2. lib(e)ro mercato e ‘generación x’
2.2. La galassia dei premi letterari
2.2.1. Planeta e satelliti
Tutto nacque da un’idea di José Manuel Lara Hernández, il quale, nel
1952, decise di imitare il premio Nadal affinandone però le potenzialità com- merciali. Per prima cosa stabilì che il suo doveva essere il concorso letterario con la dotazione più alta nella penisola iberica18, ottenendo due vantaggi: si sarebbero presentati molti scrittori, allettati dalla possibilità di guadagnare una cifra consistente e, cosa forse ancor più rilevante, i cittadini spagnoli degli anni ’50, alle prese con le penurie del dopoguerra, avrebbero parlato a lungo della munificenza della casa editrice Planeta, contribuendo a pub- blicizzare l’evento. In secondo luogo, conscio della risonanza mediatica che ne sarebbe derivata, si propose di favorire la vittoria di opere commerciali19,
17 Non ci si sofferma sul Cervantes e il Príncipe de asturias, peraltro importantissimi, per-
ché sono riconoscimenti alla carriera che rispondono a meccanismi diversi.
18 La dotazione dei premi letterari è in realtà una specie di anticipo per l’acquisizione dei
diritti sull’opera selezionata dalla giuria.
19 Non sono mancati però nel corso della storia del Planeta nomi e opere di spessore: ana
María Matute e Ignacio aldecoa (vincitrice e finalista nel 1954), ramón J. Sender e Manuel Scorza (vincitore e finalista nel 1969), Juan Marsé (1978), Manuel Vázquez Montalbán (1979),
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chiudendo il cerchio generato dallo stupore per le grandi somme, dall’invi- dia e dalla trepidazione con cui il pubblico avrebbe voluto sfogliare il libro vincitore. La rotta indicata da Lara non muterà con il passare del tempo e il clamore che accompagna il premio seguirà un ritmo in crescendo, così come il denaro riservato allo scrittore scelto dalla giuria: nel 1952 la dotazione am- montava a 40.000 pesetas, nel 1976 passerà da 2.000.000 a 4.000.000 di pe- setas per poi giungere, nel 1999, a 50.000.000; oggi vengono offerti 601.000
euro, a cui vanno sommati i 150.250 euro che spettano all’altro finalista. La lungimiranza del fondatore di Planeta ha sortito gli effetti desiderati: «Los libros que lo han obtenido desde su primera convocatoria en 1952 han ven- dido más de 27 millones de ejemplares, un promedio superior al medio millón por volumen» (Vila-Sanjuán 2004: 403).
Tali risultati sono possibili solo grazie a una gestione che cura ogni detta- glio: nulla è lasciato al caso, nemmeno il nome dello scrittore che intascherà il cospicuo assegno, nonostante il regolamento preveda che i testi vengano inviati con un titolo differente dall’originale e utilizzando uno pseudonimo, in un tentativo formale di mantenere una facciata di trasparenza. I costi dell’operazione sono faraonici20 e non ci si può permettere di non procla- mare un vincitore se la qualità dei testi presentati non dovesse essere eccel- sa21, oppure premiare uno sconosciuto che ha scritto un libro validissimo ma invendibile. L’editore, da parte sua, cerca di mettere a disposizione dei giurati testi che presentino determinate caratteristiche: una scrittura scorre- vole, una storia avvincente e il nome di un autore noto al grande pubblico, spendibile a livello promozionale22.
Perché dunque, nonostante i tremendi costi e i compromessi forzati, si continua a promuovere il premio Planeta? La risposta è ovvia: perché genera guadagni ingenti che, se non vengono direttamente dal concorso, entrano nelle casse del gruppo dalla porta di servizio del ritorno d’imma- gine. Si investe una cifra esorbitante affinché il marchio Planeta riecheggi
Gonzalo Torrente ballester (1988), Soledad Puértolas (1989), antonio Muñoz Molina (1991), Mario Vargas Llosa (1993), Camilo José Cela (1994), alfredo bryce Echenique (2002), antonio Skármeta (2003), Álvaro Pombo (2006), Juan José Millás (2007).
20 «En una convocatoria normal, anterior a la especialmente vistosa del cincuentenario que
se celebró el año 2001, organizar un Planeta costaba cerca de cien millones de pesetas.» (Vila- Sanjuán 2004: 431).
21 L’obbligo di dichiarare un vincitore è previsto espressamente dal regolamento del bando
– la norma è stata accolta anche da alfaguara –, con l’intenzione di preservare il premio da qualsiasi decadimento, soprattutto a livello mediatico.
22 «Lo que más ha llegado a hacer Planeta desde los años 70 hasta el presente es la siguiente
oferta. a algunos autores les hemos dicho: “Mira, nos interesa tu libro y te lo contratamos. Te pagamos un determinado dinero y, como cláusula del contrato, tú te comprometes a presentar- te al premio Planeta. Si ganas el premio, estupendo, porque el importe del premio es tanto o más que lo que tienes de anticipo. Y si no lo ganas te garantizamos la discreción y entonces se aplica el contrato como ocurriría con un libro normal”.» (Vila-Sanjuán 2004: 405).
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| simone cattaneo |
nell’ipnotico tam tam mediatico e si trasformi per il compratore in un man- tra da sciorinare in libreria. Non sorprende che Echevarría (2005: 318) se la prenda proprio con i mass media che, con la loro avidità di notizie, fomen- tano l’allestimento di scenari fastosi, favorendo così il diluirsi dell’essenza letteraria nella scialba vacuità consumista23, e contribuiscono a consolidare una tradizione di concorsi commerciali che non invita alla sperimentazio- ne narrativa. Planeta però, insiste nella sua politica. Sono sorti così, come se si trattasse di satelliti intrappolati dalla forza di gravità del gruppo della famiglia Lara, riconoscimenti minori, ma dotati comunque di una certa im- portanza. Tra questi figura il premio ateneo de Sevilla, indetto nel 1968 e a sovvenzione mista: da una parte la casa editrice e dall’altra l’omonima istitu- zione sivigliana. Dal 1996 Planeta però, a causa di alcuni dissapori, ha riti- rato il suo appoggio – rilevato dal gruppo anaya – e ha dato vita, sempre nel capoluogo andaluso, al premio Fernando Lara, in ricordo del figlio minore di José Manuel Lara Hernández. La giuria del Fernando Lara è composta da editori e la dotazione non va allo scrittore vincitore, ma viene investita nella promozione del libro selezionato. Vale la pena, infine, ricordare il premio azorín, convocato in collaborazione con il municipio di alicante.