5. ray loriga
5.6. Ya sólo habla de amor (2008) : l’intruso è sempre l’ultimo ad abbandonare
5.6.3. Walser, Vila-Matas e Loriga: sentieri che non si biforcano
YSHDA sorge dall’influenza di una letteratura rimasta finora sottotraccia
tra le pagine di Loriga, quella mitteleuropea. Nei libri da lui pubblicati vi era stato solo qualche cenno a Franz Kafka e in TR, grazie soprattutto agli ambienti descritti, il fantasma letterario di Nabokov vagava tra nebbie vaga- mente nordiche. Qui invece si è di fronte a una vera e propria dichiarazione d’amore – per certi versi parallela a quella del protagonista, turbata da dubbi, impacci e slanci più o meno generosi – nei confronti di alcuni autori di lin- gua germanica70. Il luogo in cui si consuma l’azione, l’ambasciata svizzera
68 «Ninguna acción que ignora por completo el territorio de la bondad es una acción inteli-
gente, pues inteligencia y bondad son una y la misma cosa. Si la bondad es la compresión de lo otro, también la inteligencia es la comprensión de lo otro.» (Loriga 2008: 27). «He aquí que me enfrento ante lo que he dado en llamar el problema legendario de mi propia existencia, que depende tanto de la teoría hegeliana, somos historias más memoria, como de las ensoñaciones whitmanianas, somos libertad y espíritu, porque, sea como sea, las posiciones de la memoria, y las del espíritu, son las posiciones posibles, y cabría decir prefijadas, y no existe más que el límite del juego y el juego mismo.» (152).
69 «No dejaría en ningún caso que un fontanero del alma le desatascase sus magníficas
cañerías.» (Loriga 2008: 103). «dijo el nombre de dos o tres bares del centro, con gran excitación, como si su vida fuese un calendario con todas las fechas y todas las horas marcadas de rojo festivo.» (162).
70 «Es una novela de amor sin amor, de desamor. […] Diría que está orientada hacia cierta li-
teratura centroeuropea, que incluye a Canetti, a Musil, a Walser, de hecho estos autores forman parte del tema. Es una novela menos ‘americana’ por así decirlo. Está más pegada a la literatura centroeuropea.» (Valencia 2008: 23).
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di Madrid, è un mondo a sé che prende le distanze dal contesto spagnolo e disegna un perimetro narrativo all’interno del quale persino il tempo sem- bra essersi fermato in un’epoca passata: si è di fronte a un non-luogo che risulta congeniale alla messa in scena di «una novela de desamor» il cui protagonista è un diretto discendente dell’Ulrich di Musil, un uomo che non possiede capacità ben definite se non quella di un’acuta e paziente auto- auscultazione delle proprie inquietudini. Il fatto però che vi sia un rimando alla Svizzera e non all’austria o alla Germania, permette di porre in risalto il nome di robert Walser, l’unico ad apparire esplicitamente nel romanzo71. La scrittura di Loriga riproduce infatti l’apparente superficialità di quella di Walser, e Sebastián, a volte, ha atteggiamenti che ricordano da vicino l’umil- tà orgogliosa dei personaggi creati dell’autore dello Jakob von Gunten72.
Il passaggio citato in nota richiama alla memoria la risposta di bartleby – personaggio centrale del libro Bartleby, the scrivener: a story of Wall-Street di Herman Melville – a chiunque gli domandasse di fare qualcosa: «I would prefer not to». Continuando a dipanare il fil rouge che corre lungo le opere che configurano un certo tipo di letteratura si finisce per arrivare a Enrique Vila-Matas, a cui si deve il volumetto Bartleby y compañía – direttamente ispirato dallo scrivano di Melville – e grande ammiratore di Walser. Tutti i fili convergono in YSHDA73, sebbene nel testo si ometta qualsiasi riferimen- to esplicito a Vila-Matas (Loriga 2008: 47). Lo scrittore barcellonese è però una presenza che permea il libro e vi sono almeno due ammicchi che ne de- nunciano l’influenza e possono indicare la strada da imboccare per seguire i passi di Loriga sulla pista battuta da Vila-Matas: «Sebastián es escritor, claro está, y de nada vale no decirlo, pero no uno de esos hermosos escritores que no escriben, no, era uno de esos que eligen escribir hasta el agotamiento, sin saber muy bien por qué, ni para qué» (91), «¿acaso no había tomado la decisión de abandonar el mundo?» (81).
Nel primo caso l’inciso «pero no uno de esos hermosos escritores que no escriben» rimanda al già citato Bartleby y compañía, bizzarro libriccino in cui un narratore deforme si dedica a schizzare ritratti letterari di una serie di autori che scrissero molto poco o che, arrivati a un certo punto della loro carriera, preferirono il silenzio. Sebastián non è uno di loro poiché usa
71 Vid. Loriga 2008: 47, 61, 136.
72 «El asunto es que declinar una invitación tampoco era sencillo e implicaba un largo pro-
ceso para el que carecía de fuerzas. […] En fin, que había renunciado a esa invitación a berna en su cabeza, pero aún no en el mundo. Y puede que nunca lo hiciera.» (Loriga 2008: 90).
73 «La novela […] surgió como consecuencia de un viaje para una conferencia en berna,
que en principio iba a impartir su amigo el escritor Enrique Vila-Matas y que éste acabó por transferir a Loriga, sobre la derrota en la literatura centroeuropea. Finalmente, Loriga no fue capaz de realizar el viaje pero el asunto le provocó una novela sobre la incapacidad de hacer determinadas cosas y las razones que sujetan eso.» (Castilla 2008: 11).
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la penna profusamente, quindi il passaggio risulta essere un omaggio nei confronti di Vila-Matas più che una dichiarazione d’intenti. Il secondo fram- mento di testo, brevissimo e in apparenza innocente, nasconde invece una possibile chiave di lettura dell’impulso imitativo di Loriga. Il protagonista di
YSHDA è un uomo guidato dall’inerzia che vorrebbe abbandonare il mondo
e questo suo anelo, insieme all’ammirazione per Walser, lo rendono molto simile all’io narrante di Doctor Pasavento (2005) di Vila-Matas, dove il tema
centrale è proprio l’ansia di scomparire senza lasciare traccia di sé, con la mestizia con cui robert Walser, figura cardine del testo, ha concluso i suoi giorni nell’ospedale psichiatrico di Herisau. a rafforzare le affinità vi è poi il modo di narrare gli avvenimenti – sebbene si adottino prospettive diver- se: da una parte la prima persona e dall’altra la terza –, con una voce che concede maggior importanza alle proprie impressioni e ai propri tormenti rispetto all’azione e che dà corpo a un’opera ibrida in cui la narrativa ‘clas- sica’ sembra contaminata dal saggio o dalla riflessione personale. Loriga pare intenzionato a entrare nel novero di quegli scrittori che hanno sempre combattuto la purezza del romanzo oltrepassando le frontiere dei generi letterari all’insegna di una «novela híbrida» che al giorno d’oggi è, parados- salmente, quasi un genere a sé (Gómez Trueba 2009: 2-5) e il cui massimo rappresentante è proprio Vila-Matas. L’amicizia che vi è tra quest’ultimo e Loriga rischia però di risultare controproducente per il più giovane dei due, la cui narrativa in fieri potrebbe venire condizionata da quella ormai conso- lidata dell’altro e sfociare in una rincorsa che lascerebbe l’autore di YSHDA
senza fiato poiché anche Vila-Matas ama procedere a scarti, tanto che nella sua fuga si è già gettato alle spalle le pagine spiegazzate dall’umidità del Danubio per addentrarsi con Dublinesca (2010) tra i vicoli di Dublino, nel tentativo di sezionare la letteratura di Joyce e beckett, estremi di un’arte del narrare destinata a un tragico epilogo.
L’incursione di Loriga nell’ambito delle lettere mitteleuropee si salda con un romanzo che risulta impostato: la scrittura appare spesso opaca, imbri- gliata in una staticità che smorza l’efficacia di alcune immagini azzeccate e la grazia di un umorismo di grande valore. Si è di fronte a un libro in bianco e nero in cui il protagonista indossa un completo di seta grigio: sulla tavolozza l’autore ha steso troppi colori spenti e l’atmosfera retrò, vagamente centroeuropea, non riesce a emozionare.
5.7. los oficiales y el destino de cordelia (2009):