5. ray loriga
5.6. Ya sólo habla de amor (2008) : l’intruso è sempre l’ultimo ad abbandonare
5.6.1. Sebastián: l’uomo senza qualità
In libri come questo, in cui il protagonista occupa l’intera scena, è inevi- tabile che l’attenzione critica si concentri su di lui, soprattutto perché appare difficilmente inquadrabile e dà adito a letture discrepanti61. La discordanza di opinioni è dovuta in realtà alla scelta compiuta da Loriga di riprendere le impostazioni narrative contrastanti di due romanzi scritti in precedenza e di fonderle in un unico testo, creando così un gioco di specchi deformanti che dilatano o assottigliano la figura di Sebastián. Il personaggio centrale di
YSHDA è un Frankenstein di carta sorto dalla voce monologante di H e da Saúl Trífero, protagonista del libro omonimo. Di TR torna la chiusura in se
stessi, la ricerca di una propria dimensione nell’incessante lavorio di una mente che si interroga e non agisce: Sebastián, non a caso, viene definito un eroe dell’inazione (Loriga 2008: 64). I suoi occhi, inoltre, sono puntati verso un passato da ricordare con rammarico, mentre il presente e il futuro provocano più che altro indifferenza, un senso di mutilazione, di incompiu- tezza. a rafforzare quest’impressione di abulia contribuisce l’hobby a cui si dedica. La correzione puntigliosa, per puro diletto personale, di traduzioni spagnole di poeti di lingua anglosassone, sommata a una scrittura senza sbocchi, è uno sforzo ingrato e inutile, un sintomo di autismo, un modo per dirottare il proprio impegno in un passatempo che lo esenti dall’affron- tare la vita reale (92) – lo stesso avveniva con l’adolescente di H, dedito ad ascoltare i dischi preferiti e a scrivere canzoni barricato nella sua stanza – . Trífero invece, ricalcando lo stereotipo del picaro, trovava nell’azione la ci- fra dell’esistere e le sue riflessioni filosofiche erano solo le prime avvisaglie della presa di coscienza del proprio egoismo. TR terminava con una frase
emblematica: «Trató de imaginar también, qué otras cosas no habría sido capaz de escuchar en todo este tiempo» (Loriga 2001: 231). Sebastián è una
61 «Por loco pasa el protagonista, Sebastián, un personaje perfectamente dibujado, lo cual
no lo hace menos incomprensible o elusivo.» (Masoliver ródenas 2008: 10). «Esta prosa ima- ginativa, brillante incluso en algunos diálogos, compensa de las insuficiencias psicológicas y constructivas en el diseño del personaje, cuyo perfil se constituye a partir de lo que se dice de él –definiciones, caracterizaciones del narrador– y no tanto de sus acciones, como sería dese- able.» (Senabre 2008).
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risposta a questa domanda, è un uomo che si interroga incessantemente su cosa non ha saputo ascoltare, dove ha fallito, e in entrambi i casi il nocciolo della storia è l’amore inteso come sentimento misterioso da sondare, da depredare da una posizione egoista ed egocentrica per poi rimpiangere la mancanza dell’‘altro’. Loriga stesso, in due interviste realizzate a distanza di anni, offre la medesima risposta per giustificare la stesura di TR e YSHDA, l’unico elemento che cambia è la prospettiva dalla quale si squadrano le relazioni amorose:
Es una novela contra la novela falsa de sentimientos que tanto éxito tiene. Mi abuela me decía que la gente sin sentimientos es la que se pone más sentimental, y Trífero busca reflejar eso. abordar el tema desde otro punto de vista. La de un hombre que no consigue línea directa con su corazón. Indagar en la rela- ción que existe entre los sentimientos y los hechos, las acciones. (Manrique Sabogal 2002: II)
ése es uno de los objetivos que Loriga se planteó con esta obra: demostrar que “se puede escribir de amor delirantemente ro- mántico” sin chapotear en la cursilería. “Mi abuela siempre de- cía que los sentimentales son gente sin sentimientos”, explica. “Este libro es como un estudio forense de una situación amoro- sa”. (Suárez 2008: 81)
Il meticoloso correttore di traduzioni non è altri che un Saúl Trífero un po’ invecchiato, un po’ meno cinico e un po’ più sentimentale. alcune rapi- de pennellate che mirano a dare profondità al personaggio di Sebastián, rie- sumano infatti atteggiamenti tipici del marito dell’imponente Lotte62. Ecco allora che, contagiato da un’indolenza di stampo walseriano, il protagonista non sa far altro che irretirsi da sé, ridotto ormai a un picaro del pensiero e dei sentimenti. Laddove in TR si susseguivano le imposture a danno di terzi,
qui si assiste all’idealizzazione dell’amore63, ultimo autoinganno di Seba- stián per vivere senza dover correggere la versione illusoria della propria
62 «Estaba muerto por fuera y por dentro pero su vanidad seguía casi intacta.» (Loriga 2008:
11). «No tenía, para empezar, grandes ambiciones mundanas, y había estado ya, aunque fuera de visita, en esos lugares que se suponen el vértice de la pirámide social, y si bien es cierto que no es lo mismo ser el dueño de un castillo que el visitante, su posición de huésped le había permitido ver con claridad que no era precisamente en un castillo ni en un palacio donde en- contraría el brillo que ahora le faltaba a su vida, con lo cual, su arribismo, que siempre lo tuvo,
[…] se había desvanecido entre el escaso placer que le habían sugerido ciertas condiciones de vida aparentemente mejores que las habituales.» (30).
63 «Pero tenía que estar enamorado, de eso estaba seguro, tenía que estar enamorado para
poder poner un pie detrás de otro y de nada valía ya estar enamorado de manera imprecisa, o estar enamorado del recuerdo de las mujeres que él mismo había traicionado. […] Y aun así corría hacia el amor porque no conocía otra manera de salvarse.» (Loriga 2008: 135-136).
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esistenza che, però, si rivela costellata di errori una volta tradotta in doloroso rapporto con il mondo reale.
Quello che appare un triangolo ai cui vertici vi sono il protagonista ano- nimo di H, Saúl Trífero e Sebastián, diviene in realtà un quadrilatero se si prendono in considerazione alcuni elementi testuali che riguardano la figu- ra dell’autore. In YSHDA la propensione all’autobiografismo spinge Loriga a giocare a carte un po’ troppo scoperte, nonostante abbia cercato più volte di porre in risalto la sua naturale tendenza alla rielaborazione letteraria64. Tra le righe di questo romanzo emergono continui riferimenti alle proprie vicende personali e il lettore è portato istintivamente a oltrepassare il velo costituito da Sebastián per irrompere nella vita reale del romanziere. Il protagonista è uno scrittore di quarant’anni che in gioventù ha riscosso un discreto successo (Loriga 2008: 135) ed è stato sposato a lungo prima di giungere al divorzio (34), episodio che ricalca quello, piuttosto recente, di Loriga e Christina rosenvin- ge; il numero dei figli avuti dalla coppia è uguale nella finzione e nella realtà (134), ecc. Nel testo appare poi una lettera di Sebastián indirizzata a bobby Fi- scher, scacchista ribelle ammirato da Loriga e al quale aveva dedicato un arti- colo, incluso nel volume DAME (Loriga 2007a: 19-21), pubblicato su «El País». Questi ammicchi influiscono negativamente sull’autonomia di Sebastián, il quale, più che personaggio, sembra divenire ‘persona’ nel senso etimologi- co del termine: una maschera. Loriga prova a rifugiarsi in esempi passati e chiama in causa la contiguità temporale tra eventi narrati ed eventi accaduti:
“Quería que el disfraz fuera lo más reducido posible para poder desarrollar después lo que me interesaba: una larguísima re- flexión sobre la literatura, la ficción y el amor, como ficción prin- cipal […]. Todo lo que no es literatura es cotilleo.” Y pone por testi- go al premio Nobel Saul bellow, un escritor a quien no le importó utilizar su intimidad para componer sus ficciones. “Cuando pa- sen los años dará igual si eso fuese verdad o no.” (Hevia 2008: 50)
Non si vuole di certo far leva sul gusto per il pettegolezzo, però dal punto di vista letterario l’autoreferenzialità di certe situazioni conferisce a YSHDA
un tono dimesso da diario intimo, si ridimensionano in questo modo le ambizioni di un romanzo che avrebbe voluto essere universale e l’ombra di un bilancio sentimentale che si risolve nella sfera del privato cala sulla prosa dello scrittore madrileno.
64 «En alguna ocasión ha definido su literatura como una especie de corresponsalía de sí
mismo. “No tanto como notario de lo que sucedía sino de las situaciones literarias en las que andaba metido. No escribo lo que sucede sino lo que imagino desde una serie de parámetros que suelen ser más literarios que vivenciales”, dice.»(Castilla 2008: 11).
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5.6.2. una prosa all’ombra di kierkegaard