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El hombre que inventó Manhattan (2004) : una prosa d’acciaio e vetro

5. ray loriga

5.5. El hombre que inventó Manhattan (2004) : una prosa d’acciaio e vetro

EHQIM è un mosaico in cui lo scrittore madrileno ritrae una New York multietnica, nevrotica e onirica. Vari cammei si intrecciano e il loro insieme restituisce il riflesso di una Manhattan squadrata da un vetro rotto, in cui le incrinature distorcono profili, sagome e sentimenti. Questo caleidoscopio di vite ruota attorno a Gerald Ulsrak, un immigrato rumeno che nel suo villaggio d’origine, Signisoara, si sbizzarriva a immaginare una Manhattan adattata capricciosamente alla grandezza dei suoi sogni. Charlie, così si fa chiamare Gerald negli Stati Uniti, lavora a New York come superintendent nello stabile del narratore. La dismisura che spesso intercorre tra le proprie aspettative e la realtà lo spinge però a impiccarsi in uno scantinato: in que- sto modo muore l’uomo che aveva inventato Manhattan e prende corpo un testo corale, in cui le voci dei personaggi si sommano, si contrappongono e si rispondono, in una carambola che amplifica, sfaccetta la melodia portante – Loriga non spazia solo geograficamente all’interno della sua Manhattan ma riporta, per bocca di William burroughs, lo storico omicidio del gang- ster Dutch Shultz54 – e conferisce unità al libro. Tra i vari tranches de vie ab- bozzati dallo scrittore, vi è anche la breve storia di Missy, un ratto che, fug- gendo dagli aggressivi scoiattoli di Central Park, si infila nell’appartamento del narratore mentre questi sta imballando tutti i suoi averi. Chi intreccia le storie ha deciso di abbandonare New York e di tornare in Europa con la sua famiglia55. La Manhattan creata da Charlie sfuma a poco a poco, come una canzone jazz, ma prima che il pezzo si chiuda c’è tempo per un ultimo assolo di sax: «Me lo dijo un borracho irlandés: “Quienes aman Nueva York se odian un poco a sí mismos”» (Loriga 2007b: 188)56.

EHQIM rappresenta un’ulteriore evoluzione all’interno del percorso di

Loriga (Gracia 2005: 256; Echevarría 2004: 4) ed è chiara, fin dall’inizio, la vo- lontà di creare un congegno narrativo originale, ma che al tempo stesso affon- di le sue radici in un passato letterario di spessore. L’autore sceglie con cura gli ingranaggi che azionano il meccanismo del testo e il risultato è un dispo- sitivo che traccia corrispondenze tra la sua macrostruttura e la narrazione:

54 Non si ha però un senso di salto improvviso, di discontinuità tra gli eventi presenti e

quelli passati perché come nota Urioste (2009: 306): «En los capítulos/relatos, debido a su frag- mentación, el tiempo se ha paralizado hasta prácticamente desaparecer, de manera que todas las historias […] así como todos los personajes […], aparecen localizados en un espacio urbano inscrito con precisión de callejero en un presente continuo».

55 È impossibile non notare una corrispondenza tra i fatti narrati e la biografia di Loriga.

anche Urioste (2009: 307) segnala tale parallelismo.

56 Come nota Fernández Porta (2009: 8), quest’ultima frase è la rielaborazione di un verso

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De este modo Loriga realiza un paralelismo entre narración y edificio, así como entre novela y ciudad, situando todos los ele- mentos de la comparación en el nivel discursivo. Puede afirmar- se que la estructura de la novela tiene un significado de metáfo- ra arquitectónica-literaria de la gran urbe, ya que el número de apartamentos supervisados por Charlie, de los cuales posee las llaves, coincide con el número de capítulos de la novela si se ex- ceptúan el primer y último capítulos, que sirven para introducir y cerrar la narración. (Urioste 2009: 307-308)

Tra le pagine di questo marchingegno di carta e inchiostro affiorano echi di vari scrittori dell’area anglosassone. La costruzione globale del libro rimanda a The Dubliners di James Joyce – tanti ritratti minimi, apparente- mente insignificanti, in grado di rivelare l’atmosfera di una città –, e forse, è proprio la disposizione dei brani ciò che rende degno d’attenzione il volu- me: Loriga non frammenta i pensieri di chi narra, ma interrompe le storie e le combina fra loro ottenendo un effetto di ordine-disordine che restituisce il caos di una metropoli teoricamente impossibile da fissare sulla pagina; lo scrittore trasforma quindi quella che avrebbe potuto essere una raccolta di racconti – se le vicende fossero state completate una a una – in un romanzo insolito. altra scelta azzeccata è la decisione di utilizzare personaggi non autoctoni: l’autore risolve così un problema legato alla sua condizione per- sonale57, inoltre l’opera guadagna, grazie a questo taglio prospettico, una patina di multiculturalismo che riproduce in maniera efficace il mescolarsi delle razze, dei loro sogni e dei loro desideri tra le strade di Manhattan.

La prosa è liscia e dura, essenziale, pare essersi levigata a contatto con le pagine di Don De Lillo, John Dos Passos (Sanchis 2004: 85) e del Cela di La

colmena (azancot 2004), non vi è nulla di superfluo, la scrittura asseconda i movimenti di una macchina da presa, le frasi si susseguono dirette e senza ornamenti, come grattacieli d’acciaio e vetro: l’impostazione narrativa non cede quasi mai alla tentazione della poesia, non sono presenti aforismi, l’iro- nia è sommessa e l’umorismo affiora soprattutto nei dialoghi, dove a tratti sembra aleggiare l’ombra di Woody allen58. Un elemento nuovo invece – o

57 «Lo más difícil fue encontrar el sitio desde el que escribir. Conozco bien Nueva York,

pero quería contarla desde la extrañeza, con un pie dentro y otro fuera, huyendo en lo posible del turismo literario, de la literatura de postal. Por otro lado, tampoco quería ser un personaje absolutamente neoyorquino, porque no lo soy. allí hay un choque de lenguas y literaturas, y quería que estuviera en el tejido del libro.» (rodríguez Marcos 2004: 2).

58 «arnold Grumberg no había tomado aún el primer sorbo de su café cuando sonó el te-

léfono. –¿Has desayunado? –Sí, mamá. –Ya, y mi culo tiene plumas. El desayuno es la comida más importante del día, te lo he dicho cien millones de billones de veces. –Pensaba ir luego a… –Ya, a veces mi culo levanta el vuelo con sus plumas de colores. –Mamá, por favor. –Ni por favor, ni leches. desayuna. –¿Cómo estás? –Sola. ah, por cierto, estuve el otro día en el cemen- terio de riverdale y estoy pensando seriamente en una de esas parcelitas, cuestan una cantidad

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| simone cattaneo |

posto maggiormente in rilievo –, è l’interesse di Loriga nei confronti degli scrittori e della scrittura: EHQIM è dedicato a Enrique Murillo, autore, critico

letterario ed editore; l’epigrafe è tratta da Yukio Mishima, all’interno del testo vengono citati a più riprese William burroughs e robert Lowell e vi sono ri- mandi a Juan rulfo e John Steinbeck (Fernández Porta 2009: 8). Sicuramente il filone metaletterario affascina Loriga ed emergerà poderoso nei libri futuri.