CAPITOLO 2 MINORI STRANIERI NON
2.2 Quanti sono i minori stranieri non accompagnati in Italia?
2.2.1 La distribuzione di minori stranieri non accompagnati sul territorio
I minori entrano in Italia utilizzando una miriade di rotte, mezzi e di strategie: via mare, via terra, a piedi, nascosti su traghetti, camion, in macchina accompagnati da
“passeur” che falsificano i documenti di viaggio.
Tendenzialmente la natura di questi viaggi è legata al Paese di partenza. I MSNA provenienti dall’Albania affrontano certamente un viaggio che, per sua stessa natura, è differente da quello affrontato dal minore del Gambia.
Lungi da me sminuire le difficoltà incontrate, questi spostamenti sono caratterizzati da avventure al limite dell’inverosimile, così che la stessa destinazione è spesso de- terminata dai mezzi di trasporto utilizzati e dagli incontri avvenuti man mano, piutto- sto che da una precedente decisione, consapevole e ragionata.
In Italia, la gestione del governo locale dell’accoglienza e dell’integrazione sociale di MSNA e MSNARA è andata aumentando di pari passo con i processi di decentra- mento, con le riforme istituzionali e amministrative che, nel corso degli anni Novan-
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ta, hanno assegnato ai Comuni una maggiore autonomia nell’ambito del terzo setto- re150.
Per i Comuni, il tema dei giovani stranieri non accompagnati è divenuto centrale, la loro accoglienza e protezione si è imposta con un forte impatto sul sistema del welfa-
re locale, condizionandone gli aspetti organizzativi e professionali e segnando di fat-
to la storia stessa dei servizi socio-educativi rivolti ai minori.
La Legge 328/2000 stabilisce, infatti, che siano gli Enti locali a fornire piena assi- stenza a tutti i minori, e quindi anche ai MSNA, ai quali si applicano per analogia, le norme generalmente destinate alla protezione dei minori in difficoltà.
Da diciotto anni, i Comuni gestiscono una realtà complessa e dirompente, soprattutto quelli situati presso i confini italiani terrestri e marittimi.
Il 40,2% dei 12.112 MSNA presenti e censiti in Italia, fino al 30.09.2018, (4.871) è ospitato in una sola Regione, la Sicilia. Seguono la Lombardia (924 minori, pari al 7,6%), l’Emilia Romagna (856 minori, pari al 7,1%) il Lazio (791 minori, pari al 6,5%), il Friuli Venezia Giulia (669, pari al 5,5%), la Calabria (651 minori, pari al 5,4%), la Puglia (544 minori, pari al 4,5%) e la Toscana (479 minori, pari al 4%). Nove minori su dieci sono ospitati in strutture di accoglienza - nel dettaglio, quasi uno su tre si trova in strutture di prima accoglienza, mentre la maggioranza, quindi il 60,2%, è ospitata in strutture di seconda accoglienza - e solo il 3,1% da privati (gene- ralmente affidati a famiglie). Il grafico n. 3 rappresenta appunto la ripartizione di MSNA in base alla Regione di accoglienza, sono riportati e confrontati i dati integra- li del 2016 – 2017 e quelli parziali del 2018. Comparando il dato parziale del 2018, con quello delle due rilevazioni del medesimo periodo 2016 e 2017, si evidenzia che le Regioni con la maggiore densità di minori sono rimaste sostanzialmente invariate, fatta eccezione per l’Umbria. Da settembre 2017 a settembre 2018, questa Regione ha visto un aumento nelle accoglienze dell’80% circa, da 13 a 84 MSNA. Si evince dagli studi di monitoraggio del 2017, che in Toscana, si concen- tra il maggior numero di MSNA provenienti dall’Albania.
150 Si vedano in particolare la Legge n. 142/1990 e la Legge n. 59/1997. Nel settore specifico delle po- litiche sociali, questo processo ha trovato compimento nella Legge quadro per la realizzazione del si- stema integrato di interventi e servizi sociali, n. 328/2000. L’obiettivo di creare un sistema di servizi “a rete”, si concretizza di fatto nell’affermazione di principi di sussidiarietà verticale, attraverso l’assegnazione ai Comuni di funzioni di programmazione e realizzazione dei servizi sul territorio in accordo con le altre Istituzioni interessate, ed orizzontale, attraverso il riconoscimento delle funzioni svolte dalle associazioni del terzo settore e la loro integrazione e coordinamento con il sistema.
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Grafico 3 – Ripartizione dei minori per Regione di accoglienza dal settembre 2016 al settembre 2018
Fonte: Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione – Div. II.
Questo dato è stato confermato dalla ricerca svolta sul campo che sarà oggetto di
discussione del terzo capitolo. Infine, i minori kosovari sono accolti principalmente dal Friuli Venezia Giulia, dal
Veneto, dalla Lombardia e dalla Toscana. Se fino al biennio 2010-2011, la maggior parte dei MSNA era accolta al centro nord, dal 2012 in poi è al centro sud che si è registrato il 56,18% delle accoglienze. Le variazioni intervenute nella distribuzione dei minori sul territorio nazionale hanno rideterminato il peso assunto dal fenomeno all’interno di ciascuna comunità territoriale.
Essendo la Sicilia, la principale porta d’ingresso per l’Europa, è direttamente interessata, sono molte le cooperative siciliane che ospitano nelle proprie strutture MSNA e che rischiano il dissesto finanziario per la mole di lavoro. Si consideri che, degli undici porti italiani interessati151 dall’arrivo di navi con a bordo MSNA e non
solo, otto si trovano in Sicilia. A confermare tale tendenza è il cruscotto statistico
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Pozzallo, Catania, Lampedusa, Augusta, Messina, Trapani, Palermo, Crotone, Porto Empedocle, Reggio Calabria e Cagliari.
0 1000 2000 3000 4000 5000 6000 7000 2016 2017 2018
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giornaliero redatto dal Ministero dell’Interno, in cui si indicano i porti maggiormente interessati dagli sbarchi di MSNA dal 1.01.2018 al 28.09.2018.
Quel 40,2% di accoglienze registrate in Sicilia mostrerebbe due lati della stessa medaglia. Da una parte l’indissolubile diritto a non essere respinto poiché minore, ma prima ancora di ricevere soccorso in caso di pericolo - collegato al relativo dovere da parte delle Istituzioni di accogliere e prendere in carico i minori - e dall’altra parte la Sicilia dell’accoglienza che non crea solo barricate come nel caso dei Comuni di Castell’Umberto e Sinagra. Una risposta istituzionale alla situazione che affronta la Sicilia è giunta dalla magistratura. Il Tribunale per i minorenni di Palermo ha emesso a luglio 2018 circa trenta decreti che, nel nominare i Sindaci tutori provvisori, li ha incaricati di trasferire i minori presso altre località italiane. Tale notizia giunge da una nota dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, nella quale spiega che il provvedimento è volto a “consentire a
tali giovani, senza adulti di riferimento in Italia, di trovare un tutore volontario che ne raccolga le esigenze e ne faccia valere i diritti”.
In Sicilia, secondo i giudici, non c’è un numero di tutori provvisori e volontari sufficiente rispetto ai MSNA che stanziano sul territorio. In pratica i tutori disponibili hanno già raggiunto il massimo delle tutele assegnabili oppure risiedono in un Comune lontano dalle strutture che ospitano i ragazzi. La risposta data dal Tribunale di Palermo attraverso l’incarico di “ricollocamento”, va nella direzione di realizzare in concreto il superiore interesse della persona minorenne. È alla luce di questo provvedimento che si deve analizzare l’aumento esponenziale registrato in Umbria (da 13 a 84 MSNA accolti). Con riferimento alla Sicilia, così come accade per l’intera popolazione di MSNA, la componente femminile è più consistente e rappresenta il 43,10% su un totale di 898. Rispetto allo stesso periodo di rilevamento dell’anno precedente, si osserva una diminuzione in valore assoluto di 382 unità.
I dati parziali del 2018, mostrati nel grafico n. 5, stimano che il 45,4% delle ragazze abbia 17 anni, il 24,5% ne abbia 16, mentre le quindicenni rappresentano il 10,9% e, infine, la componente con età inferiore a 15 anni il 19,2%.
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Grafico 5- Distribuzione delle MSNA presenti al 30.09.2018 per Regione di accoglienza.
Fonte: Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione – Div. II.
Tra i Paesi di provenienza di queste piccole ragazze la Nigeria, con il 33,4% sul totale, detiene il primato, seguita dall’Eritrea (18,4%), dall’Albania (9,5%) e dalla Costa d’Avorio (l’8,8%).
Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si può evidenziare una diminuzione delle minori nigeriane, sia in valore assoluto (300, contro le 565 del settembre 2017), sia in termini percentuali rispetto al totale (33,4% contro 46,7%). Aumentano le minori di nazionalità eritrea, albanese e ivoriana, mentre diminuisce, seppur lievemente, il peso relativo delle minori provenienti dalla Somalia e dalla Guinea.
Da febbraio ad aprile 2018, un team composto di funzionari della DG dell’Immigrazione e delle politiche d’integrazione e da personale dell’OIM ha organizzato, in collaborazione con i rappresentanti dei Servizi sociali di Palermo, Catania e Verona, una serie di focus group coinvolgendo alcune decine di minori straniere non accompagnate, prevalentemente di cittadinanza nigeriana, allo scopo di raccogliere – attraverso il contributo diretto delle partecipanti – opinioni e suggerimenti utili a impostare nuove misure d’integrazione socio-lavorativa152.
152 Per una lettura approfondita del progetto si veda: Focus "Le minori vulnerabili", (a cura di OIM). Reperibile in: www.lavoro.gov.it.
21 10 16 8 26 14 30 62 37 46 63 50 35 480 ALTRE FRIULI V. G. P.A. BOLZANO SARDEGNA VENETO CAMPANIA TOSCANA LAZIO PUGLIA PIEMONTE
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Gli attori locali hanno manifestato la necessità di rafforzare il raccordo fra tutte le istituzioni interessate nella gestione del fenomeno, al fine di avere maggiori risorse per realizzare e sostenere percorsi d’inserimento socio lavorativo, a misura delle vulnerabilità espresse dalle dirette interessate o individuate dagli operatori.
Sussistono volubilità nel sistema istituzionale di accoglienza, soprattutto a livello comunale, come: l’insufficiente accesso ai corsi di apprendimento della lingua italiana e le difficoltà d’interazione e socializzazione con i coetanei italiani. Esse incidono negativamente, nel primo caso, sulla ricerca di un’attività lavorativa e nel secondo, sul processo d’integrazione nella società ospitante.
L’educazione di una testa ben fatta153 deve poter raggiungere due obiettivi secondo la
Teoria della Complessità di Morin. Da una parte l’auto-formazione di se stessi, ossia
imparare a vivere, dall’altra parte la formazione dei cittadini sui princìpi di solidarietà e di responsabilità rispetto all’appartenenza, che si declina su tre livelli. Il primo, rappresentato dal proprio Paese d’origine; il secondo livello sarebbe quello europeo – si potrebbe qui obiettare al filosofo francese di avere un punto di vista troppo eurocentrico, in quanto si nasce in un Paese, ma poi nel corso delle propria esistenza, per scelta o per costrizione le persone si spostano- più in generale, quindi, si potrebbe affermare che si tratta di un livello continentale; infine il livello planetario, in cui risalta l’appartenenza a un’identità umana comune e contemporaneamente a una comunità di destino.
Al contempo è indispensabile rilevare, come confermato dalla maggior parte dei rappresentanti dei Servizi sociali che hanno partecipato ai focus group, che le difficoltà riscontrate dalle minorenni possono purtroppo sfociare in un disagio psicologico. Esso risulta difficile da risolvere attraverso l’approccio psicoterapico, data la difficoltà delle ragazze ad esprimere i proprio sentimenti.
Per consentire una formazione delle MSNA con questa nuova consapevolezza di cittadinanza, è necessaria una riforma del pensiero capace di concepire gli insiemi, che consenta non solo di sentirsi parte di una società, ma di condividere una stessa triplice appartenenza – nazionale, continentale, planetaria- che è tipica dell’uomo contemporaneo.
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