5.1 Territorio, risorse, distretto e filiera come capitale per l’implementazione di un progetto agroenergetico
MILIEU INNOVATEUR
5.2 Il piano di comunicazione del bacino agroenergetico
5.2.3 Il Piano di Comunicazione e la risoluzione dell’effetto NIMBY tra compen sazione riparatoria ed oggettività dell’informazione
Nonostante la comunità scientifica abbia riconosciuto ormai da tempo nell’utilizzo delle biomasse vegetali una della modalità meno inquinanti per la produzione di energia, le comunità locali (sono ben cinquantadue gli impianti di centrale a biomassa contestati nel- la fase di costruzione o gestione, da Atena Lucana, per citare l’esempio regionale più noto, sino a Pavia)220 sono da sempre restie ad accettare sul proprio territorio piani di sviluppo e di costruzione di impianti, centrali o depositi di stoccaggio di biomassa. Non si tratta di un fenomeno certamente nuovo né relativo soltanto alle questioni ambientali: dalla costru- zione di una rete ferroviaria ad una autostradale, dalla realizzazione di una discarica ad un impianto industriale ritenuto particolarmente nocivo per la collettività vicina, le comunità residenti hanno espresso in varie forme e modi il proprio dissenso in favore della difesa del territorio e dell’ecosistema. Tale fenomeno è conosciuto come l’effetto NIMBY (Not In My Back Yard), letteralmente “non nel mio cortile”, un acronimo che evidenzia proprio l’avversione delle popolazioni residenti verso i nuovi progetti ritenuti dannosi per l’ambien- te nel quale vivono. Per quanto riguarda la strutturazione del bacino delle agroenergie, il Piano di Comunicazione si pone come strumento informativo e di conoscenza rispetto ai dubbi, alle tematiche e alle esigenze espresse dalla comunità locale residente, inte- ressata dall’impatto ambientale (rispetto agli output cui dà luogo il bacino, salubrità, tutela delle condizioni ecosistemiche e del paesaggio) e territoriale (sistematizzazione architettonico-logistica degli spazi e degli impianti), proprio al fine di evitare opposizio- ni e manifestazioni di dissenso non informato o sull’onda emozionale della sensibilità per la tematica trattata. A tal proposito il Piano di Comunicazione deve sviluppare una dimensione comunicativa e chiarificatrice in cui il cittadino medio del luogo di riferimento del bacino possa trovare risposta circa le problematiche preesistenti al progetto e che con- corrono alla manifestazione dello stesso dissenso:
Effetto locale negativo. Generalmente la localizzazione di opere di tipo ambientale
è incompatibile con altri interessi economici della zona interessata (turismo, agricoltura, ecc). Nel caso del bacino agroenergetico, il PdC deve mettere in luce il carattere della vo- lontarietà e della redditività del progetto. In tal modo il bacino non potrà essere conside- rato come accidentale ma invece frutto di uno scelta strategica precisa (a tal proposito, ad esempio, la VIA e la VAS, oltre che per gli adempimenti burocratici di merito, potrebbero fungere da strumento attendibile di certificazione della non nocività degli impianti e delle strutture che si intende realizzare).
Decisioni centrali autoritarie. Direttamente collegato alla risoluzione dell’effetto lo-
cale negativo, vi è l’aspetto delle decisioni degli Enti Locali. In tal caso la decisione centrale (di per sé fondamentale in quanto legittimante dell’iniziativa) deve essere il più possibile
220 Il nostro paese offre un’ampia casistica relativamente all’effetto NIMBY. Ad esempio in Toscana il comune di Piancastagnaio (SI) nel 2007 aveva siglato un protocollo di intesa con l’Enel per lo sfruttamento dell’energia geo- termica, ma al momento l’opposizione locale sembra aver bloccato i lavori, mentre a Poggi Alti di Scansano (GR) il funzionamento del già realizzato parco eolico installato dalla tedesca EON è stato bloccato per l’accoglimento da parte del TAR di un ricorso di un viticoltore locale che adduceva motivi di disturbo degli uccelli e della fauna locale. Fino alla pronuncia definitiva del Tribunale Regionale l’impianto rimarrà fermo. A Montebello Ionico (RC) è fermo da cinque anni un progetto di realizzazione di una centrale elettrica alimentata a vento in merito a cui il TAR e il Consiglio di Stato non si sono ancora pronunciati definitivamente. Altri significativi esempi di ostruzionismo da parte dei comitati locali, per lo più costituiti ad hoc, si riscontrano per la centrale eolica di Fiastra (MC) e per altri impianti a Castellana Sicula (PA), Polizza Generosa (PA) e Latina. Ovviamente la casistica è molto più ampia, ma è significativo comunque notare la montante opposizione trasversalmente a tutte le aree del paese, relativa soprat- tutto alle FER negli ultimi anni
condivisa con la comunità locale dei cittadini.
Tra autorità amministrative/politiche locali (Regione e Comune) e residenti vi deve essere un continuo scambio di pareri, opinioni e suggerimenti. L’azione dei comitati di quartiere, dei Forum e dei prodotti della comunicazione (già indicati in precedenza) fruibi- li da parte di un’utenza allargata giocano un ruolo di primo ordine. La strada seguita dalla Regione Campania nell’ambito della presentazione del PEAR (Piano Energetico Ambientale Regionale) appare come una buona pratica da seguire.
Contenuti tecnici e tempi della comunicazione. Spesso l’effetto NIMBY è reso espo-
nenziale e realmente ostativo dei progetti da realizzare perché supportato soltanto da una generica predisposizione all’atteggiamento emozionale e di sensibilità dell’opinione pub- blica verso temi delicati. Per questo motivo il PdC del bacino agroenergetico deve comuni- care anche contenuti strettamente tecnici e razionali (ad esempio, estensione dei terreni interessati, quantità di energia prodotta, quantità di emissione CO2 evitate, posti di lavoro inclusi nella realizzazione dell’impianto, etc) che possano realmente conferire la misu- ra reale e dunque i benefici effetti degli interventi previsti. In tale accezione oggettiva e razionale, il linguaggio assume particolare importanza in vista della chiarezza e della tempestività rispetto all’utenza di riferimento. A tal proposito materiale fotografico, tavole sinottiche, tabelle e grafici riassuntivi potrebbero ben rappresentare, in termini di brevità e immediatezza visiva, la complessità del messaggio da veicolare. La chiarezza e l’attendi- bilità del PdC (supportato da strumenti tecnici da cui si attingono i risultati concreti) va di pari passo, tra l’altro, con i tempi di realizzazione degli interventi. Una comunicazione asincronica tra interventi realizzati, diffusione esterna del messaggio e sensibilizzazione della comunità locale, infatti, determinerebbe soltanto uno scollamento tra “quanto det- to” e “quanto fatto”, creando una percezione di disorganizzazione e lungaggine rispetto al progetto generalmente inteso. È anche per questo motivo che il PdC del bacino è da considerarsi a pieno titolo come uno dei principali aspetti da tenere in conto per la sua propria riuscita, nonché come uno degli strumenti da aggiornare continuamente in base ai progressi compiuti.
Comunicazione ambientale per la conoscenza del processo decisionale. In pratica,
quindi, bisogna saper coinvolgere i cittadini e saper comunicare loro le scelte pubbliche, giacché il processo decisionale tra tecnici e politici non è sufficiente a garantire l’effettiva realizzazione del bacino in assenza del consenso dei cittadini locali residenti nel luogo in cui sorgerà l’opera. A tal proposito il primo confronto deve essere tra le istituzioni terri- toriali coinvolte (regione, provincia, comune); il secondo step, invece, deve accludere nel processo decisionale anche le principali associazioni di cittadini per ottenere le loro im- pressioni sul progetto.
I feed back raccolti durante questa fase di confronto saranno la base per valutare il rischio percepito. A questo punto la campagna di “informazione” rappresentata dal Piano di Comunicazione, dovrà spiegare l’importanza del bacino, gli effetti positivi per la società, l’esistenza dei controlli messi in essere per tutelare la salute e l’economia locale, la strut- turazione dei sistemi di monitoraggio e controllo per tutelare la salute e le condizioni della comunità e la mission strategica che si intende perseguire a livello di programmazione.
Nei casi in cui sia fatta rimostranza di eventuali danni economici per la comunità locale, la comunicazione dovrà altresì evidenziare la “compensazione” economica che i cit- tadini del luogo otterranno per ospitare il bacino, non sottoforma di trasferimenti di fondi e riconoscimenti di capitali da spendere, ma in termini di maggiore infrastrutturazione, più posti di lavoro, tariffe energetiche più basse, sconti fiscali per gli imprenditori, etc. Insom-
ma bisogna conferire e far capire che esistono benefici tangibili immediati per tutti (es. nuovi parchi, lavoro garantito per i residenti, minore tassazione ecc.) e che la compensa- zione ricevuta non è effetto della svendita del territorio (ciò riproporrebbe la problematica dell’effetto NIMBY) ma solo il portato dello sviluppo prodotto dal bacino. In conclusione la campagna informativa originata dal PdC non è propaganda per auto convincimento, non serve ad implementare strategie di vendita e sponsorizzazione coatta del bacino, ma deve avere come scopi principali: deve far conoscere il valore economico da realizzare, rappre- sentando la misura della competitività e della profittabilità economica ad investire nel progetto, favorire la chiarezza, la tempestività, l’apertura al dialogo
.
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Tabella A1. Effluenti zootecnici suini, bovini e bufalini (valori considerati).
Valori considerati Refluo zootecnico
Contenuto di sostanza secca (%) Contenuto di sostanza organica presente (%) Resa in biogas (m3/t s.o.)
Suini liquiletame suino 17 78 415
Bo vini liquame bovino 9 80 240 letame bovino 21 80 270 liquiletame bovino 15 80 255 Buf alini liquame bufalino 9 80 240 letame bufalino 21 80 270 liquiletame bufalino 15 80 255
Tabella A2. Siero di latte di bufala (valori considerati).
Valori considerati Substrato organico Contenuto di sostanza secca (%) Contenuto di sostan- za organica presente (%) Resa in biogas (m3/t s.o.) Siero di latte 5 90 330
Tabella A3. Buccette di pomodoro (valori considerati). Substrato organico Contenuto di sostanza secca (%) Contenuto di sostanza organica presente (%)
Resa in biogas (m3/t s.o.)
Buccette di pomodoro 27,3 96 270
Tabella A4. Sanse vergini (resa in biogas, valori considerati).
Substrato organico Resa in biogas (m3/t tal quale)
Tabella A5. Scarti vegetali (valori considerati). Substrato organico Contenuto di sostanza secca (%) Contenuto di sostanza organica presente (%)
Resa in biogas (m3/t s.o.)
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