character Initiative, Wascher, 2005), la ricerca ENRISK (Environmental Risk Assessment of Agricolture in Europe, UNEP, 2004); l’IRENA (International Renawable Energy Agency, EEA, 2003); la ricerca ELISA (Environmental Indicators for Sustainable Agricolture in Europe, Wascher, 2000), lo studio condotto da Vallega (Vallega, 2008).

Questi studi affrontano il tema della misura della qualità del paesaggio attraverso la definizione di indicatori riconducibili a tre gruppi (Cassatella, Peano, 2011): storici-culturali; ecologici/naturali; estetici. In nessuno dei suddetti studi sono peraltro definiti indicatori capaci di misurare gli effetti economici generati dai valori paesaggistici - dalle politiche di gestione - su alcune componenti del territorio.

2. Gli indicatori economici della qualità del paesaggio e le metodologie

valutative

Il paesaggio naturale e culturale - così come definito dalle Linee Guida UNESCO (UNESCO, 1995) e della Convenzione Europea del Paesaggio si configura come una risorsa scarsa e, quindi, assume la natura di bene economico (Marangon, Tempesta, 2008); l’utilità derivata

capace di produrre effetti - positivi o negativi - sulle altre attività economiche (di produzione o consumo) senza che vi sia alcuna transazione monetaria idonea a compensare i costi o i benefici che tali effetti determinano. (Marangon e Tempesta, 2008).

Diversamente però dagli altri beni economici, caratterizzati da un mercato di riferimento all’interno del quale avvengono gli scambi delle unità dietro un corrispettivo in denaro (prezzo), per il bene paesaggio questo viene meno; ossia l’utilità arrecata dal suo “uso” (benefici tratti dal consumatore), funzione della qualità del paesaggio stesso, non prevede il pagamento di alcun prezzo (somma di denaro). Questo, unito alla mancanza di dati relativi a scambi monetari di beni simili, fa venire meno l’applicabilità delle tradizionali metodologie valutative.

In quanto bene territoriale pubblico, la valutazione del paesaggio deve necessariamente riferirsi quindi ad una prospettiva sociale (Signorello, 2007) e fare riferimento al concetto di valore di uso e non uso, ossia al valore economico totale (Nijkamp, 1993). La stima può svilupparsi attraverso la definizione di indicatori e l’applicazione di metodologie estimative in grado di pervenire indirettamente a tale valore misurando cioè o l’effetto economico generato su alcune componenti del territorio o ricostruendo la curva della domanda e dell’offerta del bene.

In ordine agli indicatori economici del paesaggio, diversi sono gli studi e le ricerche sviluppate in questi ultimi anni che hanno affrontato il tema di come misurare e valutare gli aspetti più propriamente monetari del paesaggio.

Tra queste si ricorda: lo studio dell’Agenzia Europea dell’ambiente (EEA, 2001); le linee guida redatte dal Direttorato Generale per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale dell’Unione Europea (DGAGR, 2006); lo studio dell’OECD (OECD, 2001) relativo al settore.

Tra i più significativi studi volti alla valutazione dei valori economici generati dal paesaggio significativo è da menzionare quello sviluppato da Ghersi e Mazzino (Ghersi e Mazzino, 2002); le autrici definiscono 6 gruppi di valori e qualità del paesaggio all’interno delle quali identificano 28 indicatori per la loro misura. Oltre ai valori inerenti agli aspetti “storico- culturali, “naturali-ecologici”, della “qualità della vita”, dell’”identità/diversità dei paesaggi” e la “riconoscibilità dei paesaggi” indicano anche un gruppo di “valori economici” del paesaggio valutati attraverso l’utilizzo di 4 indicatori (Tabella 1).

Valori e qualità

Indicatori