Per la valutazione dei quantitativi di reflui zootecnici recuperabili sul territorio cam- pano è stata impostata una metodologia di rilevazione e rielaborazione dati. Per il reperi- mento di informazioni sulla distribuzione dei capi di bestiame si è provveduto alla valuta- zione di molteplici banche dati. Dall’analisi dei dati rilevati (Istat, Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise, Centro Regionale per il Monitoraggio delle Parassi- tosi – CReMoPAR75, etc.) ed a seguito di una prima stima dei carichi di effluenti prodotti, è stato possibile valutare le specie maggiormente diffuse in regione e per le quali risultasse maggiormente agevole e conveniente il recupero dei reflui a fini energetici, vale a dire la specie bovina, bufalina e suina. Per ognuna delle tre specie è stata impiegata come base dati quella per la quale fossero soddisfatte le seguenti condizioni:
– dati recenti ed aggiornati,
– rilevazione dati completa su base comunale (vale a dire, per i comuni investigati, pos- sibilità del censimento di tutti i capi presenti sul territorio comunale),
– possibilità di rilevare i dati su tutti i comuni del territorio regionale.
Si riporta di seguito, in tabella 4.1, per ognuna delle tre specie esaminate, la banca dati impiegata per la valutazione dei capi di bestiame.
Tabella 4.1 – Banche dati (dato per comune) impiegate per la stima dei capi di bestiame in Campania relativamente alla specie bovina, bufalina e suina.
Specie Banca dati indivi-duata motivazione Aggiornamento Bovina
istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’abruzzo e del Molise
Dato completo ed aggiornato in tempo reale (monitoraggio nascite, movimentazioni, macel- lazioni) 2008 Bufalina istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’abruzzo e del Molise
Dato completo ed aggiornato in tempo reale (monitoraggio nascite, movimentazioni, macel- lazioni)
2008
Suina Cremopar Dato più completo disponibile su base comunale 2007
Dalla consultazione del Sistema di identificazione degli allevamenti e dei capi bovini
74 Non è stata possibile, ad esempio, la rilevazione dettagliata degli scarti di insilati presenti annualmente in Cam- pania.
75 Il CReMoPAR - attivato con una Convenzione tra l’Assessorato all’Agricoltura e alle Attività Produttive della Regio- ne Campania, Settore SIRCA ed il Settore di Parassitologia Veterinaria e Malattie Parassitarie del Dipartimento di Patologia e Sanità Animale della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Napoli Federico II – svolge soprattutto attività di ricerca ed attività diagnostica.
dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise è stato ottenuto il nu- mero di capi bovini e bufalini presenti per comune (2008): se ne riporta una sintesi su base provinciale in tabella 4.2.
Tabella 4.2 – Sintesi per provincia della consistenza di capi di bestiame bovini e bufalini, rilevati su base comunale
Provincia N° Bovini
(n°capi/anno)
N° Bufalini (n°capi/anno)
Totale Bovini e Bufalini (n°capi/anno) Avellino 33.102 498 33.600 Benevento 51.800 1.367 53.167 Caserta 48.413 174.698 223.111 Napoli 9.275 3.431 12.706 Salerno 63.901 78.844 142.745 Totale Campania 206.491 258.838 465.329
Fonte: Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise – 2008.
Poichè per la specie suina la banca datidell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise è risultata incompleta ed approssimativa, si è preferito utilizzare quella relativa al progetto Cremopar. I risultati ottenuti, in termini di consistenza dei capi di bestiame suino, sono riportati sinteticamente nella successiva tabella 4.3.
Tabella 4.3 – Sintesi per provincia della consistenza di capi suini rilevati con dettaglio co- munale Provincia Suini (n° capi/anno) Avellino 4.500 Benevento 29.237 Caserta 1.031 Napoli 9.873 Salerno 3.089 Totale Campania 47.730
Fonte: Centro Regionale per il Monitoraggio delle Parassitosi – CReMoPAR - Regione Campania -2008.
Successivamente alla fase di rilevazione dei dati, si è proceduto all’analisi della di- stribuzione territoriale del numero di capi di bestiame rilevato, sovrapponendo le infor- mazioni sulla consistenza dei capi con quelle relative ai limiti amministrativi dei comuni, all’orografia della regione, alle zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola (ZVNOA)76, individuando le macroaree ad alta densità di capi di bestiame e con maggiore disponibilità di effluenti zootecnici.
Le macroaree a maggior interesse sono risultate tre, ricadenti una quasi interamente nella provincia di Caserta, l’altra tra la provincia di Caserta e quella di Benevento, l’ultima nella provincia di Salerno.
76 La Regione Campania, con deliberazione n. 700 del 18 febbraio 2003, ha individuato le zone vulnerabili a nitrati di origine agricola (ZVNOA) e, con deliberazione n. 209 del 23 febbraio 2007, ha approvato il Programma d’azio- ne della Campania per le zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola (rimodulazione della DGR n. 182 del 13 febbraio 2004), il quale regolamenta l’utilizzo agronomico degli effluenti zootecnici al fine di mitigare il rischio di percolazione dei nitrati nelle acque superficiali e profonde.
Pertanto, in tali macroaree è stata condotta un’indagine volta alla conoscenza sia delle strutture aziendali che delle categorie produttive, mediante sopralluoghi nelle azien- de e somministrazione di questionari ai conduttori degli allevamenti e ad esperti del setto- re. Sulla base delle forme prevalenti di stabulazione individuate per ogni specie negli areali di interesse e del Decreto 7 aprile 200677, sono stati determinati i quantitativi di refluo prodotto annualmente per ciascun capo.
Per la specie suina è stata individuata come stabulazione prevalente quella “a pavi- mento totalmente fessurato”, cui corrisponde una produzione di 3778 m3 annui di refluo per tonnellata di peso vivo di animale, identificabile in un’unica tipologia di effluente (li- quiletame).
Per la specie bovina e bufalina, le tipologie di stabulazione individuate hanno condot- to alla necessità di considerare tre diversi tipi di effluenti zootecnici:
6. letame79 7. liquame80 8. liquiletame81.
Per la specie bovina è risultata prevalente la stabulazione fissa82 ed è stata indivi- duata una produzione annua pari a circa 20,7 m3 annui di effluenti per capo, di cui il 23% classificabile come liquame, il 75% come letame e solo il 3% come liquiletame.
Per quanto riguarda la specie bufalina, è risultata maggiormente diffusa la tipologia di stabulazione libera “senza paglia”; il coefficiente di produzione annua di effluenti rica- vato è risultato pari a 14,8 m3 annui di effluenti per capo (di cui oltre il 92% è classificabile come liquiletame).
La stima dei quantitativi di effluente prodotti è stata condotta su base comunale e distinta, oltre che per tipologia di specie, per tipologia di effluente (letame, liquame e liqui- letame) al fine consentire una determinazione accurata della resa energetica dei substrati. Si riportano, nella successiva tabella, i quantitativi di reflui stimati sul territorio re- gionale distinti per tipologia.
77 Tabella 1 Effluenti zootecnici: quantità di effluente prodotta per peso vivo e per anno in relazione alla tipologia di stabulazione dell’Allegato I del D.M. 7 aprile 2006, Criteri e norme tecniche generali per la disciplina regionale dell’uti- lizzazione agronomica degli effluenti di allevamento, di cui all’articolo 38 del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152.
78 Considerato il peso medio di un animale adulto pari a 180 kg, il coefficiente applicato equivale a circa 6,7 m3 annui per capo.
79 Si parla di letame quando il contenuto di sostanza secca è dell’ordine del 11÷25 %. È costituito dalle deiezioni so-
lide e dai materiali utilizzati per la lettiera, per questo è un materiale molto maturo a lenta degradabilità, definito palabile. È il concime organico per eccellenza e presenta la più alta percentuale di azoto organico residuale (circa 70%) e la più bassa di azoto minerale (circa il 10%). La sua funzione principale è di tipo strutturale mentre l’effetto nutritivo, anche se minore, si prolunga per più annate dopo quella di distribuzione. Può essere stoccato su aree in cemento, anche ammucchiato. La direttiva 91/676/CEE, nota anche come “direttiva nitrati”, non limita lo spandi- mento del letame in agricoltura.
80 Il liquame ha un contenuto di sostanza secca pari a circa il 10% e deriva da feci, urine e spesso dalle acque di
lavaggio. In generale, nel liquame bovino le azioni nutritiva, strutturale e residuale sono più o meno bilanciate fra loro. I liquami possono subire diluizioni anche importanti a causa delle acque di lavaggio, come effetto si ha la riduzione di sostanza secca e di elementi fertilizzanti. La direttiva 91/676/CEE (“direttiva nitrati”) limita lo span- dimento del liquame in agricoltura.
81 Il liquiletame presenta un contenuto di sostanza secca compreso tra il 10 e il 21%. È composto da feci, urine e ma-
teriali da lettiera. Ha poca consistenza, è fluido, scorre lentamente, è ancora movimentabile, però richiede pareti di contenimento per lo stoccaggio.
82 Per i capi in produzione è stato considerato nel 70% dei casi l’impiego di paglia, nel 25% la lettiera permanente e nel 5% la tipologia “senza paglia”; per i capi in rimonta è stata considerata la presenza di lettiera (che nel 45% dei casi è prevista nelle aree di riposo), mentre per i vitelli è stata ipotizzata nel 100% dei casi la stabulazione fissa con paglia.
Tabella 4.4 – Sintesi per provincia delle quantità di effluenti zootecnici stimati su base annua (dati in m3) Provincia Liqui- letame suino Liquame bovino Letame bovino Liqui- letame bovino Totale effluenti bovini Liquame bufalino Letame bufalino Liqui- letame bufalino Totale effluenti bufalini avellino 29.970 155.795 510.866 18.024 684.684 259 329 6.783 7.371 Benevento 194.718 243.797 799.433 28.205 1.071.435 711 903 18.619 20.232 Caserta 6.866 227.856 747.161 26.361 1.001.378 90.843 115.371 2.379.387 2.585.600 Napoli 65.754 43.653 143.142 5.050 191.845 1.784 2.266 46.730 50.780 Salerno 20.573 300.750 986.189 34.794 1.321.733 40.999 52.069 1.073.855 1.166.923 totale Campania 317.882 971.850 3.186.791 112.434 4.271.075 134.596 170.937 3.525.374 3.830.906
Per ogni specifico tipo di refluo sono stati ricavati, da Letteratura di settore, i valori medi dei parametri chimico-fisici83 che caratterizzano i singoli substrati relativamente alla loro attitudine a fermentare in condizioni di anaerobiosi, in particolare in riferimento al contenuto medio di sostanza secca, di sostanza organica e di resa in biogas.
Si evidenzia che, sul territorio regionale, è stata stimata una producibilità annua di biogas da reflui pari a quasi 150 milioni di m3 (di cui il 51% circa è risultato riferibile a reflui bufalini, il 42% a reflui bovini e il 7% a reflui suini).
Si riporta, di seguito, la localizzazione dei capi di bestiame bufalino, bovino, e suino presenti sul territorio campano.
Figura 4.1 – Distribuzione dei capi bufalini in Campania
Fonte: elaborazione INEA su banca dati Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise - 2008
Figura 4.2 – Distribuzione dei capi bovini in Campania
Fonte: elaborazione INEA su banca dati Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise - 2008
Figura 4.3 – Distribuzione dei capi suini in Campania
Fonte: elaborazione INEA su banca dati Cremopar