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10.a Disturbi dell’alimentazione

Epidemiologia

Nell’indagine multiscopo ISTAT 2005, il 34,2% della popolazione italiana ha dichiarato di essere in sovrappeso e il 9,8%

di essere obeso (sulla base dell’indice di massa corporea).

I disturbi dell’alimentazione (anoressia nervosa, bulimia nervosa, binge eating disorder) mostrano, a partire dagli anni

’70, un significativo incremento di incidenza: l’incidenza dell’anoressia nervosa, da dati del Ministero della Salute, risulta essere attualmente di 4-8 nuovi casi annui per 100.000 abitanti, mentre quella della bulimia nervosa è valutata in 9-12 nuovi casi/anno. Tuttavia vengono qui espresse linee di indirizzo relative al solo problema obesità in ragione della particolare frequenza di questa condizione.

Obesità e disturbi dell’alimentazione sono patologie con patogenesi complessa che presentano un elevato impatto su disabilità e comorbilità e costituiscono importanti fattori di rischio per alcune patologie cardiovascolari, metaboliche, osteoarticolari, tumorali e respiratorie che comportano, fra l’altro, una ridotta aspettativa di vita. Inoltre i soggetti obesi accusano spesso difficoltà notevoli a svolgere autonomamente le principali attività della vita quotidiana.

È indispensabile attuare programmi di prevenzione primaria per l’obesità, in merito a questo si vedano le linee del presente Piano sulle attività di prevenzione.

Ma d’altro canto va anche innovata e specializzata l’assistenza alle persone affette da tali patologie, superando la frammentazione delle risposte date finora alle persone interessate da questi problemi.

Va perseguito un approccio efficace per il trattamento dell’obesità e per la prevenzione secondaria delle complicanze correlate a queste malattie: diabete mellito di tipo 2, patologie vascolari di tipo aterosclerotico, patologie osteoarticolari ecc. Particolare rilievo può rappresentare il trattamento riabilitativo modulato sulle caratteristiche cliniche, funzionali e psicologiche del paziente. In alcuni casi, infatti, il livello di gravità e comorbilità dell’obesità può essere elevato, lo status psichico può essere particolarmente fragile e disturbato, l’impatto della disabilità sulla qualità di vita del paziente può essere gravoso e invalidante.

L’organizzazione di un trattamento in rete di tali patologie con centri di diversa specializzazione e centri di riferimento appare la scelta migliore per la lotta ad un problema complesso e di elevato impatto.

Il problema obesità va affrontato prima dell’insorgenza di complicanze gravi e croniche, quando ancora esistono possibilità di recupero consistenti attraverso interventi di riabilitazione e di educazione terapeutica diretti a cambiare in modo stabile lo stile di vita.

Obiettivi Prevenzione

Promuovere la prevenzione primaria e l’individuazione precoce dell’obesità.

Assistenza sanitaria

− Implementare il modello di rete per la gestione dei pazienti con obesità;

Piano sanitario regionale 2010-2012

− migliorare la qualità dell’assistenza in termini di appropriatezza ed efficacia dei trattamenti sanitari.

Azioni Prevenzione

− Attivazione di un sistema di sorveglianza regionale che misuri l’incidenza, la prevalenza e il bisogno di salute, anche prevedendo specifiche voci nei sistemi informativi gestiti dall’ASP;

− implementazione, con il coinvolgimento dei Dipartimenti di Prevenzione e dei SIAN, di un piano organizzato di interventi di educazione come da Piano di prevenzione attiva;

− interventi di sensibilizzazione e formazione degli operatori sanitari, a partire dai MMG e dai SIAN, per l’individuazione precoce dei soggetti affetti da obesità.

Assistenza sanitaria

− Programmazione e implementazione di un modello di rete per la gestione dei pazienti con obesità;

− promozione di un approccio multidisciplinare integrato all’obesità; definizione, di concerto con le Società scientifiche e le Università, di criteri di qualità che caratterizzino, al fine dell’accreditamento, i servizi inseriti nella rete che dovrà occuparsi di obesità;

− promozione dell’integrazione tra la rete di assistenza specialistica all’obesità e l’assistenza sanitaria di base, al fine di garantire un’adeguata continuità assistenziale e una gestione multidisciplinare del paziente.

Indicatori Prevenzione

− Attivazione di un sistema di sorveglianza regionale;

− proporzione di ASL-Dipartimenti di Prevenzione-SIAN che attivano corsi di educazione sanitaria.

Assistenza sanitaria

− Proporzione di strutture sanitarie di base, ambulatoriali e ospedaliere che attivino percorsi integrati;

− numero di corsi di aggiornamento per il personale specializzato nell’area dell’obesità;

− realizzazione di progetti di ricerca per la valutazione della qualità dell’assistenza sanitaria al paziente obeso.

10.b Epilessia

Per epilessia si intende, secondo le norme dell’International League against Epilepsy (ILAE), una condizione patologica caratterizzata da crisi epilettiche ricorrenti (2 o più), non provocate da una causa immediata identificabile.

Per crisi epilettica si intende un evento clinico improvviso e transitorio dovuto ad un’abnorme ed eccessiva ipereccitabilità di una popolazione neuronale più o meno vasta.

Piano sanitario regionale 2010-2012

Per sindrome epilettica si intende un complesso di segni o sintomi che, associati tra loro, determinano un’entità unica e caratteristica. Le sindromi sono classificate sulla base del tipo di crisi, del contesto clinico, delle caratteristiche neurofisiologiche (EEG) e delle neuroimmagini (RM).

Epidemiologia

Nei paesi industrializzati l’incidenza per anno delle prime crisi provocate oscilla tra circa 40 e 70 casi/100.000 mentre l’incidenza dell’epilessia è compresa tra 24 e 53/100.000.

L’incidenza delle crisi e dell’epilessia riconosce due picchi, uno relativo alle prime epoche di vita e un altro in rapporto alla terza età.

Nei paesi industrializzati il tasso di prevalenza dell’epilessia attiva è compreso tra 4 e 10/1.000.

Estrapolando i dati nazionali e quelli regionali, si calcola che nel Lazio vivano circa 40.000 epilettici.

Organizzazione dei livelli assistenziali

Si possono individuare diversi livelli di assistenza.

Una crisi epilettica rappresenta un’emergenza clinica drammatica a forte componente emotiva, per cui nella maggior parte dei casi il paziente viene condotto alla più vicina struttura di Pronto soccorso, dove può arrivare in fase post-critica o ancora in crisi. Esiste pertanto un primo livello di assistenza che è rappresentato dai vari presidi sanitari, ospedalieri o territoriali, in grado di erogare un’assistenza di prima necessità ivi compresa la gestione di uno Stato epilettico (condizione in cui le crisi si ripetono a breve distanza, senza recupero completo dello stato di coscienza).

Esistono poi strutture di II livello che hanno Unità di Neurologia, Neuropsichiatria infantile, Neurochirurgia, Pediatria, capaci di gestire un primo livello diagnostico, ovvero in possesso dei mezzi diagnostici di base, quali l’EEG, la TAC o la RMN, il dosaggio dei farmaci antiepilettici e in grado di gestire il follow-up dei pazienti meno gravi e meno complessi.

Questi centri sono anche in grado di gestire i pazienti re-inviati loro dai centri di III livello.

I centri di III livello sono servizi prettamente ospedalieri e universitari o IRCCS, in possesso di alte professionalità necessarie alla gestione dei casi più complessi e severi.

Queste unità sono in grado di erogare tutte le prestazioni neurofisiologiche necessarie quali EEG di veglia e di sonno, Poligrafia, Video-EEG, anche prolungato, EEG Dinamico.

Sono in grado di effettuare le ricerche etiologiche tramite esami diagnostici complessi, in particolare le Neuroimmagini, come RMN, RMN spettroscopica, RMN funzionale e le indagini metaboliche e genetiche.

Sono in grado di fornire al paziente le necessarie professionalità, oltre a quella neurologica o neuropsichiatrica infantile, quella psichiatrica, psicologica, internistica o pediatrica.

Centri di III livello sono anche considerate quelle Unità di Neurochirurgia che hanno una sezione o un gruppo di operatori dedicati al trattamento chirurgico delle epilessie, con le necessarie apparecchiature per i monitoraggi neurofisiologici intraoperatori e di profondità.

Piano sanitario regionale 2010-2012

Obiettivi

Fornire un’adeguata rete di servizi sanitari, attualmente insufficienti o non esistenti, volti a fronteggiare l’epilessia in tutte le sue espressioni, ad iniziare dalle forme di più semplice trattamento a quelle farmacoresistenti meritevoli di intervento neurochirurgico.

Migliorare le conoscenze sull’epilessia a livello della popolazione, delle strutture scolastiche, dei medici generalisti, dei tecnici di neurofisiopatologia, degli infermieri professionali.

Azioni

Individuazione di strutture di I, II, III livello, nell’ambito dei presidi sanitari della Regione, universitari e ospedalieri e organizzazione di una rete secondo il modello hub e spoke.

Istituzione di corsi di apprendimento finalizzati alle singole professionalità e fasce sociali, tenuti da esperti del settore.

P

ARTE

III – L

INEE D

INDIRIZZO PER L

OFFERTA DEI SERVIZI E LIVELLI ASSISTENZIALI

1. Assetto istituzionale del Servizio sanitario regionale ed elementi fondamentali del

cambiamento