2. lib(e)ro mercato e ‘generación x’
2.2. La galassia dei premi letterari
2.2.2. Stelle e buchi neri
Nell’affollato cielo dei certamina letterari ve ne sono alcuni che brillano – o hanno brillato – intensamente, nonostante non possiedano le dimensioni né il glamour del Planeta. Senza ombra di dubbio il Nadal – fondato nel 1944
dall’editore di Destino, Josep Vergés – per la sua storia, contraddistinta da intuizioni felicissime e cantonate imbarazzanti, è uno dei premi più cono- sciuti in Spagna oltre a essere stato il primo a sorgere dai calcinacci fisici e culturali degli anni successivi alla guerra civile. L’obiettivo del Nadal era scoprire nuovi talenti, in un tentativo encomiabile di introdurre il germe di una letteratura nuova nella terra desolata della dittatura franchista. Per il vincitore sono previste la pubblicazione del libro e una discreta somma di denaro, passata dalle 5.000 pesetas del 6 gennaio 1945 ai 18.000 euro di oggi. Si tratta di cifre consistenti, ma non roboanti come quelle del Planeta e infatti, insistendo sul divario tra la pacchianeria altisonante della casa edi- trice rivale e la sobrietà forzata di Destino, gli organizzatori del Nadal hanno cercato di fondare la credibilità del loro concorso.
23 «È del resto curioso vedere come, in letteratura, il sistema dei premi letterari, corrente-
mente biasimato per la sua decrepitezza accademica […] ha ritrovato una vitalità sorprendente adattandosi al ciclo funzionale della cultura moderna. La loro regolarità, in altri tempi assurda, ridiviene compatibile col riciclaggio congiunturale […]. Un tempo segnalavano un libro alla po- sterità ed era grottesco; oggi segnalano un libro all’attualità ed è efficace.» (baudrillard 2010: 111).
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Durante i primi tempi, contribuirono a rafforzare il prestigio del premio anche i nomi dei vincitori – Carmen Laforet, Miguel Delibes, ana María Matute e rafael Sánchez Ferlosio –, che ben presto si sarebbero dimostrati narratori di razza. Però, proprio a causa di una linea improntata all’one- stà intellettuale, negli anni ’80, si arrivò a premiare autori mediocri – Juan ramón Zaragoza, Carmen Gómez Ojea, Salvador García aguilar o José Luis de Tomás García –. Questo sfasamento qualitativo costò molto in termini di immagine, tanto che quando nel 1986 Josep Vergés cederà la sua quota di azioni in Destino (il 50%) a Julián Viñuales, si assisterà a uno strappo con il passato e si sceglierà di premiare scrittori piuttosto noti, in grado di favorire le vendite: quello stesso anno verrà proclamato vincitore Manuel Vicent con Balada de Caín e nel 1988 Juan Pedro aparicio con Retratos de
ambigú. La nuova impostazione, in equilibrio tra qualità letteraria e vocazio-
ne mercantile, si rafforzerà con l’entrata del gruppo Planeta – il quale aveva comprato da Viñuales il pacchetto di azioni possedute da Vergés –. Nella prima metà degli anni ’90 gli autori di punta scelti sono Juan José Millás
(1990), alejandro Gándara (1992), il filosofo rafael argullol e rosa regás
(1994). Il clamoroso successo di pubblico ottenuto da José Ángel Mañas –
60000 copie vendute in un anno (Padilla 1999: 8) –, finalista nel 1994, spinge la casa editrice Destino a provare un ritorno alle origini e a scommettere su giovani autori esordienti.
a volte però la nostalgia da bolero risulta, oltre che rischiosa, anacronisti- ca. L’operazione non ebbe successo, salvo nel caso del libro Matando dinosau-
rios con tirachinas di Pedro Maestre, e si elaborò una strategia più cauta: nel
1998 si concesse il Nadal a Lucía Etxebarría, autrice poco più che trentenne, in qualche modo affine alla giovane narrativa degli anni ’90, ma dalle poten- zialità commerciali già rodate – 35.000 copie vendute con il romanzo Amor,
curiosidad, Prozac y dudas, pubblicato da Plaza & Janés (Vila-Sanjuán 2004: 437) –; nel 1999 si preferì invece un autore che godeva di una solida reputa- zione letteraria, Gustavo Martín Garzo. Nel corso degli ultimi anni il Nadal ha provato a trovare la giusta alchimia partendo da quelle basi, dosando con accortezza la gioventù dello scrittore e l’intelligenza della prosa, come testimonia l’elenco di alcuni dei recenti vincitori: Lorenzo Silva (2000), Án- gela Vallvey (2002), andrés Trapiello (2003), Pedro Zarraluki (2005), Eduardo Lago (2006), Felipe benítez reyes (2007), Francisco Casavella (2008).
astri minori rispetto al premio ideato da Vergés, ma rischiarati dal cari- sma degli editori o dal prestigio delle case editrici che li hanno patrocinati, sono il biblioteca breve, l’Herralde e La Sonrisa Vertical.
Il biblioteca breve era nato nel 1958 dall’entusiasmo di Carlos barral, con l’intenzione di scovare giovani scrittori dotati di una prosa colta e innovativa e, in effetti, fino a che non lo si abolì nel 1972, i nomi degli autori premiati rispecchiarono tali criteri di qualità: Luis Goytisolo (1958), Juan García Hor-
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telano (1959), Mario Vargas Llosa (1962), Guillermo Cabrera Infante (1964), Juan Marsé (1965), Carlos Fuentes (1967) e Juan benet (1969), ecc. Nel 1999, Seix barral – sotto l’egida di Planeta da ormai diciassette anni – ha deciso di rilanciare il biblioteca breve con una dotazione di 30.000 euro e il vincitore è stato il messicano Jorge Volpi, forse l’ultimo tributo alla raffinatezza del poeta-editore dalla barba luciferina, perché in seguito la lista degli scrittori scelti inizierà a essere intaccata dal tarlo degli interessi commerciali: Elvira Lindo (2005), Gioconda belli (2008) e Clara Usón (2009); a metà strada tra necessità di cassa e finezza letteraria si pongono invece Juan bonilla (2003), Luisa Castro (2006) e Juan Manuel de Prada (2007).
L’Herralde risale al 1983, quando anche il proprietario di anagrama si adeguò al sistema dei premi, sempre però con un occhio di riguardo per la qualità e l’originalità della ricerca letteraria. Tra i vincitori non è raro trova- re nomi di culto delle lettere castigliane, esponenti di un mondo in cui la pagina è un origami, un fiore di carta nato dall’eleganza e dall’abilità delle dita: Álvaro Pombo (1983), Sergio Pitol (1984), Javier Marías (1986), Félix de azúa (1987), Miguel Sánchez-Ostiz (1989), Paloma Díaz-Mas (1992), Pedro Zarraluki (1994), roberto bolaño (1998), Enrique Vila-Matas (2002), ecc. at- tualmente il concorso prevede una dotazione di 18.000 euro.
Il premio La Sonrisa Vertical, concesso dalla casa editrice Tusquets e li- mitato alla narrativa erotica, nacque nel 1977 e svolse un ruolo importante di emancipazione culturale e sessuale negli anni della Transizione, riuscendo a unire tra i suoi requisiti capacità di affabulazione e scioltezza nel maneg- giare situazioni piccanti. Nel 2005, dopo quasi trent’anni di vita e con una dotazione che era passata dalle 500.000 pesetas ai 25.000 euro, Tusquets ha sospeso il certamen, sostituendolo con il generico premio Tusquets Editores de Novela – la giuria è rimasta invariata e al vincitore spettano 20.000 euro –, che però stenta ad affermarsi dal momento che per ben due volte in poco tempo, al suo esordio e nel 2008, non è stato possibile dichiarare un vincito- re a causa del livello insoddisfacente dei testi presentati.
Oltre a questi certamina legati a case editrici ‘minori’ ma provviste di una solida tradizione, vi sono concorsi indetti da gruppi editoriali importanti che si sono rivelati dei buchi neri a livello economico perché, senza una pre- parazione e un capitale adeguati, hanno provato a competere con il Planeta, imitandone i meccanismi.
L’Internacional de Novela Plaza & Janés è stato il primo a sfidare l’oliato congegno della famiglia Lara. Venne indetto nel 1984 e si rivolgeva aperta- mente a tutti gli autori di lingua castigliana – saggiava così la permeabilità del mercato latinoamericano –, offrendo al vincitore 5.000.000 di pesetas. Non solo si partì con una cifra piuttosto alta, ma si tentò di eguagliare lo sfarzo del Planeta con cerimonie capaci di attrarre l’attenzione dei media, insufficienti però a dare lustro a un premio che qualitativamente sembrava
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condannato alla mediocrità (Vila-Sanjuán 2004: 445). Si riuscì poi ad alzare un po’ il livello e nel 1987 lo vincerà Néstor Luján, al quale succederà José María Caballero bonald. Per attirare ancor più l’attenzione, nel 1989, si rad- doppiò la somma spettante all’autore del miglior libro presentato. Il pre- mio indetto da Plaza & Janés però, non spiccherà mai il volo: nonostante il susseguirsi di autori di un certo spessore – Jesús Ferrero (1990), José María Guelbenzu (1991) –, le vendite saranno inferiori alle aspettative e alle grandi tirature (80.000 esemplari) previste dal regolamento del concorso. Il 1992
registrerà l’ultimo disperato tentativo del gruppo editoriale per mantenere in vita il premio: concederlo, dopo aver stretto accordi previ, ad andrés Tra- piello (Vila-Sanjuán 2004: 446). L’anno successivo non si riuscirà a scovare tra le opere inviate una che spicchi sulle altre e l’assegno milionario non verrà consegnato: l’agonia del Plaza & Janés è ormai irreversibile e i respon- sabili editoriali, all’epoca Hans Von Freyberg ed Enrique Murillo, decidono di sopprimerlo. Per compensare l’insuccesso del concorso, Plaza & Janés proverà a rilanciare l’idea su piccola scala, ideando, in collaborazione con la città di bilbao, il Premio de Novela El Sitio, vinto, nel 1993, da ray Loriga con il libro Héroes.
Un premio che continua a sopravvivere tra mille difficoltà è quello bandito da alfaguara, aperto a qualsiasi romanzo inedito scritto in lingua castigliana e che prevede una dotazione di 175.000 dollari (129.000 euro). La casa editrice punta soprattutto a conquistare il mercato dell’america Latina e per render- sene conto basta scorrere la lista dei vincitori24. La politica editoriale dell’im- presa marca poi le scelte della giuria, indirizzandola in genere verso romanzi di facile lettura adatti ai gusti del grande pubblico – anche se, ultimamente, sembra prevalere la volontà di saggiare sentieri letterari più impegnativi –; eppure alfaguara fatica a ritagliarsi uno spazio importante nel mercato dei libri divenuti best-sellers grazie allo strepito mediatico dei certamina.
Va infine citato l’altrettanto recente concorso organizzato dalla casa edi- trice Espasa-Calpe – la quale, non va dimenticato, è nell’orbita del gruppo Planeta, ma gode di una certa libertà di manovra – con l’appoggio dei gran- di magazzini El Corte Inglés. La prima edizione del premio Primavera è stata celebrata nel 1997 e la dotazione di 25.000.000 di pesetas era finita tra le mani di rosa Montero grazie al romanzo La hija del caníbal. La strada intrapresa da Espasa-Calpe sembrava lastricata d’oro perché il testo della Montero venderà 250.000 copie, diventando «la novela contemporánea más vendida de Espasa Calpe en la época democrática» (Vila-Sanjuán 2004: 447). Negli anni seguenti però, il successo ottenuto con La hija del caníbal non si
24 Eliseo alberto e Sergio ramírez (1998), Elena Poniatowska (2001), Tomás Eloy Martínez
(2002), xavier Velasco (2003), Laura restrepo (2004), Graciela Montes ed Ema Wolf (2005), San- tiago roncagliolo (2006), antonio Orlando rodríguez (2008), andrés Neuman (2009), Hernán rivera Letelier (2010), Juan Gabriel Vásquez (2011) e Leopoldo brizuela (2012).
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ripeterà e le spese25 supereranno di gran lunga i benefici derivanti dalle ven- dite. Il rompicapo non appariva di facile soluzione e alla fine si ricorse a un espediente di comprovata efficacia: concedere il premio a un autore abituato a frequentare le zone alte delle classifiche dei titoli più venduti. Nel 2002
Lucía Etxebarría, con De todo lo visible y lo invisible, venderà più di 150.000
copie del suo testo. Si persevererà poi su questa linea, riducendo al minimo i margini di insuccesso grazie a nomi altisonanti o comunque noti – Juan José Millás (2002), Juan Manuel de Prada (2003), Lorenzo Silva (2004), José Ovejero (2005), Luis Sepulveda (2009) – oppure favorendo autori di opere spiccatamente commerciali – Fernando Marías (2010), raúl del Pozo (2011) – .
Il rischio implicito nell’optare per queste soluzioni di comodo è quello di eclissare il versante letterario di un premio che, in teoria, dovrebbe essere foriero di nuovi scrittori e di azzardi tecnici, stilistici o argomentativi. Si impoverisce così il panorama narrativo, favorendo il sorgere, soprattutto tra le nuove leve, di ‘opere da concorso’ e si concede visibilità alla solita ristretta cerchia d’autori già affermati, atrofizzando le giovani penne. D’altronde non c’è da stupirsi: se si vuole vendere un prodotto è bene affidarsi a un perso- naggio famoso e, se si tratta di piazzare un libro, le cose si complicano ancor di più giacché, come ricorda l’editore Constantino bértolo (1997: 9) «la tirada media de un autor joven son dos mil ejemplares y es muy difícil venderlos».