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Elementi e tradizione orientale

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 141-145)

Sintesi del lavoro di gruppo a cura di MARIA GRAZIA LA ROSA

12) Elementi e tradizione orientale

Il simbolismo degli Elementi è piuttosto complesso e non del tutto uniforme nelle varie culture, pur esistendo, di fatto, una notevole analogia di significati.

BUDDISMO

Nei templi tibetani si trovano i cosiddetti “Stupa”, strutture su cui si susseguo-no, uno sopra l’altro, i simboli degli Elementi. In basso si trova sempre una forma cubica che rappresenta la Terra, stabile, quadrata, concreta. Da sempre, anche in Occidente, l’idea della Terra è associata al quadrato, indice di stabilità ed al numero quattro, che ricorda le direzioni principali dello spazio e le zampe dei quadrupedi terrestri. Sopra il cubo c’è una forma sferica che simboleggia l’Acqua, rotonda, ac-cogliente, materna. Ancora sopra sta in equilibrio una piramide che rappresenta il Fuoco (probabilmente la parola piramide ha a che fare con il greco “pyro”= Fuoco). In cima svetta una mezzaluna con delle banderuole od un pennacchio e qui è chia-ra l’allusione all’Aria, cioè alla parte più alta, esposta al vento.

Nella filosofia cinese gli Elementi sono cinque e comprendono anche il Legno (la mezzaluna), mentre, almeno nel caso del Feng Shui, si contempla l’Elemento Me-tallo, al posto dell’Aria. E’ interessante notare il rapporto fra questi cinque Elementi. Infatti, ad esempio, il Legno nasce e si sviluppa grazie all’Acqua, ma subisce le ag-gressioni del Metallo che lo taglia e nutre il Fuoco, mentre penetra con le sue radici la Terra; l’Acqua è trattenuta, assorbita e bloccata dalla Terra, controlla il Fuoco, na-sce dal Metallo e nutre il Legno.

Lo studio del rapporto fra questi cinque Elementi potrebbe aiutare nell’analisi delle allegorie astrologiche in ordine agli Elementi opposti. Infatti, nella tradizione occidentale, l’iconografia del rapporto fra i quattro Elementi è spesso contradditto-ria per ciò che riguarda le opposizioni fra i contrari.

Si potrebbe ipotizzare che lo Zodiaco rappresenti un’accettabile versione dei rapporti Elementali nei suoi Segni fissi. Il fatto che non ci sia sempre una corrispon-denza potrebbe derivare, in parte, dal punto di vista iconografico che può essere terrestre (Zodiaco antiorario, osservando il Sole) o extraterrestre (Zodiaco che può essere orario). Va, comunque, considerata una certa ambivalenza degli Elementi Ac-qua ed Aria, che in più casi possono scambiarsi ruoli e posizioni.

Infine, osservando i riferimenti simbolici ai quattro Evangelisti, già presenti nella visione di Ezechiele e nell’Apocalisse di Giovanni, possiamo ipotizzare che il Toro, il Leone, lo Scorpione e l’Acquario, situati nel mezzo delle stagioni astronomi-che, rappresentano i quattro pilastri del mondo. Il Toro corrisponde a San Luca, alla primavera, all’Est, al mattino e quindi all’archetipo Terra. Il Leone a San Marco, all’e-state, al Sud ed al Mezzogiorno e quindi all’archetipo Fuoco. Lo Scorpione a San Matteo, all’Uomo (talvolta raffigurato come Angelo), all’Ovest, al tramonto e quindi all’archetipo Acqua. L’Acquario a San Giovanni, all’Aquila, all’inverno, al Nord, alla notte e quindi all’archetipo Aria.

A questo punto possiamo riflettere su alcune considerazioni del Dalai Lama, ri-guardo agli Elementi, che sono state espresse nel suo libretto “Oceano di saggezza”: “Potremmo chiedere: come fanno i diversi livelli della coscienza e della mente che percepisce un oggetto, ad esistere, in effetti, essi stessi? I diversi livelli della coscien-za qual è stabilita, sono in relazione con i diversi livelli della tenuità dell’energia in-teriore che attiva e muove la coscienza verso un determinato oggetto. Così, il livello della loro tenuità e della loro forza nel muovere la coscienza verso l’oggetto defini-sce e stabilidefini-sce i vari livelli di coscienza.

E’ molto importante riflettere sul rapporto tra coscienza interiore e sostanze materiali esterne. Molte filosofie orientali, ed in particolare il buddismo, parlano di quattro Elementi: Terra, Acqua, Fuoco ed Aria, o di cinque Elementi con l’aggiunta dello spazio. I primi quattro Elementi, Terra, Fuoco, Acqua ed Aria, sono sostenuti dall’elemento dello spazio, che permette loro di uscire e di operare. Lo spazio o “ete-re” funge, allora, da base all’operare di tutti gli altri Elementi. Questi cinque Elemen-ti si possono dividere in due specie: i cinque ElemenElemen-ti esterni ed i cinque ElemenElemen-ti interni.

Per quanto riguarda l’elemento spazio o “etere”, secondo alcuni testi buddisti come il Kalachakra Tantra, esso non è proprio un vuoto totale, completamente privo di tutto, ma se ne parla come di un insieme di “particelle vuote”, che servono quindi come base per l’evoluzione e la dissoluzione degli altri quattro Elementi, i quali so-no generati da esse e soso-no, infine, assorbiti da esse. Il processo di dissoluzione pro-cede nell’ordine: Terra, Acqua, Fuoco ed Aria; il processo di generazione in quest’al-tro ordine: Aria, Fuoco, Acqua e Terra. Questi Elementi possono essere meglio com-presi in termini di: solidità (Terra), liquidità (Acqua), calore (Fuoco), energia (Aria). I quattro Elementi sono generati dal livello più sottile fino a quello più grezzo, uscendo da questa base di particelle vuote e si dissolvono cominciando dal livello più grezzo fino a quello più sottile, rientrano dentro le particelle vuote. Lo spazio, o meglio, la particella vuota, è la base per l’intero processo.

La teoria del “big bang” sulle origini dell’universo, ha forse qualcosa in comune con questa particella vuota. Ed anche le sottili e minuscole particelle descritte dalla fisica moderna sembrano essere simili alla particella vuota. Tanti parallelismi pre-sentano qualcosa su cui, penso, varrebbe la pena di riflettere”.

INDUISMO

L’aspetto sintetico della dottrina cosmologica indù è rappresentato dal

Vaishe-shika, nome derivato da vishesha, che significa carattere distintivo. Il Vaisheshika si

è occupato della teoria degli Elementi, principi costitutivi dei corpi, in sanscrito

bhuta. L’aspetto analitico è invece rappresentato dal Sankhya, che prende in

consi-derazione cinque essenze elementari, che portano il nome di tanmatra.

I tanmatra, per il fatto che si situano nella sfera sottile, non sono percepibili dai sensi, essendo unicamente concepibili idealmente. Possono ricevere denominazioni particolari soltanto per analogia con le differenti qualità che gli corrispondono:

sonora shabda sapida rasa tangibile sparsha olfattiva gandha visibile rupa

I cinque Elementi riconosciuti dalla dottrina indù sono i seguenti:

Etere akasha Acqua ap

Aria vayu Terra prithvi

Fuoco tejas

L’ordine seguito è quello della loro differenziazione, a partire dall’etere, che è l’elemento primordiale. A ciascun elemento corrisponde una qualità sensibile ed uno dei cinque sensi:

Anche Empedocle parlava di un quinto Elemento. Egli ammetteva cinque Ele-menti secondo l’ordine Etere, Fuoco, Terra, Acqua ed Aria, ma poi ne accettò soltan-to quattro, indicandoli in ordine diverso: Terra, Acqua, Aria e Fuoco, anche diversa-mente da Platone, che usava l’ordine inverso, un ordine di riassorbimento degli uni negli altri, piuttosto che di riproduzione.

Fra gli Indù non esiste il concetto di materia nel senso fisico del termine, per-ché in sanscrito non esiste alcun termine che si possa seppur approssimativamente tradurre con “materia”.

Il primo Elemento, secondo la dottrina Indù, l’Etere, è un elemento reale, con-trariamente a quella buddista, secondo la quale esso è nirupa, ossia “senza forma”, identificato con il vuoto. Ma la “concezione di uno spazio vuoto corrisponderebbe a quella di un contenitore senza contenuto, il che è evidentemente privo di senso” (René Guenòn, Studi sull’Induismo, Luni). L’Etere sarebbe dunque il contenuto dello spazio, concepito come preliminare ad ogni differenziazione, contenendo in poten-za tutti gli Elementi. In altre parole, è il principio delle cose corporee. La qualità sen-sibile riferita all’Etere è il suono, che si propaga per ondulazioni. La differenziazione dell’Etere ha come origine un movimento vibratorio a partire da un punto iniziale qualsiasi nell’indefinito ambiente cosmico, dando così vita al prototipo dell’ondula-zione sonora. Ciò giustifica l’abbinamento dell’Etere con il suono, essendo la perce-zione uditiva la sola che può far percepire direttamente un movimento vibratorio. Nell’etere si situerebbe dunque la causa del suono e questo svelerebbe parecchi mi-steri associati al fenomeno della Musica.

qualità sensi elementi

Sonora shabda Udito Shotra Etere akasha

Tangibile sparsha Tatto twatch Aria vayu

Visibile Rupa Vista chaksus Fuoco tejas

Sapida Rasa Gusto rasana Acqua ap

Rosanna Bianchini Stefano Capitani

Bianca Maria Castellucci Fabrizio Cecchetti

Consuelo Corradi Giovanni Damico Maria Luisa Dell’Orto Claudia De Murtas

Nicola Di Salvo Lidia Fassio Roberta Fianchini Margherita Fiorello Maria Grazia La Rosa Nazzarena Marchegiani Maria Teresa Mazzoni Clementina Messaggi Cristina Negro Antonio Olmeda Mary Olmeda Giovanni Pelosini Bianca Pescatori Vittorio Ruata Sandra Zagatti

Il secondo Elemento, il primo che si è differenziato dall’Etere, è l’Aria, che di-venta sensibile al tatto solo attraverso il suo movimento.

Il terzo Elemento è il Fuoco, che si manifesta ai nostri sensi sotto forma di ca-lore e di luce; di conseguenza, il coca-lore è una manifestazione indiretta di tale prin-cipio, in quanto l’esistenza della gamma dei colori è possibile solo per assorbimento e riflessione della luce.

Il quarto Elemento è l’Acqua e la sua qualità sensibile è il sapore. E’ infatti risa-puto che un corpo non è sapido se non nella misura in cui può dissolversi nella saliva. Il quinto ed ultimo Elemento è la Terra e la sua qualità sensibile è l’odore. In-fatti, l’odore si manifesta attraverso l’inalazione di molecole, la composizione delle quali determina la gradevolezza o meno dell’odore percepito.

Le qualità costitutive e primordiali degli esseri considerati nei loro differenti stati di manifestazione, sono i tre guna. Essi sono sattwa, ascendente, tamas, di-scendente e rajas, intermedio tra i primi due, orizzontale. Ogni Elemento possiede i tre guna, seppur non in uguali quantità, per permettere la differenziazione degli Elementi. Tamas predomina nell’Acqua e nella Terra, ma soprattutto nella Terra; corrisponde alla forza gravitazionale. Rajas predomina nell’Aria. Sattwa predomina nel Fuoco e tende verso l’alto, così come la sua fiamma. La Terra, in virtù della sua tendenza discendente, occupa il punto più basso del cerchio e costituisce il fondo delle acque. Il diametro orizzontale, rajas, individua la regione intermedia, quella dell’Aria, elemento neutro che mantiene l’equilibrio tra le due tendenze opposte

ta-mas e sattwa. L’Etere, essendo il più elevato ed il più sottile di tutti gli Elementi,

oc-cupa la totalità del cerchio.

Conclusione

Alla luce di questo ampio excursus sugli Elementi, possiamo concludere che essi so-no i polarizzatori dell’energia solare che riceviamo sulla Terra attraverso i filtri rap-presentati dai segni zodiacali. Essi corrispondono ad archetipi presenti nell’incon-scio collettivo o, addirittura, a quelle che chiamiamo… forze della natura.

L’ANGOLO DEI NEOFITI

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 141-145)