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PREDIZIONI, PREVISIONI E… PRESENSAZIONI

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 70-76)

Ovviamente ho semplificato, ed è giusto sottolineare che molti astrologi si si-tuano in una via di mezzo tra questi due atteggiamenti, valutando di volta in volta ciò che è necessario, possibile o più opportuno. Esistono comunque atteggiamenti ancora più estremi: e c’è chi fa solo previsioni negative, per pessimismo naturale o perché raccoglie le ansie dei suoi consultanti (nessuno si preoccupa di ciò che può andar bene!), senza magari rendersi conto che in tal modo li educa appunto alla paura; ed anche chi le fa sempre rosee, perché “via, bisogna pensare positivo!”, ma così facendo rischia di de-responsabilizzare il consultante nei confronti delle esi-genze di crescita che la vita gli ricorda, anche attraverso le esperienze difficili. Che poi a questi “estremismi” sia associato un malinteso bisogno di potere è altra que-stione.

Personalmente, ammetto di aver percorso almeno episodicamente tutte le al-ternative, ritrovandomi a volte persino sbilanciata in una o in un’altra; comunque oggi affronto l’argomento “previsioni” con poche, ma salde opinioni ed in un modo completamente diverso da quelli descritti e soprattutto da quelli che ho sperimen-tato per qualche tempo. Con me stessa, ma soprattutto con i miei consultanti, mi sforzo dunque di attuare una metodologia il più possibile onesta, ma anche il più possibile naturale e… “dolce”; un po’ come chiamiamo le cosiddette medicine alter-native.

Dolce e naturale significa adattabile alla persona che ho di fronte: alla sua personalità, alla sua cultura e maturità; ma anche alle eventuali richieste che pos-sono ulteriormente emergere col tempo, aperture o chiusure che siano. “Osservare il tempo”, appunto: ma il tempo umano, il tempo interiore e soggettivo; non un tem-po scandito in modo coatto e spesso violento dall’ambiente esterno. Solo così, cre-do, la persona può sentirsi non “artefice” ma senz’altro partecipe del proprio destino e quindi accettarlo ed elaborarlo in modo più utile o meno sofferto, riscoprendo la meraviglia del rapporto tra Cielo e Terra che l’astrologia da sempre onora.

Per questo voglio premettere che il mio personale modo di intendere l’astrolo-gia rifiuta sostanzialmente l’approccio deterministico. Purtroppo spesso sono pro-prio predizioni quelle che il consultante cerca e si aspetta, ponendo domande tanto dirette quanto insistenti in merito a “cosa” gli accadrà, a “quando” troverà l’amore o il lavoro e spingendosi perfino a chiedere notizie, dati di nascita alla mano, sul co-niuge, l’amico o il socio. Di fronte a simili richieste io oppongo sempre un’eroica re-sistenza (che comprende il rischio di perdere un cliente): a volte passiva, se non posso fare altrimenti, ma più spesso pazientemente attiva ed in tal caso cerco di far capire che le previsioni sono tutt’altra cosa, che un astrologo non ha la sfera di cri-stallo e se l’avesse (io ne possiedo una bellissima come soprammobile!) non dovreb-be comunque usarla come strumento di potere, tanto meno sugli altri. Cerco in-somma di responsabilizzare il mio consultante, coinvolgendolo nell’avventura uma-na della scelta: non degli eventi, ma dei comportamenti (esteriori ed interiori) ad essi più adeguati; e così sostituendo al “cosa” e al “quando” un più giusto e perso-nale “perché”.

Solo con alcuni, con pochi, oso proporre un approccio ancor più partecipe ma anche più naturale e rispettoso, più emozionante, ma anche più delicato. Non più predizioni, non solo previsioni ma… pre-sensazioni. Perché, come del passato, anche del futuro si può “sentire” la voce nel presente; e così come la consapevolezza pre-sente plasma i ricordi trasformandoli realmente in un’esperienza diversa da quella che era stata, allo stesso modo possiamo accogliere in anticipo, richiamandoli, i si-gnificati delle esperienze future e così modificarli, o meglio modificare noi stessi grazie a loro.

Il presente è un gran catalizzatore. In fondo il tempo è una convenzione ed il presente è l’unica vera “realtà” che possediamo e con cui possiamo interagire; ma a sua volta interagisce con il passato e con il futuro, offrendoci un potere non illuso-rio né delirante: un potere umano, personale, intimo, che in quanto tale è relativo ma non per questo meno autentico e numinoso. Troppo spesso esercitiamo questo potere soltanto nel suo aspetto di giudizio, oltretutto negativo (nostalgie, rimorsi e rimpianti da una parte – desideri, aspettative ed ambizioni dall’altra), ma è suffi-ciente favorire un punto di vista diverso, solo inizialmente poco spontaneo, per en-trare in una dimensione incredibilmente più ampia e libera, più ricca e persino più divertente: questo è il potere di… giocare con il tempo.

Giocare con il tempo non significa considerare il tempo un gioco: significa piuttosto capirne il senso, conoscere i suoi strumenti per comprenderne l’opera, en-trare a far parte dei suoi mezzi per collaborare al suo fine. Capire che può essere nostro amico e non solo uno sconosciuto o addirittura un nemico. Un amico impor-tante, a volte severo o noioso o apparentemente incomprensibile, ma pur sempre un amico; di quelli che, appunto, durano per la vita.

Il tempo parla il linguaggio del nostro divenire come esseri individuali e sociali, e quindi il suo modo di comunicare non ci è ignoto: anzi, è un linguaggio che co-nosciamo dall’antichità ma che l’era moderna – inserendo il suo tempo, con ritmi e frequenze artificiali – ci ha fatto dimenticare. Eppure capita non di rado che il pas-sato entri nel presente, anzi che il presente d’improvviso sia anche il paspas-sato: un’immagine, un profumo, una musica…

Passiamo davanti alla vecchia casa della nostra infanzia, guardiamo il giardi-netto in cui abbiamo sgambettato per tanti pomeriggi estivi (com’erano lunghi! com’era più grande il giardino!), ed in un attimo siamo lì: allora ed ora, bambini ed adulti e quasi sentiamo su di noi l’odore di quella pelle gioiosamente sudata.

Questa pelle: la nostra. Non è un semplice ricordo; è un’esperienza al di fuori del

tempo, che pure ci parla il suo linguaggio, rivolgendosi direttamente al nostro Sé, saltando i filtri grossolani della razionalità e fregandosene delle valutazioni con-tingenti, del corpo modificato, del giardino ormai diversamente coltivato od arre-dato…

Non durano a lungo certe esperienze. Non persistono e si sottraggono al no-stro desiderio di trattenerle nel momento stesso in cui proviamo a decifrarle con la mente, come certi sogni di cui serbiamo solo l’atmosfera, la chiave sottile… tanto

attraenti quanto sfuggenti. Pur fugaci, sono comunque esperienze che di tanto in tanto proviamo.

Ma ci sono altre esperienze, simili per quanto ancor meno accettabili dalla mente razionale, che ci giungono non dal passato ma dal futuro. Messaggi che arri-vano improvvisi, senza essere stati richiesti o desiderati, anzi spesso proprio nei mo-menti in cui i pensieri ed i sentimo-menti sono assenti, quando magari siamo occupati in semplici ed obiettive faccende. Siamo lì che laviamo i piatti, o facciamo un pre-lievo Bancomat e dentro di noi avvertiamo una sorta di “clic”: un interruttore, un segnale assolutamente inspiegabile eppure a suo modo comprensibile, mentre ci

di-ce che qualcosa è finito, qualcosa è iniziato, qualcosa… è accaduto.

Ciò che è accaduto è il nostro futuro, ma non è la stessa cosa che dire… “acca-drà”. E’ accaduto ora, perché ora il tempo ha voltato l’angolo del suo ciclico percor-so, indipendentemente dal fatto che noi ce ne rendiamo conto, o ne avvertiamo un consapevole desiderio o timore; indipendentemente anche dalla possibilità che rea-lizziamo una tale consapevolezza in un mese o in un anno. Spesso infatti già l’atti-mo successivo alzial’atti-mo le spalle, dimenticando facilmente ciò che nemmeno abbia-mo “pensato”; ed asciughiaabbia-mo i piatti, ritiriaabbia-mo la tessera Bancomat e tutto rico-mincia anzi continua esattamente come prima, mentre il tempo riprende la sua ve-ste convenzionale e collettiva.

La coscienza, il Sé, l’Anima… comunque vogliamo chiamare la nostra essenza più completa ed autentica, non ha tempo; o meglio usa il tempo per compiersi ed esprimersi, ma non appartiene a quella dimensione lineare e relativa – inesorabile – che appunto associamo al tempo. Il suo uso del tempo è creativo e costruttivo, anzi ricostruttivo e proprio per questo è l’altra faccia dell’entropia ed anche dell’amne-sia. Mentre dimentica, ricorda; mentre invecchia, ringiovanisce; mentre avanza, tor-na all’origine; ed il bambino sudato che corre nel giardinetto è paradossalmente più simile al vecchio che trascina i suoi passi, interamente concentrato in quello sforzo, che all’adulto distratto e frenetico che divora la vita senza nemmeno masticarne ed assaporarne i pezzi.

Il bambino ed il vecchio vivono nel presente, pur essendo il primo fatto com-pletamente di futuro ed il secondo di passato. Noi “adulti” non siamo mai concen-trati nel presente e ci perdiamo – letteralmente – nell’assenza di realtà del prima e del dopo, zavorrandoci al passato con nostalgie commosse o risentite accuse e ri-mandando sempre al futuro il momento di cominciare a vivere. Intanto il futuro si sposta sempre più avanti ed aumenta la paura di non riuscire a raggiungerlo.

E’ proprio su questa paura che si può e si deve intervenire, ma anche sulle esa-gerate ambizioni, sugli eccessi di aspettative; perché mentre la paura frena, le ambi-zioni e le aspettative accelerano ed in ogni caso il tempo – il nostro tempo – è alte-rato, così da non riuscire a parlarci od a farsi ascoltare.

L’astrologia può aiutarci a regolarizzare i nostri ritmi più naturali, ripristinando la sincronia coscienziale tra il presente ed il futuro in cui sta trasformandosi man mano che diventa passato. In questo senso il presente non coincide con il

“contin-gente” ed anzi si manifesta come la semplice proiezione, su un piano temporale leggibile, di un Tutto concepito altrimenti come lontano ed estraneo. Solo il presen-te è accessibile; sul presenpresen-te è possibile inpresen-tervenire: ma se lo vivremo come inpresen-ter- inter-prete tra l’essere ed il divenire, allora ne riconosceremo la funzione di “diapason” ed anche il futuro risponderà di conseguenza, come un’eco, inviando verso di noi le note amplificate della nostra stessa – presente – vibrazione e così permettendoci di accordarci consapevolmente al suo richiamo.

Ecco dunque che la previsione del futuro può diventare una “presensazione”: un sentire in anticipo ciò che il tempo ci chiederà di affrontare ed un sentirsi già si-mili a ciò che diventeremo, anche se ancora palesemente diversi e distanti da quel risultato; proprio come un seme è già pianta e pure altro da essa.

Non è “magia”, né suggestione o immaginazione. E’ una reale capacità che possediamo in quanto esseri olistici, ma che il riduzionismo e le tendenze speciali-stiche della nostra era hanno offuscato e tradito. Per ricordare, per far riemergere questa conoscenza dal cassetto dell’oblio in cui tanta nostra Natura è finita, io uso spesso i profumi; ed anche i colori e le immagini spontanee, provenienti dai sogni o dalla fantasia. L’aromaterapia, infatti, ha un caratteristico ed unico potere selettivo, laddove gli oli essenziali (purché naturali e puri) saltano i filtri razionali della cor-teccia e giungono direttamente a stimolare il cervello limbico, sede della memoria, delle emozioni, degli stimoli onirici. E così interrogo il futuro, applicando una meto-dologia (se così può chiamarsi) apparentemente passiva, ma attiva ed attivante su piani sottili. E’ sufficiente impegnarsi in poche e semplici cose, rimanendo aperti e disponibili: arriverà il momento in cui le conclusioni verranno da sole e non saranno né forzate né soltanto intellettuali o filosofiche… Semplicemente saranno lì, già

realtà fuori e dentro di noi, come i funghi che, crescendo invisibili sottoterra,

quan-do spuntano sono maturi e completi, pronti da raccogliere.

Utilizzando gli oli essenziali corrispondenti ai principali transiti che si vogliono analizzare (le associazioni tra valori astrologici e piante, colori, aromi si trovano in diversi testi e non starò a dilungarmi con un elenco), si vanno di fatto a stimolare precise assonanze, e la reazione all’aromaterapia fornirà moltissimi suggerimenti sul nostro modo di reagire al significato dei pianeti coinvolti ed alla loro esperienza presente, passata e futura. Fastidio, piacere, agitazione, disagio… ogni sensazione è una chiave da interpretare, un messaggio proveniente da noi che, così stimolato, si esterna e quindi può essere decifrato. Per questo io suggerisco di tenere un diario, in cui annotare gli stati d’animo, le sensazioni anche fugaci che proviamo, senza dare alcun giudizio di valore ma con la massima precisione possibile; a queste note aggiungeremo la descrizione di sogni o ricordi affiorati. Eventualmente potremo usare nel vestiario colori corrispondenti, anche semplicemente con fazzoletti, ac-cessori o fiori sulla scrivania. Sarà inoltre molto utile riflettere sulle case coinvolte dai transiti o segnalate dalla Rivoluzione Solare in corso e prossima: magari anno-tando, di getto e senza ragionamenti, alcune frasi, parole o immagini che sponta-neamente associamo ai settori di esperienza da esse rappresentati.

Dare un nome alle cose (il loro nome) prima di sperimentarle ci permetterà poi di affrontarle come se già le conoscessimo, almeno in parte. Un nome, ripeto, non un giudizio: non una valutazione di preferenza o di rifiuto, ma una motivazione, una forma ed una funzione congrua all’organismo a cui appartengono (il nostro corpo, il nostro lavoro, i nostri affetti, noi stessi) e quindi un significato. Come ogni bravo erborista sa, col tempo gli oli essenziali si “sintonizzano” (tra loro, se sono mi-scelati, o con il nostro odore ed umore), ed è quindi interessante osservarne e com-mentarne i cambiamenti: ciò corrisponde esattamente al processo che anche noi dobbiamo compiere, integrando il significato dei pianeti transitanti e transitati in un unico messaggio per noi.

Indubbiamente si tratta di un approccio al futuro – ed alla sua analisi astrolo-gica – completamente diverso da quello a cui la maggior parte di noi è abituata. Certo non va affrontato con superficialità o disattenzione: anzi, per ottenere risul-tati positivi è fondamentale dedicare un po’ di tempo e molta attenzione a certi compiti quotidiani, senza essere approssimativi o distratti e questo anche per mesi: saremo noi a sentire il momento giusto per iniziare e per concludere, ma ciò dipen-derà dalla capacità di mantenerci disponibili senza fretta, oltre che dall’importanza dei transiti che ci coinvolgono. In ogni modo qualcosa comprenderemo: non subito ed, ovviamente, nemmeno tutto; né con un simile atteggiamento ci preserveremo dagli ostacoli e dalle fatiche che l’esistenza comunque comprende. Però ci sentire-mo più coinvolti, più utili e preziosi, più “necessari” a noi stessi, riscoprendo in tale opera una dignità che la sola paura o il solo desiderio mai potranno trasmetterci.

Ciò che ci aspetta domani probabilmente non sarà una rinascita trionfale, ma nemmeno una perdita. Sarà Vita. Forse più bella, forse solo più vera, comunque più nostra: sempre di più. Andiamo avanti, andiamole incontro.

Sandra Zagatti – Vergine, ascendente Capricorno con Luna in Gemelli – vive e lavora a Forlì. Architetto, ha svolto la libera professione per dodici anni, occupan-dosi soprattutto di bioarchitettura, Feng Shui ed architettura del verde. Si interessa di esoterismo e di astrologia da altrettanti anni, prediligendo un indirizzo psicolo-gico ed evolutivo.

Dal 1998 ha lasciato la precedente attività per dedicarsi anche professional-mente all’astrologia. Ha collaborato con Alberto Crescitelli in ricerche ed approfon-dimenti nel campo dell’astrologia mondiale. E’ co-moderatrice della Mailing List ri-servata “Convivio Astrologico” fondata da Mary Olmeda e ne cura il sito omonimo.

L.A. 128-330

Analogie fra i tentativi di definizione di Lilith e le scoperte dei pianeti trascenden-tali

Senza dubbio, ogni volta che si scopre un nuovo pianeta nel nostro Sistema solare, è come se si aprisse il vaso di Pandora che riversa il suo contenuto sulla so-cietà. E un’ondata d’energia, percepibile dai movimenti di massa, tende a mutare la struttura sociale e le ideologie imperanti al momento. Si tratta di mutamenti non direttamente avvertiti in superficie, ma come semi di rinnovamento, attecchiscono innanzitutto nella mente inconscia, per risorgere successivamente alla luce della coscienza, fino ad imporsi con un nuovo ordine d’idee.

Tutti questi cambiamenti vengono a modificare, a volte in maniera drastica, i nostri valori e stili di vita. Basti citare ad esempio la scoperta di Urano, nel 1781, e rivedere storicamente i sovvertimenti tumultuosi dell’epoca, tra i quali la rivoluzio-ne francese che crea la consegna rimasta da allora la più pregna di significati uni-versali: Libertà, Eguaglianza, Fraternità. E non ci poteva essere niente di più rappre-sentativo in questa consegna, rimasta fondamentale nei principi che trattiamo nel-l’interpretare Urano.

Se pensiamo allora a tutte le scoperte astronomiche di nuovi elementi nel no-stro sistema solare in quest’ultimo secolo XX, quante modifiche al complesso dei nostri valori sociali potremmo riconoscere in questo periodo? Quanti archetipi sta-remmo integrando nella nostra coscienza se consideriamo che ogni pianeta o corpo celeste ne é portatore di uno? Se penso a questo non mi sorprende osservare i dra-stici cambiamenti che abbiamo visto in quest’ultimo secolo, che a volte ci hanno sommerso nella piu completa confusione, facendoci riconsiderare la maggior parte dei nostri valori, e spingendoci a provare usi e costumi diversi che ci aprono a nuo-ve esperienze, successivamente analizzate, o anche criticate, ma con molta piu tol-leranza di quanto non si potesse immaginare cento anni fa.

Queste nuove esperienze possono davvero arricchire di molto lo spirito umano, ma ripeto, questo cambio di valori ci lasciano anche in uno stato di confusione che spesso disorienta, e perdendo l’orientamento possiamo facilmente sentire di essere allo sbaraglio. É in queste circostanze che ci fermiamo a riflettere per cercare un

GIOVANNI D’ANGELO

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 70-76)