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Il potenziale di biomassa di origine agroforestale è stato stimato valutando solo quella parte di sottoprodotti forestali (ramaglia e cimali) recuperabili nel rispetto degli ecosistemi boschivi, nell’ottica della sostenibilità ambientale e della corretta gestione forestale100.

La superficie forestale della Campania, secondo dati Istat, risulta pari a 289.068 ha, mentre, secondo l’INFC (Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Car- bonio), risulta pari a 445.274 ha. Si tratta di una differenza notevole, spiegata dalla diversa definizione di bosco presa in considerazione dalle due fonti101; per quanto riguarda la defi- nizione dell’Istat, sonopiù restrittive le caratteristiche che una certa estensione di terreno deve possedere per appartenere alla categoria bosco.

L’INFC102 rappresenta la fonte ufficiale più utilizzata per le informazioni relative alle foreste, mancando un riferimento che riguardi l’intero territorio forestale nazionale e re- gionale. Pertanto, per la determinazione del quantitativo di biomassa forestale residua- le disponibile in Campania è stato adottato come riferimento informativo la banca dati dell’INFC.

È stato, comunque, osservato che nella banca dati dell’INFC la precisione delle infor- mazioni varia in funzione del livello di dettaglio, diminuendo mano a mano che dal dato regionale si passa a quello provinciale. Pertanto, per evitare la propagazione dell’errore, si è preferito riportare informazioni con aggregazione regionale, utilizzando la Carta dell’Uti- lizzazione Agricola dei Suoli (CUAS)103 della Regione Campania per la localizzazione della

100 La relativa metodologia per la quantificazione è stata elaborata da Roberta Ciaravino (tecnologo INEA) mentre l’elaborazione dei dati è stata effettuata in collaborazione con il Dipartimento di arboricoltura, botanica e patolo- gia vegetale della Facoltà di Agraria Federico II di Portici.

101 Si riportano, a tal proposito, le definizioni di bosco considerate dall’ISTAT e dall’INFC:

- definizione di Bosco dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT): estensione di terreno maggiore di 0,5 ha, in cui sono presenti piante forestali legnose arboree e/o arbustive che producono legno od altri prodotti forestali, deter- minanti a maturità un’area di insidenza (proiezione delle chiome delle piante sul terreno) di almeno il 50% della superficie e suscettibili di avere un ruolo indiretto sul clima e sul regime delle acque;

- definizione di Bosco dell’Inventario Forestale Nazionale del Carbonio (INFC): territorio con copertura arborea mag giore del 10% su un’estensione maggiore di 0,5 ha. Altezza minima degli alberi pari a 5 m a maturità in situ. Sono inclusi: soprassuoli forestali giovani, anche da piantagione; aree temporaneamente scoperte per cause na- turali o per l’intervento dell’uomo, ma suscettibili di ricopertura a breve termine;vivai forestali e arboreti da seme (che costituiscono parte integrante del bosco); strade forestali, fratte tagliate, fasce tagliafuoco e altre piccole aper- ture del bosco; formazioni lineari come barriere frangivento e fasce boscate di larghezza superiore a 20 m, estese su più di 0,5 ha.

102 Tale riferimento è stato utilizzato anche per la redazione del Piano Forestale Generale 2008- 2013 della Regione Campania. Trattandosi di stime, la precisione delle informazioni varia in funzione del livello di dettaglio raggiun- to, diminuendo man mano che dal dato regionale si passa al dato provinciale.

103 Fonte Settore Sperimentazione, Informazione, Ricerca e Consulenza in Agricoltura (SeSirca) della Regione Cam- pania, 2004.

distribuzione della biomassa forestale sul territorio regionale.

Si è proceduto, contestualmente, alla verifica delle informazioni ricavabili dal Piano di Assestamento Forestale (PAF)104 della Regione Campania, che però non ha consentito di integrare i dati dell’INFC poiché le informazioni che questo fornisce risultano frammen- tarie.

Il PAF rappresenta lo strumento per la gestione del territorio che disciplina le utiliz- zazioni boschive per un periodo di dieci anni individuando, inoltre, i boschi di “protezio- ne”, gli interventi di rimboschimento e di ricostituzione boschiva. Esso costituisce, per i Comuni e gli Enti pubblici, il requisito per procedere ad un piano di tagli.

Tuttavia, i piani di assestamento forestale scontano, in Campania, l’inadempienza di molti Comuni105, pertanto tale fonte di dati non è risultata utilizzabile, non interessando l’intero territorio regionale. Infatti, dal 1989 al 2007, solo il 44% della superficie forestale regionale campana è stata interessata da piani di assestamento106. La provincia di Salerno risulta quella con maggiore superficie assestata, con 75.173 ettari, segue la provincia di Caserta con 22.905 ettari, Avellino con 18.495 ettari e Benevento con 10.182 ettari; la su- perficie forestale in provincia di Napoli non è stata interessata dai piani di assestamento107. Ai fini della presente valutazione, non si è potuto prescindere dalla localizzazione delle aree protette, dato che queste coincidono, per buona parte, con le aree boscate.

La rete di aree protette in Campania è composta dal sistema dei parchi, da Zone di Protezione Speciale (ZPS) previste dalla direttiva Uccelli108 e dai Siti di Importanza Comu- nitaria (SIC) individuati in base alla direttiva Habitat109. In particolare, in Campania sono presenti 28 Zone di Protezione Speciale (215.763 ha) e 106 Siti di Importanza Comunitaria (363.215 ha), estesi complessivamente su circa 395.000 ha (29% del territorio regionale).

La Regione ha inoltre istituito110 un sistema di parchi urbani, tra cui il Parco Metro- politano delle Colline di Napoli.

104 La L.R. n. 11 del 7 maggio 1996 “Modifiche ed integrazioni alla Legge Regionale 28 febbraio 1987, n. 13, concernente la delega in materia di economia, bonifica montana e difesa del Suolo” persegue, tra le altre, le finalità di conserva- zione, miglioramento ed ampliamento del patrimonio boschivo regionale, l’incremento della produzione legnosa, la difesa del suolo e la sistemazione idraulico-forestale. Per il conseguimento di tali finalità vengono previsti degli indirizzi pianificatori da attuarsi attraverso il “Piano Forestale Generale” (P.F.G.) ed il “Piano di Assestamento Forestale” (P.A.F.). Infatti, all’articolo 10 della L. R. 11/96, comma 1, viene previsto che “i beni silvo-pastorali di proprietà dei Comuni e degli Enti pubblici debbono essere utilizzati in conformità di Piani di Assestamento Fore- stali”.

105 In Campania 96 comuni, al 2009, hanno un PAF in vigore, e per altri 57 comuni il PAF risulta scaduto (dati Regione Campania).

106 Fonte Istat.

107 Pianificazione assestamentale in Campania negli anni 1989-2007 e gli interventi manutentori sul territorio degli enti delegati negli anni 2004 – 2007 (Settore Foreste – Regione Campania).

108 Direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici.

109 Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.

Tabella 4.7 – Rete Aree protette in Campania

Tipo N. Aree protette

parchi nazionali 2 parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, parco Nazionale del Vesuvio

parchi regionali 8

Monti picentini, partenio, Matese, taburno-Camposauro, Monti lattari, Campi Flegrei, Fiume Sarno,

Roccamonfina - Foce Garigliano Riserve naturali statali 3 Castelvolturno, Cratere degli astroni,

tirone alto Vesuvio

Riserve naturali regionali 6 Foce Sele e tanagro, Foce Volturno e Costa di licola lago Falciano, Fiume Sarno, Campi Flegrei, Monti lattari aree marine protette 4

area Marina protetta punta Campanella,

parco sommerso di Baia, parco sommerso di Gaiola, Riserva Marina punta Campanella

aree protette altro tipo 4

oasi Bosco di San Silvestro, area naturale Baia di ieranto, oasi naturale di Monte polveracchio,

parco naturale Diecimare

Fonte: PFG Regione Campania.

Figura 4.9 – Rete Natura 2000 in Campania: Siti di Importanza Comunitaria (SIC)

La realizzazione, nei suddetti siti, di impianti a biomassa per la produzione di energia rinnovabile prevede la sottoposizione dei progetti a valutazione di incidenza111 ai fini del rilascio dell’Autorizzazione Unica112. In tali aree gli interventi di gestione di boschi pubblici e privati, consistenti in operazioni di sfollo e diradamento di cedui e fustaie per il recupero della ramaglia, sono consentiti previa approvazione da parte dell’ente delegato territorial- mente competente.

Inoltre, gli indirizzi di salvaguardia, gestione e valorizzazione sostenibile delle risor- se forestali contenuti nel Piano Territoriale Regionale (PTR) della Campania113 indicano l’obiettivo di preservare nel lungo termine la multifunzionalità delle foreste, in considera- zione dei molteplici benefici che esse generano per l’economia, l’ambiente, la società (fun- zione produttiva, mantenimento della biodiversità, stabilizzazione dell’equilibrio idrologi- co, immobilizzazione del carbonio, difesa da erosione e prevenzione di calamità naturali, risorsa paesistica, sociale, ricreativa).

Ai fini del calcolo del potenziale energetico forestale, è stata considerata la categoria dei boschi alti e quella dell’arboricoltura da legno. Non sono stati presi in considerazione i boschi bassi perché questi costituiscono la parte in accrescimento che va lasciata tal quale nel rispetto del principio di uso sostenibile della risorsa. La distribuzione delle superfici dei boschi alti mostra un’estensione di 380.000 ettari circa. Si riporta, in tabella 6, la quanti- ficazione delle superfici boscate per provincia e per categoria, in ettari.

111 La valutazione di incidenza (V.I.) ha lo scopo di accertare preventivamente se determinati piani o progetti possa- no avere incidenza significativa sui Siti di Importanza Comunitaria (SIC), sui proposti Siti di Importanza Comu- nitaria (pSIC), sulle Zone Speciali di Conservazione e sulle Zone di Protezione Speciali (ZPS).

112 Tabella 1 delle “Linee guida per il procedimento di cui all’articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 per l’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio di impianti di produzione di elettricità da fonti rinnovabili nonché linee guida tecniche per gli impianti stessi”, Allegato al DM Sviluppo Economico 10/09/2010, (G.U. 18 set- tembre 2010 n. 219).

Tabella 4.8 – Distribuzione delle superfici boscate per provincia e per categoria (dati in ha)

Macrocategorie inventariali Caserta Benevento Napoli Avellino Salerno Campania

Boschi* 70.009 43.083 11.707 72.912 186.685 384.396

altre terre boscate** 3.303 876 2.946 10.020 43.734 60.879

Superficie Forestale totale 73.312 43.959 14.653 82.932 230.419 445.275 BOSCHI ALTI

Caserta Benevento Napoli avellino Salerno Campania FUSTAIE RESINOSE (Pini e altre resinose)

pino nero laricio, loricato 0 737 1.105 2.210 2.210 6.262 pinete di pini mediterranei 2.210 0 1.105 368 4.051 7.734

altri boschi di conifere 0 737 0 0 368 1.105

LATIFOGLIE

Faggete 10.680 4.787 0 14.730 24.999 55.196

Boschi a rovere e roverella 11.036 13.254 1.105 9.207 20.254 54.856 Cerrete boschi di farnetto,

fragno, vallonea 9.207 11.416 0 15.467 31.961 68.051

Castagneti 8.470 1.841 4.380 14.727 23.782 53.200

ostrieti, Carpineti 9.943 5.892 0 6.260 31.670 53.765

Boschi igrofili 737 2.946 0 3.314 4.787 11.784

altri boschi caducifogli 5.524 1.473 1.473 5.524 16.203 30.197

leccete 11.416 0 2.210 737 22.755 37.118

Sugherete 0 0 0 0 368 368

altri boschi di latifoglie

sempreverdi 0 0 0 0 368 368

totale Boschi alti 69.223 43.083 11.378 72.544 183.776 380.004 ARBORICOLTURA DA LEGNO

Caserta Benevento Napoli avellino Salerno Campania

pioppeti artificiali 419 0 0 0 737 1.156

* La voce boschi comprende: boschi alti, impianti di arboricoltura da legno, aree temporaneamente prive di soprassuolo. ** ** La voce altre terre boscate comprende: boschi bassi, boschi radi, boscaglie, arbusteti, aree boscate inaccessibili o non classificate.

Fonte: INFC – Le stime di superficie, 2005.

La provincia di Salerno è quella che presenta una maggiore superficie a boschi alti (48% della superficie regionale), seguita dalle province di Avellino (19%), Caserta (18%), Benevento (11%) ed infine Napoli (3%).

È possibile evidenziare la scarsa presenza di conifere che ricoprono una superficie di soli circa 15.000 ha, mentre i boschi di latifoglie sono oltre il 96% del totale forestale.

Lo scenario di sviluppo energetico considerato prevede un’utilizzazione sostenibile dei boschi che consenta, allo tempo stesso, l’incremento della biomassa forestale e la sal- vaguardia del patrimonio boschivo, escludendo l’utilizzo a fini energetici di alcune tipologie forestali per motivi di convenienza economica (legna da ardere114). La quantificazione del potenziale destinabile alla filiera lignocellulosica è stata realizzata considerando la dispo- nibilità di legna e sottoprodotti derivanti dai boschi governati a fustaia, a ceduo semplice

114 Il mercato della legna da ardere, specie per le latifoglie, è molto florido e (i prezzi della legna da ardere sono dell’or- dine di 100÷150 €/t in funzione del periodo dell’anno, della localizzazione geografica e della tipologia).

e ceduo composto, al netto della legna da ardere già utilizzata per fini energetici o in altre filiere quali la produzione di legname da lavoro, pannelli, carta. Per la maggior parte delle specie, il fusto ed i rami grossi sono destinati ad altri mercati, mentre la ceppaia è desti- nata a rimanere nel suolo per assicurarne la rigenerazione. Di conseguenza la biomassa potenzialmente disponibile per la filiera energetica lignocellulosica è rappresentata quasi esclusivamente dai sottoprodotti delle utilizzazioni, ovvero ramaglia e cimali.

La quantificazione della biomassa lignocellulosica disponibile in Campania è stata effet- tuata considerando l’incremento della ramaglia sulla fitomassa115 rilevata da dati INFC (anno 2005), tenendo conto della necessità di lasciare parte della massa legnosa sul terreno per evi- tare l’impoverimento del suolo e considerando i parametri di ritraibilità ed accessibilità dei siti. Sul territorio regionale è stata dunque stimata una disponibilità annua di circa 277.000 tonnellate di biomassa lignocellulosica116, quantificata nella tabella successiva.

Tabella 4.9 – Quantificazione biomassa da superfici boscate in Campania.

Categorie Incremento fitomassa Peso rama- glia su peso fitomassa Incremento ramaglia Ramaglia ritraibile Ramaglia ritraibile e accessibile %

t/anno % t/anno t/anno t/anno

impianti di arboricoltura da legno 13.616 100% 13.616 13.616 13.616 4,9 pioppeti artificiali 8.776 32% 2.851 2.281 2.281 0,8 piantagioni di altre latifoglie 4.841 30% 1.470 1.176 1.176 0,4 piantagioni di conifere 12.940 100% 12.940 12.940 12.940 4,7 Conifere

pinete di pino nero laricio, loricato 41.164 25% 10.370 10.370 10.370 3,8 pinete di pini mediterranei 42.336 100% 42.336 42.336 42.336 15,3 altri boschi di conifere pure o miste 12.940 100% 12.940 12.940 10.870 3,9 latifoglie

Faggete 375.954 18% 67.644 54.116 45.457 16,4

Querceti di rovere, roverella e farnia 116.707 27% 31.798 25.438 21.368 7,7 Cerrete, boschi di farnetto, fragno e

vallonea 943 19% 181 145 122 0,0

Castagneti 260.423 25% 66.257 53.006 44.525 16,1

ostrieti, carpineti 145.362 29% 42.797 34.238 28.760 10,4

Boschi igrofili 31.434 3% 995 796 669 0,2

altri boschi caducifogli 129.265 24% 31.121 24.897 20.913 7,6

leccete 113.686 28% 31.417 25.133 21.112 7,6

Sugherete 1.628 0% 0

altri boschi di latifoglie sempreverdi 479 0% 0

totale 1.312.494 368.733 299.811 276.514 100,0

Fonte: elaborazione INEA, in collaborazione con il Dipartimento di arboricoltura, botanica e patologia vegetale della Facoltà di Agraria Federico II di Portici, su dati INFC.

115 Con il termine fitomassa si intende la biomassa costituita dal peso degli organismi vegetali presenti in una data superficie. Viene espressa in g/m² o t/ha ed usata per l’analisi quantitativa della vegetazione che ricopre un terri- torio.