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tori.— Tosto furono raggiunti4aunai4ruppa d’insorti di’ CasteL Vetrario, preceduti da banda musicale, con

tin’frate alla testa,che portavalabandiera'tricolore.

Calatafimi,16maggio1800.

CaroBertoni.

Ieriabbiamocombattutoe vinto.

LapugnafutraItaliani

Solitasciagura

— ma

chemiprovòquantosipossafarecon questa famiglia

nelgiornocbelavedremounita.

Ilnemicocedette all’impetodellebaionettede’miei vecchi Cac-ciatori delleAlpivestitida borghesi;

ma

combattè valorosamente

enon cedette le sueposizioniche dopoaccanita mischia corpoacorpo.

Icombattimenti danoisostenuti inLombardiafurono certa-menteassaimenodisputatichenonlo fuilcombattimentod’ieri?

Isoldatinapoletaniavendoesaustiiloro cartoccivibravansassi controdinoida disperati.

Domaniseguiremo perAlcamo;lospirito dellepopolazioni,si

è

fatto frenetico,ed ioneauguromoltobeneperlacausa del nostropaese.

Vidaremoprestoaltre notizie.

vostroG. Garibaldi,

« Stimatissimi amici!

»Ebbiuo unbrillante fattod’armi avantieri coi regii capi-tanati dal generaleLandi pressoCalatafimi.Ilsuccessogli com-pleto, e sbaragliati interamentei<nemici

©evo confessare

100 CAPITOLOIV

però cheinapoletanisibatterono daleoni,ecertamentenon ho a^utoinItaliacombattimento cosi accanito, nè avversariicosi prodi..Queisoldati,bendiretti,pugneranno comeiprimi soldati delmondo.

«Daquantoviscrivo,dovete presumere qualefuilcoraggio dei nostrivecchiCacciatori delleAlpiede’pochiSicilianicheci accompagnavano.

«Ilrisultato della vittoria poi èstupendo:lepopolazionisono frenetiche. La truppadiLandi,demoralizzatadalla sconfitta,è stataassalitanella ritirata aPatcrnico,aMontelepre,conmolto danno,enonsoquantine tornerannoaPalermoosene tornerà qualcuno.

« loprocedocollacolonna versolacapitale, ccon molta spe-ranza, ingrossando ad ognimomentocollesquadreinsorteeche a

me

siriuniscono.Non posso determinarviilpunto ove dovete viarmi armiemunizioni;

ma

voidovete prepararne molte,e pre-stosapreteilpunto ove dovrete mandarle.

«Addiodicuore.

aAlcamo, i7maggio 1860.

«rostroG. Garibaldi. »

CT , * ,

' *' •. 'A V

Calatafimi,1Bmoggio.

Eccellentissimo.

Ajuto,eprontoajuto.

Labandaarmata che lasciòSalemi 'questa mattina, ha circondalotutte le colline dalS.alS.0.di

Calatafimi.

.

Lametàdellamiacolonna avanzataèstata colta in tiro,ed attaccòiribellichecomparivano a mille da ogni dove.

Il

fuocofubensostenuto,

ma

le masse dei Siciliani,unite colle truppeitaliane,erand’immenso numero.

1nostrihannouccisoilgran comandantedegli Italiani epresa lalorobandiera, chenoiconserviamo.

Disgraziatamente un pezzodellenostreartiglierie,cadutodalmulo,èrimasto nelle manideiribelli;questa perditamihatrafittoilcuore.

La nostra colonnafuobbligatabattereunfuocodi ritirata, e riprendereilsuo passo perCalatafimi;doveiomitrovo adesso

sulla difesa. . .

Siccomeiribelli,in grandissimonumero,mostrano di

[attac-DigitizedbyGoogle

STORIADELLA RIVOLUZIONEDISICILIA 101

«irci,iodunqueprego V. E. di mandare istantaneamente un forterinforzo d’ infanteria,edalmenoun’altramezza batteria, essendole masse enormi, ed ostinatamente impegnate a pu-gnare.

Iotemodiessere assaltato nellaposizioneche occupo:iomi difenderò per quantoè possibile,

ma

seunprontosoccorsonon giunge,ioprotesto,nonsapendocomel’affarepossa riuscire.

Lamunizionediartiglieria èquasifinita, quella dell’ infan-teriaconsiderevolmente diminuita, sicchéla nostra posizione è moltocritica,ediibisognodeimezzidi difesami mette nella piùgrande costernazione.

Ioho sessanladueferiti,non posso darviesattocontodeimorti scrivendoviimmediatamentealla nostraritirata.

Con altro rapporto daròa V. E.piùprecisoragguaglio.

Finalmenteiosottemettoall’E.V.,chesele circostanza mi costringono,iodevo senza dubbio, pernoncompromettere l'in-teracolonna,ritirarmi,e,seposso, in alto.

Iomiaffrettoasottometteretutto ciòaV. E. perchè sappia esserelamia colonna circondatadinemici,dinumero infinito, iqualihannoassalitoimulini e preso le farine preparate per

letruppe.

-V.E.nonrestiindubbiosullaperditadelcannonedicuiho discorso. Iosottomettoall’E.V.cheilpezzofuposto aschiena dimulo,ilqualefuuccisoal momento della nostra ritirata, perciònonfu possibile ricuperarlo. Io conchiudoche da tutta lacolonnasicombattè con fuoco vivodalieIOantim.alle 8pom.

quandoiofecilanostraritirata.

A

S.E.

IlP. Castelcicala.

Ilgeneralecomandante M.Landi.

Così iborbonici scrivono lastoria!

Ordine delgiorno.

Calalafimi,16 maggio.

Con compagni comevoi iopossotentarognicosa,evelo pro-vatojeri,portandovi ad unaitnpresaben arduapelnumerodei ajmicieperleloro fortiposizioni.Iocontavasulle fatali vostre benonette, e vedeste che nonmisono ingannato.

402 Capitoloiv

Deplorandoladoranecessitàdidover combatteresoldati*ita-, liani, noi dobbiamo confessareche trovammo una resistenza degnadiuomini appartenenti adunacausa migliore,eciò con-ferma quanto sarem capacidifare nelgiornoin cui l’italiana famigliasaràserrata tuttaintornoalvessilloglorioso dj reden-zione.

Domaniilcontinenteitalianosaràparatoafesta per la vit-toria deisuoiliberifiglie dei nostri prodi Siciliani;levostre madri,levostreamanti,superbedi voi,uscirannonelle viecolla frontealta e ridente.

Ilcombattimentocicosta la vita dicarifratelli, morti nelle primefile;quei martiridellasanta causa d’Italia saranno ri-cordati:neifastidella gloria italiana.

Iosegnaleròalvostropaeseilnomediprodi che si valoro-samente condusseroallapugnaipiù giovaniedinesperti militi, e*chccondurrannodomanialla vittorianelcampo maggioredi battagliaimilitichedevonoromperegliultimianellidelle ca-teneconcui fuavvintalanostraItaliacarissima.

G.Garibaldi.

Ieriabbiamocombattutoe vinto.linemicifuggono impauriti verso Palermo.Lepopolazioni sonoanimatissime,esiriuniscono a

me

in folla.Domanimarcerò verso Alcamo.,Diteai Siciliani cheèoradifinirla,echelafiniremopresto;qualunquearmaè buonaperunvalproso:fucile, falce, mannaja, unchiodo alla puntadiunbastone.Riuniteviame,edostilizzateilnemicoin queidintorni, sepiùviconviene:fateaccendere dei fuochi su tutte le altureche contornanoilnemico. Tirate quantefucilate sipuòdinotte sulle sentinelle e sui posti avanzati. Intercettate lecomunicazioni.Incomodatelo infine inogni modo. Spero ci rivedremopresto.

VostroGaribaldi.

È

il dolore che manifesta il generoso costretto a combattere

una

guerra fraterna,certamente che r

udi-rono

tuttigritalianijChenon volonterosi

ma

costrettidalla forzacombatterono, certamente che ogniitalianoavrà

DìgitizedbyGoogle

STORIADELLA RIVOLUZIONEDISICILIA 103 inorriditonelvedersi tintodi

sangue

fraterno, di

san-gue

versato

non

in forza d’

un

principioed’

un

van-taggiouniversale,

ma

per l’ambizione

d’un

mostro uso

a

fare deisudditi

un

vilemercato, pelsostegno

d’una corona

lacuicadutaè inevitabile,perchè decretala dal

supremo

ordinatodelle cose,

da

coluiche po$einfronte

all’uomo

il

segno

indelebile dell’intelligenza

non

perr,

chè

avessea pascersi di

sangue ma

di

amore

e di fra-ternacarità:perchèl’un l’altrosiporgesseroaitae con-forto.

Ed

il pensareche tanti Italianisìinfamemente, sacrificati,che tanto sangue, tanto infruttuosamente ver-sato, sariastatopreziosotesoro

onde

acquistare

l’indi-pendenza

e l’unità,cheinostri stranierinemici esultano dellenostresciagure, che darebbero ogni loroavere

onde

ridurci più infelici di quello che

non siamo,

sì,

un

tal pensiero

empie

digeneroso furore, atal pensiero

l’anima

nostra s’attristisceedilcuoregetta,

una

lagrimadi sangue.Stranieri,avreste

pur

dovpto conoscere gl’italiani; voi che gli vedestea Varese,

a Como,

a

San

Martino, e che fuggistedinanzi

a

loro*

coprendovidi viltàed’ignominia,voidovreste temerlie

non

schernirli.L’ora

non

è

bene

lontanacheil

sangue

fraterno cesserà di correre sulla terra dei fratelli,

ch§

schiacciati i mitrati ed i despoti

verremo

avoipellpt riscossa.

E

voici troverete più terribili diquellocfye

non

trovaste sulle

lombarde

pianure, più incrollabili, più tremendi. Questi fratelli che ora ci

sono

nemici

quando

l’

amore

dellapatria e della libertàscalderàil

loro seno,

quando saranno

allevatia generosi sensi,

quando

il loro grido sarà pure, Italia e Vittorio

Ema-nuele,eche

avranno

per capitaniiguerrieri di

Savojae

Garibaldi,allorasichel’aquila di

Roma

avràripreso trionfanteilsuovolo,allorasìcheriverentel’universo

guarderà

un'altravoltaal

Campidoglio

icolorid’itali^

simbolodelprimatociviledelle nazioni.

104

CAPITOLO V.

Consigli.

Ordinamento preventivo.

Palermo.

i

È un

fatto chela vittoria diCaìatafimi aprileporte di

Palermo

alvaloroso Garibaldi,che oveciò stato

non

fòssesisarebbevistonella necessità dicedere

d’un

passo e di lasciareil

nemico padrone

diquellefortiposizioni;

è

pure un

fattochetutto losvantaggiosisarebberistretto inquestionedi

tempo,

che l’insurrezionedi

Palermo

e lediversecojonne che potevano supei

monti

prendereai fianchileorde vandaliche a

mal

partito ridotte

avrebbero

lelorosorti,ecircondate

da

ogni

banda

avrebbero do-vuto rinchiudersi ove quella vittorialecostrinse.Altro perciò

non mancava

che organizzare

un

piano

onde

con-quistarecon

economia

di

uomini

e di

tempo

la capitale,

onde

con

un

colpo ardito e risoluto rovesciareil

mag-giore baluardo della tirannide e deldispotismo.

Ed

a questo

appunto

fuvoltoogni pensierodelgenerale che atuttoprovvede, atutto

pensa con

artemirabile cheal desiatofineconduca.

Ma prima

parveglidiavere a dare

un

certoordinealla

massa

dellecose

onde

derivare

non ne

potesse confusioneescompiglio,enel

medesimo tempo

volleche stabilmentesiconsolidassee fortificassela

ri-voluzione,inogni decisione sottoponendosi peròal con-siglio dituttiiprincipali di Sicilia e delsuostato

mag-giore,

somma

vista in

un uomo

che

come

luipoteva darelibero sfogoalla propria volontà.

Prima

divisei

suoivolontariin

due

corpi,

ponendosi

eglistesso al

co-mando

del

primo;

dipiù organizzò

un

corpodi riserva e viposealla testailMezzacapo,

uomo

divaste cognizioni militari;etuttiquesticorpiglidivise in tre

compagnie

di bersaglieri,tulligagliardi evigorosi,armati con armidi

DigitizedbyGoogle

STORIADELLA RIVOLUZIONEDIVIGILIA 105 precisione e pieni tutti delsuo fuoco,

ed’ammiraziont

perillorocapo.Poidatosesto allasua pocaartiglieria, peròscelta e

bene

approvigionata,

ne

diede la dire-zione

ad un

espertoungherese,già ufficiale eprofessore dibalisticanellasuapatria.

E

provvide acciocchéilcorpo degli insortifosse

temporaneamente-

sottopostoad

una

certa militare disciplina, e lo divise insquadre,e lo provvidediarmi emunizioni,e

ne

lodòlepassate ge-stasia coi

proclama

che conparole,e l’infervoròa tut-taviamantenersi ugualenella fervidavolontàdivincere odi morire per la patria.

E

dichiaròch’egli

chiamava

sottole

armi

tuttoil popolo di Sicilia,

da

17 ai

SO

anniin trecategoriedividendolo dai 17 ai 30,dai

30

ai 40, dai

40

ai50; ed

aderendo

allavolontàdei

co-muni

deputòl’egregio

La Masa

allaorganizzazionee di-rezionedell’interno,spedendolonelle

montagne

di Gibil-rozza

come punto

più atto

ad

agire in conseguenza.

Poscia

pensando

di qualee

quanta

utilitàsiailpotere facilmente

comunicare da un

capoall’altro dell’Isola, e volendo che ogni cosa procedesse con ordinee solleci-tudine

nominò una

direzione espressa, alla testa della quale poseilbenemerito Penlasuglia,

onde

fossero riat-tivate tuttelelineetelegrafiche inluttiipuntidell’Isola giàliberi; e dispose che fossero provvisoriamentedai rispettivi

comuni

indennizzalierisarcitii

danni

sofferti, echeleimpostefosseroversatenellecassedei ricevitori espressamente nominatidai

comuni;

e

nominò

pubblici funzionariegovernatori

onde

prendere dovesserole re-dinidel governociviledella cittàedelle

campagne,

e

nominò un

segretariodiStato nellapersonadi Crispi, e

una commissione

dipubblicadifesa equestura,

com-postadai signoriCappello eBenedetto, nulla

omettendo

perchéiituttoprocedessein

una comune

intelligenza e

con

fraternoamore.

106 CAPITOLOV

Intanto a Nota, Modica,Girgeuti,Paterno,

Aderno

e Biancayilla sventolava liberamenteilvessillo italiano,e si organizzavano.comitati, e

a

migliaja accorrevano

ad

ingrossarelecolonne che signoreggiavanole

campagne;

Messina, Catania e Siracusa

fremevano d’un cupo

ter-rore, espaventavano,eminacciavano, e tenevanoin

un

eterno spaventoisicari che l’opprimevano. Intanto

da

ogniterra italiana estraniera pioveva in Sicilia ogni sortadi soccorsi,piovevanovalorosid’ognietà e condi-zione, italiani e foresti,etuttientusiastiedesiderosidi combattereal fianco del

campione

d’Italia,pronti lutti a sacrificarelaloro vita per la causa universale del-l’umanitàe libertà dei popoli.

E

alla cortesbigottivanoei

popoli levavano

un

gridodicompiacenza*e d’a,mmira-zione;

pure

lasciandosiall’Italialesorti d’Italia,i po-policiprodigavano con sublime trasporto ogniloro so-stanza. L’opinione pubblica era nostra, lapolitica, il giornalismo,leassociazioni, la istessa

Germania

aspirava le

medesime

aspirazionid’Italia,isuoivoti

erano

inor, stri; la

Germania

dico,sentivailproprio avvilimento, lecatene che l’avvincono

ad una

tirannia sorda e mi-steriosa, la spinta verso quelprecipiziodalcui fondo sorse gigantescal’Italia,la

Germania,

ripeto,conosceva appienoilpesodellesue sventure ec’invidiava,ci pro-digava ogni sortadimanifestazioni,sianel senodelle sue rappresentanze,sia nelle pubbliche opinioni,sia infine collospingerciindirizzi econgratulazioni. Ecco

un monumento

disimpatia

da

nazione a nazione,

da Ger-mania ad

Italia;inostrinemici

non sono

lenazioni;alla tirannia, al dispotismo

sono

rivoltelenostre armi, ed

ilnostro odio

non

verrà

meno

sino a chel’antica

Vienna non

abbia anch’ellaschiacciatoil capoalsuo dragone.

Questo

documento

valga permille;

STORIADELLA MVOI.EZIONKDISICILIA 107

All" illustri,Società Nazionale Italianain Torino.

L’indirizzoai583abitanti diBreslavia segnataridella peti-zioneaideputatidel parlamento prussianoin favore della li-bertàeindipendenzaitalianavotataildi48 febbrajone

espri-mono

lavostra gratitudine.Questi383petizionarjsonomembri della vostra società,laqualesicredevaindoveredirisvegliare nellacameradeideputati prussianilesimpatieperlostupendo zelo degli Italianiperlaloronazionalità.Lieti dell'avuto suc-cesso,noitroviamonelnobile ardore dell’entusiasmo nazionale italianounesempio chiarissimoperlanazione alemanna nella suatendenzaunitaria.

LaPrussia,econessalaGermania,èpassalaperdieci anni tristissimi.QuestotorrentereazionariouscitodallaCasa d’Abs-burgo-Lorena aveasommerso nonsolamentel’Italia,

ma

tuttala Germania. QuestaGermaniaè grataalgenio della Prussia risu-scitato alfine,alprincipe reggente,

uomo

diparolae di onore, edancheaquesta risurrezione delpopoloitaliano

, che alfine fu risuscitato lo spiritonazionalealemanno,echela pluralità delnostropopolo riconoscelaverità;chel’Austria èinsiemeil

nemicodell’unità, dellagrandezzae dell’onoredellaGermania.

La Prussia staadesso preparando la soluzionedella grande questione nazionale alemanna, questa grandeidea, cjbe riuniva tuttigliAlemanniliberalie sensati, esaràadessounaveritàed unfatto.La Prussiasarà alla testa dellaGermania unitaria.

Igrandi popolipossedonola forza dellapropria rigenerazione;

1’uso razionaledi questa forza vincesemprelamala fededei forestierielaperfidianell*interno.

Questa veritàfu provata nella nobilenazione italiana; spe-riamoditrovarla anche nella nazionealemanna. Dunquegià adessodue grandipopoli,simbolicamente stringendosilemani so-praleAlpi eterne fratellevolmente,acclamanomutualmente:

Vival’Italiaunitaria!Vivala,Germaniaunitaria1

Breslavia,9maggio.

Inostrinemici eranopochi,

ma

terribili;

non

per po-tenza,

non

perchè a noi

mancasse

forza di calpestarli

come

rettili

evivaddio noiglischiaccieremo

— ma

IO* •• capitolo v

per infamia, per arti diaboliche ed infernali.

Ma

la provvidenzati

condannava

all’inerzia politica e

all’ab-bandono; papa

ed imperatore

non

potevano

mandare

che lacrime e sospiri al confratello

Borbone;

e per

quanto

questo chiedesse a loro aita e soccorso, per

quanto

mostrasseloro lapiaga laceraecancrenosa,la loropietà

non

si mosse, o per megliodire,lapròpria salvezza

non

permetteva chedimedicareleloro ferite, edilsorgeredallettodella

morte

era

un

raddoppiare

idolorieglispasimi.

— Non

uditelelorogrida?

è

ilrantolodell’agonia.

Ed

il

Borbone

fremeva, ogni passodiGaribaldi era

un

colpo di

pugnale

nel suo paterno cuore.

Aveva

gettato

uno

sguardo all’Europa e

mandò un cupo

ge-mito;ilsilenzioedildisprezzoglirispose. Solo,

abban-donato,

come Nerone

eRobespierrenella loroultimaora dimorte,sipreparò a morire,

ma da

Borbone,

da degno

figliodi

Ferdinando

e diCarolina,gettandoaisuoi be-narrivati sudditi

una

pioggiadi

bombe, vagheggiando come

il tiranno di

Roma

la distruzionedella propria città’,‘'‘Candelabro

ben degno

di rischiarareilcatafalco diFrancescoII.

Che seaciò

lospinseildesiderio

d’una

mortegloriosa c direndereilsuo

nome

immortale,esulti

il condannato,il

nome

di lui

suonerà

digenerazionein generazione sinoalla

consumazione

dei secoli

non

altri-menti che quellodiCaligolae diCaracalla, imperatori di esecranda

memoria.

Il gran tempio diEfeso fu di-strutto perimmortalare

uno

stollo;

Paiermo doveva

in-cendiarsiper immortalare

un

tiranno. Gli ordiniche spin-gevaai

Lanza

edaiManiscalcospiravanolesuesolite benedizioni

fuocoesangue.

— E

disgraziatamente questodoveva succedere, disgraziatamenteilfuocoedil

sangue

fu illavacrocon cui purifìcavasi laSicilia.

Ma

trafItaliaedilresto della

sua

coronastaancora

sguai-u..r Digitized

STORIADELLA RIVOLUZIONEDISICILIA 103 natala

spada

diGaribaldi; inevitabilmenteeh’egli

ca-drà

e sullerovinesuegitterà l’Italiaifiorielecorone

onde

preparareilsentierochecondurrecideveal

Cam-pidoglio,che làsolosi fermeràla marciatrionfale, là solo

avranno un compenso

itanti sacrifìcicol vedere lacoronadeiCesari posare sulla frontedel

Re

che ci condusse a Palestro; là solo il nostro cuore poserà tranquillo

vedendo

l’Italia risalitaallosplendore che ledestinò Iddio; làsolo

vedranno

i nostri nemicidi

quanto siamo

capaci,e pieni di rispetto e diamore,là solo riporremo la pietrafondamentaledella chiesadi Cristo, diquella chiesa ora utile ludibriodi basse o vili passioni,

ma

che

una

voltaricondottaallasua

mae-stàed eccellenza

non

tarderàa stenderelesue alisui milioniemilionidifiglichel’odioelavendettadivise, che l’ambizioneelasuperbia

non ha

voluto

mai

riunire.

Come

già dissi

Palermo

èsituata sul lido settentrio-naledi Sicilia,in fondo

ad una

baia quasi totalmente circondata

da montagne

dovelanatura gareggiacoi sot-topostipiani,pienidi ville e di castella pittorescheed incantevoli, edoveil

profumo

degliaranci edeifiorisi

spande

per

un

cielo

sempre

sereno,

sempre

tinto di limpidissimo azzurro.In

conseguenza

moltisonoipunti che

dominar

possonolabella cittàche con

un

prezioso sorrisosispecchianelleonde, coronata

da

giardinid’ogni delizia pieni,

da

tutto ciòchedipiùbello

ha

creato

ma-dre natura,sicché dai poeticoicoloriipiùridenti esaltata aldisopra d’ognialtra,la

chiamarono Conca

cloro.

Ma

il

monte

Caputi piùdiognialtrola

domina

d’appresso,

monte come

glialtri

eternamente

verde,ove la

il

monte

Caputi piùdiognialtrola

domina

d’appresso,

monte come

glialtri

eternamente

verde,ove la