CAPITOLO 2 MINORI STRANIERI NON
2.1 I flussi migratori minorili in Italia: un breve cenno storico
Il flusso migratorio è argomento d’attualità scottante e, inequivocabilmente, tira in ballo sentimenti profondi, atteggiamenti morali, paure ataviche, pluralità di codici morali, premesse culturali radicate.
81
Si può parlare di sistemi migratori, cioè di network globali costituiti da legami materiali ed affettivi, in cui si intrecciano i giochi di interessi individuali e collettivi.
Il fenomeno migratorio minorile si è intensificato a seguito dell’esplosione demografica dei Paesi asiatici ed africani; per le maggiori possibilità di mobilità, che per quanto talvolta siano rischiose per la vita umana, sono state favorite dalle spinte della globalizzazione vedi le maggiori possibilità di comunicazione; per le crisi internazionali e le guerre disseminate in tutto il pianeta.
Si può così osservare come rotte e nazionalità di partenza siano variate e variano continuamente in conseguenza dei c.d. push factors e pull factors
La migrazione minorile non è una novità né per l’Europa né per l’Italia e negli ultimi decenni, soprattutto a livello nazionale ha cambiato “volto”: l’Italia è uno dei principali Paesi che accoglie minori in fuga.
Quello dei MSNA è stato un flusso in costante crescita, almeno fino al 2016, la cui esatta rilevazione è resa difficile dalla forte mobilità nello spazio - la continuazione del percorso migratorio - e nel tempo - il raggiungimento della maggiore età a breve distanza dall’arrivo.
In conformità a un’interessante ricostruzione storica si possono individuare alcune fasi, attraverso cui i flussi migratori si sono articolati in Italia127.
Considerando di suddividere il periodo storico in quattro macro cicli, il primo coincide con gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, e l’Italia era solo un luogo di passaggio per molti minori ungheresi (1956) e cecoslovacchi (1968). La causa principale di questi spostamenti è da rinvenire nell’invasione da parte dell’ex-Unione Sovietica ai danni di quei territori c.d. “satelliti”.
La seconda fase è identificabile dai primi anni Settanta, ad arrivare furono minori vietnamiti, cambogiani e, solo in un secondo momento, profughi africani provenienti dall’Eritrea e dall’Etiopia - fuggiti da un sanguinoso conflitto causato da un tentativo alquanto “maldestro”, secondo la mia personale opinione, delle Nazioni Unite di creare ipso facto una federazione tra due Paesi profondamente complessi e differenti. Ad aumentare l’eterogeneità delle presenze sul territorio, contribuirono gli arrivi di minori somali e sudanesi. In questa circostanza, come in quella relativa alla prima fase dell’analisi storica, l’Italia garantì forme di tutela legale ed assistenza sanitaria a
127 Sul punto si veda PIZZI F., Migrare da soli: minori stranieri non accompagnati e istanza
82
quei minori in attesa di documenti validi per proseguire il proprio viaggio verso le Americhe. Risulta automatico desumere che l’Italia non costituiva il vero traguardo, ma semplicemente un territorio di passaggio.
Dagli anni Ottanta in poi, specificatamente dal 1985, si aprì una terza fase caratterizzata da flussi di minori di provenienza nordafricana: erano migrazioni dettate e guidate specialmente da fattori economici.
Proseguendo quest’analisi su una linea temporale, si individua un quarto stadio, in cui i minori migranti giungevano dall’Ucraina, dalla Romania e dal Kurdistan. Il periodo di riferimento, che si sviluppa negli anni Novanta, è caratterizzato da eventi storico-politici come le guerre balcaniche - che frammentavano un’Europa già debole -; il disastro di Čhernobyl che rappresentava la spada di Damocle che pendeva sul capo dell’Est europeo e la prima guerra del Golfo, la quale demoliva ogni sogno di speranza e stabilità nel vicino Oriente.
In Italia, secondo Salimbeni128, l’accoglienza di minori di origine straniera ha
acquisito rilevanza proprio dopo il disastro di Čhernobyl ed ha interessato prevalentemente minori di età compresa tra i 7 e i 14 anni provenienti dall’attuale Bielorussia: la zona maggiormente colpita dal disastro nucleare.
Soltanto dal 1991 si osservò un intensificarsi degli arrivi di minori soli dall’Albania129, dalla Romania e in seguito dall’Ucraina e dal Kurdistan.
Era il 1997 e l’Italia registrava un nuovo flusso in arrivo di minori albanesi130,
provenienti da aree colpite da conflitti o da una forte crisi economica.
Proprio a partire da questa fase emerse l’esigenza di gestire le ondate migratorie in modo più strutturato e per tale ragione nel 1994 venne istituito dal Governo italiano
128 Cfr. SALIMBENI O., Storie di minori. Realtà ed accoglienza per minori stranieri in Italia, ETS, Pisa, 2011.
129 L’8 agosto del 1991 sbarcava nel porto di Bari la nave Vlora, portò in Puglia oltre 20.000 albanesi. È ricordato come il più grande sbarco di migranti in Italia su una singola nave.
130Il processo migratorio albanese in Italia ha avuto un andamento irregolare, delineandosi sostanzialmente in tre fasi: la prima risale al 1991 e si suddivise in due ondate, quella di marzo e quella di agosto. Esse si differenziavano sia per i motivi che avevano spinto gli albanesi ad intraprendere la via della fuga, sia per il comportamento adottato dalle autorità italiane. Sei anni più tardi, nel 1997, si verificò una seconda ondata migratoria profondamente diversa dalla prima, infatti il fallimento della maggior parte delle società finanziarie nazionali aveva condotto il Paese alla miseria, costringendo molti alla fuga. È con la guerra del Kosovo (1999) che si ebbe “l’ondata invisibile”: trascurati dalle autorità, 100.000 albanesi lasciarono il loro Paese chiedendo asilo politico come cittadini Kosovari.
83
il Comitato per i Minori Stranieri (CMS)131, dapprima incaricato di monitorare gli
interventi destinati a tutti i minori accolti e, successivamente nel 1999, esteso a tutti i MSNA.
Quella che si vive oggi non è definita dagli studiosi come una vera e propria fase perché, iniziata negli anni 2000, non ha caratteristiche univoche: vi è eterogeneità nella composizione, nella provenienza e nelle motivazioni.
In termini diacronici, questa quinta fase corrisponde anche agli arrivi, verso la fine del 2010, legati alle Primavere Arabe132.
Riferendomi a questo fenomeno ho utilizzato il plurale in quanto, nonostante esso si sia originato in un contesto culturale abbastanza omogeneo, le proteste si siano innescate nei vari Paesi all’interno di un comune arco temporale e nonostante abbiano avuto un peso rilevante i mezzi di comunicazione, notevoli sono le differenze tra le varie rivolte.
Anche se per un breve arco temporale, corrispondente agli anni 2007-2010, vi era stata una riduzione del numero di MSNA censiti sul territorio italiano, dal 2011 il numero è aumentato in modo esponenziale, passando dai 4.588 del 2010 ai 9.197 del 2011, con un incremento di oltre il 100%133.
Le nuove migrazioni riguardavano minori provenienti da Paesi come l’Egitto, la Tunisia e poi la Siria ed hanno indotto il Governo italiano a dichiarare lo “Stato di Emergenza Nazionale”134.
Nel 2012 è stato istituito il Fondo nazionale per l’accoglienza dei MSNA135 (non più
solo per quelli rientranti nella c.d. Emergenza Nord Africa), a seguito dell’istituzione
131 La Legge 7 agosto 2012, n. 135 “Conversione in legge , con modificazioni del decreto legge 6 Luglio 2012, n. 95 recante disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini”, all’art. 12: “Soppressione di Enti e Società” e al comma 20 riporta che : “A decorrere dalla data di scadenza degli organismi collegiali operanti presso le pubbliche amministrazioni, in regime di proroga ai sensi dell’art. 68, comma 2, del decreto legge 2 Giugno 2008, n. 112 convertito con modificazioni dalla Legge 6 Agosto 2008, n. 113, le attività svolte dagli organismi stessi sono definitivamente trasferite ai competenti uffici delle amministrazioni nell’ambito delle quali operano”. Tale atta ha quindi determinato la soppressione del CMS, quale organismo collegiale in regime di proroga. In applicazione della Legge dunque, le funzioni del CMS sono trasferite alla Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
132 Per una ricostruzione storica del fenomeno dei MSNA, si vedano: ACCORINI M., Politiche e
pratiche sociali per l’accoglienza dei minori non accompagnati in Italia, CNR Edizioni, Roma, 2014,
pp. 13-14 e SALIMBENI, Storie di minori, op. Cit, pp. 30-33.
133GIOVANNETTI M., (a cura di), I minori stranieri non accompagnati in Italia, V rapporto ANCI/CITTALIA, Fondazione ANCI Ricerche, Roma, 2014.
134 Ibidem. 135 Ibidem.
84
di un Tavolo di raccordo istituzionale - presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - per trattare in maniera congiunta le questioni inerenti i minori stranieri non accompagnati. È in tale contesto che sono stati stabiliti i criteri di ripartizione del Fondo MSNA136.
Il fenomeno dei minori soli è quindi storicamente presente in Italia - e, più in generale, pur con differenze tra i Paesi, in Europa - ma in questi ultimi anni hanno inciso le trasformazioni etniche, demografiche, ed anche quantitative, come si evince dai dati riportati nel Report dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali137.
I dati presentati nel Report138 di monitoraggio riguardante i MSNA presenti sul
territorio nazionale fanno riferimento ai dati censiti dalla DG dell’immigrazione e delle politiche di integrazione aggiornati al 30 giugno 2018. Da quest’anno, il Report è pubblicato con cadenza non più quadrimestrale, bensì semestrale.
Al 30 giugno 2018 risultano presenti in Italia 13.151 minori stranieri non accompagnati e si registra un decremento del 26,4% rispetto allo stesso periodo di rilevazione dell’anno precedente e un incremento del 7,4% rispetto alle presenze del 2016.
Nel successivo paragrafo saranno individuate le variazioni di cui si è appena accennato, studiando analiticamente la composizione e la distribuzione dei MSNA sul territorio italiano, facendo riferimento ai dati resi disponibili dai vari Ministeri.
136 Nel 2015 il Fondo MSNA è stato trasferito al Ministero dell’Interno ed è stata approvata la Legge n. 142/2015.
137 Sul punto si veda il Report di monitoraggio della DIREZIONE GENERALE (DG) DELL’IMMIGRAZIONE E DELLE POLITICHE DI INTEGRAZIONE – Div. II, Reperibile in: http://www.lavoro.gov.it.
138 Il Report è realizzato in ottemperanza a quanto previsto dall’art. 33 del Testo Unico Immigrazione, dall’art. 19, co. 5 del D.lgs n. 142/2015, nonché dagli artt. 2 e 5 del d.p.c.m. n. 538/1999.
85