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7.3. La trilogia del fallimento (1996-2001) : un album color seppia
7.3.1. Las máscaras del héroe (1996)
LMDH è un’epopea degradata (Pérez bowie 1998: 69) che ripercorre i pri- mi trent’anni del xx secolo della storia di Spagna, snodandosi tra le strade e i caffè di una Madrid che, scossa dall’affievolirsi del canto modernista, rimpiazzato dallo strepito delle avanguardie, si proponeva come una Parigi minore in cui scrittori o aspiranti tali convergevano in cerca di gloria.
Prada ordina l’immensa mole narrativa in quattro sezioni. L’apertura del libro, intitolata, in un omaggio sicuramente wildiano (García Jambrina
1997: 12), De Profundis, è un assolo del poeta Pedro Luis de Gálvez, in cui
20 «[Desgarrados y excéntricos] Lo concebí en una situación difícil. Llevaba mucho tiempo
escribiendo y había mandado varios libros a editoriales que los rechazaron. […]. Estaba muy ob- sesionado con los temas del fracaso, del olvido, la imposibilidad de darme a conocer. […] Por eso hay una cierta hermandad con todas estas criaturas suburbiales de la literatura que pusieron todo su entusiasmo, todo el fervor del mundo, y que no consiguieron nada.» (Parra 2001: 72).
21 «Siempre recuerdo ese dístico de borges, que se titula A un poeta menor y dice: “La meta
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questi scrive una lettera diretta al soprintendente delle prigioni del peniten- ziario di Ocaña. In essa traccia a grandi linee la propria esistenza, soffer- mandosi con particolare diletto su alcuni scabrosi episodi di gioventù, per poi giungere al momento del suo arresto. Prada imita lo stile irriverente dello scrittore prendendo spunto dalle sue opere reali (Gimferrer 2008: 7) e, dopo aver riempito la missiva di dettagli tremendisti22, la conclude con un ricamo d’invettive che per la sua barocca virulenza non ha nulla da invidiare all’acredine di Quevedo (Gómez 2001: 130). Quanto riportato, le circostanze che spingono alla stesura del brano e l’ambiguità morale di Gálvez, riman- dano al genere picaresco (Pérez Miguel 2001) e, in effetti, l’atmosfera sordi- da e sfrontata tipica di questa modalità narrativa pervade le oltre cinquecen- to pagine del volume. all’influsso della picaresca, bisognerebbe sommare, considerata la complessità della trama e il caleidoscopio di avventure e amo- ri che verrà allestito, quello della «novela bizantina» (Cilleruelo 1996b: 72).
Nella seconda parte, Museo de espectros, Prada si avvale dell’espediente del manoscritto ritrovato e in una nota a piè di pagina ammette di esse- re intervenuto soltanto per migliorare la coesione del testo, accollando la responsabilità di ogni parola a Fernando Navales, estensore unico delle proprie memorie (Prada 2008a: 45). Il capitolo in questione comprende un periodo che va dal 3 marzo 1909, data della morte dello scrittore alejandro Sawa, fino al decesso del dittatore Miguel Primo de rivera, ma riguardo a quest’ultimo avvenimento è opportuno specificare che l’autore altera la real- tà storica creando una cesura ad hoc prima di passare alla sezione seguente (Imboden 2003: 203). Nel lasso di tempo indicato, Navales narra celermente la sua infanzia per poi indugiare sugli anni finali dell’adolescenza e l’inizio dell’età adulta. Fernando era cresciuto tra le mura decadenti di una dimo- ra nobiliare – in balia dell’abbandono per la scomparsa della madre e la conseguente abulia del padre23 –, dove ben presto irrompono Carmen de burgos e sua figlia Sara24, affittando una parte del caseggiato e organizzan- do tertulias letterarie, durante le quali il giovane entra in contatto con vari artisti dell’epoca: ramón Gómez de la Serna, rafael Cansinos-asséns, Pío baroja, ramón del Valle-Inclán e Pedro Luis de Gálvez, uscito di prigione grazie a un indulto concesso dal re. Nel frattempo, il narratore rimane or-
22 «Sí diré, en cambio, que en mi existencia no hay más acontecimiento que la pena y el
desgarro; mido el tiempo (ahora que ya no me queda ni el consuelo de la rata ciega, pues hace poco, en un acceso de vesanía, me la comí cruda y casi viva, después de pisotearle el cráneo) por los espasmos de mi dolor, y languidezco en medio de la aflicción, que ya es lo único que me mantiene vivo.» (Prada 2008a: 39).
23 Gli ambienti ritratti sono molto simili a quelli del racconto Sangre Azul: vid. Prada 1997:
37-48.
24 Prada cambia il nome della figlia di Colombine, quello vero era María, e ritocca abbon-
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fano anche del padre e, ancora minorenne, viene affidato alle cure di alcuni parenti. ben presto però rinuncerà agli studi per dedicarsi a tempo pieno al vagabondare rapsodico della penna e del corpo. I rapporti tra lui e Gálvez si rafforzano: l’adolescente segue ovunque lo scrittore e si inebria di miraggi letterari respirando l’aria stantia e dolciastra della bohème. Navales mostra di possedere una mente sveglia e fiuto nell’intuire le intenzioni recondite delle persone e queste doti gli schiudono i battenti della porta di servizio del mondo dello spettacolo: Narcisco Caballero, impresario del Teatro de la Comedia, gli offre di divenire suo assistente.
Una volta salito il primo ripido e scivoloso gradino che prelude l’ascesa sociale, il protagonista si abbandona a un’esistenza di sotterfugi meschini e bagordi, barcamenandosi tra l’abiezione allucinata di artisti pezzenti e la cinica lussuria dei ricchi. Gli aneddoti accumulati da Prada sono talmente numerosi e circoscritti che risulterebbe dispersivo riportarli uno a uno, si possono però mettere in evidenza le due parabole opposte delle vite di Fer- nando e di Pedro Luis. Se da un lato il giovane riesce a raggiungere un certo agio; dall’altro Gálvez comincia a sprofondare in una spirale che lo priverà di ogni cosa, lasciandogli intatto solo il talento nel comporre versi. La brec- cia socio-economica che si sta aprendo tra i due provoca le prime frizioni e quella che era iniziata come una lotta silente si trasforma in una guerra esplicita. Navales seduce, nonostante sia incinta, la compagna di Gálvez, Te- resa, ma quando crede di aver appagato la propria vanità, il poeta bohémien entra nella stanza e, d’accordo con la donna, gli chiede i soldi della presta- zione. Il segretario di Narciso Caballero, qualche tempo dopo, risponderà all’affronto rubando vari sonetti e due commedie dallo scrittoio del poeta.
In compagnia dell’inseparabile González ruano, Fernando si getta a ca- pofitto nelle notti madrilene, cacciandosi in surrealiste discussioni etiliche con buñuel, Lorca e Dalí, mentre di giorno si avvicina sempre più ai letterati del caffè Europeo, un manipolo di individui inclini a simpatizzare con idee di destra – Edgar Neville, agustín de Foxá, Sánchez Mazas, Ernesto Gimé- nez Caballero, ecc. –, e a raccogliersi attorno a José antonio Primo de rivera. Questi incontri però sono spesso infiammati da scontri verbali con le ruvide voci degli anarchici Durruti e ascaso o del vecchio Gálvez. In un clima di crescente tensione, Navales affila il proprio cinismo e lascia che Sara, ormai dipendente dalla cocaina, fugga a Parigi con ramón Gómez de la Serna. Sul cielo di Madrid cala il sipario di un’epoca che si chiude con l’ultimo respiro di Carmen de burgos e la morte del dittatore Miguel Primo de rivera.
Nel terzo capitolo di LMDH, La dialéctica de las pistolas, il narratore ri- porta gli avvenimenti che sconvolgono la capitale spagnola dal 12 aprile
193125 al novembre 1936, quando le truppe franchiste la cingono d’asse-
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dio26. Il protagonista, approfittando dell’assenza di Gálvez, emigrato a dif- fondere il verbo anarchico in Cile, recupera una delle commedie sottratte al poeta e convince il suo datore di lavoro a rappresentarla presso il Tea- tro de la Comedia, riscuotendo un discreto successo. Nel frattempo Sara è tornata da Fernando e i due sono di nuovo insieme, ma sembra unirli solo il ricordo di un passato comune: la donna si abbandona al suo desti- no dimesso e tragico – aiuta i derelitti di una comune anarchica e infine si suicida per evitare di essere violentata da un drappello di falangisti –, mentre lui continua a condurre un’esistenza dissoluta, in un costante dop- pio gioco sia con i sostenitori di José antonio sia con i repubblicani. È em- blematico l’evento, simbolo di una violenza estetica e politica che non ob- bedisce a nessuna logica se non a quella del caos, organizzato dallo stesso Navales nel Teatro de la Comedia, dove la proiezione di L’Âge d’or di Luis buñuel precede il discorso di José antonio Primo de rivera che sancirà la fondazione della Falange27.
Dopo il golpe del 18 luglio l’atmosfera si satura di delazioni, rappresaglie e presagi di morte. Per il narratore, che in quel periodo aveva svolto con burocratica diligenza l’incarico segreto di sobillatore, sembra essere giunto il momento di pagare le sue malefatte: i due figli di Gálvez, ormai maggio- renni, lo conducono al cospetto del padre, incaricato dalla Federación anar- quista di arrestare o giustiziare chiunque fosse sospettato di tramare contro le milizie popolari e, in una notte rischiarata dai lampi di un’imminente tempesta, Navales si ritrova a ridosso di un terrapieno nel parco di Dehesa de la Villa con i fucili puntati contro il petto. Pedro Luis però lo grazia: gli infila tra i denti una pallottola e lo esorta a usarla per uccidersi da sé.
Questo atto di magnanimità pone fine alle memorie di Fernando e ciò che accade in seguito viene raccontato dall’autore reale – o da un narratore di secondo grado – in un epilogo. Il lettore apprende che il protagonista, lungi dal seguire il consiglio del poeta bohémien, fugge da Madrid per unirsi ai golpisti. Gálvez invece rimarrà fedele ai suoi ideali anarchici e accompa- gnerà il governo repubblicano nel suo esilio a Valencia e lì, dopo l’occupa- zione della città da parte delle truppe di Franco, verrà arrestato e condan-
municipales que iban a traer la república.» (Prada 2008a: 390).
26 «Detrás de mí, a una distancia de apenas medio kilómetro, más allá de los desmontes
regados por una sementera de minas y fémures, estaban los soldados de Franco, esperando entrar en Madrid cuando volviese a reír la primavera de aquel año, o del siguiente, o del que fuera.» (Prada 2008a: 556).
27 Si tratta ovviamente di una forzatura, che però obbedisce a una precisa intenzione: «Tanto
en Foxá como en Prada, dos acontecimientos históricos –la proyección de L’Âge d’or y el acto funda- cional de Falange Española en el Teatro de la Comedia el 29 de octubre de 1933– y la relación entre los dos desempeñan un papel primordial. En torno a los personajes de buñuel y José antonio se articula, en Foxá, el tema de la decadencia intelectual y de la salvación política e ideológica, mien- tras que Prada plantea la relación entre violencia estética y violencia política.» (albert 2003: 36).
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nato a morte. Lo scrittore, ormai cinquantanovenne, sarà fucilato alle sei e mezza del 30 aprile 1940 contro il muro del cimitero dell’almudena, ma persino negli ultimi istanti di vita avrà l’ispirazione necessaria per redigere una lettera indirizzata al suo antagonista – il libro termina così seguendo un andamento circolare –, in cui ricorderà con affetto i compagni di sventura e minaccerà Navales con il proiettile del rimorso. Fernando si suiciderà due anni più tardi, tormentato dal sospetto di essere perseguitato da Gálvez. Prada ricorre dunque a una pennellata poetica conclusiva, scalfita forse da una lieve ironia, serrando ermeticamente il vasto cerchio di avvenimenti che ha miniato28.
Come si evince dalla sinossi proposta, il nucleo drammatico è costituito dalla coppia Gálvez/Navales e l’intera narrazione viene condotta saggiando la resistenza di questo filo che lega ogni singolo episodio (altmann 2003: 58). Il poeta e l’arrivista rappresentano due personalità estreme, segnate dal marchio dell’infamia e quindi, teoricamente, dovrebbero essere entrambi degli antieroi, ma il talento letterario di Pedro Luis, i suoi slanci di genero- sità, il suo fervore messianico per una sorta di irrazionale giustizia poetica, nonché l’amore profondo per la compagna e la sua fermezza di fronte alla morte, lo rendono un essere superiore – in grado di formarsi a contatto con le avversità della vita (Gómez 2001: 126) – rispetto a Fernando, il quale invece appare tutto d’un pezzo: non cede al pentimento e si rivolta nella fanghiglia dell’aberrazione fino a dissolvere ogni remora morale nell’acido del cinismo e della vigliaccheria. Gálvez e Navales acquistano così le fattezze di un altro celebre duo letterario e le loro azioni ripropongono le movenze di Max Estrella e don Latino de Hispalis. Gli artisti, sia in LMDH sia in Luces de bohemia, sono mendicanti dalla vita spezzata, rovinati da una passione
letteraria che li divora e li inorgoglisce, slegati da un’epoca in cui ormai sta per prendere il sopravvento una società materialista (120-121)29. Don Latino e Fernando incarnano il polo opposto, l’uomo nuovo concentrato su se stesso e sui propri bisogni immediati, che concepisce la letteratura e i rapporti con essa solo attraverso il tornaconto economico o il raggiungimento della noto- rietà (131). Quanto affermato nell’ambito dell’arte vale anche per le relazioni sociali: la sgangherata fratellanza proposta dai bohémiens viene negata da un ideale borghese solipsista che oppone alla maschera – elemento drammati- co e teatrale – dell’eroe, la pose, patina di dandismo che serve ad ammantare un impegno impiegatizio nella scrittura, attività che da impulso inconteni- bile diviene mero esercizio di stile. Questo è il senso del titolo del volume di
28 «Por justicia poética, y también por satisfacer ese alivio estético que nos deparan las si-
metrías, queremos pensar que Fernando Navales cargó la pistola con aquella bala que Gálvez le había depositado en la boca, en la madrugada del 28 de noviembre de 1936.»(Prada 2008a: 570).
29 Fuentes (2003: 150) legge questo sfasamento tra artista e società in chiave critica, stabilen-
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Prada: Gálvez ha ancora la possibilità tragica, pur senza farlo trasparire, di provare sentimenti distinti a seconda delle circostanze30, mentre Navales ha a disposizione solo la menzogna, il sorriso sprezzante di chi è incapace di interpretare un ruolo differente da quello che gli è stato assegnato dai tempi in cui è costretto a vivere.
Pedro Luis e Fernando, appartenendo a generazioni e ad ambienti diver- si, hanno bisogno di ‘personaggi ponte’ che li mettano in contatto e questo ruolo è svolto, nella prima parte del libro, da Carmen de burgos, la quale verrà poi rimpiazzata dalla figlia (Imboden 2003: 209). a loro volta, i due protagonisti funzionano come catalizzatori che radunano attorno a sé uno stuolo di figure simili, nelle cui parole e nei cui gesti si moltiplicano e si sfaccettano alcuni tratti salienti del loro carattere. Gálvez si circonda di dise- redati, di intellettuali macilenti, deformi, ubriaconi, attraversati dal lampo della follia o percorsi da un’incrollabile fiducia nell’uomo e nella poesia – Vidal y Planas, buscarini, Cansinos-asséns, Eliodoro Puche, xavier bóveda, ecc. – e, in un secondo momento, di anarchici – Durruti e ascaso –. Nell’or- bita di Navales si aggirano invece individui senza scrupoli come Narciso Caballero oppure discoli artisti borghesi – Lorca, buñuel e Dalí –, ben presto sostituiti da scrittori reazionari – González ruano, agustín de Foxá, Sán- chez Mazas, Giménez Caballero, ecc. – e da esponenti della Falange – Primo de rivera, ramiro Ledesma, ecc. –. Solo un paio di personaggi sembrano rimanere al di fuori di ogni disputa, non contagiati dall’ebbrezza dell’alcol e indifferenti a qualsiasi discussione che non sia letteraria: ramón Gómez de la Serna vive assorto nel suo caos giullaresco, impaurito dalla violenza (Pra- da 2008a: 534-535), mentre Jorge Luis borges osserva ogni avvenimento con lo sguardo scettico e tranquillo di chi non teme la cecità perché consapevole di racchiudere dentro di sé un numero infinito di mondi che solo le parole possono illuminare (212).
Il campionario di spettri letterari che sfilano tra le pagine di Prada è a tal punto variopinto e copioso che, soprattutto nella sezione Museo de espectros, come nota José María Merino (1997: 49), soffoca e scombina con mille di- gressioni il conflitto portante del libro, indebolendo la storia. Si crea in que- sto modo un senso di staticità e si ha la sensazione di trovarsi al cospetto di una fotografia di gruppo che, scattata con l’ansia di sorprendere tutti i pre- senti con un gesto a mezz’aria che riveli la personalità di ciascuno di loro, rasenta l’approccio proprio del «cuadro de costumbres» (Peña 1997: 28). Tale sensazione è una diretta conseguenza delle regole del gioco scelte da Prada:
30 «–Yo creo que Gálvez padece todas las contradicciones del héroe clásico– reflexionó
Muñoz Seca, […] –Las circunstancias le obligan a actuar de modo contrario a sus convicciones. Pero en su semblante nunca se manifiestan las pugnas que mantiene con su alma: tampoco en la tragedia griega contemplábamos el rostro del héroe, había una máscara que lo vedaba a nuestros ojos.» (Prada 2008a: 551).
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La novela engloba, en el nivel del enunciado, tres planos, que constituyen como tres grados de realidad:
1. La realidad ficticia de lo que hubiera podido ser: la verosimili- tud. La historia individual del protagonista, un personaje com- pletamente ficticio, es verosímil. Su modo de percibir el mundo es subjetivo.
2. La realidad anecdótica, en la que se mezclan los hechos reales e imaginados, y que vacila entre la veracidad y la verosimilitud: la anécdota o caricatura. En esta realidad retorcida y/o exagerada, entre lo histórico y lo ficticio, se sitúa el grupo de bohemios, que forman un actor colectivo.
3. La realidad histórica u objetiva (Historia): la veracidad. El tras- fondo de la novela está constituido por hechos reconocidos so- cialmente como verdaderos, puesto que están documentados en crónicas y libros de historia. (Imboden 2003: 200-201)
I tre piani non sono ovviamente stratificati, ma vengono mescolati di conti- nuo tra loro, tanto più che il discorso del narratore, per risultare verosimile, deve avvalersi degli altri due perché soltanto annullando il limite tra fin- zione e nozioni storico-letterarie potrà apparire convincente. Prada dunque riversa sui due protagonisti tutte le sue conoscenze riguardo a quel periodo, fornendo una mole considerevole di informazioni documentate e qualche estratto di opere reali o couplets in voga allora, e tesse una ragnatela fittis- sima di eventi che tendono sia a mascherare le piccole incongruenze o i rari anacronismi, sia a mettere in scena scrittori molto diversi fra loro che senza Navales non si sarebbero mai imbattuti l’uno nell’altro31. L’affanno di rafforzare la veridicità dell’opera però, ha comportato l’ipertrofia della stes- sa (Sanz Villanueva 1996: 15) e, per certi versi, lo svilimento degli aneddoti riportati che, spesso, non riescono ad andare oltre la superficialità della no- tizia curiosa carpita da un manuale di scuola superiore (Valladares Álvarez
1995: 166)32. In effetti, tra l’esuberanza di un linguaggio piuttosto maturo, emerge chiarissima una visione esaltata dell’arte – come avveniva in NCAN
di bonilla –, propria di un temperamento giovanile propenso a inquadrare il mondo da un’ottica libresca, finendo per porre al centro di ogni cosa la letteratura (Pérez bowie 1998: 70).
García Jambrina (1997: 12-13) prova a individuare alcune fonti e mette in evidenza l’intenso dialogo intertestuale tra LMDH e una serie di palinsesti
31 Va comunque tenuto presente che a Prada non interessa una meticolosa ricostruzione
storica: «entre la historia y la leyenda, Juan Manuel de Prada prefiere la leyenda, […] no le im- porta, desde luego, la fidelidad a la verdad […] sino la fidelidad a su estética y su estilo». (García Jambrina 1997: 12).
32 anche la caratterizzazione dei bohémiens sembra riproporre triti stereotipi: vid. Fuentes
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rielaborati da Prada: Nuevos retratos contemporáneos e La sagrada cripta de
Pombo di Gómez de la Serna, Memorias. Mi medio siglo se confiesa a medias
di González-ruano, La novela de un literato di Cansinos-asséns, Gente gra-
ciosa y gente rara di López Pinillos, La bohemia galante y trágica di Carrere, Existencias atormentadas o Los aventureros del arte e Por los que lloran: apuntes de la guerra del Rif di Gálvez, El árbol de la ciencia e Desde la última vuelta